Un forte appoggio “tecnico” a un governo non politico

Pubblicato da “Liberal” il 24 gennaio 2011 a pagina 5

Dal Cardinale Bagnasco è venuto ieri un pieno appoggio all’impresa del Governo Monti fino all’adozione dello stesso logo dell’esecutivo tecnico: “Ciascuno a suo tempo si esprimerà in coscienza ma oggi c’è da salvare l’Italia”. Il presidente della Cei ha fatto sue anche le due cosiddette “fasi” della sfida del Governo Monti alla nostra emergenza nazionale, quella della messa in sicurezza dei conti e quella della crescita: “Rinascere e crescere: sono le due parole che guidano e impegnano ogni energia che abbia cuore e responsabilità per il nostro Paese”.
In quarant’anni di cronaca delle vicende del rapporto Stato-Chiesa non mi era mai capitato di imbattermi in un appoggio così esplicito di un presidente della Cei a un Governo. Un appoggio offerto in nome del momento di necessità in cui si trova il Paese, avvertito come contingente ma senza pretesa di valutazione né tattica nè strategica: “Non tocca a noi vescovi parlare di tempi e modi”.
Di sicuro questo endorsement senza precedenti è stato favorito dalla non appartenenza del Governo Monti a uno degli schieramenti che si contendono la scena ma anche – io credo – dalla personalità del Premier e dal fatto che l’avvento di questo esecutivo sta forse favorendo una decongestione della rissosità politica e della contrapposizione ideologica che ha caratterizzato gli ultimi due decenni della nostra politica e che gli uomini di Chiesa hanno sempre avvertito come fumo negli occhi.
Tutte queste ragioni, variamente alluse o argomentate dal cardinale, lo inducono a salutare con favore la formazione di una “compagine governativa esterna”: questa è la dicitura usata dal presidente dei vescovi e va intesa come “esterna alla lotta dei partiti”. La chiama anche, quella compagine, “esecutivo di buona volontà autonomo non dalla politica ma dalle complicazioni e dalle esasperazioni di essa”. “Buona volontà” qui suona come un riconoscimento di intonazione evangelica.
Altro passaggio beneaugurante della prolusione del cardinale, leggibile come spia di un sostegno che non è solo di necessità, ma implica l’avvertenza di un qualcosa che potrebbe giovare a tutti e a lungo: “Per certi versi questa è una stagione propizia per imprimere allo Stato e alla stessa comunità politica strutture e dinamiche più essenziali ed efficienti, lontane da sprechi e gigantismi”.
Da segnalare infine un doppio passaggio sulla lotta all’evasione e sull’Ici-Imu che conferma quanto lo stesso Bagnasco aveva già affermato in dicembre, cioè la disponibilità a rivedere – se necessario – le “formule legislative vigenti”, ma che accosta significativamente la questione della tassazione degli enti ecclesiastici a quella della lotta all’evasione, come a dire: se abbiamo anche noi delle responsabilità, non dovremo tirarci indietro. “La Chiesa – dice una prima volta dopo aver solidarizzato con l’annunciato ‘inesorabile’ contrasto del Governo Monti all’evasione – non ha esitazione ad accennare questo discorso, perché non può e non deve coprire auto-esenzioni improprie. Evadere le tasse è peccato. Per un soggetto religioso questo è addirittura motivo di scandalo”.
In un secondo passaggio, con esplicito riferimento all’Ici-Imu, aggiunge: “Non chiediamo privilegi, né che si chiuda un occhio su storture o manchevolezze”. E ancora più pregnante: “I Comuni vigilino, e noi per la nostra parte lo faremo”.
Fiducioso nel Governo “di buona volontà”, il cardinale non si dimentica dei partiti e li esorta – con il severo linguaggio di chi molto patì in delusioni – a recuperare una veduta alta della politica: “Non devono fare gli spettatori, ma devono attivarsi con l’obiettivo anche di riscattarsi, preoccupati veramente solo del bene comune, quasi nell’intento di rifondarsi su pensieri lunghi e alti, lasciando per strada la lotta guerreggiata sotto mentite spoglie, la denigrazione sistematica, le polemiche esasperanti e inconcludenti”.
Quanto ieri è venuto in chiaro con la prolusione del cardinale era già apparso implicito, ma perfettamente decifrabile, nell’incontro che il Premier aveva avuto con Papa Benedetto sabato 14 gennaio e nell’intervista che sempre il Premier aveva dato il 18 gennaio alla Radio Vaticana e all’Osservatore Romano.
Già da quei due eventi si era compreso che potevano essere quattro gli assist della Chiesa alla strategia di salvataggio dei nostri conti e dell’intera nostra barca approntata dal Governo Monti: favorire la reciproca fiducia tra i due o tre o quattro poli del nostro sistema politico dilacerato, aiutare a mantenere la pace sociale di fronte alle nuove emergenze economiche e conflittuali, accompagnare la sollecitazione italiana per la creazione di una governance planetaria dell’economia, sminare il comparto Ici-Imu del nostrano rapporto Stato-Chiesa.
Quanto alla governance dell’economia è più che evidente la vicinanza dell’azione condotta dal Governo Monti sullo scacchiere europeo con la posizione di Papa Benedetto e dalla Santa Sede: un documento di Giustizia e Pace dell’ottobre scorso era intitolato: “Per una riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un’Autorità pubblica a competenza universale”. Ieri Bagnasco ha trattato a lungo delle minacce che vengono da un “capitalismo sfrenato” e della necessità che la politica si riappropri della “competenza” che le spetta “rispetto ai processi economici”. Quando Monti sollecita il rafforzamento politico dell’Unione Europea per potenziarne la capacità di governo dei mercati è sulla stessa lunghezza d’onda.
Luigi Accattoli

Lascia un commento