Un abbraccio a Bocelli felice di essere nato

Il tenore Andrea Bocelli in un video su Youtube racconta di sè per aiutare le donne in difficoltà a non abortire. Parla di una giovane che arriva in ospedale con dolori all’addome e non sa di essere incinta. «I dottori le misero del ghiaccio sulla pancia e poi le dissero che avrebbe fatto meglio ad abortire perché il bambino sarebbe venuto al mondo con qualche forma di disabilità. Ma la giovane e coraggiosa sposa decise di non interrompere la gravidanza e il bambino nacque: quella signora era mia madre e il bambino ero io. Sarò di parte, ma posso dirvi che è stata la scelta giusta e spero che questo possa incoraggiare altre madri che magari si trovano in momenti di vita complicati ma vogliono salvare la vita dei loro bambini». Alla fine accenna un canto: «Voglio vivere così… col sole in fronte…». Bocelli è nato con una forma di glaucoma congenito che lo ha reso quasi cieco. Vedi sul “Corriere della Sera” di oggi l’intero servizio del collega Mario Porqueddu.

44 Comments

  1. Vorrei che dinanzi a testimonianze così forti,
    non vi fossero strumentalizzazioni ideologiche,
    vorrei che ci fosse
    libertà
    per le menti,
    di poter capire,
    di poter percepire
    un soffio….. almeno….

    9 Giugno, 2010 - 13:02
  2. Leopoldo

    Lui, che poi avrebbe venduto 70 milioni di dischi e conquistato il mondo. E che adesso è diventato l’idolo delle organizzazioni che si battono per la difesa della vita e contro le interruzioni di gravidanza (dal servizio di Mario Perceddu).

    La trovo una logica fuorviante, sbagliata e, per quello che mi riguarda, controproducente.

    9 Giugno, 2010 - 16:38
  3. Leonardo

    Condivisibile l’auspicio di Matteo, incomprensibile il commento di Leopoldo.

    9 Giugno, 2010 - 17:10
  4. lycopodium

    E dire che qualcuno ha ventilato un preteso diritto al risarcimento per il “danno di essere nato non sano”, da far valere nei confronti dei propri genitori, colpevoli di mancato aborto.
    Un’epoca dove si arriva a pensare queste cose porta in sé lo stigma della maledizione.
    Grazie cmq a Bocelli per la sua testimonianza.

    9 Giugno, 2010 - 18:03
  5. roberto 55

    …… a meno che le parole di Leopoldo (ma solo lui, se vorrà, ce le potrà chiarire) non si riferissero al commento di Mario Perceddu.
    Perfetta sintonia, invece, anche per me con l’intervento di Matteo.

    Buona serata a tutti !

    Roberto 55

    9 Giugno, 2010 - 18:06
  6. Leopoldo

    Infatti, riporto testualmente le parole di Porceddu e trovo sbagliato richiamare il successo del Bocelli sia pure solo per rafforzare l’idea che sua madre abbia fatto la scelta giusta. Io penso che sia necessario prescindere in modo assoluto e senza ombra di dubbio dall’esito più o meno fortunato (e in questo caso si tratta di una fortuna molto mondana, direi) di un’esistenza, quando si parla del diritto alla vita. Non vado oltre perché mi sto semplicemente sforzando di entrare nella logica di Porceddu e, suppongo, di Bocelli, che non è la mia, dato che per me fra aborto e omicidio c’è un abisso.

    9 Giugno, 2010 - 18:48
  7. Luigi Accattoli

    Vedo che più di un visitatore scrive Porceddu: attenzione, il simpaticissimo collega si chiama Mario Porqueddu.

    9 Giugno, 2010 - 19:42
  8. Luigi Accattoli

    Leopoldo anch’io sono per mantenere la distinzione tra omicidio e aborto. Ho scritto più volte in questo blog che “aborto” mi pare una parola sufficiente perchè non la si debba rafforzare con omocidio o assassinio. Ma attenzione: Bocelli non ha detto che quella donna fece bene perchè optando per l’aborto avrebbe compiuto un omicidio, ma ha detto che fece bene perchè altrimenti egli non sarebbe nato. Ed è contento di essere nato. Qui mi pare non ci piova.

    9 Giugno, 2010 - 19:47
  9. Marcello

    Sono fermamente convinto che chi abortisce non sa cosa fa. E credo, per questo, che l’aborto vada giudicato con grande misericordia.
    Quello che dice Bocelli aiuta a capire.

