Quattro passi di Benedetto verso gli ex anglicani

Articolo pubblicato da LIBERAL il 10 novembre 2009 con il titolo

UNA RIVOLUZIONE IN QUATTRO MOSSE

La Costituzione Apostolica “Anglicanorum Coetibus” di Benedetto XVI

 

La costituzione apostolica con cui il Papa accoglie nella Chiesa cattolica “gruppi di anglicani” (Anglicanorum coetibus è il titolo latino) è un testo davvero importante, forse epocale, che compie quattro passi – due dei quali audaci – in vista dei rapporti ecumenici e del futuro assetto della comunione cattolica. I quattro passi toccano – in ordine di importanza decrescente – il celibato, la nomina degli “ordinari”, la presenza di ordinari sposati nelle Conferenze episcopali e nei Concili, il pluralismo liturgico. Ritengo che qui vadano cercate le decisioni più aperte al futuro tra quante ne abbia prese fino a oggi Benedetto XVI.

La più audace riguarda il celibato dei preti: si stabilisce che in deroga alla legge attuale – come è definita nel canone 277: “I chierici sono vincolati al celibato” – gli “ordinariati personali” anglicano-cattolici potranno chiedere al Papa “caso per caso” di poter ordinare preti “anche uomini sposati”. Non solo dunque è previsto – come già avvenuto più volte lungo gli ultimi decenni – che vengano ammessi al sacerdozio della Chiesa Cattolica gli attuali preti anglicani sposati, ma che preti sposati vi siano anche in futuro “secondo criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede”.

Le “Norme complementari” pubblicate insieme alla Costituzione specificano che tali criteri avranno di mira “le necessità dell’ordinariato”. Vale a dire che l’autorizzazione verrà data quando l’ordinazione di un uomo sposato risulti necessaria per garantire la celebrazione dell’Eucarestia a una comunità che non possa essere servita altrimenti.

Il giovane Ratzinger nel saggio “Fede e futuro” (Queriniana, Brescia 1971, p. 115) aveva previsto per l’intera Chiesa Cattolica che un giorno si sarebbe arrivati – per necessità e restando vigente la norma del celibato – all’ordinazione di “cristiani maturi” (viri probati) già sposati. Forse è per questa via degli ordinariati venuti dall’anglicanesimo che la Chiesa di Roma scioglierà domani il nodo del celibato anche per il resto delle sue comunità.

E’ una decisione audace perchè nella Chiesa cattolica di rito latino – e questi ordinariati faranno parte del rito latino – non vi sono più deroghe o tolleranze in tale materia dal Concilio di Trento. La seconda decisione audace riguarda la figura dell’ordinario, che è assimilato giuridicamente al vescovo diocesano e che sarà nominato dal Papa “in base a una terna presentata dal Consiglio di governo dell’ordinariato”. Sarebbe come se il vescovo di Milano venisse scelto dal Papa all’interno di una terna fornita dal capitolo della cattedrale.

Qui l’audacia è minore perché forme simili di nomina dei vescovi – seppure limitate a singole diocesi – sono state in vigore nella Chiesa latina fino al Vaticano II e sono cessate definitivamente solo con Giovanni Paolo II. Anche qui è facile intuire la portata di futuro legata a un’innovazione che reintroduce – per via ecumenica – quanto era arrivato “in reliquia” fino a noi per via di tradizione.

La terza riguarda il fatto che “ordinario” potrà essere anche un sacerdote sposato e dunque avremo degli ordinari sposati che entreranno a far parte delle conferenze episcopali e dei Concili. La questione è complessa, specialistica e ipotetica (nel senso che in via normale si cercherà di nominare ordinari celibi), ma indubbiamente seria e simbolicamente rilevante.

L’ordinario – cioè il responsabile di ognuno degli ordinariati anglicano-cattolici che ora si vanno a costituire – potrà essere un vescovo o anche un prete. Nel caso del vescovo sarà celibe, perché non potranno esservi vescovi sposati. Ma nel caso del prete potrà anche essere sposato ed è previsto espressamente che “un vescovo già anglicano e coniugato è eleggibile per essere nominato ordinario”. Non sarà vescovo, sarà riordinato come prete, ma conserverà lo “stato matrimoniale” e sarà equiparato a tutti gli effetti ai vescovi della Chiesa cattolica. Potrà dunque partecipare alle convocazioni episcopali nazionali e universali. Per la prima volta in epoca moderna uomini sposati entreranno nella compagine gerarchica della Chiesa latina.

Infine la novità in campo liturgico: questi ordinariati saranno integrati nella Chiesa Cattolica di rito latino ma continueranno a usare “i libri liturgici propri della tradizione anglicana”. Potranno cioè celebrare la messa, i sacramenti, le “ore” e ogni altra azione liturgica “secondo i libri liturgici propri della tradizione anglicana” in modo da “mantenere vive” all’interno della Chiesa cattolica le loro tradizioni.

E’ stata dunque fatta propria da Papa Benedetto la formula enunciata una volta da Papa Montini, che invitava a guardare per il futuro a una Chiesa Anglicana “unita ma non assorbita”. Non è stato costituito un nuovo rito “anglicano-cattolico”, ma agli ordinariati di provenienza anglicana è stata accordata la facoltà di mantenere i propri riti. Sono quattro novità – quelle che abbiamo esaminato – che vanno tutte nella direzione della varietà e della pluriformità all’interno della compagine cattolica.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

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