Adriana va a stringere la zampina della gatta

Quando durante la liturgia c’è il segno della pace, ci si dà la mano. Se non c’è nessuno vado a prendere la zampina della mia gatta”: così Adriana Zarri nel libro intervista con Domenico Budaci Tutto è grazia (Aliberti 2011). A un anno dalla morte di Adriana – vedi post del 18 novembre 2010: “Ho vissuto e attendo” – dedico ai visitatori quelle sue gentili parole, come un saluto dall’eremo in cui viveva. Nei primi due commenti una spiegazione di quel “segno di pace” con la micia Arcibalda.

48 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post] Per una buona lettura del gesto di pace con la gatta mi sono rivolto a Bruna, amica di Adriana e custode della sua memoria: “All’Eremo Adriana aveva due cappelle: una per le grandi occasioni e una in cui teneva il Pane e il Vino consacrati per la preghiera sua o di chi andava a trovarla o per la Liturgia Eucaristica che lei faceva ogni giorno eccetto il sabato, giorno di digiuno eucaristico. Quando c’erano visitatori venivano invitati alla Liturgia Eucaristica, altrimenti era lei sola ad officiare. Io sono andata per tredici anni ogni mercoledì ed era il momento clou del nostro stare insieme. In genere era prima di pranzo. Lei scendeva dalla sua stanza con un elevatore che la portava direttamente in cappella, io l’accompagnavo dietro l’altare che è una tavola di pietra grezza abbastanza grande appoggiata su una base di mattoni, accendevo la candela e preparavo tutto.

    17 Novembre, 2011 - 20:06
  2. Luigi Accattoli

    [Segue dal primo commento] “Anche d’inverno aprivo la porta che dava nel giardino, così che la natura con i profumi, i colori, gli echi della vita o la presenza rarefatta della nebbia partecipassero alla liturgia, Arcibalda compresa. Tutto ciò era talmente parte di noi (chiunque partecipasse) e del rito che si stava compiendo che credo nessuno si sia mai stupito, meravigliato forse, perchè davvero era cosa stupenda, piena di profondo e lievissimo significato. Il rito era una vera e propria Liturgia Eucaristica: lei leggeva le formule e alla consacrazione io portavo il Pane e il Vino già consacrati in precedenza dal sacerdote. Alla pace ci stringevamo la mano e se c’era Arcibalda – che era ospite fissa perchè d’estate voleva compagnia, d’inverno riparo – Adriana le prendeva la zampina e gliela stringeva sorridendo e dicendo: anche tu sei salvata, anche tu fai parte dell’Alleanza“.

    17 Novembre, 2011 - 20:07
  3. Francesco73

    Un personaggio curioso, la Zarri, ne avevo letto diverse volte e soprattutto nel bel ritratto dedicatole da Marco Politi nel suo Il ritorno di Dio.
    Più che la sua posizione teologica ed ecclesiale (per il poco che ne capisca), mi aveva incuriosito questa sua vita di eremo e la liturgia eucaristica celebrata da lei, seppur con ostie consacrate portate da un sacerdote. Non me ne ero scandalizzato, in verità, anche se era evidente la liminarità dottrinale di una cosa simile. Ma la sua appartatezza in mezzo alla natura, il legame con la Cena e il fatto che un sacerdote la assecondasse, tutto questo mi era parso non banale e degno di nota.

    17 Novembre, 2011 - 23:15
  4. Nel blog di Maioba è pubblicato un bellissimo passaggio della “messa sul mondo” di Teilhard de Chardin.
    Anch’egli aveva una posizione liminale,
    ma sono questi slanci che ci aiutano a ri-cordare
    il ‘respiro’ del mistero eucaristico,
    che noi spesso abbiamo ridotto a ritualismo asfittico.

    18 Novembre, 2011 - 7:30
  5. lycopodium

    O anche,
    cara Nico,
    ad asfissia a-rituale e/o anti-rituale.

    18 Novembre, 2011 - 10:17
  6. Luigi Accattoli

    Mentre scrivo, Malestro, Loluba e Arcibalda scondinzolano intorno, con profusione di fusa. Sono gatti felici: scorazzano sul prato e sopra ai tetti, tutti li amano, nessuno li costringe (…). Auguriamo pari felicità a tutte le bestie che ci fanno compagnia nella vita e meritano un compenso d’amore“: Adriana Zarri da “Rocca”, 1 aprile 1994.