    A “sproposito”, Bocelli o Boquelli?

    9 Giugno, 2010 - 20:25
  10. Leonardo

    “Tra aborto e omicidio c’è un abisso”. Un’idea davvero iperbolica del canale vaginale!

    In utero, aborto, ante portas, omicidio. In mezzo c’è l’abisso.

    9 Giugno, 2010 - 21:47
  11. Leonardo

    Mi accorgo che la frase è incomprensibile per errore di punteggiatura. Volevo dire:

    In utero, aborto; ante portas, omicidio. In mezzo, l’abisso.

    9 Giugno, 2010 - 21:53
  12. Luisa

    Il 7 aprile scorso il CHU di Nantes è stato condannato per non aver scoperto prima della nascita l`handicap di un bambino portatore di trisomia 21 nato nel gennaio 1994. Dopo dei primi esami che lasciavano presumere un`anomalia i seguenti essendosi rivelati piu rassicuranti, non fecero parte dei loro dubbi alla paziente e non le hanno proposto l`amniocentesi, privandola del diritto di ricorrere ad un`interruzione di gravidanza…l`ospedale è stato condananto a versare 51.000 euro ai genitori e all`altro figlio per tutti i pregiudizi causati da questa nascita, E a versare unar endita di 60 euro per ogni notte passata dal loro figlio disabile al domicilio famigliare dal giorno della nascita e durante tutta la sua vita, E 106 000 euro ad una Cassa di pensione perchè la mamma ha dovuto prendere una pensione anticipata per occuparsi di suo figlio.
    Dunque quel giovane ha avuto non solo il torto di essere nato ma anche quello di essere ancora in vita, notte dopo notte, a quel giovane viene rammentato che se si avesse saputo non sarebbe nato, che non dovrebbe essere in vita.
    Con lui tutti i bambini trisomici si sentono dire che la loro vita è un danno per i genitori, per i fratelli e sorelle, per la società.
    Se è vero che la dimensione umana di una società si misura alla maniera in cui tratta i suoi membri più fragili, la nostra società si rivela molto poco umana.

    9 Giugno, 2010 - 22:01
  13. “Sono fermamente convinto che chi abortisce non sa cosa fa.”

    Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all’aborto. La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica. Probabilmente la ferita nel vostro animo non s’è ancor rimarginata. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. Vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino, che ora vive nel Signore. Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita. Attraverso il vostro impegno per la vita, coronato eventualmente dalla nascita di nuove creature ed esercitato con l’accoglienza e l’attenzione verso chi è più bisognoso di vicinanza, sarete artefici di un nuovo modo di guardare alla vita dell’uomo.
    (Giovanni Paolo II – Evangelium Vitae, n. 99)

    La Chiesa però insegna anche, e BISOGNA DIRLO:
    (CCC 2322) Fin dal concepimento il bambino ha diritto alla vita. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è una pratica “vergognosa” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 27], gravemente contraria alla legge morale. La Chiesa condanna con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana.

    ps Maiuscolo come sottolineatura.

    9 Giugno, 2010 - 22:07
  14. Leopoldo

    Bravo Leonardo, con la sua semplificazione (la realtà è un po’ più complicata e non dipende certo dalla lunghezza del canale vaginale) ha reso benissimo l’idea: in mezzo, l’abisso. E tale per me resta.
    Tuttavia, credo che si possa essere d’accordo sul fatto che il successo di Andrea Bocelli non può essere un argomento a sostegno della difesa della vita, anche per chi la pensa diversamente da me rispetto all’interruzione della gravidanza. Era solo questo che volevo dire. Per il resto, caro Luigi, come vede sono in molti a non pensarla come lei su aborto e omicidio.
    Ancora, posso assicurarvi che ci sono moltissime donne che hanno interrotto la gravidanza e che non sono scoraggiate o ferite o pentite e che non hanno bisogno della consolazione di nessuno: tanto meno della nostra.
    Infine, il vostro punto di vista, compreso quello di Leonardo, anche su un tema così sensibile, per me è motivo di apprezzamento, perché considero la molteplicità di opinioni e la possibilità di esprimerle una ricchezza. Fra parentesi, è uno dei motivi per cui frequento il pianerottolo. Se volete, lo faccio per educarmi – senza virgolette – perché trovo sia troppo facile interloquire solo con persone che abbiano la mia stessa visione della vita, per quanto ciò sia possibile: c’è altro e per fortuna.
    Ecco, diciamo che trovo difficoltà a digerire il fanatismo e l’aggressività, anche verbale, ma mi rendo conto che a volte ci casco anche io e quindi…

