Benedetto: “La fede se è vera diventa amore”

La fede cristiana – ha detto il papa stamane durante l’udienza generale – “non è un pensiero, un’opinione, un’idea”: “Questa fede è comunione con Cristo, che il Signore ci dona e perciò diventa vita, diventa conformità con Lui. O, con altre parole, la fede, se è vera, se è reale, diventa amore, diventa carità, si esprime nella carità. Una fede senza carità, senza questo frutto non sarebbe vera fede. Sarebbe fede morta”. Il papa commentava le parole di Paolo ai Galati (5,6) sulla fede “che si rende operosa per mezzo della carità”. Ha detto ancora – proponendo una sintesi creativa della predicazione cattolica e luterana che un tempo si ponevano in contraddizione reciproca: “Giustificati per il dono della fede in Cristo, siamo chiamati a vivere nell’amore di Cristo per il prossimo, perché è su questo criterio che saremo, alla fine della nostra esistenza, giudicati”. Ha fatto questo esempio audace che già aveva proposto in tempi recenti (vedi post del 1° ottobre 2008): “A che cosa si ridurrebbe una liturgia rivolta soltanto al Signore, senza diventare, nello stesso tempo, servizio per i fratelli, una fede che non si esprimesse nella carità?” Ha concluso con parole slanciate: “Lasciamoci quindi raggiungere dall’amore ‘folle’ di Dio per noi: nulla e nessuno potranno mai separarci dal suo amore”. – Una catechesi chiara e calda, a superamento del contrasto sulla “sola fede” e la “sola carità” (vedi post del 20 novembre 2008), a sviluppo della predicazione sull’amore come parola chiave della lingua cristiana.

32 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Ero nell’aula Nervi – a seguire l’udienza – perchè accompagnavo il fotografo Pier Paolo Cito che intendeva presentare al papa il libro di foto su papa Wojtyla che ha appena pubblicato e per il quale ho scritto qualche pagina di interpretazione della figura di Giovanni Paolo com’è attestata da quelle immagini geniali e fortunate. Segnalo la foto della copertina, che dice più di quanto potrebbe dire un intero libro su Karol il grande che si accomiata dal mondo: http://www.corbaccio.it/scheda.asp?editore=Corbaccio&idlibro=6471&titolo=I+GIORNI+IN+CUI+IL+MONDO+SI+E%27+FERMATO

    26 Novembre, 2008 - 20:01
  2. Luigi Accattoli

    Dopo aver parlato con Pier Paolo Cito, papa Ratzinger mi ha detto: “Dunque lei se ne va!”, rievocando il saluto che gli avevo dato in aereo di rientro dal viaggio in Francia a metà settembre (vedi post del 17 settembre 2008 e commento n. 1). Ha aggiunto: “Ma leggiamo ancora…”. Don Georg si è premurato di spiegare che “Accattoli va in pensione ma per ora continua a scrivere e continuerà anche dopo”. Ha chiesto ancora “Quando lascia”, ho detto “il 31 dicembre”. Mi ha rinnovato benedizione e auguri.

    26 Novembre, 2008 - 20:09
  3. roberto 55

    Bello questo “siparietto” tra il nostro Papa e Luigi, descritto da Luigi stesso con la consueta dolcezza ed il solito delicatissimo spirito d’osservazione.

    Piuttosto, Luigi, ho letto sul “Corrierone” d’oggi il tuo “pezzo” sulla (presunta ? pretesa ?) “conversione” religiosa di Antonio Gramsci: la “voce” non è nuova, ed anche tu l’hai ricordato, ma, francamente, che ne pensi ?
    Per l’idea che, nel tempo, ho maturato, credo che:
    – gli indizi di un riavvicinamento di Antonio Gramsci, negli ultimi anni della sua vita, alla fede cattolica sono troppo labili ed incerti, oltre che contraddittori con altri elementi riferiti da parenti e familiari che gli furono vicini fino all’ultimo;
    – la somministrazione dell’Estrema Unzione, “in articulo mortis”, e quando Gramsci già si trovava in stato d’incoscienza, se anche verificatasi, non mi parrebbe, a quel punto, molto significativa;
    – trovo incomprensibili, peraltro, le reazioni, a metà tra lo scandalizzato ed il sarcastico, di alcune personalità politiche (ad esempio, il Segretario del PRC Ferrero) che, addirittura, “rifiutano” l’ipotesi che Gramsci fosse credente: “embè ?”, direbbe loro Sandro Curzi.

