A Cafarnao con Gesù che perdona il paralitico e lo risana

Amici belli, il gruppo di lettori della Bibbia che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” si rivede lunedì 10 febbraio per leggere dal secondo capitolo del Vangelo di Marco il primo degli otto racconti marciani di “controversie” di Gesù con i responsabili religiosi e politici della società nella quale viveva. Stavolta gli antagonisti sono gli scribi e la materia è il potere di rimettere i peccati. Una disputa che s’intreccia con la movimentata e arrampicata narrazione del risanamento del paralitico calato dal tetto. Un episodio pieno di sovvertimenti della statica, della salute, della teologia, un Vangelo d’avventura, di vino nuovo in cerca di nuovi otri. Nei commenti la scheda di introduzione alla lectio inviata ai partecipanti, il testo che leggeremo, l’invito a partecipare rivolto ai visitatori romani o a chi passi di qua. Per venire a Roma vanno bene tutte le strade.

8 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Dispute di Galilea. Siamo al primo di cinque “racconti di controversia” di Gesù con scribi, farisei ed erodiani, che nel secondo e terzo capitolo di Marco portano all’avvio di un complotto per metterlo a morte: “I farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (3, 6). Gli studiosi le chiamano “dispute di Galilea” per distinguerle dalle “dispute di Gerusalemme” che leggeremo nel capitolo 12.
    Queste sono le accuse e le “domande per coglierlo in fallo” che l’ufficialità giudaica rivolge a Gesù nell’insieme dei due cicli: perdona i peccati, mangia con i peccatori, non chiede ai discepoli di digiunare e di rispettare il sabato, guarisce di sabato (2,1-3,6); se sia lecito pagare il tributo a Cesare, se vi sia risurrezione dei morti, quale sia il primo tra i comandamenti (12, 13-37).

    8 Febbraio, 2020 - 13:28
  2. Luigi Accattoli

    Paralitico calato dal tetto. Ognuna delle otto “narrazioni di controversia” culmina in una sentenza che compendia con efficacia un insegnamento. Si tratta di espressioni entrate nella memoria collettiva delle culture a matrice cristiana: “Non sono venuto per chiamare i giusti ma i peccatori” (2, 17), “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (2, 27), “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (12, 17).
    Nell’episodio del paralitico calato dal tetto scoperchiato si intrecciano due narrazioni: quella della guarigione dell’uomo e quella della disputa con gli scribi sulla remissione dei peccati. Gesù opera la guarigione e rivendica al “figlio dell’uomo” – così chiama sé stesso – il “potere di rimettere i peccati”. Pone la guarigione fisica – visibile a tutti – a segno della facoltà di liberazione interiore dal peccato che resta nascosta agli occhi del corpo.

    8 Febbraio, 2020 - 13:30
  3. Luigi Accattoli

    Malattia da peccato. Per intendere appieno il legame tra le due narrazioni – della guarigione e della disputa – richiameremo la convinzione diffusa nell’ebraismo del tempo di Gesù che faceva dipendere le malattie dai peccati come l’effetto dalla causa. In obbedienza all’insegnamento evangelico, che contrasta espressamente quel convincimento [in particolare nella disputa che accompagna l’episodio del cieco dalla nascita che Gesù risana in Giovanni 9], la comunità cristiana abbandona fin dall’inizio l’idea della dipendenza casuale del male fisico dal peccato.

    8 Febbraio, 2020 - 13:31
  4. Luigi Accattoli

    Marco 2, 1-12Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2 e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. 3 Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. 4 Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. 5 Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: “Figlio, ti sono perdonati i peccati”. 6 Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7 “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?”. 8 E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9 Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? 10 Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11 dico a te – disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua”. 12 Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”.

    8 Febbraio, 2020 - 13:32
  5. Luigi Accattoli

    Venite tutti quanti. Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo ai visitatori i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 16 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto – nella preparazione della lectio. Ma faccio questa segnalazione anche perché chi è a Roma, o capita a Roma nei nostri lunedì, venga alle serate. Chi volesse esserci mi mandi un’e-mail e io gli dirò il dove e il come. Saremo felici di avere nuovi ospiti e di mettere in tavola altre pizze, tagliate ognuna in sei pezzi. Ci piace la varietà.

    8 Febbraio, 2020 - 13:36
  6. Centofanti Giampaolo

    Vangelo domenica 9 febbraio 2020
    Mt 5, 13-16

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
    Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

    Il vangelo di oggi potrebbe scoraggiare se letto solo intellettualisticamente. Essere il sale della terra può apparire un compito difficile, anche impossibile. E poi il mondo, il potere, sembrano talora non cercare minimamente di accogliere questa luce, anzi altro che metterla sul candelabro. Ma Gesù parla un linguaggio spirituale e allora ci infonde un seme di grande speranza. Infatti ci mette in guardia da coloro che affermano “Sono io” e “Il tempo è prossimo” e, ancora, “Eccolo qua, eccolo là” perché – prosegue il Signore – il regno di Dio è in mezzo a voi. In modo virtualmente pieno nella Chiesa, con la sua varietà di orientamenti, ognuno con i propri possibili validi contributi e con i propri possibili limiti e con l’aiuto anche di ogni uomo. È Cristo che conduce la storia della salvezza dell’umanità. Il sale è la fiducia in questa sua opera buona e graduale. Né si tratta evidentemente di far vedere a fin di bene la nostra fede, speranza, carità. L’amore autentico talora splende più pienamente nel nascondimento perché è delicato. La luce più profonda poi, quando ci si dona e noi la lasciamo entrare, splende persino in mezzo agli ostacoli, alle incomprensioni, alle dittature del pensiero unico, del falso, omologato, filantropismo. Le vie dello Spirito vanno oltre ogni barriera. San Paolo dice che la Parola di Dio non è incatenata. Le città, i monti, le lampade, di cui tratta Cristo non sono solo materiali ma hanno la amorevole, al fondo incoercibile, potenza della grazia*.

    Nota * Per certi aspetti un esempio possiamo trarlo dalle nozze di Cana. Non vi è stata nessuna comunicazione pubblica in quella festa ma il cuore dei servi disponibile all’opera di Cristo ha riaperto per tutti le porte della vita senza che nessuno si accorgesse più consapevolmente né del pericolo di spegnimento che correva né della rinascita avvenuta. Lo Spirito ha potuto soffiare in modo nuovo in quella situazione.

    8 Febbraio, 2020 - 21:36
  7. Beppe Zezza

    Gesù rivolgendosi ai suoi discepoli disse: Voi SIETE il sale della terra, Voi SIETE la luce del mondo L’ essere sale e luce non è un compito ma un FATTO, conseguente dell’ essere DISCEPOLO.
    Il compito è quello di NON CESSARE di essere suo DISCEPOLO.
    La nostra preoccupazione non deve essere dunque quella di essere sale o luce, cose così elevate che possono sgomentare, ma di essere “discepoli” di Gesù, cosa assai più alla portata di tutti. Essere discepolo vuole dire avere Gesù come Maestro ( e in una “classe” ci possono essere “scolari” più o meno capaci )

    9 Febbraio, 2020 - 10:42

Lascia un commento