Cristina Riva: “Così mi sono salvata dai Testimoni di Geova”

 

Cristina Riva, di Calalzo di Cadore, catechista in parrocchia, ha vissuto una traumatica esperienza con i Testimoni di Geova e qui racconta il modo e i tempi della sua fuoriuscita da questa organizzazione e del ritorno nella Chiesa Cattolica. Elemento decisivo del suo cammino è una drammatica invocazione al Padre in una notte di disperazione.

 

Ho trascorso i primi anni della vita nella comunità cattolica del mio paese, a Calalzo di Cadore e ho ancora qualche bel ricordo dell’asilo curato dalle suore, della prima Comunione e poi della Cresima. Ma purtroppo il mio mondo fatto di affetti, di amicizie e di riferimenti sicuri è cambiato all’improvviso quando i miei genitori, gli zii, i nonni e i cugini hanno cambiato la loro confessione religiosa divenendo Testimoni di Geova e io e i miei fratelli abbiamo seguito i nostri genitori.

Avevo circa 13 anni quando la mia vita è cambiata bruscamente e accanto a un sistematico lavaggio del cervello ho subito il dolore di dovermi ritirare da tutto quello che ha senso nella vita di un bambino. Non potevo più celebrare il Natale o il compleanno, non potevo frequentare compagnie estranee ai Testimoni di Geova e noi tutti eravamo spinti verso un’auto-ghettizzazione anche se non ce ne rendevamo conto.

Verso i vent’anni ho cominciato a ragionare su alcune cose che non trovavo giuste in quel sistema ma non potevo esprimere i miei dubbi a nessuno visto che nessuno di noi poteva contestare senza essere considerato un apostata. Col tempo, specialmente a causa di alcuni problemi personali, ho deciso di uscire da quella organizzazione. E’ stata una decisione che mi ha portato tanta sofferenza per le conseguenze che poi hanno segnato la mia vita, infatti per tutti loro ero diventata un’eretica e dato che mi ero dissociata venni sottoposta a una specie di processo da parte di un comitato giudiziario che mi lesse alcune scritture bibliche adatte a chi rinnegava Cristo.

Secondo loro non dovevo neppure più pregare perché Dio non avrebbe mai ascoltato le mie preghiere. Sono stata denunciata pubblicamente nelle loro assemblee ed è stato vietato a chiunque di salutarmi o di parlarmi. Anche i miei genitori potevano avere solo rapporti necessari con me e non potevamo più parlare insieme di religione. All’improvviso mi sono trovata sola, senza un amico perché me li avevano tolti fin dalla tenera età, senza la comprensione della mia famiglia e in seguito ho anche dovuto sostenere prove dolorose e traumatiche come il divorzio e un bimbo nato prematuramente e in pericolo di morte per più di due mesi.

La cosa che più mi faceva soffrire era trovarmi nella disperazione e non poter avere il conforto della preghiera. Sentivo su di me la loro maledizione e avevo il rimorso di essermi allontanata da Dio. Sono stati anni di terribile deserto spirituale, di buio, di angoscia.

Ricordo che una notte, non riuscendo a dormire per lo sconforto, mi sono alzata e piangendo sono andata in cucina, ho preso la Bibbia in mano e per la prima volta ho pregato: “Padre, forse è vero che non mi ascolti o forse sì, ti prego, aiutami, fammi conoscere la tua volontà.” Poi ho aperto la Bibbia e ho letto il primo versetto che mi stava davanti, esso diceva: “Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro è adatto per il Regno di Dio”.

In quell’istante ho avuto la netta consapevolezza della presenza del Padre amorevole lì accanto a me, del suo sostegno, della sua energia, del suo amore… Lui mi voleva bene! Ho cominciato a pregarlo, a cercarlo nella mia vita con infinita gratitudine.

Non sono entrata subito in una chiesa cattolica, tanto era il pregiudizio che avevano radicato in me e quindi ho cercato aiuto in una chiesa evangelica dove ho trovato delle persone amorevoli che hanno curato le mie ferite e mi hanno ridato la fiducia in me stessa. A poco a poco ho sentito che lo Spirito di Dio agiva in me fortificandomi. Avevo il vivo desiderio di conoscere di più intorno a Lui, comprendendo che da molti anni mi erano state inculcate tante bugie.

Così nel 2008 ho conseguito la laurea presso la Facoltà Valdese di Teologia a Roma e da lì ho continuato la mia ricerca alla scoperta di Dio. E’ stato un vero pellegrinaggio dentro lo Spirito. Lì ho conosciuto fratelli e sorelle di tutte le confessioni religiose: battisti, metodisti, cattolici, luterani, pentecostali, valdesi e altri ancora. Tutte persone meravigliose con cui ho parlato e che mi hanno dato tanto affetto, amicizia, comprensione e specialmente una consapevolezza illuminante: eravamo uniti tutti da un’unica vocazione che ci faceva essere lì per amore di Cristo. Studiando i testi di molti teologi cattolici ho iniziato a capire cos’è la Chiesa cattolica, cos’è l’ecumenismo e mi sono resa conto che i pregiudizi che mi erano stati inculcati si scioglievano come neve al sole.

Così nello stesso periodo ho cominciato a partecipare alle riunioni di un gruppo di studio della Parola di Dio che si tenevano nella canonica di Valle di Cadore e questo per me è stato un altro passo guidato dall’amore di Dio che mi ha permesso di  ricevere sostegno e condivisione da tutte le sorelle lì presenti e dai sacerdoti della parrocchia che mi hanno sempre offerto tanti spunti su cui meditare, tanto materiale da poter leggere. Mi hanno offerto le loro preghiere e le loro benedizioni. Non ero più sola, avevo trovato il volto di Cristo nei miei fratelli.

A poco a poco lo Spirito di Dio ha vivificato anche il resto della mia famiglia e, nonostante le critiche negative che continuo a ricevere dai miei genitori, io e mio marito, con il quale mi ero sposata solo civilmente, ci siamo sposati davanti a Dio nella chiesa del mio paese. Inoltre nello stesso periodo il bimbo che era nato prematuramente ed era stato in pericolo di morte, all’età di 28 anni ha ricevuto il Battesimo e l’Eucaristia. La vita della mia famiglia è una continua creazione nelle mani del Signore che sa quanto grande è l’emozione che provo nel trovarmi alla sua presenza quando parlo con Lui sciogliendomi nella preghiera. Dopo anni di deserto ora sono finalmente tornata a casa e faccio mie le parole di Giobbe 42,5: “Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l’occhio mio ti ha visto”. Sembra davvero impossibile che per amore del Vangelo dobbiamo ancora subire tante sofferenze specialmente ai nostri giorni e nella nostra civilissima Europa, tuttavia mi consola il fatto che il mio caro Padre mi ha regalato cose che neppure avrei mai osato chiedergli!

Concludo con le parole dell’apostolo Paolo che tanto si addicono alla mia esperienza, si trovano in 1 Corinzi 2, 9 e10: “Le cose che occhio non vide e che orecchio non udì e che mai salirono nel cuore dell’uomo sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano. A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio”. Cristina Riva

 

Ho conosciuto Cristina Riva il 2 maggio 2012 a Calalzo di Cadore in occasione di una conferenza e le chiesto di narrare per il mio blog la sua esperienza.

 

[Maggio 2012]

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