Benedetto: “La pace oggi!”

“Donaci la pace – Signore – non domani o dopodomani, ma oggi!” Così ha pregato papa Benedetto ieri pomeriggio in visita alla chiesa parrocchiale di Rheme Saint George, pochi chilometri sopra Introd (Aosta). Quell’invocazione a Dio esprimeva la stessa ansia con la quale sei ore prima si era rivolto alle parti in conflitto: “Cessino subito il fuoco”. Abbiamo già imparato ad apprezzare la forza delle sue parole (vedi post del 13 luglio) quando parla a noi, ma io credo che le sorprese maggiori le avremo ascoltandolo parlare a Dio.

13 Comments

  1. E’ quello che ci aspettiamo tutti, caro Accattoli. Anche perché solo da Dio si può ottenere la pace, visto che non credo parteggi apertis verbis per Israele piuttosto che per la Palestina.
    E noto anche con piacere il ritorno della Santa Sede alla politica della Pacem in Terris, a quell’idea di ‘pacificazione’ cristiana (cioè una pace vera, capace di sviluppo della persona) piuttosto che il banale pacifismo che predica: accada quel che accada, purché non ci sia guerra. Era ora che si superasse l’incauto concetto sodaneo di ‘ingerenza umanitaria’.

    24 Luglio, 2006 - 10:34
  2. Francesca Benucci

    Come sempre lei sa coglire il punto di vista principale!! Qualche giorno fa il Pontefice riferendosi al bellissimo e suggestivo paesaggio che lo circonda in Val d’Aosta disse delle parole stupende riferendosi al fatto che in questo contesto si poteva non solo capire davvero la bellezza del creato ma anche grazie a questa quella di Dio e soprattutto il vero contatto con lui, come se in un certo senso lì si sentisse a lui piu’ vicino e quindi in grado di avere un contatto piu’ facile, ecco io penso che questo pensiero di Benedetto XVI sia la risposta alle sue supposizioni in merito alla forza delle parole del nostro Papa soprattutto quando egli parla direttamente con Dio, certamente questo aspetto riservera’ delle bellissime sorprese. Il suo modo naturale semplice, dolcissimo, affabile e ma allo stesso tempo deciso, forte e fermo con cui sa rivologersi al Signore, un esempio lo ha portato proprio lei quando ha ricordato l’affermazione di Benedetto XVI : ” “Donaci la pace – Signore – non domani o dopodomani, ma oggi!??? , la grande forza con cui ha detto “OGGI!” e’ questo il tono che sa anche usare senza riserve, senza remore, e’ come se volesse scuotere il Signore, lo volesse svegliare, perche’ ascolti e assecondi subito le sue richieste, perche’ esaudisca all’istante le sue preghiere, il tono e’ simile a quello che uso’ quando ad Auschwitz disse innalzando l’ormai famoso grido” Svegliati non dimenticare la tua creatura l’uomo!”.
    Spero davvero che questo Papa riesca a trovare un corridoio favorevole al dialogo il piu’ veloce possibiule il piu’ afficace possibile col Signore perche c’e’ davvero bisogno del suo aiuto!! Ma sono altrettanto certa che Benedetto non lascera’ niente di intentato e continuera’ perseverera’ sempre nei suoi intenti finche’ non otterra’ qualcosa, lui non e’ tipo che si arrende facilmente che si scoraggia o che alla fine lascia perdere.
    Basta che tutti continuiamo a pregare con lui, che rispondiamo sempre, come ieri, ai suoi appelli che facciamo nostre le sue preghiere, questa e’ la fonte della vera forza che serve a Papa Benedetto XVI per andare avanti…!!!!!!!!andiamo tutti avanti insieme a lui e insieme a lui andiamo avanti insieme al Signore.
    Francesca

    24 Luglio, 2006 - 11:26
  3. Maria Grazia

    Mi fa sempre una grande impressione quando il Papa parla direttamente a Dio.Ho provato la stessa sensazione ascoltando il Pontefice nel magnifico,e tanto criticato,discorso di Auschwitz.
    Oggi,sui giornali,nessuno ha colto l’importanza di questo richiamo fatto nella chiesetta di Rehme.Si è preferito puntare sull’aspetto politico,come Marco Politi su Repubblica che quasi si compiace di sentire dal Papa un discorso che potrebbe sembrare un attacco agli USA.Peccato che spesso i media non colgano l’importanza teologica delle esternazioni(spesso a braccio)di Benedetto.Mi dispiace comunque molto che Il Corriere,il quotidiano più venduto,non abbia ritenuto di dovere dedicare un ampio servizio all’Angelus di ieri…
    Saluti.

    24 Luglio, 2006 - 14:33
  4. Luisa Buhler

    Quando Papa Benedetto ci parla mi sento come una bambina in piedi sulle rive del mare,lui mi prende per mano , mi fa salire sulla sua barca e mi porta al largo dove le acque sono profonde,ma mi sento in sicurezza. Con le sue parole semplici ,la sua dolcezza e fermezza,mi spiega dei concetti alle volte complicati,dove una guida è necessaria,e ritorno sulla riva arrichita,riconoscente e impaziente di fare una nuova uscita con lui! E quando si rivolge a Dio mi stupisce sempre con quanta forza lo fa,con quanta fede, con la certezza di essere ascoltato.Dio come una persona che alle volte si puo scuotere e da Lui attendere un gesto.Sì Papa Benedetto è veramente il Pastore di cui la Chiesa ha bisogno in questo momento della storia.Lo seguo fiduciosa.

