Sul corvo e sui tanti pirla che tormentano il povero Papa

Non sopporto i libri di Gianluigi Nuzzi e Vaticano Spa (chiarelettere 2009) ho impiegato più di un anno a leggerlo ma per Sua Santità (chiarelettere 2012) mi sono dovuto affrettare, sia per l’insistenza della moglie – “che vaticanista sei” – sia per  il volo radente dei corvi che provocavano continue richieste di interviste e di articoli. L’ho dunque letto e qui ne do un mio conto trasversale e malevolo, perché è vero che non amo Nuzzi ma i documenti sono documenti.

Ho avuto diverse sofferenze nel leggere e una prevalente su tutte che formulo con l’esclamazione: “Ma guarda quanti pirla tormentano il povero papa per le loro cavolate”. Ho sempre avuto questa insofferenza. Suore devotissime, giovani latino-americane e italiane anziane, mi hanno ospitato nella loro casa in Milano e mi hanno implorato: “Lei che incontra il papa ci aiuti ad avere un colloquio”.

 

Hai cinque figli e nessuno

che sia stato battezzato nella Sistina

La schola cantorum di un paesino marchigiano: “Può fare qualcosa perché ci autorizzino a eseguire questo canto davanti al papa nell’Aula Paolo VI?” Una  parrocchia in Terra di Lavoro: “Il vescovo ci ha già detto che non si può fare nulla ma noi vorremmo tanto fare assaggiare al Santo Padre questa mozzarella di bufala”.

“Ma come? Hai cinque figli e non sei riuscito a farne battezzare neanche uno dal papa?” è la battuta scandalizzata di un collega che ci era riuscito con meno figli e minore anzianità professionale. “Perché non lo mandi al papa” suggeriva un altro leggendo un mio libro.

La mia risposta è sempre la stessa, che nel caso delle suore milanesi citate per prime suonava così: “Sorelle se davvero volete bene al papa lasciatelo in pace”. Ho parlato una volta in privato con Paolo, due volte con Giovanni Paolo e due con Benedetto ma mai per mia iniziativa.

Quando i colleghi dicevano “Potremmo chiedere un colloquio di gruppo al papa durante le settimane che passa a Castel Gandolfo”, io sempre mi opponevo: “Lasciamo questa opportunità ad altri, noi abbiamo già delle occasioni professionali di incontro”.

Ecco chiarita la insofferenza con cui ho scorso le trecento e passa pagine del Nuzzi-Corvi, cioè del Nuzzi imbeccato dai corvi, vedendo che in esse tutti – cardinali e suore, giornalisti e poliziotti, banchieri, politici, dirigenti di case automobilistiche, diplomatici e rettori di università, traduttrici  – vogliono segnalarsi, segnalare, conferire, pregare, regalare, parlare, farsi fotografare a stretto contatto con Sua Santità. Riscorro il volume elencando questi contatti secondo l’ordine delle pagine nelle quali sono narrati.

Tre lettere di Dino Boffo su se stesso: due inviate per fax a don Georg (6 e 11 febbraio 2010), una inviata – sempre per fax – al cardinale Bagnasco (il 2 settembre 2010) e da questo girata “immediatamente” a Benedetto passando di nuovo per Gaenswein.

Due lettere dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò – segretario del Governatorato destinato alla nunziatura a Washington – anch’egli su se stesso. Una del 27 marzo e l’altra del 7 luglio 2011, la prima al cardinale Bertone e la seconda al papa.

Un “appunto riservato” del cardinale Agostino Cacciavillan che a nome di un gruppo di cardinali si oppone al trasferimento Viganò, fatto avere al papa tramite il sostituto Giovanni Angelo Becciu (inizi di agosto 2011). Ingrid Stampa – la “fedele governante” di un tempo – che poco dopo parla anche lei, al papa, contro quel trasferimento.

 

Ma quante offerte

disinteressate

Lettera di Angelo Caloia – presidente Ior – che indirizza al papa “a nome del personale tutto dell’Istituto” un assegno di 50 mila euro il 23 aprile 2006: “nel primo anniversario della sua chiamata alla cattedra di Pietro”. Quattro versamenti di offerte indirizzati al papa in data 1° aprile 2006 da Tekla Famiglietti badessa delle Brigidine.

Diecimila euro indirizzati da Bruno Vespa il 21 dicembre 2011 “a nome della mia famiglia” con richiesta di udienza “per salutare il Santo Padre”. Giovanni Bazoli – Intesa San Paolo – che invia 25 mila euro come “contributo per le sue opere di carità”.

Decine di messaggi e note inviati dal presidente dell’Ior Ettore Gotti Tedeschi riguardanti l’Ici-Imu, l’acquisto del San Raffaele, l’andamento della crisi economica mondiale e italiana, le inchieste sullo IOR per riciclaggio, un documento del Consiglio Giustizia e Pace, un suggerimento al papa di una “dichiarazione di preoccupazione” per la crisi politico-economica dell’Italia (il 6 novembre 2011, alla vigilia della caduta del governo Berlusconi).

Lorenzo Ornaghi rettore della Cattolica ha “un incontro riservato con don Georg dopo che Monti gli aveva chiesto la disponibilità a entrare nell’esecutivo come ministro, per sapere che cosa ne pensasse il pontefice: nulla quaestio è stata la risposta”.