    10 Giugno, 2010 - 9:21
  15. Giovanni Mandis

    Luigi certe distinzioni sono inammissibili
    L’aborto è un omicidio e peccato mortale, non si scappa da questo, e una forma di omicidio particolarmente grave
    perchè
    1) priva della vita donata da Dio la persona che è abortita
    2) è richiesta da chi dovrebbe proteggere e amare la nuova persona (madre, padre o uno dei due magari contro la volontà dell’altro)
    3) è messa in atto da chi per professione dovrebbe curare/proteggere la vita e la sua dignità in qualunque sua fase (medici, paramedici)
    e per la quale la Chiesa prevede la scomunica.
    Il cristiano non deve veicolare le sue idee o opinioni, deve veicolare l’insegnamento della Chiesa e farlo comprendere per ciò che esso realmente insegna.

    10 Giugno, 2010 - 10:46
  16. Luigi Accattoli

    Salve Mandis, fa caldo a Cagliari?
    Io distinguo tra aborto e omicidio nel senso in cui invitava a farlo il cardinale Mario Pompedda, tuo conterraneo, in un’intervista al Corriere della Sera del 6 ottobre 2005. Eccone un brano:

    La condanna totale dell’ aborto lei la applica anche alla pillola Ru 486, detta del «giorno dopo»? «Senza dubbio. E’ posizione costante della Chiesa che l’ inizio della vita umana e dunque dell’ esistenza dell’ essere umano si ha con il concepimento. Sopprimere il frutto del concepimento con strumenti chirurgici o con un farmaco sono solo due modalità per ottenere lo stesso effetto». Lo chiamerebbe omicidio? «No, lo chiamo aborto. Lo stesso rispetto per le parole – e per la vita umana alla quale si riferiscono – che mi induce a chiamarlo aborto mi trattiene dal chiamarlo omicidio». Perché questo scrupolo? «Omicidio si dice in riferimento all’ uomo, mentre qui il riferimento è all’ embrione. Il diritto e la morale hanno sempre distinto tra l’ omicidio, l’ infanticidio e l’ aborto. Proprio oggi dobbiamo annullare quelle distinzioni? Credo che possiamo difendere pienamente il diritto dell’ embrione alla vita senza drammatizzare ad arte il confronto con le opinioni diverse dalla nostra». Ma anche in ambito ecclesiastico qualche volta risuona la parola «omicidio» per parlare dell’ aborto… «Lo so e si è pure sentito il paragone delle stragi di embrioni con la Shoah. Ma io inviterei a un linguaggio misurato. Non è già abbastanza dire aborto?»
    http://archiviostorico.corriere.it/2005/ottobre/06/Votare_chi_sostiene_194_puo_co_9_051006027.shtml

    10 Giugno, 2010 - 11:55
  17. Più che le opinioni, deve far testo il CCC (qui il Compendio):

    “470. Che cosa proibisce il quinto Comandamento?

    2268-2283; 2321-2326
    Il quinto Comandamento proibisce come gravemente contrari alla legge morale:
    – l’omicidio diretto e volontario, e la cooperazione ad esso;
    – l’aborto diretto, voluto come fine o come mezzo, nonché la cooperazione ad esso, pena la scomunica, perché l’essere umano, fin dal suo concepimento, va rispettato e protetto in modo assoluto nella sua integrità;
    – l’eutanasia diretta, che consiste nel mettere fine, con un atto o l’omissione di un’azione dovuta, alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte;
    – il suicidio e la cooperazione volontaria ad esso, in quanto è un’offesa grave al giusto amore di Dio, di sé e del prossimo: quanto alla responsabilità, essa può essere aggravata in ragione dello scandalo o attenuata da particolari disturbi psichici o da gravi timori.”

    La Dottrina della Chiesa distingue, senza separare.
    Così come giustamente si è fatto fin qui.

    Saluti a tutti.

    10 Giugno, 2010 - 12:10
  18. Dimenticavo…
    domani è la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù…

    10 Giugno, 2010 - 12:12
  19. Leonardo

    Temo che l’eminentissimo porporato abbia le idee un po’ confuse, quando dice che il diritto e la morale hanno sempre distinto tra omicidio e infanticidio. Ma quando mai? L’infanticidio è un omicidio e se una differenza morale e giuridica si può fare è solo nel senso di un’aggravante, determinata dal fatto che l’infante è particolarmente indifeso. Seguendo questa logica, però, l’uccisione del feto sarebbe da considerarsi un omicidio ulteriormente aggravato, non avendo il feto neanche la possibilità di strillare quando lo uccidono.