    24 Luglio, 2006 - 16:08
  5. I papi sono abituati, ahimé, a essere tirati per la veste dai commentatori (accanto a Politi si può segnalare, simmetricamente, Magister che, sul suo blog, cerca di far passare l’intervento di ieri come filo-israeliano).

    Il richiamo all’immediato “cessate il fuoco” mi sembra, da un lato, un appello molto cristallino nella sua semplicità cristiana e, dall’altro, un intervento che si inserisce con grande consapevolezza e opportunità, ma senza secondi fini, nella complessa situazione del momento. Volendo si potrebbero cogliere e analizzare continuità e discontinuità; meglio forse dare atto che adesso la Santa Sede si sta muovendo con una certa sicurezza e autorevolezza, richiamandosi, senza sovrapposizioni, al suo proprio specifico magistero di pace, in una crisi che fino a pochi giorni fa lasciava interdetti e paralizzati tutti quanti.

    24 Luglio, 2006 - 16:41
  6. Luigi Accattoli

    Caro Tonizzo, sono un sostenitore dell’ingerenza umanitaria, che non è solo del cardinale Sodano, il quale l’elaborò per incarico di papa Wojtyla. Quella dottrina ha trovato consenso e applicazione lungo l’ultimo quindicennio. Ricordo quando Giovanni Paolo la spiegò la prima volta a noi giornalisti in aereo, tornando da Denver (Usa), nell’agosto del 1993: “Se vedo un fratello aggredito devo cercare di disarmare l’aggressore???. Trovo nello sviluppo di questa pratica un elemento di fiducia per l’avvenire. La cito quando voglio incoraggiare i figli a scommettere sulla possibilità concreta di un qualche miglioramento nelle relazioni tra i popoli e non credo affatto che papa Ratzinger intenda abbandonarla. Non ho capito la tua contrarietà. Vedi post del 2 giugno.

    24 Luglio, 2006 - 20:16
  7. lella

    concordo in tutto e per tutto con tonizzo.
    c’e’ una profonda discontinuita’ fra la linea sodano-wojtyla e quella di ratzinger.
    ho trovato meraviglioso il discordo di papa benedetto all’angelus di domenica: egli non prende le parti di nessuno, al papa interessa solo che le popolazioni civili cessino SUBITO di soffrire.i tre popoli (israeliano, palestinese e libanese hanno diritto di esistere).
    ben diverso l’intervento di sodano alla radio vaticana: la linea filopalestinese e’ assolutamente evidente. cio’, a mio avviso, è pericoloso perche’ la santa sede, e soprattutto, il papa non puo’ e non deve schierarsi da una parte o dall’altra.
    ricordo solo il pasticcio che la segreteria di stato vaticana combino’ l’anno scorso quando fra i popoli straziati dal terrorismo non fu menzionato israele.
    da cio’ che si sa il cardinale sodano cerco’ di dare la colpa a navarro che pero’ seppe difendersi bene.
    personalmente non vedo l’ora che arrivi bertone che sicuramente e’ un grande collaboratore di ratzinger.

    25 Luglio, 2006 - 4:53
  8. Caro Accattoli, penso che la dottrina dell’ingerenza umanitaria sia stata incauta. Perché intervenire in Bosnia e non in Iraq? Perché invitare Tarek Aziz in Vaticano e schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra? Se la Chiesa è Madre e Maestra, dev’esserlo di tutti i figli. Anche (soprattutto?) di quelli che sbagliano.
    Per questo preferisco la dottrina della Pacem in Terris. Con buona pace di Giovanni Paolo II che ogni tanto esaltava “qualche bella guerra sacrosanta” in cui “mostrare le capacità polacche”, e qualche balzo indietro come nel 1982, quando i vescovi americani dovettero rimangiarsi una lettera contro le armi nucleari (condannate dal Vaticano II) che gli Usa volevano dislocare in Europa.
    Forse quando la buonanima di Agostino Casaroli (a me manca, sapeva essere coraggioso e pazzo al tempo stesso, capace di camuffarsi da piazzista pur di entrare nel blocco sovietico rischiando la pelle, non come certi pii soggetti che hanno benedetto Pinochet, l’ultimo Hitler) disse che “qui sta andando tutto a rotoli” non aveva tanto torto. Lui una cosa come l’ingerenza umanitaria non l’avrebbe mai concepita.
    Scusi lo sfogo, certe volte mi prende la mano.

