Che cosa converta l’uomo d’oggi

Storie di riscoperta della fede cristiana nell’Italia contemporanea

Che ruolo ha oggi la Chiesa nella maturazione di una conversione? Da una trentina di storie italiane di scoperta o di ritorno alla fede, da me indagate, ho ricavato la convinzione che tutte hanno la Chiesa – intesa come comunità e sacramento – quale approdo finale ma non tutte partono da un contatto esplicitamente ecclesiale o ecclesiastico. Per lo più il primo input viene dalla memoria di un parente, o dall’incontro – anche casuale – con una singola persona credente, o persino dall’ascolto di un messaggio cristiano per radio. Ai fini di questa ricerca considero l’incontro con un credente come incontro con la Chiesa. In alcuni casi è l’attestazione di qualcuno a smuovere l’osservatore e può trattarsi anche del Papa, ma percepito come testimone più che come maestro. Frequente è poi – dopo il primissimo contatto – la mediazione di un ambiente comunitario, associativo o di movimento. In due casi sono stati una croce e un crocifisso a dare la prima scossa.

Partiamo dunque dai due segni della croce, come dalle storie a minore implicazione ecclesiale. Fulvia Miglietta una volta brigatista rossa e oggi catechista: “Una sera, guardando dalle sbarre della cella, vidi in  lontananza una croce illuminata, sopra la cupola di una chiesa. Mi rivolsi a quella croce e chiesi aiuto. Il giorno successivo chiesi al cappellano di poter avere una Bibbia” (Segno nel mondo del 01/06/2007). Anche qui in verità non mancano elementi ecclesiali: chi mise quella croce sulla cupola, chi insegnò a Fulvia bambina il segno della croce, il cappellano che le porta la Bibbia.

Giuseppe Totaro – un pugliese emigrato a Milano che racconta la sua conversione nel volumetto Ti conosco da sempre (L’Autore Libri, Firenze 2010) – è attratto un giorno dalla vista di un piccolo crocifisso appeso alla parete. Mette il crocifisso in tasca e corre a casa con “la certezza dell’esistenza di Dio” che lievita in lui: “Mia moglie, commossa e in lacrime di gioia, mi ha rivelato che da venticinque anni pregava intimamente per la mia conversione”. Qui si direbbe che sia la “Chiesa nella carne” – come potremmo definire la coppia – ad attivare la conversione.

E’ anche il caso di Franca Ferretti, che assiste all’uccisione del marito: “Posso dire che sono entrata nella fede trascinata da lui. Ho capito che era un dono del Signore la forza che mi sono trovata di perdonare e che non avrei mai immaginato di poter trovare in me stessa” (Luigi Accattoli, Cerco fatti di Vangelo, Sei, Torino 1995, p. 95).

Tonino Colombani – comunista mangiapreti ferrarese – vicino a morire manda a chiamare il parroco, si confessa e gli dice che “non era mai andato d’accordo con i preti e tanto meno con la Chiesa però era sempre rimasto fedele all’insegnamento della mamma che da piccolo gli aveva insegnato a recitare un’Ave Maria prima di andare a letto” (cfr. il capitolo 8 della pagina Cerco fatti di Vangelo nel blog www.luigiaccattoli.it).

Parte invece dalla morte del padre la conversione di Enrica Plebani, ragazza milanese che finisce nella droga e contrae l’AIDS. “Per assistere il papà si licenzia dal lavoro e quando lui muore capisce che non ha senso buttare via la vita e cerca un prete”: così narra la sua vicenda Giovanni Balconi, il monsignore milanese che ne ha scritto la biografia Il sorriso della speranza (San Paolo, Cinisello Balsamo 2004). Dopo la conversione Enrica si accompagna a Fratel Ettore nelle sue opere di carità e muore nel 1990 a 28 anni.

Qualcosa di simile era successo anni prima a Giovanni Testori (1923-1993) che aveva ritrovato la fede assistendo la mamma: “Vedendola morire con tanta luce nello sguardo, io ho finalmente capito che la morte non interrompe il filo della vita ma è soltanto un passaggio” (Giuseppe Grieco, Il bisogno di Dio, Rusconi, Milano 1979, p. 47).

Il cantante Giovanni Lindo Ferretti così racconta il suo percorso da militante ateo di estrema sinistra a cattolico praticante: “Dopo aver cercato il senso in mille modi senza trovarlo, l’ho trovato tornando a casa. Al mio mondo di quando ero bimbo: i monti, il rosario” (Avvenire del 19 aprile 2009). In questo “ritorno” lo guida la memoria di una nonna “che era molto religiosa” e che l’aveva cresciuto.