    10 Giugno, 2010 - 12:14
  20. Leonardo

    Se invece la questione è puramente linguistica, si sfonda una porta aperta: anche l’uccisione della moglie si chiama uxoricidio e non “omicidio della moglie”, l’uccisione del re si chiama regicidio e non “omicidio del re”, quella del padre si chiama parricidio ecc. ecc.
    Dunque è una forzatura rispetto all’uso chiamare l’aborto omicidio.

    10 Giugno, 2010 - 12:18
  21. Il monsignore dice:
    “Il diritto e la morale hanno sempre distinto tra l’ omicidio, l’ infanticidio e l’ aborto. Proprio oggi dobbiamo annullare quelle distinzioni?”

    Leonardo dice:
    “L’infanticidio è un omicidio e se una differenza morale e giuridica si può fare è solo nel senso di un’aggravante, determinata dal fatto che l’infante è particolarmente indifeso.”

    Ubi dice: dite le stesse cose!
    Ed infatti la differenza si fa sulla morale. E moralmente (pesano molte più aggravanti…), l’aborto è talmente più riplorevole rispetto all’omicidio, che è punito con la scomunica, cosa che non avviene per l’omicidio e per chi coopera all’omicidio.

    10 Giugno, 2010 - 13:21
  22. Marcello

    Il feto non cammina, non prende l’autobus, non si vede e non ha il codice fiscale.

    A mente fredda si può facilmente dire che l’aborto è come l’omicidio, ma sono certo che chi abortisce non ha la sensazione di “uccidere” (quella che ha, al contrario, l’assassino con il coltello in mano).

    E’ una distinzione -credo- utile non a chi ritiene lecito l’aborto, ma a chi vuole combatterlo. Infatti, se continuiamo a considerare l’aborto un omicidio bello e buono e chi abortisce un assassino senza scrupoli, non otterremo grandi risultati.

    10 Giugno, 2010 - 13:54
  23. Giovanni Mandis

    Luigi
    purtroppo le parole di S.E.R. Cardinale Pompedda+ mi sembrano attenuanti della gravità del fatto (l’aborto).
    Omicidio (sensu stricto) è l’uccisione di un essere umano nato che articola parola
    infanticidio è l’uccisione di un essere umano “infante”, cioè non ancora in grado di parlare
    aborto è l’uccisione dell’essere umano nel grembo materno.
    in senso “lato” tutti e tre questi “casi” sono omicidio perchè in tutti una persona è privata della propria vita in modo violento.

    10 Giugno, 2010 - 15:57
  24. Giovanni Mandis

    poi sempre col massimo rispetto per chi ha servito la Chiesa come S.E.R. Cardinale Pompedda+,
    l’embrione “è” un uomo, altrimento l’aborto non potrebbe essere definito omicidio e non ne avrebbe la gravità (con aggravanti), nè avrebbe senso scomunicare qualcuno per avere ucciso “qualcosa” che uomo non è.

    e ancora, la “nostra” non può essere fatta passare come una delle tante “opinioni”, la “nostra” (nostra perchè l’abbiamo ricevuta dalla Chiesa) è la Verità che Cristo ci ha insegnato.

    10 Giugno, 2010 - 16:06
  25. Leonardo

    Interessante l’osservazione di Marcello. La chiesa ha cercato per secoli di educare, anche intellettualmente, gli uomini, per portarli al livello di una morale razionale, bene esemplificata da Mandis. Abbandonato il cristianesimo, gli uomini stanno rapidemente regredendo: incapaci di giudizio, vanno “a sensazioni”: «non “sembra” un bambino, dunque ucciderlo è meno grave». Questo è il motivo per cui, oramai, non sono più in grado di distinguere un uomo da un cane: hanno gli occhi tutti e due, e quelli del cane possono farti anche più tenerezza …

    10 Giugno, 2010 - 17:40
  26. Marcello

    E’ tragicamente vero, Leonardo!
    Molti uomini del nostro tempo provano per gli animali una “tenerezza” davvero scandalosa… scandalosa perché sproporzionata rispetto ai sentimenti provati verso i propri simili.
    Ci sarà da lavorare per generazioni…