    18 Novembre, 2011 - 11:22
  7. Luigi Accattoli

    Io possiedo (ma subito mi correggo: custodisco, ospito e amo) tre gatti, di cui uno famosissimo, Malestro, la cui foto si può trovare, accanto alla mia, su tutti i giornali, nonchè sulla copertina di un paio di libri. Poi ospito anche la moglie di Malestro e la figlia, dal fiero nome di Arcibalda: ma essendo queste meno inclini a lasciarsi riprendere dai fotografi, sono meno famose. Non credo che se ne dolgano, dato che poi la fama (almeno per noi uomini) è una gran seccatura. Ma forse per i gatti meno“: Adriana Zarri da “Rocca”, 15 dicembre 1995.

    18 Novembre, 2011 - 11:31
  8. Luigi Accattoli

    La mia gattona nera salta sul mio letto e fa le fusa. Ha un nome fiero e procelloso, che porta con estrema dignità. Si chiama Arcibalda e ha la ‘macchia della Madonna’. Non sapete cos’è? Nel Medio Evo i gatti, specie se neri, erano perseguitati ma se avevano una macchia di un altro colore si salvavano. E questa macchia che li salvava era detta ‘macchia della Madonna’. La mia Arcibalda ha un ciuffetto di peli bianchi sotto la gola“: Adriana Zarri da “Rocca”, 15 settembre 2009.

    18 Novembre, 2011 - 11:39
  9. Luigi Accattoli

    “L’Arcibalda è l’ultimo dei miei tanti gatti perchè gatti ne ho sempre avuti e cani invece no. Quando sono a mensa, la gatta non sale sulla tavola però sa che in terra, accanto a un piede della tavola, c’è la sua ciotola di pane e companatico: un cibo e un trattamento da gatti e non da umani, che tuttavia dice il nostro misurato e proporzionato affetto”: Adriana Zarri da “Rocca”, 15 settembre 2009.

    18 Novembre, 2011 - 11:46
  10. Luigi Accattoli

    Ho preso i quattro brani di Adriana sui gatti dal volumetto pubblicato appena ora da Graphe.it: Adriana Zarri, La gatta Arcibalda e altre storie. Riflessioni sugli animali e sulla natura (100 pagine, 8 euro), che sto leggendo con diletto.

    18 Novembre, 2011 - 11:49
  11. Luigi Accattoli

    Una foto di Adriana con il gatto Malestro torna ora sulla copertina del volume della Zarri ripubblicato da Einaudi con il titolo Un eremo non è un guscio di lumaca. Erba della mia erba e altri resoconti di vita, con una prefazione di Rossana Rossanda.

    18 Novembre, 2011 - 11:55
  12. Luigi Accattoli

    Adriana e Malestro sono anche sulla copertina del volume – pure fresco di stampa – di Francesco Antonioli Un eremo è il cuore del mondo. Viaggio tra gli ultimi custodi del silenzio (Piemme editore, 220 pagine, 15 euro), con le storie di una dozzina di eremiti.

    18 Novembre, 2011 - 11:58
  13. Clodine

    Adriana Zarri è sempre stata il mio idolo, specie all’inizio degli studi teologici perché, in un certo senso, incarnava il mio essere ribelle alla cultura dominante, a certe moine accattivanti e sorrisetti ipocriti tanto in uso negli ambienti religiosi . Lei era la ribelle per eccellenza: schietta, mai discorsi pelosi, mai sdolcinata o acquiscente rispetto agli errori della gerarchia.
    L’ho amata tanto, credo che abbiamo perso una delle voci più autorevoli del panorama teologico, vista la fauna a dir poco “singolare” -e deludente-che popola le università pontificie.
    Un aneddoto in risposta ad un interlocutore sulla personalità di Gesù: “certamente è stato capito poco perché se ne è fatto una persona molto più allineata e molto meno trasgressiva di quanto non fosse. L’abbiamo molto addomesticato. Perché ci faceva comodo addomesticarlo, perché la sua capacità di ribellione ci disturbava, ci dava fastidio..” …Vero!

    18 Novembre, 2011 - 12:52
  14. Leonardo

    Terrificante. No, è poco. Annichilante. (Ammesso che si dica).

    Al confronto, le peggiori storie che oggi purtroppo si leggono sui peggiori preti son fioretti edificanti.

    (Ma con questo avrete toccato il fondo o ce n’è ancora?)

    18 Novembre, 2011 - 16:41
  15. Marco

    Una donna e una teologa straordinaria.