 

Almeno un incontro

a quattr’occhi con don Gerog

Documento “non firmato” dell’inverno 2010 sul caso Ruby che difende il premier dall’indagine della Procura di Milano definita “completamente illegittima” (se ne avrà un’eco nella prolusione del cardinale Bagnasco al Consiglio permanente della Cei del 24 gennaio 2011: magari il papa avrà passato l’incartamento al presidente della Cei, o forse lo stesso testo era stato fornito al cardinale dalla stessa fonte).

Richieste di appuntamento con il papa da parte del prefetto Salvatore Festa, dirigente generale dell’Ispettorato di PS presso il Vaticano; del generale Corrado Borruso, già vice-comandante dell’Arma dei Carabinieri; delle case automobilistiche Renault, Mercedes, Volkswagen donatrici di autovetture.

Pietro Orlandi – fratello di Emanuela – che incontra don Georg e gli scrive il 16 dicembre 2011 sollecitando una menzione papale del “caso” all’angelus del 18 dicembre 2011, essendo in piazza una parte dei firmatari dell’appello promosso dalla famiglia perché si faccia luce sulla scomparsa della ragazza avvenuta nel 1983.

Il principe Lillo Sforza Ruspoli che vorrebbe “donare” al papa la “bandiera di fortezza” che fu difesa dagli zuavi pontifici a Porta Pia nel 1870.

Lettera del cardinale Paolo Sardi che in data 5 febbraio 2009 segnala al papa la mancanza di coordinamento tra gli uffici della Segreteria di Stato e i troppi viaggi del cardinale Bertone: “Il lavoro è fermo, in compenso si muove il cardinale Segretario di Stato”.

Il cardinale Dionigi Tettamanzi che il 28 marzo 2011 scrive al papa per opporsi a una lettera con cui il cardinale Bertone a nome del papa l’aveva “sollevato” dall’onere della presidenza dell’Istituto Toniolo: il Papa, uditi i due cardinali ricevuti insieme, darà ragione a Tettamanzi. Nella fase istruttoria che precede l’incontro il cardinale Sardi – richiesto di un parere – in una lettera al papa qualifica come “inaudito” il fatto che nel suo messaggio il cardinale Tettamanzi “tratta col papa da pari a pari”.

 

Antichi e grandi

benefattori dell’Ordine

Fax del cardinale Scola che agli inizi di dicembre 2011 chiede istruzioni a don Georg sull’acquisto del San Raffaele dicendosi contrario anche per le “posizioni” difformi dalla dottrina cattolica sostenute da “molti professori dell’Università”.

Promemoria non firmato, forse da attribuire a “una tonaca della Prefettura degli affari economici”, che segnala al papa “situazioni problematiche” che si vengono creando nella Curia Romana a motivo dello strapotere personale del Segretario di Stato.

Il preposito della Compagnia di Gesù Adolfo Nicolàs l’11 novembre 2011 scrive al papa allegando la lettera dei coniugi Brenninkmeijer, “antichi e grandi” benefattori dell’Ordine che lamentano il “potere accumulato” al vertice della Curia Romana, insufficienze nelle nomine dei vescovi e nel modo di agire dei Consigli dei Laici e della Famiglia. Nel messaggio di accompagnamento il preposito dice di “condividere” le preoccupazioni dei due.

Emilia Guarnieri, presidente del Meeting di Rimini, il 23 novembre 2011 scrive al papa per chiedergli di fare visita al Meeting del prossimo agosto nel trentennale della visita di Giovanni Paolo.

Don Rafael Moreno dei Legionari di Cristo, per 18 anni assistente personale di Maciel, il 19 ottobre 2011 conferisce con don Georg per segnalare al papa come gli fosse riuscito impossibile negli anni denunciare a Giovanni Paolo e al cardinale Sodano le malefatte del “fondatore” dei Legionari.

Il cardinale Zen Zekiun, già vescovo di Hong Kong, nel novembre del 2011 si appella al papa contro la linea “diplomatica” nei confronti dei governanti di Pechino seguita dalla Segreteria di Stato.

 

Non è bene

che il papa sia solo

Ho svolto un’ampia rassegna e così ho recensito il volume: qualche volta è utile avere una recensione dei contenuti. Non voglio dire che nessuno si debba appellare al papa. E chi sono io per stabilire se sia giusto che lo facciano Bazoli, Ornaghi, Guarnieri, Boffo e Vespa, per nominare gente che mi somiglia?  Non è bene che il papa sia solo. Ma un minimo di pace gliela lasceremo?

Ricordo di aver telefonato a un buon numero di cardinali, all’indomani dell’elezione di Benedetto XVI, su ordine della direzione del Corsera, per sapere di che avessero parlato al nuovo papa nel saluto che l’uno dietro l’altro gli avevano fatto dopo l’allocuzione programmatica nella Sistina. Uno mi disse “gli ho chiesto di pubblicare un’enciclica sociale”, un altro “se potrà venire a visitare la mia diocesi”, un terzo “l’ho invitato nel pensionato universitario di cui sono presidente”, un quarto “gli ho parlato della beatificazione di don Puglisi”. Smisi di telefonare e dissi a Paolo Mieli che non c’era materia per un articolo. Uno è appena eletto successore di Gregorio e Celestino e Pio e in duecento, senza pietà, gli parlano ognuno del suo orto. Concludo in tronco: coltiviamo ognuno la nostra aiuola e lasciamo che il papa faccia il papa.

Luigi Accattoli

Da Il regno 12/2012

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