A Elio fratello maggiore di Karol

Si erano abbracciati due volte Elio Toaff e Karol Wojtyla il 13 aprile del 1986 nella Sinagoga di Roma. Il Papa aveva chiamato “fratelli” quattro volte gli ebrei, che gli avevano battuto le mani nove volte. Una volta li aveva chiamati “fratelli maggiori” e quella parola impressionò il Rabbino Capo Toaff che la mise nel titolo del suo libro più noto: “Perfidi Giudei fratelli maggiori” (Mondadori 1987): è l’attacco di un mio memorioso articolino pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” in ricordo di Toaff e della visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma.

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    La riconoscenza di Francesco. “Protagonista della storia ebraica e civile italiana degli ultimi decenni, Elio Toaff seppe conquistare comune stima ed apprezzamento per la sua autorevolezza morale, congiunta a profonda umanità. Ricordo con riconoscenza il suo generoso impegno e la sincera disponibilità per la promozione del dialogo e delle relazioni fraterne tra ebrei e cattolici, che hanno visto un momento significativo nel suo memorabile incontro con San Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma”: così il Papa in una lettera a Riccardo Di Segni Rabbino Capo di Roma.

    20 Aprile, 2015 - 19:34
  2. Francesco73

    Sono incontri del cuore che muovono il resto, e la storia.
    Basti pensare alla forza travolgente dell’espressione “fratelli maggiori”, che invece fa tanto problema per l’intelligenza teologica dei rapporti tra cristiani ed ebrei, non essendo apprezzata da questi ultimi per profonde ragioni bibliche.
    Dopo Wojtyla e Toaff i rapporti si sono fatti più freddi, istituzionali, non di rado sbiaditi in un mare di precisazioni, messe a punto, cortesie un po’ di maniera.
    Ne parlavo proprio stamattina con un mio grande amico ebreo, che concordava sul punto.

    20 Aprile, 2015 - 22:33
  3. Sara1

    Non c’entra nulla però leggo questo:

    “«Certo che no! A colui che è Papa non manca niente per dire la fede della Chiesa. Il Papa riceve dalla Congregazione De doctrina fidei sia il contributo preparatorio che il contributo nell’esecuzione, ma il “centro” consiste nel dire la fede della Chiesa, e questo è il ministero proprio e personale del Papa. Per “strutturazione”, il cardinale Müller può aver voluto indicare questo lavoro, soprattutto preparatorio».

    http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/teologia-theology-teologia-40505/

    Non sono giornalista nè teologa ma una signora nessuno però mi pareva evidente il senso delle parole di Muller (anche in relazione al fatto che si era chiarito benissimo qualche mese prima «È vero, neanche la Congregazione lo è! Il Papa ha il carisma di esprimersi non solo con concetti teologici ma attraverso immagini vicine al cuore della gente che esprimono la vicinanza di Gesù a tutti noi. Noi teologi corriamo sempre il rischio di chiuderci nel mondo della riflessione accademica. Ma Francesco non va da un’altra parte: combina la tenerezza del pastore e l’ortodossia, che non è una teoria qualsiasi, ma la retta dottrina espressa nella pienezza della Rivelazione. Il primo custode della fede è Pietro e il suo successore come vescovo di Roma. E noi della Congregazione siamo in questo al suo diretto servizio».

    http://lettura.corriere.it/debates/i-nuovi-eretici-oggi-aggrediscono-luomo/)

    O Tornielli che ha iniziato la polemica è meno intelligente di quanto pensassi e non ha capito o è una scusa per un attacco del tutto pretestuoso che non gli rende certo onore.

    Questi opinion maker pensano che noi fedeli di base siamo tutti scemi e non riusciamo a leggere una banale intervista.

    21 Aprile, 2015 - 8:51
  4. Sara1

    Ma poi lo dice espressamente:

    “L’idea di un papato “carente” dal punto di vista della «strutturazione teologica» contiene un riverbero delle vecchie teorie medievali sull’ipotesi del “Papa eretico”?

    «Non penso. La strutturazione teologica di cui parla il cardinale Müller, per come io comprendo l’espressione, è una collaborazione attiva al ministero proprio del Papa, e non certo un ufficio di sorveglianza contro i rischi di devianza del Papa!»

    La prossima volta telefoni a me Tornielli che glielo spiego senza bisogno di professori di teologia dogmatica.

    21 Aprile, 2015 - 9:25
  5. Sara1

    Vedo che (come riportato da Magister alla tesi di Tornielli ha creduto in pieno anche Melloni: http://www.emi.it/image/data/rassegna%20stampa%202015/LetturaI_150412_15_9.pdf)

    Si può dire che cascano (riprendo il termine da Matteo) le palle per terra?
    Mi aspettavo davvero molto di più da parte dei cosiddetti progressisti, almeno la capacità di interpretare correttamente un testo senza volerlo piegare alla propria antipatia personale.

    Fine della (un po’ triste) digressione.

    21 Aprile, 2015 - 10:30
  6. ciao Luigi forse sarebbe il caso di raccontare anche che l’espressione “fratelli maggiori” non è poi così felice se vista dal punto di vista ebraico. Infatti non piacque a molti ebrei, di allora e di oggi.
    Nella Bibbia la figura del fratello maggiore è sempre negativa: Caino e Abele, la vicenda dei fratelli di Giuseppe, Giacobbe ed Esaù e forse anche altri ma bastino questi esempi.
    In essi c’è sempre il minore che “sovrasta e sostituisce il maggiore”. Visto in ottica ebraica può essere anche un insulto e soprattutto un riproporre proprio quella teologia della sostituzione tanto in odio abrei (a torto o a ragione) per i motivi storici e haimè non molto edificanti – per noi cristiani – che ben conosciamo.
    Espressione bella, si, ma non esente da rischi e fraintendimenti.

    22 Aprile, 2015 - 23:03
  7. Grazie Faber
    non avevo presente quest’altra lettura…
    devo
    memorizzarla

    23 Aprile, 2015 - 9:25

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