    25 Luglio, 2006 - 8:22
  9. Credo che si stiano cercando contraddizioni là dove non vi sono.

    La preoccupazione per tutte le vittime e il diritto all’esistenza di ciascun popolo non impediscono la comprensione delle cause e delle dinamiche di un conflitto. Compreso, se necessario, il richiamare ciascuno alle proprie responsabilità, senza fare una marmellata generica che mette tutti, a priori, sullo stesso piano. Credo che questo faccia parte del ministero della Chiesa, che se ne assume l’inevitabile delicatezza e anche il rischio dell’errore.

    L’ingerenza umanitaria è un concetto discutibile, ovviamente – soprattutto nelle sue specifiche applicazioni – ma sarebbe meglio non banalizzarlo: è esattamente il contrario che dire “accada quel che accada, purché non ci sia guerra”. Tanto che i suoi più acerrimi nemici sono proprio i pacifisti assoluti.

    Fa parte delle nostre responsabilità, invece, non avvitarci con interesse morboso sulle inevitabili dinamiche di curia. Non per incensare il nostro ospite, ma Accattoli sembra molto più immune dal vizio del pettegolezzo vaticano di molti suoi colleghi, e non solo di loro. Prendiamolo tutti a esempio, magari evitando atteggiamenti da tifosi, come se biasimare i collaboratori del defunto papa fosse più “cattolically correct” che criticare i collaboratori del papa regnante.

    25 Luglio, 2006 - 10:19
  10. Francesca Benucci

    Concordo al 100% con lella anch’io non vedo l’ora che arrivi Bertone, e’ fin troppo palese la discontinuita’ fra il pensiero l’agire di Sua Santita’ e quelli del cardinal Sodano, basta leggere il testo del suo citato intervento per capirlo.
    Il Papa deve essere sempre neutrale, sempre dalla parte di chi soffre, di chi ha bisogno di aiuto e conforto, non puo’ patteggiare per gli Isreliani per i Libenesi o per i Palestinesi, tutti e tre questi popoli hanno diritto di esistere e di vivere in pace. Il Papa chiede la pace, il fuoco deve cessare subito nell’interesse di tuti i popoli in conflitto, nell’interesse soprattutto delle inermi popolazioni civili a qualunque popolo esse appartengano. Le parole pronunciate da Benedetto XVI domenica pomeriggio sono chiaramente la via da seguire : ” dobbiamo portare per quanto possiamo il nostro amore a tutti i sofferenti……abbiamo bisogno del Dio che vince non con la violenza ma con il suo amore…..abbiamo bisogno del volto di Cristo per conoscere il vero volto di Dio per portare così riconciliazione e luce a questo mondo “.
    Francesca

    25 Luglio, 2006 - 15:17
  11. Luigi Accattoli

    Ho stima del cardinale Sodano, l’avevo anche per Casaroli e prima per Villot, ne ho per Bertone. Li ho tutti lungamente frequentati, Bertone già quand’era arcivescovo di Vercelli e poi lungo le vicende Milingo e segreto di Fatima dei quali si occupò per conto del cardinale Ratzinger. Quello della segreteria papale è un ruolo scomodissimo e i suoi gestori meritano qualche umana solidarietà: i papi attirano le polemiche e i loro collaboratori ne restano schiacciati. Mi riaffaccio nel dibattito, così vivace, solo per dire che non condivido valutazioni trancianti su Sodano. Non entro nel merito di ognuna, ma non lo considero un partigiano della causa palestinese, o un ingenuo propugnatoire dell’ingerenza umanitaria. Questa poi la difendo. Non tanto come motto papale – essa era nel dibattito internazionale prima che l’usassero in Vaticano – quanto come nuovo strumento per la promozione della corresponsabilità tra i popoli.
    Grazie a tutti per i vostri interventi. Luigi Accattoli

    25 Luglio, 2006 - 16:46
  12. Sodano è stato un ottimo segretario di Stato, Bertone non sarà da meno. Qualcosa però cambierà rispetto al passato: Benedetto XVI, al contrario di Giovanni Paolo II, si ocuperà più in prima persona della diplomazia vaticana e difficilmente delegherà su questioni importanti. Credo che la chiave di lettura sia questa.
    Salutoni

    25 Luglio, 2006 - 18:41
  13. Luigi Accattoli

    Non credo che Benedetto si occuperà personalmente delle attività diplomatiche: una delle innovazioni meglio documentabili che ha introdotto è stata proprio il diradamento delle udienze ai nunzi e agli ambasciatori, affidate al segretario di Stato. Il nuovo segretario di Stato, che di formazione non è un diplomatico, probabilmente le lascerà – in via ordinaria – al segretario per i rapporti con gli Stati che oggi è l’arcivescovo Lajolo, il quale però verrà sostituito insieme a Sodano, non sappiamo da chi. Io vedo bene un giudizioso distacco del papa dalla “re diplomatica”, ma questo non vuol dire che i diplomatici fino a oggi non abbiano fatto un buon lavoro. La predicazione innovativa degli ultimi cinque papi, compreso l’attuale, li ha costretti e li costringe a rapidi adeguamenti e ora – forse – anche a un ruolo meno gratificante. Nell’universo vaticano un diminuito accesso al papa vuol dire meno visibilità e minore autonomia. Saluti, Luigi Accattoli

    28 Luglio, 2006 - 9:43

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