Bergoglio: “E il profeta Isaia non era comunista eh!”

Ecco a cosa porta la sete di potere: diventa cupidigia che vuole possedere tutto. Un testo del profeta Isaia è particolarmente illuminante al riguardo. In esso, il Signore mette in guardia contro l’avidità i ricchi latifondisti che vogliono possedere sempre più case e terreni. Dice il profeta Isaia: «Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nel paese» (Is 5,8). E il profeta Isaia non era comunista eh!: è un passo della catechesi di Francesco nell’udienza che sta tenendo in piazza San Pietro. Nei commenti altre parole del Papa.

18 Comments

  1. Luigi Accattoli

    La catechesi fa parte del ciclo “sulla misericordia nella Sacra Scrittura” avviato il 13 gennaio in accompagnamento allo svolgimento del Giubileo della Misericordia. Francesco l’ha così introdotta: “In diversi passi della Scrittura si parla dei potenti, dei re, degli uomini che stanno “in alto”, e anche della loro arroganza e dei loro soprusi. La ricchezza e il potere sono realtà che possono essere buone e utili al bene comune, se messe al servizio dei poveri e di tutti, con giustizia e carità. Ma quando, come troppo spesso avviene, vengono vissute come privilegio, con egoismo e prepotenza, si trasformano in strumenti di corruzione e morte. È quanto accade nell’episodio della vigna di Nabot, descritto nel Primo Libro dei Re, al capitolo 21, su cui oggi ci soffermiamo”.

    24 Febbraio, 2016 - 10:36
  2. Luigi Accattoli

    Esposta la storia di Nabot Francesco l’ha così raccordata al Nuovo Testamento: Gesù, ricordando queste cose, ci dice: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27). Se si perde la dimensione del servizio, il potere si trasforma in arroganza e diventa dominio e sopraffazione. E’ proprio ciò che accade nell’episodio della vigna di Nabot.

    24 Febbraio, 2016 - 10:39
  3. Luigi Accattoli

    Ed ecco il raccordo all’oggi: Questa non è una storia d’altri tempi, è una storia d’oggi, dei potenti che per avere più soldi sfruttano i poveri, la gente; è la storia della tratta delle persone, del lavoro schiavo, della povera gente che lavora in nero con il minimo, è la storia dei politici corrotti che vogliono sempre più e più e più! Il grande Sant’Ambrogio ha scritto un piccolo libro su questo episodio. Si chiama “Nabot”. Ci farà bene leggerlo in questo tempo di Quaresima. È molto bello, è molto concreto.

    24 Febbraio, 2016 - 10:42
  4. Luigi Accattoli

    Infine l’approdo alla Misericordia: Dio, però, è più grande della malvagità e dei giochi sporchi fatti dagli esseri umani. Nella sua misericordia invia il profeta Elia per aiutare Acab a convertirsi […]. E il re, messo davanti al suo peccato, capisce, si umilia e chiede perdono. Che bello sarebbe che i potenti sfruttatori di oggi facessero lo stesso […]. La misericordia mostra anche in questo caso la via maestra che deve essere perseguita. La misericordia può guarire le ferite e può cambiare la storia. Ma apri il tuo cuore alla misericordia!

    24 Febbraio, 2016 - 11:00
  5. maria cristina venturi

    “e il profeta Isaia non era comunista, eh!”

    beh, “nessuno è perfetto” , lo perdoni Santità !!!!, il povero Isaia non era stato ancora “illuminato” dai suoi sodali della Teologia della Liberazione!
    😉 😉

    24 Febbraio, 2016 - 13:52
  6. Federico Benedetti

    Se è per questo il profeta Isaia non era neanche “cristiano” e “cattolico”.
    Come si fa ad usare certi termini con i personaggi biblici?

    24 Febbraio, 2016 - 14:11
  7. Luigi Mortari

    Ma dai, non c’è problema.
    Ci pensa lo stato a sottrarci il sessanta per cento di quello che col sudore di una vita guadagniamo. Con quello che resta hai voglia di unire casa a casa o campo a campo. Già è molto se rimane il necessario per fare la spesa; spesa di cui oltre il 20% va a beneficio dello stato.
    Poco conta poi se tasse e balzelli non si trasformino in servizi, ma vadano a finanziare un apparato statale opulento e burocratico e sovente disonesto.
    Non so quindi a chi si rivolga il buon Francesco; magari a quei politici che tagliano solo nelle tasche altrui dopo aver ben riempito le proprie?
    Non so dire se il nostro sia una forma di comunismo, di socialismo o cos’altro ancora; mi sembra fuori luogo riprendere certe etichette che in realtà mascherano semplicemente forme di potere; ma dopo che lo stato mi svuota in continuazione del frutto del mio lavoro e contemporaneamente mi aumenta l’età pensionabile e mi diminuisce la quota di futura pensione, qualcuno crede che debba sentirmi in colpa per la mia “scarsa generosità”?
    A chi parla Francesco? A chi si rivolge? Alla curia vaticana? Alle banche d’affari come lo IOR? A chi?