    10 Giugno, 2010 - 19:39
  27. Cherubino

    mi sembra ci sia un pò di confusione sulla distinzione tra aborto e omicidio. Le parole citate del card. Pompedda sono del tutto corrette ed illuminanti.
    Intanto è giusto usare le parole esatte che, se vengono addirittura usate come tali nel Catechismo ci sarà un motivo.
    L’aborto è una soppressione di una vita umana, di una persona umana ? certamente sì. E’ la stessa esatta cosa di un omicidio ? no.
    Tralasciando la ricostruzione storica -per s. Tommaso e s. Agostino non era aborto finchè il feto non avesse assunto forma umana, ma questa concezione è oggi considerata erronea- va per esempio ricordata la circostanza per cui, in caso di pericolo di vita per la madre l’aborto è moralmente lecito. Non lo è invece uccidere un uomo per prelevargli un organo per salvarsi la vita. Il fine è lo stesso, eppure una differenza sostanziale viene colta.
    Andrei anche piano con parole come “aggravanti”, dato che queste vanno definite caso per caso: vi sono anche delle “attenuanti” -che non rendono lecito comunque l’aborto, ma diminuiscono la colpa soggettiva- come ad esempio l’essere stata vittima di stupro.
    In sostanza nella distinzione v atenuto conto della particolare condizione del feto, persona umana certamente eppure incapace di vivere senza il legame biologico (e psicologico almeno dalla parte della madre). Ciò rende l’atto dell’aborto del tutto peculiare, per cui l’uso di un termine specifico è certamente corretto e necessario, senza nulla togliere al fatto che si sta parlando di un atto che pone fine ad una vita e ad una persona umana. L’enfatizzazione insita nell’uso del termine “omicidio” è astrattamente lecita, ma omologando sul piano della colpa ogni concreta situazione, è contraria sia all’equità su cui si fonda ogni vera giustizia, sia alla carità cristiana, legge suprema per il cristiano.

    11 Giugno, 2010 - 7:02
  28. Alla fine….
    sempre alle solite…

    strumentalizzazioni ideologiche,

    quando si parla
    di esperienze forti di vita,

    quello che si riesce a fare
    è
    ideologizzare,

    ripetendo a menadito
    sempre le solite solfe.

    Ma uccidere Gesù il Cristo,
    in fondo
    non è stato fonte di salvezza
    per tutto il genere umano?

    In fondo gli uomini che lo hanno fatto
    hanno dato compimento alle scritture,

    hanno permesso che si compisse la redenzione.

    In questo caso,
    uccidere
    ha salvato !!!!!!!!!!!!

    Grande cosa la razionalità,
    per coloro che fanno i cattolici !!!!!

    11 Giugno, 2010 - 7:17
  29. Marcello

    Cherubino, tu dici che “in caso di pericolo di vita per la madre l’aborto è moralmente lecito”. Questo non è vero (per la Chiesa).
    Ho forse capito male quello che volevi dire?

    11 Giugno, 2010 - 8:24
  30. Leonardo

    Il dottor don Cherubino dottoreggia come sempre con garbo e anche con quel po’ di unzione che non guasta, però quando dice che

    «in sostanza nella distinzione va tenuto conto della particolare condizione del feto, persona umana certamente eppure incapace di vivere senza il legame biologico (e psicologico almeno dalla parte della madre)»

    è proprio la sostanza che non quaglia e a noi sempliciotti ci viene il sospetto che lordottori stiano un po’ ciurlando nel manico, con rispetto parlando.

    Infatti non capiamo dove si vuole andare a parare: uccidere una persona umana incapace di vivere senza il supporto di qualcun altro può essere:
    a) altrettanto grave che uccidere qualsiasi altra persona umana;
    b) più grave che uccidere le altre persone umane;
    c) meno grave che uccidere le altre persone umane.

    Qual è delle tre?
    Io ho supposto che il porporato eminentissimo, quando ha detto che si è sempre fatta distinzione tra omicidio e infanticidio, intendesse la b) e ho argomentato che allora, se è per questo, il feto è più dipendente e indifeso ancora dell’infante. Dunque, in questa logica, “aborto” dovrebbe essere un termine sentito come più negativo di “omocidio”, così come “infanticidio” è comunemente sentito come un omicidio particolarmente odioso e infame.
    Il fatto è che l’uso linguistico corrente (non per caso, ma come esito di un lavoro scientifico pluridecennale di violenza sul linguaggio) prevede che aborto sia comunemente percepito come c). Di qui il tentativo, da parte di alcuni di coloro che si rendono conto di come stanno le cose, di compiere una sorta di controforzatura, chiamandolo omicidio. Non li seguo, ma li comprendo.