    Buona notte a tutti gli amici del “pianerottolo” !

    Roberto 55

    26 Novembre, 2008 - 23:39
  4. Sumpontcura

    Ho fondato il Piccì, sono un compagno
    ma con Gesù Bambino mi accompagno.
    Del resto trovo che è cosa un po’ strana
    morir sotto l’insegna “Quisisana”:
    vero Vladìmir? (Il’ic o Guadagno?).

    27 Novembre, 2008 - 10:23
  5. Nessuno aveva chiesto a Gramsci se aveva abbracciato pubblicamente la fede in Cristo, e non l’ha lasciato detto a quanto sembra.
    Che cosa è questa moda di far entrare a forza o a violenza i morti nel conteggio dei “convertiti”?
    Non conosce solo il Padre il cuore degli uomini?
    Non spetta al Padre l’ingresso nel Regno?
    E allora quali giudizi si va tritando?
    E con quale diritto umano si violenta la coscienza dei morti?
    Uno sporti molto in voga tra strani cattolici….
    con conseguenti giudizi di derisioni dell’altrui coscienza,
    senza nemmeno avere assolutamente dati certi.
    Ma questo è anche il nostro strano mondo di noi cattolici,
    sempre pronti a voler portare sul carro intellettuali, o pronti con le pietre in mano…. per linciare…

    27 Novembre, 2008 - 11:42
  6. Sara Bauducco

    Diversi anni fa, al termine di una settimana estiva in quel di Assisi, presso il Sacro Convento, sul mio libretto dei canti qualcuno (che in verità ricordo bene ed è sempre vicino) ha scritto: “Se il tuo cuore non brucia d’Amore – a maiuscola! – molti morranno di freddo”… subito ne intesi solo l’immediata poesia, poi poco per volta la interiorizzai, il significato si espanse e la ritrovo nell’intervento di Benedetto…
    …e desidero che continui a camminare per farmi luce nella quotidianità…
    …e se qualche passo magari ogni tanto tentenna, scopro che c’è c’è Qualcuno (o qualcuno con gli occhi di Quel Qualcuno) che mi si affianca e sprona… Bello!!
    Questo auguro anche ad ognuno e che ognuno riesca a farsi un po’ “compagno di viaggio” nell’amore per gli altri!

    27 Novembre, 2008 - 12:24
  7. Sumpontcura

    “Tritando”?
    “Si violenta la coscienza dei morti”?
    “Strani cattolici”?
    “Derisioni dell’altrui coscienza”?
    “Pietre in mano per linciare”?
    Santo Cielo, Matteo, che borbottone che sei!

    1. Hai mai sentito parlare di satira? (O la satira è un diritto solo per i raffinati di largo Fochetti, le concite e i bobi del giornale fondato da Antonio Gramsci, o le tenere sabne di piazza Navona?).
    2. Se proprio vuoi andare sul serioso, ti scandalizza così tanto che ci si possa fidare di una suora (due, veramente) più che di una “compagna” triplogiochista che definire ambigua è ancora poco?

    27 Novembre, 2008 - 12:33
  8. @ Sara Bauducco 27 Novembre 2008 @ 12:24
    Bellissimo imput.
    grazie

    27 Novembre, 2008 - 13:07
  9. lycopodium

    “Oh generazione sfortunata, venisti al mondo, che è grande eppure così semplice, e vi trovasti chi rideva della tradizione, e tu prendesti alla lettera tale ironia fortemente ribalda … [e ti felicitavi delle abiure delle laiche cristiane e ti rodevi dei miracoli in articulo mortis] … Non conosceste o non riconosceste i tabernacoli degli antenati … Oh generazione sfortunata, capirai di aver servito il mondo: era esso che voleva far piazza pulita del passato … Vi siete ribellati proprio come esso voleva … Piangerai, ma di lacrime senza vita, perché forse non saprai neanche riandare a ciò che, non avendo avuto, non hai neanche perduto” (P.P.P.)

