CERCARE SEGNI E FATTI DI VANGELO Intervista per il volume collettivo AVE

“Credo la Chiesa. Fede e comunità cristiana nell’Italia che cambia” – 2010

 

 La sua avventura di cristiano impegnato inizia in un luogo e una data cruciali: università, 1968, nella presidenza della Fuci. Quanto sono stati decisivi quegli anni per la sua vita?

Sono stati importanti per l’acquisizione di una certa idea di impegno ecclesiale e civile, quello che viene detto cattolico-democratico, nel quale poi sempre mi sono riconosciuto. Ma non sono stati gli anni più importanti: metto prima quelli di bambino in una famiglia contadina delle Marche che mi hanno insegnato la serietà della vita e quelli del matrimonio e della nascita dei figli, dove ho imparato la dedizione e l’umiltà.

 Gli anni del suo incarico fucino coincidono con la scelta religiosa dell’Ac di Bachelet. Che ricordo ha di quel periodo?

Da giovane ero contrario alla scelta religiosa ma oggi so che mi sbagliavo. Mi appariva come una scelta timida e avrei voluto uno schieramento netto con i poveri e i paesi poveri, in nome di don Milani e del vescovo Camara. Fu un periodo di grande travaglio, ma – direi – né più né meno che l’attuale.

 Come vaticanista dei due principali quotidiani del Paese lei è stato un osservatore speciale della vita della Chiesa degli ultimi trentacinque anni: quali sono i cambiamenti più significativi che ha osservato?

Mi limito a un’osservazione sui media, per evitare di impalcarmi a giudice di cose troppo grandi. Nel 1979 a Puebla per la Conferenza dell’Episcopato latino-americano gli inviati dei media italiani eravamo una ventina, mentre due anni addietro ad Aparecida ce ne erano due. Nell’anno di Puebla il cardinale Ballestrero sostituì il cardinale Poma alla presidenza della Cei e noi vaticanisti scrivemmo una trentina di righe, mentre nell’anno di Aparecida sul passaggio da Ruini a Bagnasco abbiamo prodotto una trentina di pezzi a testa. Si direbbe che oggi non faccia notizia il dibattito interno alla Chiesa ma il suo conflitto con il mondo secolare. Possiamo considerarlo un vantaggio?

Se dovesse trovare un aggettivo per ciascuno dei diversi periodi di cui è stato testimone (dal finale del pontificato montiniano all’inizio di quello di Giovanni Paolo II, fino al Giubileo e all’avvento di Benedetto XVI), quali parole sceglierebbe?

Vado sui Papi e dedico un ossimoro a ciascuno. Montini: dolente e magnifico. Luciani: ridente e fuggitivo.  Wojtyla: eroico e giocoso. Ratzinger: mite e fermo.

Come ha affrontato da credente la sfida di raccontare la Chiesa dalle pagine laiche di Repubblica e Corriere?

Come piccola parte della sfida complessiva che i credenti si trovano oggi ad affrontare di fronte al mondo della non credenza. Se ti trovi a un ricevimento o dal barbiere e c’è chi irride al matrimonio cristiano non sei in una posizione diversa rispetto al giornalista che scrive sui giornali laici.

Quali sono i luoghi comuni e i pregiudizi dell’informazione (laica) verso il mondo cattolico?

Intendono la Chiesa come gerarchia e la vedono come una realtà politica che tende al governo temporale, diretto o indiretto, da perseguire per via religiosa. Dovremmo tener un maggior conto di questo pregiudizio. Per esempio quando noi stessi identifichiamo la voce della Chiesa con quella dei vescovi e i vescovi danno indicazioni su come votare a un referendum, quel pregiudizio risulta confermato.

 Da tempo si è impegnato nella ricerca di “fatti di Vangelo”: com’è nata questa passione?

Ho iniziato a raccoglierli nel marzo 1993, su impulso di Tonino Bello, il vescovo della diocesi di Molfetta: egli era morente e io ero andato a fargli visita e mi chiese di aiutarlo a trovare ‘segni di speranza’ per l’omelia del Giovedì Santo che fu la sua ultima. Don Tonino morì due settimane dopo e io mi dissi: quello che mi ha chiesto questo caro vescovo morente io voglio farlo come opera della mia vita.

Oggi questi “fatti” si trovano ancora?

Essi ci sono ovunque due o tre si riuniscono ‘nel suo nome’. Persone che amano fino a dare la vita, che perdonano gli uccisori dei parenti, che inventano ogni forma di nuova carità per i nuovi bisogni, che accettano la malattia, la vecchiaia e la morte in attesa della risurrezione. I fatti di Vangelo ci sono sempre nella Chiesa: è la loro comprensione e comunicazione che è generalmente inferiore alla loro consistenza.

Che giudizio dà delle comunità cristiane oggi nel nostro Paese, che lei continua a visitare di continuo con la sua attività di conferenziere?

Ottimo quanto a carità vissuta. Dubbioso quanto a capacità di attestare in parole la fede.

 Di cosa ha bisogno la Chiesa oggi? In cosa i credenti dovrebbero impegnarsi di più?

Nell’attestazione in parole e opere del mistero di amore che professiamo, come ci stimola a fare Papa Benedetto. Ma è una domanda superiore alle mie vedute. Dal mio punto di osservazione mi auguro la crescita di una reale tolleranza interna che permetta qualche riforma e una ripresa di iniziativa nel campo ecumenico e in quello della pace.

 Da tre anni lei cura un blog molto seguito: www.luigiaccattoli.it. Perché ha scelto di animare uno spazio di discussione in Rete?

Vedo che anche i blog sono attratti dalla diatriba e io in questo accanimento vorrei portare un germe di tolleranza, di accettazione del diverso. Di simpatia per l’universo, in definitiva. Ma l’idea di partenza era di dedicarmi alla ricerca dei fatti di Vangelo per le vie della Rete. Fino a oggi ho pubblicato dei volumi che raccolgono fatti, ora vorrei raccoglierli con lo strumento più agile, più veloce e più capiente della navigazione nel Web.

Sogna una nuova stagione professionale?

Il raggiungimento della mia vera professione, direi. Ora che ho compiuto 65 anni e non sono più il vaticanista del “Corriere della Sera” ma solo un collaboratore, la mia idea sarebbe di concentrarmi sui “fatti” che dicevo, cioè sulla raccolta di testimonianze di vita cristiana e di vita dei “giusti”. Perché queste perle da scoprire e far conoscere sono ovunque e non solo nella Chiesa. Sono i segni dell’amore di Dio nella realtà che ci circonda. A me piace concentrarmi nella loro ricerca.

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