Benedetto: l’uomo ha sete di Dio e Dio dell’uomo

Torno sulla “sete di Dio” di cui il papa aveva parlato con gli alunni del seminario romano il 2 febbraio (vedi post del 2 febbraio) e della quale ha riparlato con i preti di Roma (vedi post del 14, 15, 19, 20 febbraio) e di nuovo all’angelus e all’omelia di domenica 24. “La sete di Dio c’è. Ho avuto poco tempo fa la vista ad limina di Vescovi di un paese dove più del cinquanta per cento si dichiara ateo o agnostico. Ma mi hanno detto: in realtà tutti hanno sete di Dio. Nascostamente esiste questa sete. Perciò prima cominciamo noi, con i giovani che possiamo trovare. Formiamo comunità nelle quali si riflette la Chiesa, impariamo l’amicizia con Gesù. E così, pieni di questa gioia e di questa esperienza, possiamo anche oggi rendere presente Dio in questo nostro mondo”: così ha parlato ai preti romani il 7 febbraio. All’angelus di domenica scorsa ha trattato di un’altra sete nascosta, quella che Dio ha di noi: “Dio ha sete della nostra fede e del nostro amore”. Poco prima all’omelia, parlando della samaritana al pozzo, aveva così rappresentato il dramma delle due seti: “In ogni persona c’è un innato bisogno di Dio e della salvezza che solo Lui può colmare. Una sete d’infinito che può essere saziata solamente dall’acqua che Gesù offre, l’acqua viva dello Spirito. Tra poco ascolteremo nel prefazio queste parole: Gesù ‘chiese alla donna di Samaria l’acqua da bere, per farle il grande dono della fede, e di questa fede ebbe sete così ardente da accendere in lei la fiamma dell’amore di Dio’ “. Non conosco argomento più coinvolgente e chiedo ai visitatori come avvertono quella sete reciproca di Dio e dell’uomo e per quale mistero il loro incrocio risulti così arduo.

21 Comments

  1. ignigo74

    Sete di Dio, genitivo soggettivo e oggettivo.

    29 Febbraio, 2008 - 13:24
  2. oddio, che vertigine che tocchiamo con questo tema, Luigi!
    Mi sento inadeguato… mi viene da condividere solo che io ho oggi sete di Dio anche perchè ho percepito un giorno che Lui ha sete proprio di me (incredibile!) … forse è anche il nodo della prima (profonda) evangelizzazione, prima e oltre i “principi non negoziabili”.

    29 Febbraio, 2008 - 14:02
  3. LuigiM

    Ciao moralista,

    mi rendo conto che si entra nel privato, però mi piacerebbe sapere come e quando hai percepito un giorno che Lui ha sete proprio di te!

    Il quesito lo estendo a chiunque voglia svilupparla!

    Grazie

    29 Febbraio, 2008 - 14:57
  4. FABRICIANUS

    Mi sento inadeguato anch’io a commentare questo post di Luigi…

    Dico solo che ho una sete immensa di Dio…che Egli possa irrigare il mio deserto di questi mesi/giorni.

    29 Febbraio, 2008 - 15:02
  5. Sumpontcura

    (Se vuoi ci provo: ma stavolta il “compito” è proprio difficile, prof!).

