Quarta di copertina

Un breviario delle uscite linguistiche più singolari del Papa venuto dalla fine del mondo, 120, una per pagina. E’ uno studio ma è anche un divertimento. L’dea è che Bergoglio voglia provocare la Chiesa a uscire dai suoi recinti e a tal fine pratichi per primo una sua personalissima uscita dalla lingua codificata della tradizione papale. Dice “gay” invece che “persona omosessuale” e afferma che anche il gay merita rispetto: la novità linguistica apre la strada al nuovo atteggiamento. Dice che chi fa la guerra è maledetto, usa il sarcasmo verso i collaboratori fedifraghi e verso quelli che chiama “amici tra virgolette”. Inventa le parole di cui ha bisogno per scuotere un uditorio cullato da antiche ritualità: per segnalare che “il corrotto spuzza” e che la città di Roma “costringe i poveri a mafiarsi”. Riconosce che la Chiesa è fatta a piramide ma la vorrebbe “capovolta”. Invita le donne incinte a toccarsi la pancia quando le benedice. Raccomanda ai giovani di “fare casino e organizzarlo bene”. Contamina lingue e linguaggi: dice “arme bagnate del sanguine” e tutti capiscono. Con un pizzico di ironia l’autore paragona il linguaggio del Papa porteño a quello dei predecessori e a quello dei media, opina che a volte somigli più a questo che a quello e conclude che le sue parlate migliori sono quelle che più si staccano dalla tradizione.