Margherita Filippini: “Ho avuto la fortuna di potermi preparare”

 

Sono fortunata perché ho avuto il tempo di prepararmi a morire. Ho potuto pensare, ho potuto pregare, ho potuto incontrare le persone care, ecco, ho avuto il tempo di prepararmi”: parole di Margherita Filippini di Reggio Emilia dette pochi giorni prima della morte per linfoma, a 25 anni, il 20 luglio 2012. Quelle parole, che meritano di entrare in un’antologia del sentimento cristiano in questo inizio di millennio, sono state riferite ad apertura dell’omelia della messa di addio – il 21 luglio, nella chiesa parrocchiale reggiana di San Luigi Gonzaga – dal celebrante don Matteo Mioni. Altre parole di Margherita riguardo alla sua “preparazione” sono state riferite da diverse persone nella preghiera dei fedeli di quella celebrazione. Mi limito a riportarle con la sola indicazione di chi le ha pronunciate, tanto è vivo il loro significato.

“Due o tre giorni fa, dopo tanta lotta, tanta voglia di vivere e di guarire, di continuare la sua vita con Pietro e vivere la sua vita di famiglia e tutti i progetti e gli esami dell’Università (l’hanno tenuta occupata fino a due settimane addietro), dopo tutto questo Margherita mi ha detto: Guarda, Cate, oggi io posso veramente dire che sono felice di come stanno andando le cose perché posso lasciare tutto quello che avevo e sentirmi libera… sì io mi sento libera, io non sono più schiava di niente, io mi affido, mi affido a Dio!  (Caterina, sorella maggiore di Margherita).

“Qualche settimana fa ho parlato con la Marghe e lei mi ha detto Anche quando sembra che ti capiti la più grande disgrazia, alla fine, è sempre un regalo! Allora io ci sono rimasta un po’ così e ci ho riflettuto sopra e, in effetti, tutto quest’ultimo periodo, in particolare, tutti i giorni che ci sono stati prima, tutta la malattia, tutta la vita che abbiamo condiviso fino da quando eravamo piccole, è stato un regalo, tutti i giorni” (Elisabetta, sorella minore di Margherita).

“In una lettera del settembre 2006 la Megga mi scriveva: Ieri leggevo un testo scritto da fr. Roger di Taizé, diceva: i giovani che vivono nella speranza irradiano intorno a loro una luce. Mi è sembrato talmente bello il pensiero di poter irradiare una luce intorno, solo vivendo la mia quotidianità con speranza, talmente bello da farmi sorridere il cuore!” (Agnese Bertocchi, amica di Margherita).

“In alcuni dialoghi che abbiamo avuto nelle ultime settimane diceva: Beh, io di sogni ne avevo tanti, desideri e progetti e ora bisogna che qualcun altro li porti avanti, bisogna che qualcun altro li realizzi!” (don Matteo Mioni)

“La Marghe ci ha chiesto di dire, di aver il coraggio di dire le cose. Allora parlo anch’io. Nella mia vita ho perso delle persone molto care e le altre volte il sentimento che ho provato è stato solo e solo rabbia. Invece questa volta non provo rabbia e quindi voglio ringraziare Margherita e Pietro e le vostre, le nostre famiglie, perché non solo non provo rabbia adesso, ma mi è passata la rabbia che avevo prima. Per questo preghiamo” (Massimo, marito di Caterina e cognato di Margherita).

Margherita aveva preparato con il marito Pietro il rito delle esequie e si era raccomandata: “Non voglio piagnistei”. Sul ricordino della celebrazione aveva fatto scrivere: “Margherita Filippini sposa di Pietro Gozzi per sempre”. Il marito l’ha accolta sulla porta della chiesa con lo stesso abito del matrimonio che avevano celebrato due anni prima. Una foto ingrandita delle nozze è stata appoggiata alla bara al momento dell’Offertorio, portata da Elisabetta – sorella minore di Margherita – e Giovanni suo fidanzato, mentre Pietro così illustrava il gesto: “Portiamo all’Offertorio una foto del nostro matrimonio, il segno del nostro sacramento e della  promessa che abbiamo deciso di fare insieme, di non mollare mai e di continuare nonostante tutto quello che ci sarebbe capitato. Un po’ questo l’abbiamo fatto e vorremmo che fosse così per tutti quelli che scelgono la via del matrimonio”.

