Volano i corvi a San Pietro


 Pubblicato da “Liberal” il 14 febbraio alle pagine 8 e 9 con il titolo

“Dacci oggi il nostro corvo quotidiano”

 

Di nuovo volano i corvi a San Pietro e provocano la riaccensione in automatico dei riflettori dei media. Il 25 gennaio la trasmissione televisiva Gli Intoccabili de La7 aveva dato conto di due lettere riservate dell’arcivescovo Vigano che denunciavano malefatte amministrative al Governatorato, venerdì scorso Il Fatto quotidiano ha pubblicato un appunto transitato per la Segreteria di Stato vaticana nel quale si parla sconclusionatamente di salute del Papa, durata della sua vita, futuro Conclave e altre questioni spropositate.

Nel primo caso si tratta di documenti seri, nel secondo di una chiacchiera bislacca ma il chiasso mediatico è stato comunque grande e nel secondo caso, che ne meritava di meno, esso è risultato ingigantito dalla sommatoria emotiva con il primo. Ci si è chiesti che cosa succeda in Vaticano e sono state tracciate le diagnosi più drammatiche. Prima di entrare nel dettaglio della seconda delle due performances dei corvi in talare – della prima avevo trattato in queste pagine martedì scorso – dico in quattro punti la mia interpretazione.

Primo: è evidente l’intenzione di chi ha fatto “fuggire” l’appunto dagli uffici della Segreteria di Stato di danneggiare il cardinale Tarcisio Bertone e magari di provocarne la sostituzione come primo collaboratore del Papa, ma ritengo che questo obiettivo non verrà raggiunto. Benedetto deve molto all’aiuto di Bertone e la loro collaborazione può considerarsi oggettivamente fortunata, stante la rispondenza complementare delle due personalità: a Papa riflessivo bene si adatta un Segretario di Stato estroverso.

Secondo: è anche chiara l’intenzione – in chi ha redatto quel testo così originale, se non in chi l’ha fatto fuggire – di lanciare segnali in direzione del futuro Conclave. Si fa dire al cardinale di Palermo Paolo Romeo che la morte del Papa avverrà entro il 2012 e che Benedetto vorrebbe come suo successore il cardinale Scola. Ci vuol altro che queste chiacchiere da bar per influenzare un Conclave. L’unico a uscirne danneggiato sarà il cardinale Romeo se non potrà chiarire convincentemente la sua estraneità – che ha già dichiarato – alla ciarla che gli è stata attribuita.

Terzo: concordo con la quasi unanimità dei vaticanisti nel ritenere che queste ripetute fughe di documenti riservati (e di notizie e di retroscena) stanno a segnalare che è in corso una lotta per fazioni nelle mille stanze vaticane. Una lotta che sempre vi è stata e che si ravviva in presenza di iniziative di riforma interna e con l’avanzare dell’età del Papa. La riforma in corso che provoca reazioni – forse anche disperate – riguarda il comparto economico e finanziario. Benedetto, poi, compirà 85 anni il 16 aprile e negli ultimi cent’anni nessun Papa ha superato questa età.

Quarto: contrariamente alla maggioranza dei commentatori non attribuisco importanza a tale lotta interna, né la riconduco a grandi cause (crisi della fede, incapacità dell’attuale leadership di riformare il governo curiale o di farlo funzionare, fronda contro Papa Benedetto), né ritengo che possa avere conseguenze di rilievo. La vedo come un’agitazione di livelli bassi della Curia, intesi a piccole vendette o piccoli guadagni. Un’agitazione che potrà solo danneggiare l’immagine mediatica della Curia Romana.