    Sul caso del pericolo di morte, credo abbia ragione Marcello.

    11 Giugno, 2010 - 9:15
  31. Giovanni Mandis

    Matteo la morte di Gesù è stata certamente fonte di salvezza, ma se qualcuno avesse fatto abortire Gesù nel grembo purissimo della SS. Vergine (absit iniuria verbis) avrebbe impedito alla radice questa salvezza. L’aborto è un atto eminentemente diabolico.
    “Ave Maria… Benedetta tu fra le donne E BENEDETTO IL FRUTTO DEL TUO GREMBO GESU'”. Avendo Gesù assunto la natura umano questa benedizione si estende a tutta l’umanità, al frutto di ogni grembo materno. Avendo assunto la natura umana e avendo vissuto tutte le fasi di essa dal concepimento alla morte Gesù ha santificato in modo speciale la vita umana, la vita di ogni persona dal concempimento alla morte.

    Cherubino ti sbagli, non è mai moralmente lecito abortire nemmeno in caso di pericolo per la madre. Un atto moralmente illecito non è mai ammissibile. Questo dice il Catechismo e l’insegnamento di sempre della Chiesa.
    La distinzione del Cardinale che fai tua non va bene se serve a dire che con l’aborto non si uccide un essere umano. Invece con l’aborto e suoi surrogati si uccide sempre un essere umano. Va bene se serve a PRECISARE che l’omicidio in generale prende nomi diversi a seconda della fase della vita umana della persona uccisa.

    11 Giugno, 2010 - 9:44
  32. Forse sono io che non capisco, che mi spiego male, o spiego ciò che ho capito male.
    Cmq l’aborto non è “omicidio”, anche se lede il 5° Comandamento.
    L’aborto che è aborto, è la negazione della vita fin dall’origine, e quindi di conseguenza è la negazione di Colui che crea e dona la vita, e che in quella vita infonde un’anima. E’ l’opporsi al desiderio di Dio, che è Vita.

    11 Giugno, 2010 - 14:41
  33. Giovanni Mandis

    Ubi, è inutile usare giri di parole
    l’aborto è il nome SPECIFICO che diamo all’omicidio di una persona dentro il ventre della madre.
    Evangelium Vitae
    “Il fratello uccide il fratello. Come nel primo fratricidio, in OGNI OMICIDIO viene violata la parentela «spirituale», che accomuna gli uomini in un’unica grande famiglia,11 essendo tutti partecipi dello stesso bene fondamentale: l’uguale dignità personale. Non poche volte viene violata anche la parentela «della carne e del sangue», ad esempio quando le minacce alla vita si sviluppano nel rapporto tra genitori e figli, come avviene con l’aborto o quando, nel più vasto contesto familiare o parentale, viene favorita o procurata l’eutanasia.”

    11 Giugno, 2010 - 15:13
  34. Cherubino

    x Leonardo, a me spaventano non poco quelli che pretendono di misurare certe cose, per di più senza avere alcun mandato da Cristo e metterndosi al posto di coloro che tale mandato invece hanno. Quindi, l’ironico “don” che mi viene attribuito e ceh serve solo a squalificarmi calza in realtà a coloro che alsolito pensano disaperne più della Chiesa.
    Ciò detto, il mio non era affatto un discorso di graduatorie, ed era evidente, visto che parlavo di situazioni da valutare caso per caso. Quindi o non hai letto bene il mio post, o come spesso succede pur di obiettare qualcosa si stravolge ciò che ha detto l’altro.

    x Mandis, sei tu che ti sbagli. L’aborto è sempre vietato se diretto, ossia “voluto come fine o come mezzo”. In tal caso si ha cooperazione formale al male. Non è vietato nel caso sia indiretto e necessario. In tal caso si ha cooperazione materiale che può essere lecita se giustificata. Rientra in questo caso il caso in cui una terapia sia presumibilmente necessaria per salvare la vita della madre e ciò però sarebbe fatale per il feto: la madre non ha nessun obbligo morale di rinunciare a tale terapia. Non commette peccato nè lei nè il medico che le somministra una terapia di questo genere e che però conduce il feto alla morte.