    L’amore dell’uomo per Dio. In apparenza è ovvio: che c’è di più naturale? Il bambino s’innamora della Mamma: ti devo tutto, tu sei “perfetta” e “immensa”, mi hai voluto e mi hai fatto con un atto d’amore, mi hai formato dentro te stessa, hai respirato al mio posto, poi mi hai nutrito, insegnato a camminare, ad amare… Certo che ti amo. Certo che amo Dio, cui devo tutto, che è perfetto e immenso, che mi ha voluto e fatto con un atto d’amore, mi ha formato, fatto nascere, nutrito, insegnato a camminare e ad amare. Ma in seguito sono cresciuto, come Dio ha voluto, diventato autonomo, come Dio ha preteso, ed ecco che ha smesso di stupirmi con gli effetti speciali: non si fa vedere, Lui, potrebbe incantarmi coi miracoli e non vuole. “Devi camminare da solo”, sembra dirmi quando istintivamente cerco la sua mano. Mi ha lasciato un messaggio, certo: un libro fatto di libri, meraviglioso e terribile: leggo una pagina e sento scorrere sulle guance lacrime di gioia, ci riconosco la sua mano, il suo profumo, mi sento pieno d’amore; ma poi, altre pagine, incomprensibili, contraddittorie, inaccettabili… Il libro dei libri mi racconta una storia che pare incredibile: il male che dilaga, che può allontanare da Dio le sue creature, per sempre! E Lui che, in un momento della storia, si abbassa fino a farsi carne, si fa uomo come noi perché solo così può riparare il male, prendere per mano le sue creature e insegnare loro la strada: essere liberi e liberamente scegliere l’amore di Dio, e in suo nome scoprire le altre creature e amarle: tutte, anche quelle che ti fanno del male, anche quelle che farebbero schifo persino alle proprie madri.
    E poi la Chiesa: cioè i fratelli che cercano Dio insieme a me, e una gerarchia di uomini saggi che mi aiutano a capire il libro dei libri, e mi perdonano in nome di Dio tutte le volte che sbarello e vado a sbattere, e in un rito pazzesco pronunciano certe parole e trasformano un pezzo di pane nel corpo di Dio. Il “corpo”, il “sangue”, l’”anima”, la “divinità” in un pezzo di pane, offerto poi ai fedeli perché ne facciano nutrimento: nutrimento fisico, non simbolo, non metafora! Altro che miracolo! Una presenza, fisica, di Dio in me! Ma bisogna crederci: in apparenza il pezzo di pane, prima e dopo le parole del miracolo, rimane un pezzo di pane: e a volte si ha l’impressione che i fedeli che ti circondano, e prima ancora certi pastori celebranti, siano i primi a non crederci davvero, fino in fondo.
    Non parliamo, poi, degli “altri”, quelli che dalla Chiesa restano fuori. Sei circondato da gente che non solo non ti parla di Dio, ma nega persino che esista o sia mai esistito. “Lascia perdere i miti”, ti dicono: “sei diventato uomo, guarda avanti: l’anima? macché spirito, è solo energia, studia Einstein, macché creazione, studia Darwin, la tua dignità è la scienza, è la ricerca della verità, e la verità è il nulla eterno, basta sogni, contempla la realtà a ciglio asciutto”. Ma poi gli stessi – quelli che irridono il mito e considerano solo la “realtà” delle cose concrete, tangibili, misurabili e dimostrabili – te li ritrovi, ognuno col suo bravo retino, a caccia di farfalle: innamorati della Patria, dell’Onore, della Santa Violenza degli Sfruttati, della scientifica Lotta di Classe, del ruolo salvifico dell’Italia nel mondo, del Pacifismo Senza Se e Senza Ma, del Partito ics, della Lega ypsilon, di Forza zeta. E questi sono i migliori, ché altri ancora s’innamorano degli oroscopi, dei grandi fratelli, delle canzonette o dei pedatori delle “palle” perdute. Sono, questi, il tuo prossimo; o meglio, sono quelli ai quali tu devi fare da prossimo. Questi, e altri ancora peggiori. Perché nella loro insipienza, nel loro sarcasmo, nella loro miseria devi essere capace di trovare Dio: e amarli, proprio come ameresti Dio. E in questo amore, nell’amore per l’orrido pedofilo, per lo stupratore puzzolente, per l’infanticida e la sua lucida follia, in questo amore trovi l’acqua viva che Gesù promise alla Samaritana.