    27 Novembre, 2008 - 17:35
  10. Sumpontcura

    “…
    ti troverai a usare l’autorità paterna in balia del potere
    imparlabile che ti ha voluta contro il potere,
    generazione sfortunata!
    Io invecchiando vidi le vostre teste piene di dolore
    dove vorticava un’idea confusa, un’assoluta certezza,
    una presunzione di eroi destinati a non morire –
    oh ragazzi sfortunati, che avete visto a portata di mano
    una meravigliosa vittoria che non esisteva!” (P.P.P.)

    Grazie, Lycopodium.

    27 Novembre, 2008 - 18:13
  11. Luigi Accattoli

    Roberto55 ritengo che le ritornanti attestazioni indirette della conversione di Gramsci non siano credibili per questa ragione: se la conversione ci fosse stata, i testimoni ne avrebbero redatto una memoria documentale. Il padre Della Vedova nell’articolo di “Studi sociali” del 1977 affermava molto meno di quanto non abbia detto l’altro ieri l’arcivescovo De Magistris, ambedue facendo riferimento al racconto di una e di un’altra suora. Nel primo caso si dice che Gramsci non vuole la visita del Bambinello nella sua camera la sera della vigilia del Natale del 1936 e che l’accetta solo per l’insistenza della suora; mentre l’accetta poi di buon grado l’anno seguente. De Magistris invece narra che è Gramsci a chiedere la venuta del Babinello che le suore per discrezione non gli avevano proposto: mi pare più verosimile la prima versione, stante l’ateismo militante dell’uno e l’altrettanto militante apostolato delle altre. Ma la differenza maggiore è un’altra: Della Vedova conclude che il cappellano della clinica, che cita per nome, non potè avvicinare Gransci gli ultimi giorni, impedito dalla cognata Tatiana (e lo stesso dice Tatiana in più lettere). De Magistris afferma invece a tutto tondo che i sacramenti li ebbe, ma non dice come. Avendo fonti similari, chi gli fa dire di meno a 40 anni di distanza mi pare sia più credibile di chi gli fa dire di più a 71 anni dai fatti. – Se la conversione ci fosse stata io ne sarei contento, ma ciò che trovo attestato è qualche parola e qualche gesto di condiscendenza verso le suore – il bacio al Bambinello, la richiesta di preghiere – non affatto l’abbraccio del cristianesimo di cui Gramsci non parlò mai nè a Tatiana che l’assisteva nè a Piero Sraffa che gli faceva visita. Nè poteva valere in alcun modo la “protezione” di Tatiana, se Gramsci avesse detto alle suore: “Io mi converto, portatemi il prete”.

    27 Novembre, 2008 - 18:34
  12. Sumpontcura

    Sul “Foglio” di oggi, una lettera di Gianni Baget Bozzo, con breve risposta dell’Elefantino.
    Sintesi:
    – Conosco monsignor De Magistris e penso che si possa credere alla sua versione della “conversione” di Antonio Gramsci…
    – Gramsci forse morì da convertito per amore a Gesù, certamente visse da ateo devoto. La chiesa e la sua cultura lo attraevano, riconosceva al cattolicesimo una funzione decisiva. Beato lui che non subiva sciocchi pettegolezzi.

    27 Novembre, 2008 - 18:47
  13. Clamorose rivelazioni-testimonianza di un’infermiera sarda:
    Wojty?a morente gridò “Allah è grande”

    Stasera, rimango esterrefatto da questo titolone di seconda pagina,
    capisco che non può essere che una bufala ma perché? Mi domando!