    18 Novembre, 2011 - 16:44
  16. Marilisa

    Ho letto di Adriana Zarri, l’ho vista qualche volta in TV, ho letto un suo libro, “dodici lune”, che mi è piaciuto molto.Una donna arguta, una teologa, una cristiana libera, senza paure, senza bigottismi di alcun genere, legata alla vita del nostro tempo, non sempre in consonanza con la Chiesa istituzionale. Da lei ho sentito parole che mi stupivano per la diversità che enunciavano rispetto alla tradizione, e per questo la ammiravo anche perché incontravano il mio intimo sentire.
    Amava la natura,gli animali e soprattutto i suoi gatti, e viveva da eremita, ma non per sfuggire il mondo, piuttosto per “sentire” Dio e la sua unione con Lui nella religiosità della natura vibrante di voci sommesse che accarezzano il silenzio, e nell’amore per gli animali.
    Tutto questo non la distoglieva, neppure per un attimo, dai problemi del mondo e da un impegno civile.
    Tante volte le sue parole erano dissonanti da quelle della gerarchia ecclesiastica, cosa che, tuttavia, non significava disobbedienza. Non rinunciava, semplicemente, alla liceità di una mente critica.
    Veniva guardata con sospetto perché spesso scriveva su giornali di sinistra ( oddio!!) ed era ospitata in trasmissioni guidate da giornalisti di sinistra ( oddio! non c’è più religione), e le sue parole mai erano banali.
    Quando si ritirò in solitudine, scrisse: “La preghiera si nutre di solitudine, non di isolamento; e il silenzio contemplativo è denso di parole e di presenze. Per questo rifiuto il verbo «ritirarsi». Nel deserto non ci si ritira, quasi che fosse un guscio, al riparo dalle difficoltà di tutti. Nel deserto si entra, si cammina, ci si immerge, assumendo la storia e i problemi di tutti. Impegnandosi e lottando contro le alienazioni di questo nostro mondo, come ho sempre fatto e farò.”
    Queste parole rivelano una personalità di grande spessore caratteriale ma anche spirituale; mi riportano, in un certo senso, alle parole che il priore del monastero certosino di Serra san Bruno di Calabria diede in custodia al nostro Luigi. Parlando della messa celebrata in solitudine, egli disse–se non sbaglio– di sentirsi in unione con l’intera umanità.
    Ecco, un sentimento simile, pur con quache diversità, io lo ritrovo nelle parole di Adriana : “Nel deserto si entra, si cammina, ci si immerge, assumendo la storia e i problemi di tutti.”
    Perché tutte le creature di Dio fanno parte dell’Alleanza.
    Il segno di pace ad Arcibalda? Una piccola, tenera stravaganza.

    18 Novembre, 2011 - 17:52
  17. @leonardo
    che cosa ti annichilisce?

    18 Novembre, 2011 - 17:59
  18. Leonardo

    Tutto quanto è stato scritto qui. (ma non annichila me soltanto, bensì qualunque barlume di ragione cattolica)

    18 Novembre, 2011 - 18:08
  19. Continuo a non capire.
    No voglio essere polemica, ti assicuro, ma ti chiedo di argomentare questa tua affermazione.

    18 Novembre, 2011 - 18:12
  20. Errata corrige: Non voglio etc…

    18 Novembre, 2011 - 18:15
  21. @Lycopodium 10.17

    Sono d’accordo.
    Solo che questo argomento, bellissimo e difficile, è talmente articolato e tocca corde talmente sensibili del nostro essere cristiani che mi pare davvero difficile discuterne ‘virtualmente’.

    18 Novembre, 2011 - 18:21
  22. Leonardo

    Scusa (poi non parlo più, ma Nico è una persona gentile e a domanda è cortese rispondere), ma per fare un solo esempio, uno solo: ma questa sciagurata che – col permesso di un prete, si direbbe – gioca a celebrarsi la messa (e non è una bambina, ma una vecchia!) non fa basire?

    E se di questo non piangi, di che pianger suoli?

    (Quanto alla gatta, non c’è nemmen la consolazione di sapere che la graffiasse ogni volta. Eretica anche lei, si vede)

    18 Novembre, 2011 - 18:42
  23. Marco

    Le donne devono poter avere ruoli ministeriali.
    Se non glieli concedono, che se li prendano.
    Brava Zarri. Donna di sublime spiritualità e profonda fede.