    L’amore dell’uomo per Dio: tutt’altro che ovvio, dunque, e niente affatto “naturale”. Ma l’amore di Dio per l’uomo… be’ questo è proprio incomprensibile, questo è il più grande mistero di tutti i tempi. Che ci troverà mai, Dio (perfettissimo, onnipotente, onnisciente), in noi mostriciattoli zompettanti, presuntuosi, superficiali, inaffidabili! Eppure Dio è “issimo” e “onni” non solo nella potenza, nella giustizia e nella misericordia, ma anche – e soprattutto – nell’amore. Lui, fuori del tempo, in un lampo della sua eternità ha creato, tutti insieme, da Adamo in giù, miliardi di “freschi buffi” e ha curato la regia di un progetto colossale, in cui ognuno di loro viene ad assumere un ruolo, sulla base del proprio essere, delle proprie libere scelte, delle miserie e degli eroismi e della santità e dell’abiezione di ciascuno. E li ama: tutti. E li vuole liberi di amare, e ha sete del loro amore, e ne farà altrettanti piccoli “dio”, tutti suoi figli, pieni d’amore come Lui. La “buona notizia” è questa. Ce ne potrà mai essere una più “buona”?

    Ma come potrebbe, caro Luigi, non apparire “arduo” l’incrocio fra questi due grandi misteri; forse, fra tutti, i più lontani dalla nostra comprensione?

    29 Febbraio, 2008 - 17:18
  6. Clodine

    Fabricianus, caro, come stai? Sto pregando per te, e ho pregato molto nei giorni passati. Ricorda che il deserto non è una brutta condizione. Il deserto nasconde un prezioso tesoro: la crescita interiore, ne uscirai presto e forte. Vedrai!

    Anch’io mi sento inadeguata e incapace a rispondere. Tuttavia proverò ad esprimermi, goffamente naturalmente, e provare, secondo la mia esperienza a dare una testimonianza.

    Secondo me il mistero della fede non è esprimibile: è un mistero! La fede è un “sentire”, un sentire la presenza reale, tangibile, di qualcuno che ascolta, che ti è accanto, una presenza viva e costante che si preoccupa di te anche nelle più piccole cose (l’ho provato nella mia vita).

    Non una presenza muta, anzi, un “qualcuno” che si mette in ascolto e comunica con te, partecipa alla tua esistenza e si rende manifesto attraverso dei segni: l’importante è saperli scorgere quei segni, intuirli. E’ qui la diversità tra chi ha fede e chi non ce l’ha, tra coloro che seguono solo la linea retta degli uomini e non riescono ad andare oltre, ad intraprendere un cammino che segua la “curva” parabolica di Dio che tutto abbraccia: la vita, l’esistenza, la morte ed oltre.

    Ecco, penso che ogni essere umano porti in se, in modo più o meno consapevole, questo anelito di trascendenza. La fragilità e caducità della condizione umana, ti pone di fronte a quelle domande di senso comuni a tutti, credenti e non: “chi sono, da dove vengo, dove sono diretto, ci sarà un futuro dopo questa esistenza o saremo terra per ceci?”

    La differenza tra chi possiede -per Grazia speciale- la fede da chi non l’ha, consiste nel prendere consapevolezza che solo in Dio troviamo risposta. La gratitudine diviene così grande, è una scoperta così immensa che ogni giorno è come fosse l’ultimo. Il dialogo con Dio, attraverso la preghiera -che può essere diversa per ciascuno di noi- diventa uno scambio di doni…ecco..Lui ha bisogno del nostro amore come noi del Suo…come la terra dell’acqua senza la quale non c’è che desolazione …senza Dio è la morte.

    29 Febbraio, 2008 - 18:07
  7. FABRICIANUS

    Cara Clodine, i tempi sono un pò difficili….
    La tua Preghiera costante per me, mi commuove. Ti sono grato di ciò. Sei per me “balsamo di consolazione”….e di questo ti ringrazio.
    Un caro saluto.
    F.

