Se Benedetto concelebra con Francesco

Pubblicato dal “Corriere della Sera” del 27 aprile 2014

 

La concelebrazione di oggi sta ad attestare che il passaggio del testimone tra i due Papi – di cui non c’era esperienza – è avvenuto con l’esito più convincente, in barba ai canonisti che in risposta ai Papi che li avevano consultati sulla “rinuncia” (Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II) avevano enfatizzato il condizionamento di un Papa rinunciatario sul successore, qualora questi avesse voluto prendere decisioni innovative.

Di novità Francesco ne ha poste tante senza alcun timore del Papa emerito e questi riconosce la legittimità di quelle decisioni tanto da accettare l’invito a concelebrare in un’occasione come quella di oggi. Nella concordia dei due Papi possiamo vedere un segno del fatto che la Chiesa è più grande della sua storia travagliata e – nel tempo – matura convincimenti che le permettono un creativo superamento degli incubi del passato, tra i quali c’è quello dell’antipapa.

“Siamo fratelli” dice Francesco a Benedetto il 23 marzo 2013 a Castel Gandolfo, la prima volta che pregano appaiati. E’ stata subito chiara la capacità del nuovo di avvicinarsi al vecchio senza subirne condizionamenti. In occasione di quel primo incontro il portavoce disse che la decisione di diffondere le immagini era stata lasciata al Papa emerito, contento il nuovo di ciò che avesse stabilito. Le foto dei due in preghiera avranno forse aiutato la riconciliazione tra chi si richiama all’uno o all’altro.

Per decenni la Chiesa Cattolica aveva avuto il cardinale Ratzinger come garante dottrinale accanto a Papa Wojtyla e ora ha Papa Ratzinger come sostegno orante accanto a Papa Bergoglio. Un sostegno che è anche di consiglio e che così è stato narrato da Francesco il 29 luglio 2013 ai giornalisti sull’aereo: “Io gli ho detto tante volte: ‘Ma, santità, lei riceva, faccia la sua vita, venga con noi…’. E’ venuto, per l’inaugurazione e la benedizione della statua di San Michele… Per me, è come avere il nonno a casa: il mio papà. Se io avessi una difficoltà o una cosa che non ho capito, telefonerei, ma, mi dica, posso farlo, quello?”

“Faccia la sua vita” dice Francesco a Benedetto. E qualcosa si è visto. Abbiamo avuto notizia di gruppi di bavaresi e di altri ospiti che ha ricevuto a casa sua e di almeno due uscite dal Vaticano: una il 18 agosto per un concerto a Castel Gandolfo organizzato per lui, un’altra il 3 gennaio 2014 per fare visita al Gemelli al fratello don Georg.

La compresenza all’inaugurazione della statua di San Michele è stata il 5 luglio, lo stesso giorno della pubblicazione dell’enciclica “Lumen Fidei”: “Papa Francesco e il papa emerito si sono abbracciati e sono rimasti vicini per tutta la cerimonia” informò il padre Lombardi.

Della compresenza dei due nell’enciclica “Lumen Fidei” dà conto serenamente Francesco al paragrafo 7: “Egli aveva già quasi completato una prima stesura di lettera enciclica sulla fede. Gliene sono profondamente grato e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi”.

Anche per l’enciclica alcuni – forse privi d’altre preoccupazioni – si sono detti ansiosi ma lo svolgimento dei fatti dovrebbe sgombrare l’ansia: è il Papa emerito che consegna al nuovo la sua bozza; avrebbe potuto distruggerla, o chiuderla in un cassetto; consegnandola ne fa un lascito per il magistero del nuovo Papa, che l’apprezza e ne cava un’enciclica. Vi si può leggere una parabola della continuità come nell’immagine dei due inginocchiati.

Il 27 dicembre i due hanno pranzato insieme al Santa Marta, avendo al loro tavolo comuni collaboratori. Il 22 febbraio il Papa emerito è stato presente in San Pietro al Concistoro per la nomina dei nuovi cardinali: in quella presenza c’era il seme dello sviluppo che avremo oggi.

Il fatto più inaspettato, su questa linea della compresenza dei due, è stata la pubblicazione della “risposta” di Benedetto al matematico Piergiorgio Odifreddi che nel 2011 gli aveva indirizzato una pubblica interpellanza con il volume “Caro Papa ti scrivo” (Mondadori 2011): risposta che è apparsa lo scorso autunno nel nuovo volume di Odifreddi “Caro Papa teologo, caro matematico ateo” (Mondadori 2013).

Prima e dopo del testo a Odifreddi avevamo conosciuto altre parole del Papa emerito: un’omelia di cui aveva dato notizia la Radio Vaticana il 1° settembre e un testo di rievocazione del predecessore Giovanni Paolo II, apparso in una pubblicazione polacca in vista della canonizzazione di oggi.

Non solo – dunque – il Papa emerito esce dal Vaticano, compare in San Pietro e concelebra sulla piazza, ma anche parla e pubblica. E’ dunque legittimo attendersi che un giorno possa anche tenga l’omelia, insieme al Papa regnante, per un’occasione – poniamo – simile a quella di oggi.

Capita che i “vescovi emeriti” che sono nelle Chiese locali concelebrino con i loro successori e anche parlino in tali concelebrazioni e la figura del Papa emerito la dobbiamo guardare in riferimento a quella del vescovo emerito, come Francesco ha detto al direttore del “Corriere della Sera” nell’intervista del 5 marzo: “Sessanta o settant’anni fa, il vescovo emerito non esisteva. Venne dopo il Concilio. Oggi è un’istituzione. La stessa cosa deve accadere per il Papa emerito”.

Luigi Accattoli

www.luigiaccattoli.it

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