    Se la cosa non ti convincesse puoi leggere la Chiarificazione della Congregazione per la dottrina della Fede del 11 luglio 2009:

    “Quanto alla problematica di determinati trattamenti medici al fine di preservare la salute della madre occorre distinguere bene tra due fattispecie diverse: da una parte un intervento che direttamente provoca la morte del feto, chiamato talvolta in modo inappropriato aborto “terapeutico”, che non può mai essere lecito in quanto è l’uccisione diretta di un essere umano innocente; dall’altra parte un intervento in sé non abortivo che può avere, come conseguenza collaterale, la morte del figlio: “Se, per esempio, la salvezza della vita della futura madre, indipendentemente dal suo stato di gravidanza, richiedesse urgentemente un atto chirurgico, o altra applicazione terapeutica, che avrebbe come conseguenza accessoria, in nessun modo voluta né intesa, ma inevitabile, la morte del feto, un tale atto non potrebbe più dirsi un diretto attentato alla vita innocente. In queste condizioni l’operazione può essere considerata lecita, come altri simili interventi medici, sempre che si tratti di un bene di alto valore, qual è la vita, e non sia possibile di rimandarla dopo la nascita del bambino, né di ricorrere ad altro efficace rimedio” (Pio XII, Discorso al “Fronte della Famiglia” e all’Associazione Famiglie numerose, 27 novembre 1951).”

    11 Giugno, 2010 - 15:20
  35. Cherubino

    poi non capisco perchè dici “La distinzione del Cardinale che fai tua non va bene se serve a dire che con l’aborto non si uccide un essere umano”.
    Forse non hai letto cosa ho scritto, ossia che l’aborto E’ la soppressione di una vita e di una persona umana. Più chiaro di così… aggiungere che tale soppressione ha delle peculiarità per cui è più giusto chiamarlo con il nome che tali peculiarità contiene, che con il diverso termine “omicidio”. Quelle peculiarità non diminuiscono affatto (e non vedo perchè dovete attribuirmi una tale affermazione !) la prima affermazione sulla soppressione di una vita e di una persona umana.

    11 Giugno, 2010 - 15:39
  36. le chiacchiere stanno a zero.

    Io ringrazio il buon Dio per la vita di Bocelli,
    ringrazio il Signore,
    per la mamma di Bocelli.

    Tutto il resto è noia.

    Chi avverte particolari diustissime sensibilità,
    formi un comitato di pressione
    perchè lo Stato
    incoraggi tutte le mamme che abortirebbero
    a far nascere tutti gli embrioni, feti, vite,
    malformi o non malformi,
    e lo Stato stesso con tutti i cittadini
    se ne assumi la responsabilità, l’onore e l’onere,
    di portare avanti le vite dei nascituri,
    e se malformi,
    ne segua per intero tutto il percorso di vita
    assicurando tutta l’assistenza necessaria.

    Insomma
    è così semplice.

    Ci vuole tanto.

    Io sono il primo a metterci la firma
    anche per un prelievo sul mio stipendio
    per assicurare la vita dignitosa.

    Fatti
    non ciaccole.

    11 Giugno, 2010 - 16:07
  37. Leonardo

    Don Cherubì (avevamo già parlato di questo mio innocente vezzo di darle del “don”, come si conviene ad un gentiluomo partenopeo, ma il suo inestirpabile clericalismo glielo fa sempre fraintendere), ho letto benissimo il suo messaggio, ma so riconoscere la fuffa.

    P.S.: la sua risposta a Mandis, che è corretta, conferma che aveva ragione lui. L’aborto non è mai lecito. È lecito un atto mirante a salvare la vita della madre che “può” avere come conseguenza la morte del figlio.
    C.v.d.

    11 Giugno, 2010 - 16:14
  38. Cherubino

    non ho tanta memoria da ricordare quello che magari è stato detto di passaggio una volta…

    comunque va bene che cerca di rigirare il discorso, ma intanto anche la Chiesa parla di aborto diretto e aborto indiretto, quindi anche se non le piace la distinzione e la terminologia resta. La cosa è assodata. Per esempio sul sito della Pontifica Accademia per la Vita si può leggere:

    “Esempio tipico era proprio il dilemma tra la vita della madre o quella del figlio. Una decisione deve essere presa poiché una neutralità passiva avrebbe comportato la morte di entrambi. Il rispetto dovuto al nascituro consente solo quel tipo d’intervento, a beneficio della madre, che non implicano alcun rischio serio per il bambino? Un teologo francescano, Antonio di Cordova (1485 – 1578), esaminò il quesito sotto il profilo dell’ammissibilità morale della somministrazione alla gestante di una medicina che avrebbe provocato la morte del nascituro. Nella risposta, applicò la distinzione tra volontario diretto e volontario indiretto, utilizzata già da San Tommaso per sostenere la liceità di una autodifesa che porti anche alla morte dell’aggressore[43].