    L’autore così conclude:
    “Naturalmente se ci siamo decisi a raccontare questa storia, , che avrebbe dovuto restare segreta, è perché abbiamo in mano una documentazione inoppugnabile (più o meno come quella esibita dal vaticano a difesa dello scoop su Gramsci, e quindi validissima). (guardando le foto scattate in punto di morte) che sono tantissime, in successione, quasi un film, e noi le abbiamo mostrate a quelli della domenica sportiva che sanno “leggere il labiale” cioè capiscono, guardando le labbra, cosa sta dicendo il papa morente fotografato; e quelli della domenica sportiva, compreso l’arbitro Tombolini, ci hanno confermato che (il Papa morente) inneggiava alla Jiad islamica.”

    Un sorriso, mi ha dato il senso delle umane follie.

    27 Novembre, 2008 - 19:44
  14. Anche i Vescovi sono uomini,
    e sono tentati di ingigantire il “gregge” con calcoli aritmetici,
    qualunque mitria anno in capo 🙂

    27 Novembre, 2008 - 19:47
  15. raffaele.savigni

    Credo che si debba rispettare il mistero della morte di una persona e del suio incontro col Signore, senza “scorciatoie” apologetiche. E ritengo più probabile che ci fosse in Gramsci un sincero interesse per il Cristianersimo ed il ruolo storico della Chiesa piuttosto che un’adesione consapevole a Cristo. Ma trovo francamente insopportabile la sicumera di una certa cultuira di sinistra (da Canfora all’ineffabile Ferrero, che ha vinto l’ultimo Congresso di Rifondazione con metodi intimidatori) che deve difendere a tutti i costi l’ateismo di Gramsci. E non condivido neppure l’ironia sarcastca di Matteo. Nessuno di noi deride la coscienza di Gransci o di altri.

    27 Novembre, 2008 - 21:41
  16. perchè non si prova a lasciare in pace Gramsci, e il suo riposo nella misericorida amorevole del Signore?
    Io non ho fatto ironia sarcastica,
    ma se la si vuole vedere, liberissimi!

    Si ha bisogno di un Gramsci cristiano a tutti i costi?
    Auguri, e buon pro faccia,
    la coscienza di molti…. nè trarrà vantaggi,
    soprattutto…. post mortem….

    Post mortem….. si può dire di tutto e il contrario di tutto,
    ma i documenti?

    Si pensi ai vivi, e alle pecore disperse,
    e che i morti seppelliscano i loro morti!!!
    no????

    27 Novembre, 2008 - 22:30
  17. roberto 55

    Sinceramente, non mettevo nel conto che qualche considerazione “alla buona”, da me esposta sulla notizia (o, forse, sulla “bufala” ?) della (presunta ? pretesa ?) conversione religiosa “in extremis” di Antonio Gramsci, potesse scaturire l’ennesimo dissidio tra gli amici Matteo e Sump: va bè ! ……. ma un pò mi spiace.
    Ringrazio, comunque, Luigi per l’articolato parere che mi ha fornito (e che trovo convincente), come pure mi ritrovo nelle, al solito, sagge osservazioni di Raffaele Savigni: Sump non me ne vorrà, invece, se mi prenderò la libertà di dire che l’enormità di definire Antonio Gramsci quale “ateo devoto” si può leggere solo sul “Foglio” di Giuliano Ferrara.

    Un caro saluto a tutti.

    Roberto 55

    27 Novembre, 2008 - 23:19
  18. Sumpontcura

    “Sump non me ne vorrà…”. Volertene? E perché mai, Roberto? Al massimo potrei dirti che non mi trovi d’accordo nel definire un’enormità l’accostamento di Antonio Gramsci ai cosiddetti “atei devoti”.
    Proviamo a partire da una definizione?

    – Ernesto Galli della Loggia (“Avvenire”, 23 giugno 2005):
    «Io sono un “ateo devoto” (…) Che tradotto significa: penso che la modernità debba mantenere un rapporto con i valori della tradizione cristiana e che bisogna stare molto attenti a lederli, a incrinarli o a considerarli indifferenti. Gli “atei devoti” sono quanti pensano che ci sono campi in cui non si può lasciare all’arbitrio individuale la decisione ultima».