    18 Novembre, 2011 - 19:36
  24. Clodine

    Leonardo, posto che comprendo il tuo risentimento : anche a me questo tratto della Zarri risultò eccessivo, ma lo compresi nel contesto delle prese di posizione che la stessa, essendo teologa, può aver sostenuto per i motivi più disparati…
    Posto anche che sono tradizionalista per formazione e non riesco a concepire il rito Liturgico scollato dalla Tradizione.
    Posti questi prinicipi di base che, mi sembra, condividiamo, tuttavia quale atteggiamento assumere dinnanzi all’evidenza scritturistica? Paolo riferisce (1 Cor. 11,5) che le donne predicavano come gli uomini. Feba -Rom, 16,1- era diaconessa, come Paolo. Prisca era “collaboratrice in Cristo”. Giunia (che poi subì una manipolazione transessuale, diventando Giunio) viene da Paolo definita “insigne tra gli apostoli”(Rom. 16,7) e la Bibbia stessa, letta correttamente, mostra per la donna maggiore considerazione del cristianesimo. Saranno i concili postumi e i vari sinodi a porre il veto sulla donna contrapponendola al sacro come soggetto impuro…
    Rispetto all’eresia ..suvvìa..non mi scandalizza neppure più…ci stanno abituando al peggio. Tra l’altro nella storia della chiesa di papi eretici ce ne sono a bizzeffe da Nicola II , che andava dicendo che nell’eucarestia era possibile toccare con le mani e mordere con i denti il “reale” corpo di Cristo-come dire che il povero Cristo continuava ad essere “ciancicato” anche dopo morto,-a Giovanni XXII che scrisse perfino una bolla [Cum inter nonnullos] per giustificare la ricchezza scellerata della curia dove sosteneva che gli apostoli non erano mai stati poveri e rudi pescatori, ma anzi, ricchi epuloni ..
    ma a tuttoggi le eresie, mi spiace dirlo, continuano a fare danno nella nella Chiesa a iosa.

    18 Novembre, 2011 - 20:42
  25. Clodine

    con il con il silenzio-assenso della gerarchia e dello stesso pontefice..perciò!

    18 Novembre, 2011 - 20:45
  26. @Leonardo
    per quello che capisco, se la Zarri avesse voluto in tutto e per tutto “giocare” a celebrare la messa avrebbe consacrato anche le Specie, che invece a quanto pare erano già conservate presso l’eremo.
    Questo potrebbe rientrare nelle norme del Codice di Diritto Canonico (ma non conosco bene le circostanze), che prevede che in un monastero o in una cappella privata si possano conservare le specie consacrate con permesso del vescovo, e che possibilmente un prete vi celebri l’Eucaristia almeno due volte al mese (can. 934).

    Ma non è il suo essere o meno eretica che mi pare interessante, ciò che è in gioco è la prospettiva con cui ci avviciniamo alle cose.
    A me piace sempre san Paolo, che ci ammonisce (1Tes. 5,19-21):

    Non spegnete lo Spirito,
    non disprezzate le profezie;
    esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.

    A me sembra buono lo sguardo amorevole che traspare, mi sembra buono il desiderio di abbracciare nella lode (eucharistein) tutto il creato, mi sembra buono che, nel tempo delle parole urlate, ci sia chi crede nella forza del silenzio e fa della sua solitudine un luogo fecondo di vita.
    Né Zarri né Teilhard sono miei idoli, cerco di avere un solo Signore: ma proprio Lui ci insegna a guardare “oltre”.

    Grazie della tua risposta, buonanotte: “il nostro cuore vegli con Cristo e il nostro corpo riposi nella pace”

    18 Novembre, 2011 - 22:30
  27. Leopoldo

    La zampina della gatta: che tenerezza. E le orecchie del coniglio prima di ammazzarlo con una botta in testa no? Basterebbe il fatto che per trovare l’energia che ci consente di esprimerci qua sopra, per esempio, uccidiamo gli animali (nostri simili, che lo vogliamo o no) per svuotare di senso la nostra grande fede, vostra più che altro, nel “Dio dell’Amore” (spiacente, virgolette volute). La Zarri, che mi stava sullo stomaco così, a pelle – mi scuserà chi le voleva bene ma non c’è niente di personale – pensò di porre rimedio al problema mangiando solo gli animali che ammazzava con le sue teologiche mani. Ma voi, anzi noi ce lo siamo almeno posto il problema? Gesù mangiava carne? Troppo comodo, egli era figlio del suo tempo ed è il suo messaggio che conta veramente, non i particolari legati alla cultura ebraica, che era la
    sua.