    29 Febbraio, 2008 - 18:16
  8. Luigi Accattoli

    Grazie dell’impegno di tutti, Sump e Clodine in primis! Invito anche gli altri a scrivere una riga. Benedetto continuamente ci provoca a concentrarci sul cuore del cuore della nostra fede. Il vero ascoltatore del papa è chi fa sua quella provocazione.

    29 Febbraio, 2008 - 22:33
  9. Clodine

    …se mi si consente un altro piccolo intervento, credo che il processo individuale verso la fede può avvenire in modi differenti, poiché sono certa che Iddio tenti sempre, costantemente di comunicare con le Sue creature (fatte di poco inferiori agli Angeli)
    La difficoltà maggiore consiste -a mio sommesso avviso- nell’incapacità dell’uomo di superare la sua natura captativa, di fare quel salto che lo proietta oltre, oltre ciò che io definisco l”‘ombra”, un’ombra che si frappone tra noi e Dio come una fitta cortina fumogena che tutto copre e nasconde.

    Riallacciandomi al discorso iniziale, l’uomo può rispondere alla chiamata di Dio in modi e tempi differenti, fino all’ora x estrema ci si può disporre alla conversione tanto che gli ultimi possono addirittura diventare i primi nel regno dei cieli . Atre volte invece irrompe come con Paolo sulla via di Damasco e lì in quell’anima avvengono cose stupefacenti : il caso di S.Sgnazio ad esempio o S.Agostino di moltissimi santi e sante.

    Poi, infine, non piace qundo si attribuisce a Dio una Volontà di dolore: Dio non ci ha creati per il dolore ma per la felicità . Il progetto di Dio per ognuno di noi è quello di fare di ognuno di noi dei veri capolavori.

    Purtroppo è la caduta in questo eone -segnato da una storia di peccato e disubidienza e cattiva gestione della libertà fin dagli albori..da Adamo e Caino fino ad oggi- che ci scaraventa all’interno di contingenze talvolta senza via d’uscita: la malattia, il dolore e tutto il male di cui l’uomo è capace, nonché la sua immenza crudeltà…

    No! Il dolore non è nella volontà di Dio, ma Lui , Dio mi è accanto quando la mia vita -per strane misteriose vie- viene intaccata dal dolore. Ecco, in quel momento Dio che non vuole il mio male, però è lì, accanto al mio male. Mi prende per mano e mi è vicino nel momento del dolore, anche se accecata dalla prova non lo distinguo…e forse non lo avverto..

    1 Marzo, 2008 - 8:59
  10. Mia moglie mi faceva notare come in chiesa si vedano sempre più persone tra i 20 e i 50 anni, mentre quella è l’età in cui la gente spariva dalle chiese.
    Una delle ragioni delle difficoltà di ascoltare la sete di Dio è il sentimento di autosufficienza fisica, psichica ed economica che si raggiungeva in quella fascia d’età. Ma visto come vanno le cose ora…..
    Poi c’è il pregiudizio abbastanza superficiale di essere soli a questo mondo.
    Che non aiuta a ascoltare.
    Infine la somma delle pregiudiziali che ci riempiono di scetticismi e disillusioni.
    E ci uccide uccidendo la nostra capacità di sorprenderci e di vedere il bene.
    Penso che in fondo bisogni decidere di ascoltare, di accettare la grazia.

    1 Marzo, 2008 - 10:45
  11. Sumpontcura

    Caro LuigiM,
    “come e quando hai percepito un giorno che Lui ha sete proprio di te?”, chiedevi ieri al nostro amico “moralista”. Ti risponderà in seguito, se crederà giusto farlo. Ma poiché tu estendevi a noi tutti la domanda, vorrei farti rispondere, intanto, dal cardinal Joseph Ratzinger, citando da un libro che mi è particolarmente caro e che devo proprio a te.