    – Eugenio Scalfari (“Repubblica”, 22 ottobre 2006):
    «Gli atei devoti non si proclamano affatto cristiani. Si proclamano invece laici non credenti, ma sostengono le ragioni “politiche” ed anche i messaggi evangelici della Chiesa per volgerli ad obiettivi politici che sono loro propri. Quando quei messaggi collimano».

    Una definizione pro e una contro. Tutte e due a me sembrano descrivere in modo mirabile l’atteggiamento di Antonio Gramsci nei confronti di quella che egli chiamava “la questione cattolica”. Gramsci rifiutava e trovava disgustoso l’anticlericalismo becero alla Podrecca o alla Scalarini (che se mai trovavano qualche eco in una certa tradizione socialista). Rinviarti alla lettura integrale dei “Quaderni” sarebbe facile quanto inutile; ma un aureo libretto antologico di scritti gramsciani dal titolo “Il Vaticano e l’Italia” (Editori Riuniti), ormai fuori catalogo ma rintracciabile in bancarella, o via IBS, o tramite qualche amico postcomunista, ti convincerebbe – credo – già dopo una decina di pagine.
    (Giuliano Ferrara può essere simpatico o antipatico, ma stupido non è di sicuro. E “ateo devoto” non è un insulto). Un ciao intriso di freddo e neve bagnata.

    28 Novembre, 2008 - 13:59
  19. Sumpontcura

    Appendice. Scopro adesso che “Il Vaticano e l’Italia” non è affatto fuori catalogo, essendo stato ristampato da Editori Riuniti due anni fa. Te lo consiglio a prescindere dagli atei e dalle devozioni: Gramsci era pensatore robusto e uomo profondamente “giusto”.

    28 Novembre, 2008 - 14:21
  20. roberto 55

    Sump, eccomi a te !

    Ti confesso, innanzitutto, che confrontarmi con te su Antonio Gramsci è quel che ci vuole a (quasi) conclusione di una settimana lavorativa estenuante e faticosa.
    Nel merito, resto della mia idea.
    Non conosco, ti premetto, “Il Vaticano e l’Italia”: ti ringrazio della “dritta” e, a questo punto, vedrò di rintracciare quest’opuscolo.
    Comunque, nei “Quaderni dal carcere” (uno dei testi della mia formazione giovanile) Gramsci, certo, ricordo che mostra sempre grande rispetto per la ricerca e l’apertura verso la trascendenza e, più in particolare, individua nella religione cattolica uno degli elementi maggiormente distintivi della storia e delle radici dell’identità culturale italiana e giunge ad elaborare una serie di considerazioni (che di sicuro conosci) sul ruolo secolare ricoperto dalla Chiesa Cattolica in Italia che “giustiziano” (è la parola) quel vetusto anti-clericalismo ottocentesco (di origine certamente “risorgimentale”) e che, pure, era penetrato (lo ricordianche tu) in certo patrimonio genetico della sinistra italiana di matrice socialista”.
    Proprio per questo, Gramsci perviene ad individuare nella “questione cattolica” un fattore specifico determinante non solo per interpretare il passato ma anche per capire il presente e, direi, persino per progettare il futuro.
    Tanta attenzione verso la “questione cattolica” si ritroverà – ne converrai – anche nella guida politica di Palmiro Togliatti (mi riferisco, tra l’altro, alla sua decisione di approvare, all’Assemblea Costituente, il testo dell’art. 7 della Carta Costituzionale) e nel pensiero di Enrico Berlinguer (penso alla sua proposta dell'”incontro storico” o “compromesso storico”).
    Ma – giusto per “stringere” – che c’entra tutto questo con gli “atei devoti” (per i quali mi pare azzeccata la definizione di Eugenio Scalfari) ? Capisco la ricerca, ed anche il gusto, del paradosso, ma non penso possano essere confusi un grande (piaccia o meno, e comunque la si pensi) protagonista della storia politica ed intellettuale del nostro paese dell’ultimo secolo, che pagò con il carcere e con la vita il proprio impegno, solido, tetragono, coerente, per un’Italia migliore, nuova e più giusta, con gente da talk – show come Giuliano Ferrara ?

    Ti abbraccio, Sump.