    19 Novembre, 2011 - 10:07
  28. Spero non sia il fatto che i cristiani mangino carne ad ostacolarti nel credere al “Dio dell’amore” (virgolette volute, la formulazione non è corretta)!

    19 Novembre, 2011 - 10:31
  29. Leopoldo

    @ Nico
    Grazie per la correzione, ma avresti dovuto virgolettare solo la parola “amore”, capirai perché. Io non credo in dio. Potrei dire che il vero ostacolo l’ha davanti a sé chi ci crede ma io non arrivo a tanta presunzione. Ciò che fanno i cristiani non m’interessa più di ciò che fanno coloro che cristiani non sono, tuttavia mi meraviglia, lo dico senza ironia e senza esprimere giudizi morali, che una vita che vorrebbe essere vissuta nell’amore – o nell’Amore, vedi tu – passi attraverso l’uccisione di altri esseri viventi. Tutto qui.

    19 Novembre, 2011 - 10:53
  30. @Leopoldo
    La tua meraviglia è comprensibile, ma l’uccisione di altri viventi non rientra nella dottrina del cristianesimo.
    E’ solo una delle tante cose che i cristiani fanno, non la peggiore, se mi permetti.
    Il cammino per diventare cristiani dura tutta la vita, e forse arriva a pienezza solo quando Dio ti accoglie in sé e tu vedi finalmente, faccia a faccia, e incontri il tuo purgatorio, perchè l’amore apre gli occhi e ti accorgi di quanto hai ferito e offeso e ucciso nel tempo che ti è stato dato.

    Io non credo genericamente in Dio. Io credo nel Dio di Gesù Cristo.
    Che si è lasciato uccidere, diventando Lui – Dio – l’unico sacrificio (al posto di un agnello pasquale, per inciso, cancellando per sempre l’idea di sacrifici cruenti da elevare alla divinità).
    Quindi non credo né nel “Dio dell’amore” né nell’Amore (rivestito di retorica). Io credo in “Dio che E’ amore” (1Gv 4,8), la fonte di ogni mia piccola, insufficiente, debole, perfettibile capacità di amare, perchè Lui si è annullato e riversato in me (Eucaristia) per contagiarmi di questo Suo essere profondo.

    Quindi hai ragione: chi crede ha davanti a sé il vero ostacolo (“A chi fu dato molto, molto sarà chiesto” Lc 12,48), ma ha in Dio anche la possibilità di affrontarlo.

    19 Novembre, 2011 - 11:21
  31. Marilisa

    Peccato che Leopoldo non si ricordi che anche le piante sono esseri viventi, e ce ne nutriamo, altrimenti–dato che le pietre non si possono mangiare–morremmo di fame.
    Conosco un caro ragazzo che, per eccesso di sensibilità, vorrebbe che i fiori non fossero staccati dalla pianta madre. Soffrono anche loro.
    Smettiamo con le esagerazioni.

    19 Novembre, 2011 - 11:25
  32. FABRICIANUS

    @nico:

    Grazie per il tuo post delle 11.21: molto intenso e profondo.

    Grazie anche a Clodine che ci aiuta a comprendere meglio la figura di Adriana Zarri.

    E infine, grazie al nostro padrone di casa Luigi che attraverso Adriana Zarri ci stimola ad approfondire il nostro Cristianesimo nella Chiesa Cattolica.

    Grazie a tutti, e buona Domenica nella Festa di Cristo Re. (discepolo invece è già in Avvento, vivendo in terra Ambrosiana.)

    19 Novembre, 2011 - 12:42
  33. FABRICIANUS

    E’ un pò di tempo che non si affaccia sul pianerottolo la mia concittadina Marta09. Colgo l’occasione per salutarla con affetto.

    F.

    19 Novembre, 2011 - 12:43
  34. Clodine

    Un abbraccio a Fabricianus e un grazie a Marilisa per la risposta al caro Leopoldo, che condivido…

    19 Novembre, 2011 - 12:52
  35. Leopoldo

    @Nico
    La tua è una risposta che se fossi credente riterrei veramente ispirata. Grazie.

    @Marilisa
    Non lo so se le piante soffrano come gli animali. Di certo so che gli animali soffrono il dolore come noi, almeno quelli dotati di sistema nervoso simile al nostro. Questi discorsi portati all’estremo, consentimi, lasciano il tempo che trovano. De resto lo sai benissimo.

