Spennato il “corvo” il buio è più fitto di prima

Pubblicato da LIBERAL il 9 ottobre 2012

Spennato il corvo, con tanto di condanna a tre anni dimezzati dalle attenuanti, il buio è più fitto di prima. Sarà per l’effetto oscurità che le tante penne e piume, tutte di colore nero, hanno proiettato, in immagine, intorno alla papamobile con sopra Paolo Gabriele accanto a Benedetto XVI che viene continuamente riproposta dai telegiornali. O sarà perchè si è indagato sul furto senza approfondire il perché e il percome. Ma davvero abbiamo saputo poco e nulla, io direi, di ciò che conta.

E’ bene che il processo sia stato fatto, con sostanziale pubblicità degli atti istruttori e del dibattimento, ma forse non è un bene che sia stato così rapido. E sarà sicuramente un male se tutto finirà qui, come purtroppo al momento siamo indotti a immaginare. Magari con il sigillo rituale del perdono del Papa all’infedele “aiutante”.

Positivo è il fatto che siano stati pubblicati per intero – il 13 agosto – il Rapporto del promotore di giustizia e la Sentenza di rinvio a giudizio del giudice istruttore. Positiva la presenza a ognuna delle cinque udienze di dieci giornalisti. Ma è stato un bene che il tutto sia stato fatto con tanta fretta? C’erano buone ragioni per andare celeri, facilmente intuibili. Si era deciso di procedere per la sola accusa di “furto aggravato” delle carte e dunque era ragionevole che venissero evitati sconfinamenti verso altre questioni; l’accusato inoltre non negava il fatto.

C’era poi l’opportunità di arrivare alla sentenza prima dell’inizio del Sinodo dei vescovi sulla Nuova Evangelizzazione: la celebrazione di apertura è avvenuta domenica 7, la sentenza su Paolo Gabriele è arrivata sabato 6. Un’opportunità riconoscibile da ognuno, ma che forse ha contribuito a impedire l’approfondimento del contesto e delle motivazioni del fatto che era sotto giudizio.

Paolo Gabriele ha ammesso di aver “tradito la fiducia del Papa”: ma è stato giusto evitare di approfondire le sue ragioni? “Si attenga al fatto” gli ha detto secco il presidente del tribunale, il puntualissimo Giuseppe Dalla Torre, quando l’imputato ha nominato le persone con le quali aveva “ragionato” della sua percezione di un’esposizione del Papa alla “manipolazione” da parte dei collaboratori.

Terremo scomodissimo, è più che evidente, ma si può evitare di affrontarlo se si mira alla “comprensione” del fatto? Tanto più che tra le attenuanti concesse a Gabriele il dispositivo della sentenza ne segnala una che a quelle sue conversazioni è strettamente connessa: “Il convincimento soggettivo – sia pure erroneo – indicato dall’imputato quale movente della sua condotta”.

Il Tribunale dunque ha creduto all’affermazione dell’imputato di aver agito da solo e per amore della Chiesa dopo aver constatato quanto succedeva  al suo interno. “Sono stato suggestionato – aveva dichiarato Gabriele nella fase istruttoria e ha confermato nel dibattimento – da circostanze ambientali (…). Ho avuto molti contatti, confidenze ricevute anche dai cardinali Sardi e Comastri”.

Che possono aver detto a Paolo Gabriele i due cardinali e le altre persone da lui nominate? L’imputato ha chiarito che non li indicava come corresponsabili del trafugamento delle carte, o comunque come suoi complici e dunque non c’era motivo di sottoporli a indagine, ma non sarebbe stato utile ascoltarli? E ascoltare innanzitutto quanto l’imputato aveva intenzione di dire?

Tra le “carte” pubblicate da Nuzzi, a lui trasmesse dal “corvo” Gabriele, c’è una lettera del cardinale Paolo Sardi al Papa – in data 5 febbraio 2009: è riportata alle pagine 160s – che descrive le “voci critiche che da qualche tempo si levano in varie parti della Chiesa” circa “lo scoordinamento e la confusione che regnano al suo centro” e di ciò esplicitamente accusa il cardinale Bertone Segretario di Stato. Personalmente avrei trovato interessante ascoltare Gabriele che ricostruisce le sue “conversazioni” con Sardi e – se possibile – Sardi che dice la sua in materia.