    Roberto 55

    29 Novembre, 2008 - 0:20
  21. Sumpontcura

    Caro Roberto,
    lascia perdere l’opuscolo: uno che ha letto i “Quaderni” e ne fornisce con precisione una chiave d’interpretazione così attenta e lineare non ha nessun bisogno di antologie divulgative. Le tue argomentazioni (con le aggiunte relative al pensiero e alla prassi di Togliatti e Berlinguer) mi hanno peraltro confermato nella “provocazione” sugli atei devoti.
    Prova anche tu: scorri di nuovo il tuo commento di ieri sera e mettine in relazione i temi portanti con la definizione di Scalfari, che ti ripropongo qui: «Gli atei devoti non si proclamano affatto cristiani. Si proclamano invece laici non credenti, ma sostengono le ragioni “politiche” ed anche i messaggi evangelici della Chiesa per volgerli ad obiettivi politici che sono loro propri. Quando quei messaggi collimano». E’ una fotografia!

    Quanto alle diversità fra Gramsci e Ferrara, e chi le ha mai negate? Il marchio di “atei devoti” non è mica esclusivo dei Foglianti.

    29 Novembre, 2008 - 17:02
  22. Sumpontcura

    I leader comunisti italiani esaminati sub specie “atei devoti”. Più ci penso, più la cosa mi convince. Fra gli exempla e gli aforismi che mi si affollano in testa, te ne voglio ricordare uno, impagabile, su un giovanissimo Enrico Berlinguer, dirigente nazionale della FGCI, che proponeva alle giovani donne comuniste d’Italia – come modello cui ispirarsi – l’eroismo di Irma Bandiera e di Maria Goretti…

    29 Novembre, 2008 - 17:03
  23. Sumpontcura

    L’articolo di Rodari, qui riproposto grazie a Lycopodium, mi spinge a chiedermi di nuovo: ma siamo proprio sicuri che la testimonianza di due suore (tre, a questo punto) sia meno affidabile di quella di una “compagna-cognata” stalinista triplogiochista?

    29 Novembre, 2008 - 17:03
  24. Antonio Gramsci muore nel 1937.
    Era cattolico battezzato.
    Quali che siano i suoi rapporti con il buon Dio,
    credo che ora se la stia vedendo direttamente con il diretto responsabile.
    Ora che un vescovo, abbia voglia di ingrandire il gregge nel 2008 con i morti,
    mi pare risibile e ridicolo.
    Le prove, di personali rapporti con il Padreterno, le tiene Lui,
    Fede o meno di Antonio,
    non cambia la mia responsabilità di cristiano.
    Qualcuno glielo spieghi a De Magistris e a tutti gli atei devoti.

    29 Novembre, 2008 - 17:40
  25. Luigi Accattoli

    Sump provo a fare il punto con quanto gira nella mia testa. Le suore sono tre, ma nessuna afferma la conversione e i sacramenti. Gertrude riferisce che nella camera numero 26 della clinica c’era una piccola immagine di santa Teresa del Bambino Gesù «verso la quale Gramsci sembrava nutrire una simpatia umana». Suor Pinna racconta che la vigilia di Natale del 1937 «il signor Gramsci baciò con evidenti segni di commozione» la statuina di Gesù Bambino. Suor Collino dice la stessa cosa, dopo aver raccontato che al Natale precedente Gramsci aveva prima rifiutato di ricevere la statuina in camera e poi aveva accettato dietro insistenza della Madre superiora, in più aggiungendo che ebbe a chiedere a questa Madre preghiere quando andò a salutarlo lasciando l’incarico. I sacramenti e la conversione vengono affermati da De Magistris come conclusione – mentre il padre Della Vedova 31 anni addietro, sulla base della sola testimonianza della Collino, concludeva che c’era stato un “avvicinamento” ma non c’era attestazione dei sacramenti quantomeno per impedimento – negli ultimi giorni – da parte della Cognata. Io – che non so più di te, tranne la lettura di un articolo del “Corsera” del 22 aprile 1977 che riferiva della ricostruzione del Della Vedova – preferisco attenermi a questa conclusione prudenziale. Chi avesse la possibilità di consultare il testo del Della Vedova, apparso allora su “Studi sociali”, potrebbe forse fornire qualche altro elemento. Per esempio nell’articolo del “Corsera” viene nominato il cappellano della clinica ma non si chiarisce se il Della Vedova potè interpellarlo. Siamo dunque costretti alla discrezione dalla mancanza di attestazioni dirette. E dalla propensione – in me – a ritenere che tale mancanza segnali la mancanza del fatto. Le grandi conversioni sono sempre attestate da chi ne fu testimone, non credi?

