Benedetto in Libano ovvero quando il Papa parla in mezzo all’incendio

Articolo pubblicato dal Corsera del 15 settembre alle pagine 1 e 58 con il titolo “Quel no del Papa al fondamentalismo”

 

La primavera araba è “positiva” dice Benedetto in volo verso Beirut e aggiunge che ogni fondamentalismo è “falsificazione”: i viaggi aiutano i Papi a incrociare la storia e a calare – imprevedutamente – la loro parola nel fuoco dell’attualità.

Sono almeno quattro le affermazioni fatte ieri in aereo da Benedetto che acquistano forza dal riverbero delle bandiere americane bruciate in questi giorni in varie capitali arabe e dal rimando, a specchio, alle invettive che altri fanatici hanno rivolto con un film alla figura del “Profeta Maometto”.

“La primavera araba è una cosa positiva” ha detto Papa Ratzinger ai giornalisti: e non l’aveva detto fino a ieri e pare un’affermazione singolarmente ingenua o coraggiosa, tenendo conto che la propone volando verso Beirut, cioè in direzione della Siria, dove ogni segno di primavera sembra travolto da un vulcano in eruzione.

Dice poi che “il fondamentalismo è sempre una falsificazione della religione” e che “anche la violenza è falsificazione”. Qui è evidente l’intenzione di alludere a tutti i fondamentalismi e non solo a quello islamico. Tant’è che subito aggiunge che “compito della Chiesa e delle religioni è purificarsi”.

Questo è un pensiero costante in Ratzinger, da lui coltivato già prima del Pontificato. «Ci sono patologie della religione – aveva detto nel gennaio del 2004 a Monaco di Baviera, in dialogo con Juergen Habermas – che sono assai pericolose e che rendono necessario considerare la luce divina della ragione come un organo di controllo, dal quale la religione deve costantemente lasciarsi purificare e regolamentare».

Nell’ottobre di quello stesso anno, parlando con Ernesto Galli Della Loggia, Ratzinger tornò a porre in una relazione positiva cristianesimo e illuminismo: «L’Europa deve difendere la razionalità e su questo punto anche noi credenti dobbiamo essere grati al contributo dei laici, dell’illuminismo, che deve rimanere una spina nella nostra carne. Ma anche i laici devono accettare la spina nella loro carne, cioè la forza fondante della religione cristiana per l’Europa».

Un pensiero dunque antico, che da Papa ha poi ripreso in più occasioni, a partire dalla famosa “lectio” di Ratisbona del settembre del 2006. Ma ovviamente ridirlo in riferimento diretto alla cronaca di questi giorni significa moltiplicarne la forza.

Ha detto anche – in aereo – che oggi occorre “rendere visibile nel mondo il rispetto delle religioni”: questo lo dice sempre, il ruolo della religione nella sfera pubblica è tra i suoi pensieri dominanti. Ma altra cosa è dirlo nel momento in cui quel rispetto è così vilipeso: diventa davvero un dirlo per tutti. E non per rivendicare il ruolo delle Chiese, ma per rivendicare la dignità di ogni fede.

“Rendere visibile l’amore del prossimo come fondamentale per tutte le religioni” è stata la quarta esigenza su cui ha insistito. Anche questo è repertorio costante della predicazione papale e – da qualche anno – del dialogo interreligioso: “Una parola comune tra noi e voi: l’amore del prossimo” è il titolo di una lettera aperta inviata il 13 ottobre 2007 da centotrentotto leader musulmani ai leader cristiani. E anche qui è evidente la forza che viene a un principio “ricevuto” dal riproporlo in situazione, e in una situazione incendiata.

La tenacia nel mantenere fede a una strada imboccata e a una parola pronunciata è tipica del magistero papale e probabilmente Benedetto XVI entrerà nella storia anche per questo. Ma alcune tenacie meritano di essere segnalate perché fanno della parola già detta una novità, se essa viene ripetuta quando nessun altro oserebbe dirla. Fu audace Papa Wojtyla a convocare le religioni ad Assisi per la pace nel 1986, ma fu molto più audace a riconvocarle nel 2002, dopo l’attacco alle torri.

Il mito greco attribuiva a Dedalo l’arte di muovere le statue e Socrate lo cita, nel dialogo con Eutifrone, per lodare invece l’arte di “tenere fermi i discorsi” perché riescano utili: ecco, nessuno come i Papi conosce quest’arte, che per lo più rende inattuale la loro parola ma che all’occasione – come è capitato ieri – può farla straordinariamente attuale.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

Commento

  1. […] La primavera araba è “positiva” dice Benedetto in volo verso Beirut e aggiunge che ogni fondamentalismo è “falsificazione”: i viaggi aiutano i Papi a incrociare la storia e a calare – imprevedutamente – la loro parola nel fuoco dell’attualità. Sono almeno quattro le affermazioni fatte ieri in aereo da Benedetto che acquistano forza dal riverbero delle bandiere americane bruciate in questi giorni in varie capitali arabe e dal rimando, a specchio, alle invettive che altri fanatici hanno rivolto con un film alla figura del “Profeta Maometto” […]. Il mito greco attribuiva a Dedalo l’arte di muovere le statue e Socrate lo cita, nel dialogo con Eutifrone, per lodare invece l’arte di “tenere fermi i discorsi” perché riescano utili: ecco, nessuno come i Papi conosce quest’arte, che per lo più rende inattuale la loro parola ma che all’occasione – come è capitato ieri – può farla straordinariamente attuale. – In queste righe propongo la testa e la coda di un mio articolo ad effetto pubblicato oggi dal Corsera alle pagine 1 e 58 con il titolo Quel no del Papa al fondamentalismo. […]

    15 Settembre, 2012 - 11:45

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