    19 Novembre, 2011 - 13:19
  36. discepolo

    caro Leonardo
    per quello che può importare condivido la tua amarezza e il tuo annichilamento. purtroppo io da pessimista credo che di Adriana zarri in adriana zarri, e di piccole cose come questa di dare l amano al gatto, la
    fede cattolica così come l’abbiamo vissuta per 2000 anni sarà annichilita.
    e io ne provo un dolore immenso.
    Molti saranno felici della “nuova” fede, che include i gatti, io purtroppo
    ne provo un terribile senso di nausea.
    MC

    19 Novembre, 2011 - 14:41
  37. discepolo

    Cristina Campo sulla perdita dell’antica ed eterna Liturgia:
    “questa è l’ora della Bellezza in fuga, della Grazia e del Mistero sul punto di scomparire:tutto quello a cui certi uomini non rinunzieranno mai, che tanto più l’appassiona tanto più sembra perduto e dimenticato”

    altari abbattuti, tabernacoli spostati, chuiese che sembrano garages, balli tribali intorno all’altare, messe show, abusi di ogni tipo, l’eucarestia celebrata da chiunque, laici e donne, presa in mano, messa in tasca, il dono della pace “spirituale” ai gatti, tutto questo non potrà MAI , MAI
    prendere il posto della BELLEZZA e della SACRALITA’ della antica e eterna Liturgia. e se dobbiamo credere alle parole di Cristo , costoro, come Adriana Zarri e compagnia ” non praevalebunt”
    MC

    19 Novembre, 2011 - 14:54
  38. Clodine

    L’aver bersagliato le scelte degli ultimi papi (con pesanti riserve su coloro che chiamava i ‘restauratori’ Giovanni Paolo II o Benedetto XVI) o i vescovi che definiva «ciechi, muti, afoni» (con pesanti affondi in relazione allo sfacelo morale del Paese), o l’aver attaccato con pesanti affondi tutti quei movimenti fondamentalisti i neocatecumenali, Comunione e liberazione, l’Opus Dei…me la rendono straordinariamente unica, ed è quanto di più coraggioso ho visto fare in assoluto!

    19 Novembre, 2011 - 15:24
  39. Clodine

    La tradizione della chiesa: onde sta’ ! Esiste ancora o, siamo tutti malati di fantasia!? Ma non avete ancora capito che dal CVII al pontificato di Benedetto XVI per quanto proteso a leggere l’evento clou della Chiesa non in rottura, ma in continuità con la Tradizione in realtà quest’ultima è stata smantellata? Basta mettere a confronto la dottrina ricevuta e trasmessa dagli Apostoli sino a Pio XII con l’insegnamento del Vaticano II per vedere se tra loro vi è continuità e sviluppo omogeneo. Laddove si riscontra contrarietà e novità oggettiva, intrinseca ed eterogenea, vi è rottura, che è la morte o l’ interruzione della Tradizione, in quanto non si consegna ciò che si è ricevuto dagli Apostoli, ma nuove dottrine ossia una contro-tradizione…
    E tale è la vita attuale della Chiesa che cavalca l’onda della contro tradizione con le derive che ne conseguono
    Allora, perché scandalizzarsi della “zampina della pace”…aveva ragione la Zarri : “quanto vi piace ingoiare il cammello e filtrare il moscerino ditemi, ma quanto vi piace!!!”…ed io con lei : quanto vi piace!

    a Benedetto XVI è stata totalecontinuità tra due dottrine, per essere reale e non solo nominale, deve
    comportare una continuità omogenea, tale, cioè, da escludere ogni
    alterazione sostanziale, anche solo parziale

    19 Novembre, 2011 - 15:46
  40. Clodine

    Scusate la mia totale idiosincrasia con il cp, ma si è interrotta la frase.