Ecco dunque che un giornale pubblica un appunto riservato che il cardinale colombiano in pensione Castrillòn Hoyos aveva inviato al Papa tramite la segreteria di Stato poco più di un mese addietro. All’origine vi sarebbe una conversazione del cardinale di Palermo con alcuni suoi ospiti cinesi e italiani durante un viaggio di cinque giorni in Cina effettuato il novembre scorso. In tale occasione Romeo avrebbe svolto sue considerazioni sulle aspettative di vita del Papa, su incomprensioni gravi tra il Papa e il cardinale Bertone, sul desiderio di Benedetto di indicare Scola a suo successore. Questo colloquio viene riferito al cardinale Castrillòn da un amico tedesco che non era presente, e che ne aveva avuto qualche ragguaglio da qualcuno degli interlocutori di Romeo, che non vengono però indicati.

Vi si parla anche di un ruolo di consiglieri ultimi per il Papa che sarebbe svolto dallo stesso Romeo e da Scola: e qui oltre che inverosimile la faccenda si fa ridicola. Già il povero Romeo fu vittima di corvi dal collo bianco nel 2006 quand’era nunzio in Italia e inviò una lettera a tutti i vescovi della penisola per avere nomi da trasmettere al Papa in vista della scelta del successore del cardinale Ruini alla presidenza della Cei: e quella lettera riservatissima finì sui giornali. Ma allora si era trattato di un documento vero e importante, l’appunto pechinese appare invece come un ben misero parto di un mestatore sprovveduto.

Leggi, trasecoli e concludi – come ha fatto per esempio il commentatore dei fatti vaticani per la Stampa Andrea Tornielli – che “l’unica vera notizia sta nel fatto che un appunto – autentico, seppure così palesemente sconclusionato – inviato da un cardinale al Papa e transitato per la Segreteria di Stato, sia a disposizione dei media. Segno che la pubblicazione delle lettere di monsignor Viganò al Papa e al cardinale Bertone, come pure gli appunti e i ‘memo’ sullo IOR e altri documenti dei quali si è discusso in questi giorni, fanno parte di una strategia e s’inseriscono in una evidente lotta interna al Vaticano, dagli esiti incerti e comunque devastanti. Una lotta che ha sullo sfondo non soltanto la successione al cardinale Bertone, ma anche il Conclave”.

Concordo su tutto tranne sul punto degli esiti “devastanti”, come ho già detto. Fughe di notizie riservate, anticipo di nomine, divulgazioni di retroscena dal Vaticano e dai suoi luoghi più “segreti” ci sono sempre stati. Dall’epistolario del giovane Gioacchino Pecci (il futuro Leone XIII) apprendiamo che nella prima metà dell’Ottocento era normale venire a conoscere il risultato degli scrutini dei Conclavi giorno per giorno, prima della loro conclusione. Decisioni delicatissime di Pio IX in ordine agli eventi dell’unità d’Italia furono intralciate da fughe di notizie e ve ne furono al tempo dello scandalo della Banca Romana e della lotta al modernismo e delle trattative per la Conciliazione, e insomma sempre.

Ciò che è sempre avvenuto oggi avviene di più perché più forte è la presa dei media su ogni centro decisionale – e il Vaticano è a suo modo un centro decisionale – mentre più debole è la disciplina del segreto dentro quelle mura. Un’esperienza quasi quarantennale di cronista delle cose papali mi dice che il Vaticano non è più quella patria del segreto che era un tempo. I canoni prescrivono un giuramento che impegna alla “totale riservatezza” ma esso viene violato di frequente e nessuno – che lo violi – si sente oggi “spergiuro”, benchè in alcuni casi siano vigenti le sanzioni della scomunica e della perdita del posto.

Sotto il segreto pontificio “cadono” le nomine dei vescovi e quelle dei cardinali, le inchieste dell’ex Sant’Ufficio sulle opere dei teologi, la preparazione di documenti papali: ma tutti sappiamo con quanta frequenza i media anticipino le encicliche, i nomi dei nuovi cardinali alla vigilia dei concistori e un po’ tutte le nomine papali di primo piano. La chiamata dei cardinali Tettamanzi e Scola a Milano, quella dell’arcivescovo Bagnasco alla presidenza della Cei, quella dell’arcivescovo Betori a Firenze, quella del vescovo Moraglia a patriarca di Venezia erano sui giornali settimane e mesi prima della pubblicazione.