    24 Febbraio, 2016 - 15:12
  8. Lorenzo Cuffini

    Francesco avrà anche in mente quelli che nomini tu, Mortari, giacchè ricorda espressamente i citati dalla scrittura come “potenti” , re e uomini che stanno in alto.
    Dopodiché parla a chi vuole ascoltarlo.
    Io penso per esempio che possa benissimo parlare a me.
    Che non ho piu’ lavoro fisso da mo’, e soprattutto non posso averlo, non ho né avrò mai pensione….. e se parliamo di sudore della fronte, non ne ho mai messo insieme così tanto, senza che questo generi un solo cent….
    🙂
    Nessun caso particolarmente drammatico.Parlo di me solo perché così facendo parlo di una quantità – che io nemmeno sospettavo- di altre persone che si trovano in situazioni analoghe alla mia.
    Siamo un piccolo esercito.
    Non tanto piccolo, per la verità, e in crescita certa ed esponenziale.
    Ma, appunto per questo, queste parole di Francesco, e quelle del Vangelo tra cui quelle che lui ha citato, che stanno lì ben da prima, me le sento tagliate addosso giuste su misura.
    Perché l’invito al ” servizio” e alla sua dimensione è potente e pressante e liberatorio in ogni circostanza.
    Non per fare i fighi, i radicaloni, gli alternusi o i fanatici. Ma perché è lì il segreto della liberazione da noi stessi e la salvezza.
    In questo senso esiste sì, eccome, un problema di “scarsa generosità” da parte mia. E non perché devo fare piu’ punti, ma perché è l’unica strada che ho per marciare verso la liberazione che mi porta Cristo.
    Quindi, di questa catechesi sul servizio e Isaia che non è mica comunista, egoisticamente sono ben felice e grato.
    🙂

    24 Febbraio, 2016 - 16:00
  9. Luigi Accattoli

    Da Ambrogio 1– Leggo nell’operetta di Ambrogio raccomandata dal Papa [“La vigna di Nabot”, edizione EDB a cura di Maria Grazia Mara, Bologna 2015]:

    La storia di Naboth è antica per età, ma nel costume è quotidiana. Quale ricco, infatti, non desidera ogni giorno avidamente i beni altrui? Quale potente non pretende di cacciare via il povero dal suo piccolo podere e di togliere chi non ha mezzi dalla terra dei padri? Chi è mai contento di quel che ha? Quale ricco non sente accendersi l’animo dal desiderio di possedere i beni del vicino? Sicché di Achab non ne è nato uno solo; e, ciò che è peggio, Achab nasce ogni giorno e non muore mai a questo mondo.

    24 Febbraio, 2016 - 16:44
  10. Luigi Accattoli

    Da Ambrogio 2: Ma neppure Naboth è l’unico povero che sia stato ucciso; ogni giorno un Naboth è prostrato, ogni giorno un povero viene ucciso. Angosciata da questo timore la gente si ritira dalle sue terre; e il povero, carico del suo pegno d’amore, emigra1 con i figli, mentre la moglie lo segue in lacrime, come se accompagnasse il marito al sepolcro.

    24 Febbraio, 2016 - 16:47
  11. Luigi Accattoli

    Da Ambrogio 3: Fin dove fate arrivare, o ricchi, le vostre assurde cupidigie? Pensate di rimanere soli ad abitare la terra?2 Perché scacciate chi è compartecipe ai beni della natura e rivendicate per voi soli il possesso dei beni naturali? La terra è stata messa in comune a tutti, ricchi e poveri: perché, voi ricchi, vi arrogate il diritto di proprietà del suolo? La natura non sa cosa siano i ricchi, lei che genera tutti ugualmente poveri. Questa terra (in cui viviamo) ci mette alla luce nudi, bisognosi di cibo, di vesti e di bevande; quando moriamo ci accoglie nudi, come nudi ci ha generato.