    “Dio ti ha amato per primo… Bisognerebbe prendere questa frase tanto più letteralmente possibile, e anch’io tento di farlo. Perché è davvero la grande forza della nostra vita e la consolazione di cui abbiamo bisogno . E non è così raro dovervi ricorrere.
    Mi ha amato per primo, prima che io stesso fossi in grado di amare. Soltanto perché lui mi conosceva e mi amava di già sono stato creato. Quindi non sono stato catapultato nel mondo dal caso, come dice Heidegger, e non devo ora verificare come posso nuotare in questo oceano, ma sono stato preceduto da una conoscenza, da un’idea, da un amore di cui si intesse il fondamento della mia esistenza.
    Ciò che conta per ogni uomo, ciò che solo conferisce importanza alla sua vita è il sapere di essere amato. Proprio coloro che si trovano in situazioni difficili resistono se sanno che qualcuno li aspetta, se sanno che qualcuno li vuole e ha bisogno di loro. Dio esiste fin dal principio e mi ama. E questo è il fondamento fidato su cui poggia la mia vita e a partire dal quale posso progettare la mia esistenza.” (“Dio e il mondo”, di Ratzinger e Seewald, San Paolo, Milano, 2001, pp. 21 e 22).

    (Caro LuigiM, nel deserto da cui ho chiesto aiuto mi è arrivata la tua borraccia d’acqua fresca: rinfrancato e reso più forte, ho ripreso a camminare di buona lena. Ancora un grazie di cuore.)

    1 Marzo, 2008 - 14:11
  12. adriano

    Rispondo all’invito di Luigi perchè me lo sento come un dovere.
    Intorno ai vent’anni sono stato via di casa per tanto tempo, impegnato in una ricerca spirituale intensissima, esaltante, con gente esigente e meravigliosa. Mi sentivo assetato di infinito Dio.
    Quando sono tornato per stare qualche settimana con i miei, che erano stati la mia prima Chiesa, mi è crollato il mondo: pregavano tanto, ma da soli; della Bibbia – intesa come libro – ignoravano la complessità e la ricchezza; a Natale e a Pasqua, quando sentivano la benedizione del Papa alla radio, si mettevano in ginocchio: davanti alla radio! Mandavano le offerte a S.Antonio, facevano il segno della croce sulla pancia della mucca che doveva partorire… Un giorno hanno persino detto ad uno dei miei fratelli più piccoli che loro non credevano che si discendesse dalle scimmie. Credo che si sarebbero stupiti se avessi chiesto loro “se avevano sete di Dio”.
    Non volevo ammettere neanche con me stesso che sbagliassero, ma insomma…
    Una mattina ho preso lo zaino e ho detto a mio padre: “Vado lassù”, su una delle cime che contornavano il nostro altipiano. In tanti anni non c’ero mai stato, e adesso mi sembrava strano.
    Ho chiesto a mio padre se qualche volta ci fosse stato, lui, su quella cima. “No”, mi ha risposto con il suo solito volto sereno, ed ha aggiunto: “E tu, perchè ci vai?”. “O bella, ho detto, se non ci si va, che montanari siamo?”. “I montanari non vanno in montagna” ha detto deciso, ed ha chiuso la conversazione. Nel senso che ha preso l’accetta per andare a tagliare la legna.
    Queste parole mi hanno fatto “cadere da cavallo”: ho capito che la fede vera è come la montagna per un montanaro. Infatti i montanari non “vanno” in montagna, e neanche “abitano” la montagna.
    I veri montanari “sono” la montagna.
    La fede, come la montagna, non è un qualcosa di cui impossessarsi, ma una realtà a cui si appartiene.
    La fede dei miei era semplicemente la loro esistenza partecipe di Dio.
    La mia fede, invece, era come l’ansia dei cittadini che da bambini vedevamo andare alla conquista delle cime. Ci sembravano esaltati, al ritorno, ed anche fieri. Appagati mai. Al punto che il giorno dopo ripartivano frenetici a cercare un’altra cima, senza gustare davvero la montagna che è fatta anche di nebbia, di pioggia. Di giornate al chiuso in cui un cittadino si annoia, mentre un montanaro le prende come una benedizione.
    Adesso, diventato cittadino, capivo anche perché i turisti ci guardassero come fossimo ottusi, insensibili: indimenticabili le facce di chi ci chiedeva indicazioni su un itinerario, e noi, “del posto”, che non ne sapevamo niente…
    Quel giorno ho capito che non ero più un montanaro e che non ero nemmeno un uomo di grande fede.
    Montanaro non lo sarei più diventato. Sto cercando di diventare uomo di fede scoprendo, giorno dopo giorno, “l’altezza, la larghezza, la profondità” di Colui a cui appartengo.
    Anche inconsapevolmente.
    Adriano