Quando il richiamo alla fede non viene dalla memoria ma da una voce vivente, una via possibile è quella di una trasmissione radiofonica: è il caso di Carla di Roma – una ragazza di strada – che aspetta un cliente e si sintonizza per caso su «Radio don Bosco» (che oggi si chiama «Meridiano 12»). Ode una voce di donna che le ricorda la mamma, «sia per l’inflessione sia per le cose che dice». Scrive alla conduttrice dicendosi “disperata” di poter ottenere il «perdono divino» a motivo di due aborti. Una catechista preso la parrocchia San Giovanni Bosco sulla Tuscolana invita i suoi bambini a scrivere a Carla: «Le letterine, circa 22, furono lette alla radio. La giovane le ascoltò e andò in chiesa dove parlò con un sacerdote e si confessò. Così finalmente ebbe il coraggio di lasciare la strada» (cfr. il capitolo 14 della pagina Cerco fatti di Vangelo nel blog citato).

Dopo la voce udita per radio possiamo mettere le testimonianze viste in televisione o nella realtà, ma senza interazione con il testimone. Barbara Palombelli, giornalista, per lavoro si trova al funerale di Vittorio Bachelet (1980): “Vidi Giovanni davanti alla bara del padre dire: ‘Noi perdoniamo gli assassini di nostro padre’. Mi colpì. Da allora è stato un lungo percorso che mi ha fatto riavvicinare alla Chiesa” (Sette, 8.8.2002).

In questo segmento del traino esercitato dalle attestazioni di fede, metto tre casi che fanno riferimento a Papa Wojtyla. Angelo Busia, sardo, rinuncia a vendicare l’uccisione del figlio: “Io ho sempre ammirato il gesto del Papa: anche lui è stato colpito a morte e ha perdonato” (Luigi Accattoli, Cerco fatti di Vangelo, cit., p. 63).

Domenico Del Rio (1927-2003) sul letto di morte affida a un collega questo messaggio: «Vorrei far sapere al Papa che lo ringrazio, con umiltà, per l’aiuto che mi ha dato a credere. Vedendo che credeva con tanta forza, allora anch’io un poco mi facevo forza» (Il Regno 4/2003).

Anche Marco Tosatti, collega della Stampa, lega la sua conversione alla testimonianza di fede ricevuta dal Papa polacco: “L’incontro con Giovanni Paolo II ha avuto uno sviluppo molto forte per me. Come conciliare la sua personalità eccezionale, fuori dell’ordinario, con il modo in cui egli testimoniava una fede che aveva tratti quasi ‘infantili’ nella sua purezza? Mi sono dedicato alla lettura di saggi e libri sulla storia dei Vangeli e sugli Atti degli Apostoli da cui ho ricavato l’impressione che, nella Palestina di allora, intorno alla persona di Gesù è successo davvero qualcosa di straordinario” (Lorenzo Fazzini, Nuovi cristiani d’Europa, Lindau, Torino 2009, p. 64).

Vengo ora, in logica progressione, ai contatti diretti con credenti. Può trattarsi di un contatto epistolare, come nel caso di Arrigo Cavallina – ideologo dei Proletari armati per il comunismo, condannato nel 1985 a 23 anni – che riceve in carcere una lettera di Cesare Cavalleri, direttore di Studi Cattolici, che era stato suo professore alle superiori: “Sappi che non sei solo. Un affettuoso abbraccio dal tuo Cesare Cavalleri”. Cavallina ne parla a p. 108 del volume La piccola tenda d’azzurro (Ares, Milano 2005): “Comincia così la relazione più significativa di un lungo periodo. Se ne aggiungeranno tante altre che mi porteranno progressivamente alla scoperta di un’altra faccia della Chiesa”. Un’altra “relazione” Cavallina l’avrà con il cardinale Carlo Maria Martini, che gli capita di ascoltare dalla cella, via radio, mentre commenta nel Duomo di Milano il Salmo 50, cioè il Miserere, un testo biblico che risulterà decisivo per la sua conversione.

L’attrazione della Chiesa può essere dunque impersonata da un vecchio professore che ti scrive in carcere o da una suora infermiera che incontri in ospedale: capita a Enrico Barzaghi, giovane milanese che muore di Aids a trent’anni nel 1990 avendo avuto il battesimo qualche mese prima. Enrico incontra la Chiesa in suor Celeste che “con il suo amore gratuito e con la testimonianza della sua profonda fede ha certamente esercitato un’attrazione” e ha fornito a Enrico una Bibbia: la mamma Ursula Barzaghi ha raccontato quella conversione nel volume Senza vergogna. Una storia di coraggio contro l’Aids, «e/o» editore, Roma 1996.