    24 Febbraio, 2016 - 16:51
  12. Lorenzo Cuffini

    Il rischio è quello di considerare ” i ricchi” sempre gli altri, chiamandoci fuori dal gruppo.
    “Ricco io? Ma se campo del mio stipendio. Se campo della pensione. Se ho in banca solo i sudati risparmi di una vita di lavoro. non sono certo io che posso essere considerato tale…..so ben io a chi bisogna pensare ecc ecc ecc “.
    Così facendo, caschiamo mani e piedi dentro il trappolone e ci fottiamo con le nostre stesse mani.
    Non potremo dire certamente di non essere stati messi , e ripetutamente, in guardia.

    24 Febbraio, 2016 - 16:57
  13. Luigi Accattoli

    Da Ambrogio 4: Il vostro banchettare [o ricchi] costa il sangue di molti poveri, e le coppe sulla vostra tavola stillano del sangue di coloro che avete costretto a impiccarsi. Quanta gente occorre ammazzare per procurarvi ciò che vi piace! La vostra fame è funesta, è funesto il vostro lusso […]. Ho visto con i miei occhi un povero portato via perché obbligato a pagare quel che non aveva; condotto in carcere perché mancava vino alla mensa del potente; costretto a vendere all’incanto i suoi figli, perché fosse rimandata momentaneamente la pena.

    24 Febbraio, 2016 - 17:18
  14. Luigi Accattoli

    Da Ambrogio 5: Quelle cose sono buone se le dai al povero, perché attraverso di lui ti rendi debitore Dio stesso, come se gli avessi fatto un prestito di misericordia. Le ricchezze sono buone se apri i granai della tua giustizia, in modo da essere pane dei poveri, vita dei bisognosi, occhio dei ciechi, padre degli orfani […]. E tu invece credi di poter riservare per te solo ciò che Dio per mezzo tuo ha disposto che nascesse a vantaggio di molti.

    24 Febbraio, 2016 - 17:43
  15. Luigi Mortari

    .. chiamandoci … caschiamo .. ci fottiamo … non potremo
    Cuffini, ti posso dire che trovo fastidioso questo tuo parlare al plurale?
    Ma proprio fastidioso, fastidioso… 😉

    24 Febbraio, 2016 - 17:58
  16. Luigi Accattoli

    Da Ambrogio 6: L’atto di misericordia si semina sulla terra e germoglia in cielo; viene piantato nel povero e fruttifica presso il Signore. Dio ti ha ammonito: «Non dire: darò domani».89 Se non sopporta che tu dica: darò domani, come sopporterà che tu dica: non voglio dare? Del resto, non dai al povero del tuo, ma gli restituisci del suo: perché quello che era stato dato a tutti perché l’usassero insieme, tu lo hai usurpato per te solo. La terra è di tutti, non solo dei ricchi

    24 Febbraio, 2016 - 18:15
  17. Luigi Accattoli

    Da Ambrogio 7: Chi siano questi stolti lo ha indicato espressamente il salmista quando afferma: «Sono tutti uomini delle ricchezze» (Salmo 75, 6). Ha detto «tutti», nessuno escluso. E ha detto bene, «uomini delle ricchezze», non «ricchezze degli uomini», per spiegare che costoro non erano possessori di ricchezze, ma erano posseduti dalle loro ricchezze; perché è la cosa posseduta che deve appartenere a chi la possiede, non già viceversa, che il possessore appartenga alla cosa posseduta. Perciò chi non usa il suo patrimonio come cosa che sia in suo potere, chi non sa donare al povero ed elargire con larghezza, è servo dei propri averi; non può dirsi padrone delle sue sostanze, perché le custodisce come cose altrui, alla pari di un servo: non le usa come proprie con la libertà di un padrone.

    24 Febbraio, 2016 - 18:52
  18. Luigi Accattoli

    Accogliendo l’invito di Francesco ho letto lungo il pomeriggio l’operetta di Ambrogio: ogni volta che entro in un suo testo è una festa della mente. Ripeto l’indicazione dell’edizione che ho usato e approfitto per mandare un bacio alla curatrice, mia prof alla Sapienza negli anni ’60, allora giovanissima e oggi come allora combattiva:

    Ambrogio, “La vigna di Nabot”, edizione EDB a cura di Maria Grazia Mara, Bologna 2015

    24 Febbraio, 2016 - 19:46

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