La scoperta della malattia era avvenuta poco dopo il ritorno dal viaggio di nozze. Si erano conosciuti nel gruppo vocazionale diocesano “Samuel” e avevano collaborato in attività di volontariato, già da fidanzati, presso la Casa della Carità della Beata Vergine della Ghiara, in Reggio Emilia e in varie esperienze all’estero con l’associazione “Reggio Terzo Mondo”, dal Kosovo al Madagascar. Sognavano di tornare a vivere a Sordiglio, nel Vezzanese, dove Pietro gestisce un’azienda agrituristica e dove avevano abitato nella fase iniziale del matrimonio, prima che la malattia li costringesse a trasferirsi a Reggio Emilia per essere più vicini all’ospedale. Margherita era una ragazza vitale, vera protagonista delle tre squadre di pallavolo nelle quali aveva giocato negli ultimi anni. Era iscritta alla facoltà reggiana di Scienze della formazione.

Le testimonianze su di lei e su Pietro segnalano una chiara decisione a non vivere nell’isolamento e nella chiusura la prova della malattia, ma di cercare da subito la condivisione della comunità, fortemente partecipata, in cui erano cresciuti. Il venerdì 6 luglio, avvicinandosi la fine, si era tenuta nella parrocchia una veglia di preghiera con la partecipazione – ricorda don Matteo – di duecento-trecento persone. La porta della loro casa è restata aperta fino alla fine, dice sempre il vicario parrocchiale, ai parenti, agli amici e ai vicini: “Margherita e Pietro con quella porta aperta ponevano domande ai loro vicini che volentieri andavano a fare loro visita e con loro entrava in quella casa tanta preghiera e i visitatori arrecavano e insieme attingevano speranza”.

Qui si possono vedere foto di Margherita e della messa di addio: http://www.youtube.com/watch?v=9zl59sE_zMM. In Facebook è ancora attivo un suo profilo. Mi ha fatto conoscere Margherita e mi ha aiutato a raccogliere la documentazione Fabiana Guerra dell’Ordo Virginum di Reggio Emilia.

[Settembre 2012]

Aggiornamento al 2 novembre 2012

Di nuovo su iniziativa di Fabiana Guerra il 27-28 ottobre 2012 ho conosciuto le famiglie con le quali Margherita ha celebrato la propria morte, essendo io ospite a Reggio Emilia dei genitori di lei Francesca e Antonio, presente il marito Pietro, la sorella Caterina con il marito Massimo, altri membri della famiglia di origine, il prete don Matteo che le portava l’Eucarestia, un’amica di Fabiana di nome Simona. Abbiamo cenato e rievocato le rispettive vicende, grati del fatto che una piccola sorella che si è addormentata nella speranza della risurrezione ci avesse con tanta immediatezza affratellati, grato ognuno dei segni della fede che riceveva dagli altri. Il mattino seguente, dopo la prima colazione, Francesca e Antonio mi hanno mostrato dal computer alcune foto dell’ultimo saluto a Margherita e siamo andati a pregare sulla sua tomba, che è nel cimitero di Fogliano, scavata nella terra con sopra un’aiuola di erba e fiori. Qui un poco abbiamo pianto nella gratitudine e ci siamo abbracciati.
Durante la conversazione davanti alle foto, avendo io fatto qualche domanda sul perché fosse composta sul letto con quel vestito e simili, la mamma Francesca ha accennato a parole dette da Magherita il 14 luglio pomeriggio, dieci giorni prima della fine, in un momento in cui sembrava stare meglio rispetto ai giorni precedenti, trovandosi con lei – la mamma – e con i fratelli Michele e Caterina. Ecco alcune di quelle parole dal diario della mamma Francesca che – rientrata a casa – sentì il bisogno di scriverle e che le ha trascritte su mia richiesta:

Giovedì prossimo [19 luglio] si laurea la Valentina [sorella di Pietro, il marito di Margherita]. Ci tengo molto ad andare, perché lei mi è stata molto vicina, mi ha sempre spinto a studiare per laurearmi.
Sono contenta di non dovermi laureare più, ho chiuso in bellezza con 30 in fisica [esame dato il 26 giugno]. Mi spiace solo che abbiamo pagato le tasse per quest’anno: 800 euro per niente! Pace!
Lascerò a Pietro tutti i miei risparmi, ora che lui si è messo in proprio e io non prenderò più stipendio. Lui è il più bello, è adorabile e io sono proprio innamorata di lui.
Domani a messa, qui, suonerà la Ple [soprannome della sorella Elisabetta]: è bravissima, le lascerò la mia chitarra in eredità. O, se viene, suonerà anche l’Alice col violino.
Spero proprio che quando sarà ora di salutarmi, sia una bella festa. Non voglio che sia un piagnisteo! E voglio essere scalza, con una bella gonna larga… e comoda, perché voglio correre nei campi a piedi nudi, per almeno tre giorni; LIBERA: mai più punture, mai più aghi, mai più ricoveri in BCM [bassa carica microbica], e soprattutto mai più sola! Perché io vado “su” a nome vostro e mi spalancheranno le porte. Poi, là, c’è già un sacco di gente che mi aspetta. E da là vi terrò controllati. Badate dunque a quello che fate! E poi vi preparo il posto.
Io sono una privilegiata, perché posso prepararmi a questa partenza, non a tutti è concesso! Poi c’è l’Eucarestia, ce l’ha portata don Matteo: tutti i giorni, o lui o don Paolo, ce la portano, ce la lasciano, perché non rimaniamo mai senza! Noi la teniamo per il momento di preghiera con la Parola di Dio, che avevamo già, tutti i giorni, noi due insieme, ma così, con LUI, è più bello!
E poi dove è scritto che bisogna vivere cento anni, l’importante è vivere bene e io ho proprio cercato di vivere bene. E comunque, io sono contenta così, di tutto quello che ho.

Sul mio incontro del 27-28 ottobre con la famiglia Filippini, Fabiana Guerra ha scritto un articolino e ha pubblicato una foto nel settimanale LA LIBERTA’ con il titolo Una serata di fraternità.

5 Comments

  1. […] La storia che ho qui narrato di Margherita Filippini ha avuto un prolungamento che mi ha coinvolto: le famiglie che l’hanno accompagnata così viva a quella sua morte cristiana mi hanno invitato e ci siamo incontrati e siamo andati alla tomba di lei. Mentre eravamo a tavola in quella casa di Reggio Emilia sembrava di stare in una pagina del Nuovo Testamento, in una delle case dove andava ospite Paolo, dove si parlava della morte e della risurrezione avendo tutti nel cuore la stessa speranza. Mi hanno raccontato altre parole di Margherita che ho riportato in appendice alla storia già pubblicata: Ho avuto la fortuna di potermi preparare. […]

    12 Novembre, 2012 - 8:35
  2. Alda

    Ciao, piú che un commento vorrei fare una domanda: esiste una piccola biografia di Margherita Filippini, come faccio a trovarla?
    grazie

    10 Gennaio, 2022 - 17:27
  3. Luigi Accattoli

    Ciao Alda… non conosco libri su Margherita… ma provo a informarmi dagli amici di Reggio Emilia…

    10 Gennaio, 2022 - 17:42
  4. Luigi Accattoli

    Alda ho trovato poco. C’è un profilo nel volumetto di Fabiana Guerra [amica di Margherita, che per prima me ne ha parlato], intitolato “Testimoni di Luce” (Itaca Editore 2019) e c’è in Internet un video di testimonianze di persone che l’hanno conosciuta: https://www.youtube.com/watch?v=QHKgSm0rGxI. Margherita meriterebbe di più, ne sono sicuro.

    11 Gennaio, 2022 - 13:07

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