Si può stimare che l’attuale crisi della severa disciplina curiale del segreto inizi con l’uscita dalla Curia dell’arcivescovo Giovanni Benelli, sostituto alla Segreteria di Stato con Paolo VI che diventa arcivescovo di Firenze nel 1977. Un secondo allentamento credo si sia avuto con la nomina a Segretario di Stato del cardinale Bertone (2006): egli non viene dalla scuola diplomatica ed ha minore pratica del governo degli uffici della Segreteria di Stato che sono come il rene che filtra tutta l’attività curiale e vaglia quanto viene indirizzato all’attenzione del Papa: ed è da quegli uffici – questo sembra certo – che sono uscite le ultime carte compromettenti.

Ho visto che i colleghi del Fatto quotidiano lamentano che il loro scoop “bomba” – così lo qualificano – sia stato “minimizzato” dagli altri quotidiani per invidia e per “timore reverenziale” verso il Vaticano. Tranquilli, verrebbe voglia di dire: il vostro scoop ha avuto più attenzione di quella che meritava – e poi, veniamo al merito: che vanto può esserci in una tale colpo giornalistico? Essere scelti da un corvo nano della Curia per veicolare una polpetta avvelenata: sarebbe ragionevole aspettarsi dei conati di vomito. Il vomito a volte immunizza dal veleno.

Perché una cosa è chiara a tutti gli operatori dei media che abbiano anche solo occasionalmente messo il naso in Vaticano: sia le vere lettere di Viganò al Papa e al Segretario di Stato, sia l’inverosimile resoconto in tedesco delle previsioni forse fatte in Cina dal cardinale di Palermo non sono state scoperte da talpe laboriose e creative, ma sono state consegnate ai due terminali giornalistici da curiali non certo disinteressati. L’esperienza mi dice che i destinatari di tali consegne vengono scelti secondo criteri di immediato usufrutto: scambio di favori, insospettabilità del contatto, comprovata disponibilità a un uso acritico dell’involto.

Ho letto – di questo nuovo svolo di corvi vaticani – che esso starebbe a segnalare un particolare attivismo della lobby gay presente in Vaticano, o di quella massonica, o del “comitato di affari” là operante in combutta con la P4 di Bisignani, o della “vecchia cricca” dello IOR, o della resa dei conti tra sodaniani e bertoniani. Dell’andata di Romeo a Pechino o ascoltato interpretazioni surreali: era là per “preparare un possibile viaggio del Papa in Cina”, ovvero per esplorare nuove piazze finanziarie per lo IOR. Quanto sarebbe bello se i giornalisti restassero fedeli al principio di realtà e avvistata una patacca la riconoscessero come una patacca.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

2 Comments

  1. […] Di nuovo volano i corvi a San Pietro e provocano la riaccensione in automatico dei riflettori dei media. Il 25 gennaio la trasmissione televisiva “Gli Intoccabili” de La7 aveva dato conto di due lettere riservate dell’arcivescovo Viganò che denunciavano malefatte amministrative nell’ambito del Governatorato, venerdì scorso “Il Fatto quotidiano” ha pubblicato un appunto transitato per la Segreteria di Stato vaticana nel quale si parla sconclusionatamente di salute del Papa, durata della sua vita, futuro Conclave e altre questioni spropositate. Nel primo caso si tratta di documenti seri, nel secondo di una chiacchiera bislacca ma il chiasso mediatico è stato comunque grande e nel secondo caso, che ne meritava di meno, esso è risultato ingigantito dalla sommatoria emotiva con il primo. – E’ l’avvio falsamente lento di un mio agitatissimo articolo pubblicato oggi da LIBERAL con l’orante titolo Dacci oggi il nostro corvo quotidiano. […]

    15 Febbraio, 2012 - 12:10

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