Perché gli scontri nella Curia Romana ci sono stati e questi scontri hanno “suggestionato” Gabriele e lo stesso Tribunale riconosce che quella suggestione “riduce” la sua responsabilità penale: perché non chiarirla dunque? Lo stesso interrogativo lo pongo per il “direttore spirituale” di Paolo Gabriele, del quale abbiamo saputo il nome, ma che il tribunale ha ritenuto di non dover ascoltare: si chiama Giovanni Luzi, ricevette in copia da Gabriele le carte “passate” al giornalista Nuzzi ed ebbe a suggerirgli di continuare a negare d’essere il “trafugatore” a meno che non fosse interrogato dal Papa.

Seguo da quarant’anni il mondo vaticano e credo di intuire che possa significare questa dinamica: uno va da un prete e gli dice più o meno che sta passando documenti riservati a un giornalista e che per questo è “sotto inchiesta”, gli fornisce copia dei documenti, gli chiede che debba fare. Il prete in sostanza gli risponde che può anche “negare” il fatto. E noi concludiamo che non ci interessa interrogarlo? Né ci interessa avere una più dettagliata referenza delle sue parole dall’imputato?

Lascio al lettore la risposta e vengo all’ultima questione che riguarda il rapporto della commissione cardinalizia voluta dal Papa per indagare sulla vicenda. I tre cardinali Herranz, De Giorgi e Tomko hanno interrogato una trentina di persone, con un lavoro che si protrasse per dense settimane la scorsa primavera e infine consegnarono un rapporto al Papa. A suo tempo fu detto che quel rapporto non poteva essere pubblicato prima del processo all’aiutante di camera per non influenzarne l’esito: ed era una motivazione ragionevole. Ma ora che il processo è concluso, non sarebbe opportuno pubblicarlo?

Per novembre è previsto il processo per “favoreggiamento” contro l’informatico Claudio Sciarpelletti, ma possiamo stare certi che da lì verrà ancor meno che dal processo a Gabrile. All’orizzonte c’è poi un prosieguo delle indagini su Gabriele ed eventuali altri a riguardo dei reati più gravi che non sono stati esaminati in questo processo: delitti contro i poteri dello Stato,vilipendio delle istituzioni, diffamazione,concorso di più persone in reato,inviolabilità dei segreti. Nulla è stato detto sullo stato di quell’istruttoria. Su di essa abbiamo solo le affermazioni allontananti contenute nella Sentenza di rinvio a giudizio che disponendo lo stralcio dell’accusa di “furto aggravato” argomentava sul “molteplice e complesso contesto istruttorio” relativo alle altre imputazioni “suscettibile di durare molto tempo”.

Sembrano parole mandate avanti per aprire la strada a un’archiviazione generale, una volta che Paolo Gabriele sia graziato, o abbia scontato la pena e non sia emersa – nel frattempo – una conclamata corresponsabilità altrui, che al momento l’accusato esclude, esclusione che i giudici prendono – provvisoriamente – per buona.

Credo alla sincerità di Gabriele e persino alla sua straordinaria ingenuità” ha detto al “Corriere della Sera” il perito Tonino Cantelmi responsabile della perizia psichiatrica della difesa. Anch’io, da lontano, credo che Gabriele vada preso sul serio quando dice che ha fatto tutto da solo, ma credo che vada preso sul serio anche quando dice che è stato “suggestionato da circostanze ambientali, in particolare dalla situazione di uno Stato nel quale c’erano delle condizioni che determinavano scandalo per la fede, che alimentavano una serie di misteri non risolti e che destavano diffusi malumori”. E’ qui che si dovrebbe indagare.

Ci sono state o no lotte tra gruppi curiali che hanno cercato di ottenere la sostituzione del cardinale Segretario di Stato Bertone e che hanno portato al trasferimento dell’arcivescovo Viganò dal Governatorato alla Nunziatura a Washington e alla “sfiducia” di Gotti Tedeschi presidente dell’Ior? Nella sua ingenuità e influenzabilità, Paolo Gabriele era “suggestionato” dalle referenze riguardo a tali lotte e pensava di aiutare il Papa divulgandole.

Quella divulgazione è stata definita “un atto di gravità inaudita” dal Segretario di Stato cardinale Bertone il 18 giugno e non credo che la sua conoscenza e la sua sanzione possano ritenersi complete con la condanna a un anno e mezzo del povero “corvo”. Credo che qualcosa di quella “suggestione ambientale” vada ricostruita perché non si abbia l’impressione, planetaria, che la vicenda è stata ridimensionata ad arte. Credo che nessuno degli osservatori si faccia illusioni sulla continuazione delle indagini, ma credo che tutti auspichino quantomeno la pubblicazione del rapporto dei cardinali.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

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