    La distinzione tra aborto diretto ed aborto indiretto non sempre appare così chiara come nello studio di Antonio di Cordova. Di fatto essa ha dato luogo a molte discussioni, anche in tempi recenti. Ebbe però il favore dei trattatisti di morale. Il Magistero stesso l’ha utilizzata in alcuni importanti documenti. In sostanza questa distinzione conferma che l’unico atteggiamento morale nei confronti del nascituro è quello del più assoluto rispetto. L’embrione non può essere oggetto di una volontà di morte, ma soltanto e in casi eccezionali di una volontà permissiva, che tollera un male che non può comunque essere evitato.”

    11 Giugno, 2010 - 16:44
  39. Leonardo

    Quel che mi piace di lei, don Cherubino, è che è pedante in un modo pressoché perfetto. Non c’era bisogno di scomodare Antonio di Cordova e la Pontificia Accademia per ribadire una cosa che qui è chiarissima a tutti, mi creda.
    La disquisizione è nata dall’argomentare un po’ claudicante (a mio avviso) di un cardinale, poi un po’ di confusione ce l’ha aggiunta lei quando, abbandonando pericolosamente la via della ripetizione dei sacri testi, ci ha messo del suo facendo questo accostamento che non sta in piedi: «va per esempio ricordata la circostanza per cui, in caso di pericolo di vita per la madre l’aborto è moralmente lecito. Non lo è invece uccidere un uomo per prelevargli un organo per salvarsi la vita». Ma lasciamo andare,
    Qui siamo tutte personcine perbene e non diamo dell’omicida a nessuno. Neanche a chi smette di dar da bere e da mangiare …

    11 Giugno, 2010 - 17:33
  40. Giovanni Mandis

    Cherubino mi sembra che con i termini ti confondi… hai scritto
    “in caso di pericolo di vita per la madre l’aborto è moralmente lecito.”
    questa frase è inammissibile. l’aborto (si intende aborto PROCURATO ATTIVAMENTE) non è mai moralmente lecito.
    E non rientra nel caso che hai citato successivamente, quando giustamente scrivi che l’aborto è accettabile come “conseguenza collaterale” non voluta, perchè in un caso simile NON E’ ABORTO PROCURATO E NON C’E’ COLPA.

    insomma siamo d’accordo, ma bisogna stare attenti ai termini usati
    un conto è dire che l’aborto in rari casi può essere tollerato come effetto collaterale non voluto (e non perseguito con atti positivi) di cure lecite e necessarie verso la madre (e facendo tutto il possibile per salvare anche il bambino)
    un altro è dire “in caso di pericolo di vita per la madre l’aborto è moralmente lecito” frase che sta alla base dell’abominio giuridico chiamato legge 194.

    11 Giugno, 2010 - 18:06
  41. Cherubino

    vabbuò Mandis, “l’aborto (si intende aborto PROCURATO ATTIVAMENTE)” lo dici tu… secondo la logica un concetto sovraordinato contiene le sue sotto categorie. Però se tu usi un’altra logica…

    comunque la precisazione ti va bene ? l’aborto INDIRETTO (termine comune nell’ambito della teologia morale) può essere lecito a determinate condizioni.

    11 Giugno, 2010 - 18:43
  42. Giovanni Mandis

    Cherubino, se l’aborto è indiretto, non voluto, non perseguito, non ha senso parlare di lecito-non lecito. è un fatto che accade in seguito ad una azione moralmente lecita (curare la gestante) indipendentemente dalla nostra volontà e del quale non siamo responsabili.
    se tu dici all’uomo della strada “in caso di pericolo di vita per la madre l’aborto è moralmente lecito” secondo te capisce le sottigliezze, capisce che stai parlando di aborto non voluto, non provocato, ma solo subìto come inevitabile conseguenza di un trattamento medico lecito verso la gestante?
    secondo me no, capisce che “in caso di pericolo di vita per la madre” può servirsi dell’aborto procurato attivamente come permesso dalla legge 194.
    questa è la dura realtà dell’ignoranza (non so quanto incolpevole) odierna.
    da qui la necessità di spiegare bene i termini.

    15 Giugno, 2010 - 10:58

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