    Volevo dire che il ruolo di Ratzinger, futuro pontefice, durante il concilio fu veramente incomprensibile nel senso che, se da un lato lavora “per la teologia dell’ episcopato e rafforzamento del potere episcopale” dall’altro, quando si trattò di analizzare lo schema preparatorio della Curia romana e del Sant’ Uffizio sulle fonti della Rivelazione, non usò mezzi termini di fronte ad “un prodotto della mentalità antimodernista”: un testo ‘scritto in uno spirito di condanna e negazione’non esitò ad affossare tale schema definendolo, lui stesso ” come il vero punto di svolta del concilio”. La Chiesa doveva scegliere: continuare con l’ antimodernismo, oppure, testuali :“voltare pagina e muoversi verso un nuovo e positivo incontro con le proprie origini, coi propri fratelli e con il mondo di oggi. Visto che la maggioranza dei padri ha optato per la seconda alternativa, noi possiamo anche parlare del concilio come di un nuovo inizio» . In questa frase si ritrova già la teoria dell’ermeneutica della continuità, ossia l’interpretazione soggettiva del concilio come non rottura con la Tradizione, ma assieme anche come nuovo inizio…ed è tutto quello che la cara discepolo detesta …ed anche la sottoscritta. Ma con chi prendersela? Forse con Adriana Zrri, che aveva le idee molto chiare in proposito e le tasche piene di tante scellerate scelte..
    Oggi assistiamo a l’ossimoro tipicamente nella chiesa (intelligente-stupido) e l’ircocervo (capro-cervo) che forniscono la chiave di lettura del connubio tra cattolicesimo e liberalismo, tra novità e Tradizione. Il pensiero del dopo concilio è l’ incarnazione dell’ossimoro e dell’ ircocervo, è la chimera o l’assurdità eretta a principio.
    E ci sarebbe ancora molto da dire …ma…è meglio tacere!

    19 Novembre, 2011 - 16:11
  41. Gioab

    “Quando durante la liturgia c’è il segno della pace, ci si dà la mano.”

    Caro Luigi mi hai fatto pensare, e sono giunto alla conclusione che la pace non ha segni né simboli, la pace si fa non facendo la guerra.

    “sì, conosciuta l’immeritata benignità che mi era stata data, Giacomo e Cefa e Giovanni, quelli che sembravano essere colonne, diedero a me e a Barnaba la destra di comune partecipazione, affinché noi andassimo alle nazioni, ma essi a quelli che sono circoncisi.” ( Galati 2.9)
    Vedi ? darsi la mano è segno di accordo.

    Se esamini le scritture, potrai vedere che Geova è l’Iddio della pace (1Co 14:33; 2Co 13:11; 1Ts 5:23; Eb 13:20) e la Fonte della pace (Nu 6:26; 1Cr 22:9; Sl 4:8; 29:11; 147:14; Isa 45:7; Ro 15:33; 16:20), che è un frutto del suo spirito. (Gal 5:22) Perciò solo coloro che sono in pace con Dio possono avere vera pace. Chi desidera cercare e perseguire la pace deve dunque ‘allontanarsi dal male e fare il bene’. (Sl 34:14) Senza giustizia non ci può essere pace. Per questo i malvagi non trovano pace. (Isa 48:22; 57:21; cfr. Isa 59:2-8). Viceversa la possiedono coloro che sono pienamente devoti a Geova, che amano la sua legge (Sl 119:165) e osservano i suoi comandamenti. — Isa 48:18.

    Come pensi che si possa dare una mano di pace a “don” Verzé dopo che si è “pappato” 20 milioni solo per un aereo privato e un buco di 1 miliardo e mezzo che i poveri dovranno ripianare ? ti faresti fregare solo per fare la pace ? è ingenuità, non è pace e i malvagi vanno punti non perdonati. Lo dicono i fatti di vangelo:
    “Ma i malvagi sono come il mare che viene agitato, quando non si può calmare, le cui acque continuano a cacciar fuori alghe e fango. Non c’è pace”, ha detto il mio Dio, “per i malvagi”. ( Isaia 57.20.21)

    19 Novembre, 2011 - 18:52
  42. lycopodium

    Clodine, forse dimentichi una cosa.
    Che anche per il giovane Ratzinger c’è stato un “nuovo inizio”.
    Finché è rimasto a Roma a fare il ghostwriter del suo cardinale, poteva pensarla a quel modo, ma quando è tornato a casa e ha visto cosa ne facevano della Chiesa i donsessantotto suoi colleghi, allora ha capito tutto.
    Ed è diventato Ratzinger.