    1 Marzo, 2008 - 18:41
  13. lazzaro

    Sono fuori casa e non posso dilungarmi più di tanto.
    (Scrivo senza aver letto gli interventi precedenti).
    Io ritengo di amare Dio, nonostante sia un peccatore. Non riesco a convincermi, però, che Dio mi ama così come sono, proprio perché sono peccatore.
    Cerco di dimostrargli il mio amore con la mia vita, ma non ci riesco.
    Di qui il mio macerarmi continuo nella mia inadeguatezza.

    1 Marzo, 2008 - 19:38
  14. lycopodium

    Credo che la testimonianza di Adriano valga molto più di mille trattati di teologia alla moda.
    Grazie.

    1 Marzo, 2008 - 20:11
  15. Clodine

    ..” ..Beato te, Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te lo hanno rivelato..”

    ed è vero! La fede non è un qualcosa che si trasmette, o che si eredita come gli occhi, il carattere, o i capelli..Concordo con Adriano, il quale ad un certo punto della vita dice al padre :” prendo lo zaino e me ne vado sulla montagna lassù”.

    Lo stesso posso dire di me: nata in una famiglia numerosa dove, più che la fede, il pensiero primario era: sbarcare il lunario! Non ho mai visto mio padre pregare, la sua preghiera era sgobbare dal mattino alla sera per portare lo stipendio e non farci mancare, almeno, il necessario. Di mia madre invece ricordo la sua devozione alla Madonna: ci recavamo una volta l’anno in Santa Maria Maggiore in onore del miracolo della neve. La sua era una fede vissuta nel dono di sé, offerto ogni giorno nella totale rinuncia finanche alla più piccola soddisfazione: mai un gelato, una pizza, o..una vacanza..tutta la sua vita era in funzione nostra, affinché potessimo crescere sereni, studiare e nessuno mai potesse dire:” ..tutti quei figli ..poveracci !!”.

    Tuttavia, mentre le mie sorelle pensavano a lavorare, divertirsi, andare a ballare io era attrata -lo sono sempre stata fin dalla più tenera età- dalla preghiera e dallo studio. Ricordo di quando eravamo piccoline, la nonna ci portava alle giostre proprio di fronte alla chiesa parrocchiale ebbene, attendevo che il grande portone si aprisse per svignarmela, ed entravo, percorrevo la navata laterale dove, in fondo, dentro una teca di vetro, era coricata la statua di un Cristo morente, bellissimo, sembrava parlasse…e in realtà nella mia mente di bambina ci parlavo; per me era come fosse vivo..

    E in seguito, durante le vacanze estive, amavo andare dalle suore, sarei stata con loro per delle ore, senza annoiarmi.La presenza del crocifisso era vitale per me, eppure in famiglia non c’era un grande attaccamento alla religione né mai ci s’imbatteva in discorsi che riguardassero la fede. Solo alla fine i miei genitori hanno compreso e anche le mie sorelle le quali tutte si sono avvicinate al Signore profondamente. Ma all’inizio ho sofferto molto per questa loro distanza da Dio, e per gli ostacoli che mi opponevano. Distanza che si è andata sempre più accorciando fino ad essere in parte superata grazie a Lui !

    E così è stato per tutta la mia vita: mentre la mia famiglia andava di quà, io me ne andavo per di là…come il gabbiano Jonathan Levingston….ma ne è valsa la pena!