In circostanze meno drammatiche, la miccia può essere accesa da una parola di un amico, o di un’amica. “Un giorno mia moglie mi ha raccontato un suo incontro. Quello con una mamma, come lei, che le ha parlato di Maria come nessuno aveva mai fatto prima. Per lei è stata quasi una folgorazione tanto che, tornata a casa, ne ha parlato subito con me”: così racconta all’Avvenire del 19 Ottobre 2010 il regista Guido Chiesa nell’intervista Io, da ateo a credente e il mio film su Maria (il riferimento è al film Io sono con te, 2010).

Per Pippo Corigliano – oggi portavoce dell’Opus Dei in Italia – più che di una conversione si tratta di un ritorno alla Chiesa che non frequentava più. Ne parla nel volume Un lavoro soprannaturale (Mondadori, Milano 2008, p. 5 e 6): ha 17 anni, non è praticante ma da bambino gli era piaciuto tanto il Vangelo” e riscopre il “gusto” per quel libro quando espone i suoi “dubbi in materia di fede” a un prete incontrato quasi per caso su invito di un amico.

Una vera Conversione (Mondadori, Milano 2001) è invece quella di Leonardo Mondadori, narrata nel volume che ha questo titolo, scritto con Vittorio Messori. A smuoverlo, a 45 anni (morirà a 56), è una “scontentezza” che lo porta “a una disposizione d’animo quasi di rabbia verso il mondo”. Incontra un giorno Pippo Corigliano (vedi sopra) che lo colpisce “per il buon umore e la profondità spirituale” e gli fa questa confessione: “Sento che c’è qualcosa che non gira per il verso giusto”. Corigliano gli consiglia di “incontrare un sacerdote” e il resto – si direbbe –viene da sè.

Alle volte l’interlocutore trasmette un brusco richiamo che scuote come uno schiaffo. Dopo tre anni di carcere per droga Maurizio Alesso viene inviato alla Comunità Cenacolo: ora ne fa parte ed è da 11 anni missionario in Brasile con la moglie Paola e 7 figli loro e sei adottanti. Decisivo è l’incontro con la fondatrice della Comunità: “Suor Elvira mi parlava della fede e io le dicevo: ‘Non credo in Dio’ ma lei mi rispondeva: ‘A Dio ci credo io, non ti preoccupare’. Era severa e chiedeva tutto e mi ha guarito” (parole di una “testimonianza” del luglio del 2005; per un ritratto della coppia missionaria vedi nel mio blog, cit., alla pagina Cerco fatti di Vangelo, capitolo 10).

Ancora più brusco è il primo approccio alla Chiesa sperimentato da Silvio D.M. – “colto dalla morte per Aids nel 1998 a 38 anni” – narrato da Igor Man in un articolo pubblicato da La Stampa di Torino il 10 aprile del 1998: “La prima pera a 17 anni, poi il percorso miserabile del pusher per garantirsi la dose, infine il carcere. Finché un giorno Silvio non si sente dire dal solito passante, invece dell’abituale: ma va’ a lavorare, un altrettanto sdegnato: ma va’ a pregare”. Prega e pregando muore, di lì a tre anni. Davvero la Chiesa parla mille lingue.  

Quanto ad approcci bruschi, merita ricordare che per lo scultore Francesco Messina (1900-1995) fu decisiva una domanda che gli rivolse il cardinale Ildefonso Schuster mentre posava per un ritratto in arcivescovado a Milano: “Ma lei si è mai confessato e comunicato?” (Giuseppe Grieco, Il bisogno di Dio, Rusconi, Milano 1979, p. 62 ).

Siamo ora ai cambiamenti di vita accompagnati da una comunità. A Mariangela Calvisi, sarda, uccidono due fratelli e lei vive con la morte nel cuore finchè – spronata dal Cammino neocatecumenale – arriva a chiedere perdono agli assassini per averli odiati e a mettersi a tavola con loro. Racconterà nel 1990: “Odiavo pure la Chiesa, perché da essa volevo risposte; e proprio qui le ho trovate, durante una predicazione in cui mi si diceva che il Signore poteva darmi un cuore capace di amare i nemici (…). Il presbitero mi disse: ‘Sorella, la salvezza di quei fratelli dipende da te’ e alla mia risposta ‘Io non ce la faccio’, rispose: ‘Non sei tu che andrai, ma Cristo, prendendo il tuo corpo’. Così è stato” (Luigi Accattoli, Cerco fatti di Vangelo, cit. p. 60).