    19 Novembre, 2011 - 21:11
  43. Clodine

    Lyco, non ti nascondo la mia inquietudine quando percepisco una presa di posizione, pelosa, sulla base di elementi oziosi nei quali si emettono giudizi a vanvera, pulviscolo, inezie rispetto alla realtà delle cose, senza un affondo sul perché degli eventi . Vedi, Lyco, per me è come ricevere un pugno nello stomaco e questo lo si evince, suppongo, dal mio scrivere convulso, incerto, spesso interrotto dalla difficoltà che avverto nel rendere comprensibili concetti e pensieri quando è palese che negli interlocutori c’è solo malafede.
    Ora, posso anche sorvolare sulla teologia Ratzingeriana: discorso lungo, complesso, con categoria teologiche e dialettica di non facile digestione -per quanto, consentimi, che abbia egli chiuso la stalla dopo la fuga dei buoi è di magra consolazione- ma puntare il dito su una persona come Adriana Zarri, demolirla nei contenuti solo perché esponente di sinistra, demonizzando il suo intero cammino spirituale ebbene, è una blasfemia che non posso accettare e mi arriva ripugnante e insopportabile. “Prendeva la perticole con le sue stesse mani? ” E allora? Quante volte ho avuto l’impeto, io stessa, di fare altrattanto quando mi veniva posta sulla lingua da manacce ignobili, schifose, puzzolenti, di preti che sapevo indegni. E se una donna che ha fatto della sua lunga vita un silente percorso testimoniando la sua fede profonda fuori dal coro, fuggendo le facili scappatoie e i compromessi per accedere al potere, pur potendo l’ intelligenza e la preparazione . Oh, in questo, quanto diversa dalla Chiara Lubich e simili. Una donna che non ha mai leccato i piedi alla gerarchia, ma invero, ha chiamato le cose con il loro nome senza timore di pestare l’alluce finanche al papa se fosse stato necessario. Se una donna così “non praevalebunt” nella chiesa, [vero discepola?], allora come definire un personaggio come Maria Escrivar De Balagur, ambiguo e indecente, e se mi si consente senza colpo ferire, ancor più indecente chi lo fece santo…che dire dei vari KiKo Arguello che resiste impavido con le sue blasfemie, o delle numerose caricature, queste si luciferine col placet dei vescovi e dello stesso papa!?…
    Sciacquati la bocca, discepola, quando parli di una Adrianna Zarri, con tutti i suoi umani limiti, ce ne fossero di donne così nel caravanserraglio dell’attuale realtà ecclesiale, ce ne fossero.

    20 Novembre, 2011 - 14:54
  44. Marilisa

    “Puntare il dito su una persona come Adriana Zarri, demolirla nei contenuti solo perché esponente di sinistra, demonizzando il suo intero cammino spirituale ebbene, è una blasfemia che non posso accettare e mi arriva ripugnante e insopportabile.”

    Col tuo permesso, cara Clodine, faccio mie queste parole.
    Giudicare una persona sulla base di un’etichetta politico-partitica e sulle dissonanze che evidenzia rispetto ad una pedissequa osservanza dei paradigmi ecclesiali gerarchici è stupidità bella e buona.

    20 Novembre, 2011 - 18:04
  45. lycopodium

    Cara Clo, quanto alla Zarri persona, immagino tu abbia senz’altro ragione; sulla Zarri teologa e liturga, transeat (anche a costo di sembrare un pedissequo).
    Su Ratzinger “che ha chiuso la stalla dopo la fuga dei buoi”, a parte che capita così da sempre e qualche bue o pecorella alla fine torna e chiede di rientrare, torno a dire: fino al ’65 era semplicemente un teologo tedesco, che un po’ ingenuamente si opponeva alla scuola teologica romana, ma già da allora aveva chiaro che altro erano le scuole teologiche, altro la Chiesa e il suo depositum fidei. Ma da allora, pur continuando ad essere un teologo tedesco, ha cominciato a vedere che altri erano gli obiettivi di troppi suoi colleghi.
    Un paragone sportivo: uno può essere tifoso di Inter, Juve, Milan, Lazio, Roma o (ahimè, io) Cagliari, ma sempre di “gioco del calcio” si tratta; ma se qualcuno vuole trasformarlo in pallamano o in altro gioco dove l’obiettivo sia fare auto-goal, allora tutto cambia e chi ha la schiena e le palle dice “NO”, come ha fatto Josef.

    20 Novembre, 2011 - 21:23
  46. Federico B.

    Condivido le perplessità che ho letto.
    Piena sintonia con gli interventi di Lycopodium.

    21 Novembre, 2011 - 13:57
  47. Lilith88

    Caro Discepolo, anche io provo “un immenso dolore” e “un terribile senso di nausa” difronte alla sua grammatica, che è l’unica cosa di VERAMENTE ANNICHILENTE comparsa su questo blog!!!
    Cordialisssssimi saluti.
    Un eretica (convinta!!)

    29 Novembre, 2011 - 21:07
  48. Lilith88

    Mi perdoni Discepolo, ho dimenticato che di annichilente c’è anche la sua chiusura mentale.
    Rinnovo i saluti.

    29 Novembre, 2011 - 21:22

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