    1 Marzo, 2008 - 21:58
  16. Leopoldo

    Lo dico con tutto il rispetto per voi e per la vostra fede, per me è più facile fare i conti col dolore (ho in mente i due bambini caduti nella cisterna e morti lì in quel modo orribile, solo perché sono più vicini di altri milioni di uomini che ugualmente soffrono) pensando che non esista nessun dio onnipotente.
    E non ho nessuna sete che non possa soddisfare vivendo la mia vita onestamente, per quanto a me possibile.

    3 Marzo, 2008 - 9:37
  17. Luigi Accattoli

    Io avverto ogni giorno la vita che chiama altra vita. “Tu tu non mi basti mai” canto con Lucio Dalla.

    3 Marzo, 2008 - 10:03
  18. bene LuigiM… ci provo, in grande sintesi, ovviamente. Posso registrare con chiarezza almeno due occasioni in cui “sono caduto da cavallo”, per citare Paolo e qualcun altro che ha commentato. Ma parlerò solo della mia “prima volta”.

    Io nacqui battezzato e cattolico (sacramenti, oratorio salesiano, poi abbanodnato, messa – spesso senza genitori, peraltro – etc), educato e cresciuto come tanti con la percezione che essere cristiani fosse un modo più titanico e quasi bohemienne di “vivere comportandosi bene”… Crisi adolescenziale, poi un’altra parrocchia, esperienze di “servizio” etc etc ma il Cristo “di carne” non lo avevo incontrato. O meglio Lui mi cercava nelle pieghe di tutto questa vita di occasioni, ma io pensavo che tutto si riducesse al mio essere “buonino”… un certo giorno, durante un campo di formazione, alla messa finale ascolto, come fosse la prima volta, il vangelo del Battesimo di Gesù (era per l’appunto quel giorno dell’anno): “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”… scoprii che il Padre diceva lo stesso anche me, Simone… in quel momento della mia vita, la scoperta di un Dio-Papà che considera unico il proprio figlio, fu balsamo su diverse ferite e pungolo rispetto a troppe situazioni stantie in cui mi stavo predendo. Scoprii che il Dio di Gesù Cristo è uno che vuole fare con te una cammino concreto. E che la Parola di Dio parla alla tua vita. Da allora quel cammino continua… fatto anche di scelte personali che credo siano state il piccolo tentativo di rispondere a questo amore gratuito.

    Tra l’altro il mio primo figlio, Pietro, è nato proprio la domenica del Battesimo di Gesù, l’11 gennaio 2004.

    ps. per Leopoldo e per tutti consiglio la lettura di questo dibattito su un blog che seguo (http://corsaro.splinder.com/post/16122448#comment). All’intreno anche la mia segnalazione di un articolo che don Andrea Santoro scrisse per il mio giornale proprio sul tema che Leopoldo giustamente ci sottopone.
    Non so cosa altro dire.

    3 Marzo, 2008 - 10:54
  19. Clodine

    Bhè moralista, tu non ci crederai: quando sono stata in Terrasanta, proprio lì, sulle rive del Giordano dove -presumibilmente- è avvenuto il Battesimo
    -premetto che in quel punto tra l’acqua del fiume e la terraferma vi è un piccolo spazio ,strutturato per pregare e battezzare- vi era una specie di cesta dentro la quale ciascuno poteva gettare delle preghiere. Mi sei venuto in mente tu, forse per associazione con Miriam che sarebbe nata di lì a poco. Così ho pregato per te, per la tua famiglia, e ho scritto il tuo nome…e l’ho deposto in quella cesta che sarebbe stata affidata alle acque.

    Non te l’ho detto prima solo perché non avevo avuto modo, né occasione per dirtelo…ma ora, dopo quanto hai detto riesco a trovare il nesso..

    3 Marzo, 2008 - 21:34
  20. beh, Clodine… grazie… grazie. Il Signore ti benedica.

    4 Marzo, 2008 - 10:04

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