Vanderlei Fagnoni, transessuale, viene dal Brasile. A Roma scopre di avere l’Aids ed entra in contatto con la Comunità di Sant’Egidio. Ecco il racconto della sua conversione, fatto un anno prima della morte a 26 anni, nel 1992: “La mamma di Mario ha parlato di me a Barbara, una volontaria della Caritas, dicendole che ero solo, abbandonato. E Barbara è venuta sempre a trovarmi e anche altri sono venuti. Dovevo diventare una persona malata per incontrare gente buona. Ero molto stupito, non conoscevo nessuno e loro venivano e già sapevano il mio nome”.

Paolo Caccone (1948-1992) scopre di essere sieropositivo, è disperato e in ospedale incontra un monaco della comunità di don Dossetti che gli dice «venga a trovarci». Paolo va ed entra nella «Piccola famiglia dell’Annunziata», come si chiama la comunità dossettiana, fa tre anni di noviziato e muore monaco: “La Famiglia mi ha accolto senza domandarmi niente. Mi ha voluto bene. Mi ha dato tutto: l’Eucarestia, la Scrittura” (Umberto Neri, Morire per miracolo. Una storia di droga, carcere e Aids. E di una conversione autentica, Guaraldi, Rimini 1995, p. 62).

Il bandito Pietro Cavallero – cinque omicidi, ventitrè rapine – muore da cristiano a Torino nel 1997, in contatto con Ernesto Olivero e il Sermig (Servizio missionario giovanile). Importanti furono anche i colloqui in carcere con la mamma («Le sue lacrime sono state più forti delle pallottole») e “il perdono che mi è giunto da alcuni parenti delle persone che ho ucciso”. Narra la sua conversione nel volume Ti voglio bene. Un itinerario spirituale (Rizzoli, Milano 2001).

Termino con due storie a emblema della massima e della minima presenza della Chiesa nel momento iniziale del cammino. La minima è interpretata da Vittorio Messori che nel libro con Tornielli Perché credo (Piemme, Casale Monferrato 2008) attribuisce la sua conversione a un “incontro misterioso” con “il protagonista del Vangelo” che lo spinse a “varcare una soglia” al di là della quale c’è un mondo “altro”: “Un mondo dove l’invisibile si fa visibile, e sul quale regna Colui che è adorato come Salvatore e Rivelatore da quei cristiani, da quei cattolici verso i quali quel giovanotto nutriva sino ad allora estraneità e diffidenza”. Un “abbaglio di luce” dal quale gli viene anche la comprensione della Chiesa che “di colpo mi apparve nella sua realtà vera”. Messori arriva ad affermare che la Chiesa “non era entrata per nulla in quanto mi stava accadendo”, ma precisa: “A viste umane s’intende: chi può dire in quali modi nascosti e misteriosi la preghiera dei vivi e l’intercessione dei defunti agisce su di noi!” (pp. 64-76).

La beneficiaria di un massimo di presenza ecclesiale è invece Alessandra Borghese che si dice “convertita dalla messa” che aveva totalmente abbandonato e racconta che la prima spinta a riscoprirla le venne da un’amica di sangue blù come lei e – come lei – già mondana e “un po’ pazza”, Gloria Thurn und Taxis, che a metà agosto del 1998 l’invitò “ad andare a messa con lei e la sua famiglia”. Seguendo l’esempio della “principessa punk” Alessandra arriva a una “profonda e liberante confessione” che racconta nel volume Con occhi nuovi. La storia della mia conversione, Piemme, Casale Monferrato 2004.

Luigi Accattoli

Da Communio 1/2011

 

Nota biografica

Nato a Recanati nel 1943, Luigi Accattoli è stato vaticanista di Repubblica (1976-1981) e del Corriere della Sera (1981-2008). Collabora al Corriere della Sera e a Liberal, oltre che alla rivista Il Regno. Tra le sue pubblicazioni: Giovanni Paolo. La prima biografia completa (San Paolo 2006), Io non mi vergogno del Vangelo (EDB 1999). Alcune delle storie di conversione qui richiamate sono narrate nel volume Cerco fatti di Vangelo (SEI, Torino 1995) mentre altre saranno narrate nel volume Cerco fatti di Vangelo 2 (EDB, Bologna 2011) la cui uscita in libreria è prevista per il prossimo marzo. Altre ancora si possono leggere nella pagina Cerco fatti di Vangelo del blog www.luigiaccattoli.it.

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