    29 Novembre, 2008 - 17:49
  26. Sumpontcura

    Caro Luigi,
    se De Magistris non dispone di qualche informazione più circostanziata sembra anche a me che non si possa parlare di vera e propria conversione (con pentimento, proposito di respingere le tentazioni e riparare il male commesso, confessione e comunione). Non mi pare opportuno, peraltro, considerare irrilevanti i “segni” testimoniati dalle suore.
    Per quanto mi riguarda:
    – mi piacerebbe proprio tanto che la misericordia di Dio mi accogliesse in Paradiso;
    – se ciò dovesse realizzarsi mi piacerebbe trovare in Paradiso, con le suore che l’hanno assistito moribondo, anche Antonio Gramsci;
    – insieme, chiacchierando, si potrebbe fare un salto nei piani alti, a trovare e ringraziare Santa Teresa del Bambino Gesù;
    – intanto, amici del blog, che ne dite di un “Requiem aeternam”, sussurrato con tutti i sentimenti, per la salvezza dell’anima di Gramsci, cui tutti noi, credo, dobbiamo (anche) qualcosa di buono?

    29 Novembre, 2008 - 19:45
  27. roberto 55

    Grazie, innanzitutto, a Lycopodium per la segnalazione del “post” di Paolo Rodari, apparsa sul suo omonimo “blog”.
    In verità, Lycopodium, l’avevo già letta: che dire ? La mia impressione è che l’ottimo Paolo mostra di prestare, forse, troppo credito alle testimonianze delle due suore della Clinica “Quisisana”: mi convince di più, ripeto, l’analisi di Luigi.
    Per “chiudere”, se lo ritenete, il mini-dibattito, mi associo all’invito lanciato dall’amico Sump di rivolgere una sentita preghiera per l’anima di Antonio Gramsci alla cui figura io, personalmente, sento di dovere molto.

    Un caro saluto a tutti gli amici !

    Roberto 55

    29 Novembre, 2008 - 22:06
  28. lycopodium

    Visto che ci siamo, una preghiera per l’anima del grande Augusto Del Noce, interprete di Gramsci (Il suicidio della Rivoluzione) …

    30 Novembre, 2008 - 8:18
  29. Luigi Accattoli

    In realtà, basta amare (vedi post del 13 settembre). Ed ecco come Gramsci sapeva amare la moglie Julca (Giulia Schucht) nei messaggi che le mandava dal carcere quand’erano ormai dieci anni che non la vedeva: “Cara, ti ho sempre aspettato, e tu sei stata sempre uno degli elementi essenziali della mia vita” (Lettere dal carcere, Einaudi 1978, p. 282). Lei non si risolve a fargli visita, ma lui si limita a sollecitarla rispettosamente, non la rimprovera e anzi si preoccupa del nervosismo di lei che traspare dalle poche righe che gli scrive: “Io non so se una mia carezza potrebbe calmarti” (ivi, p. 284). Dedico queste due citazioni di uno dei libri che amo di più ai visitatori che si sono appassionati alla discussione sui rumori riguardanti la sua conversione.

    30 Novembre, 2008 - 15:01
  30. roberto 55

    Grazie, Lycopodium, per la segnalazione.
    Nel commento del Professor Cardini, dalle cui idee la mia sensibilità è pure molto distante, ho apprezzato il rispetto e la profonda considerazione che egli esprime verso la figura di Antonio Gramsci.
    Anch’io, Luigi, ho molto amato le “Lettere dal carcere”.

    Un caro saluto a voi.

    Roberto 55

    30 Novembre, 2008 - 21:06

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