Surendra Narne: “L’amore per il prossimo mi ha fatto cristiano”


“Mi attirava al cristianesimo l’amore per il prossimo. A me piaceva amare il prossimo e scoprivo che questo aveva fatto e insegnato Cristo. Nel mio cammino è stato importante Francesco Canova con il suo collegio padovano per medici missionari (Cuamm): io non ero cristiano e lui mi ha accolto alla pari dei cristiani. Mi ha dato un esempio convincente di non discriminazione verso uno straniero appartenente ad altra religione”: parla così Surendra Narne, 75 anni, indiano, otorinolaringoiatra, ex direttore dell’Unità operativa di Chirurgia Endoscopica delle vie aeree all’ospedale di Padova.

Sono arrivato qua nel 1956 dopo aver frequentato in India una scuola dei Gesuiti. Ero il quarto indiano a mettere piede al Cuamm e avevamo difficoltà con la lingua. Per aiutarci il professor Canova ci invitava a casa sua e la figlia Giordana è stata la mia prima insegnante di italiano. Si prendeva cura di noi più di un padre, aveva sempre il sorriso, era sempre di buonumore.  Noi stranieri restavamo soli durante le vacanze e lui chiedeva alle famiglie amiche di ospitarci a turno.

Quando gli dicevo che volevo convertirmi mi metteva in guardia: “Hai pensato bene? Bada che le cose non sono così semplici”. Immaginava che io potessi venire a uno scontro con la mia famiglia induista, invece lo scontro ci fu sì con mio padre – che è arrivato a diseredarmi – ma non per motivi religiosi, piuttosto perché io per tre volte rifiutai di sposare le ragazze che aveva scelto per me. Tutto questo per il suo desiderio di controllare le sorti dell’eredità.

Qui all’Unversità di Padova ho conosciuto quella che poi è diventata mia moglie nel 1969 e mi ha dato tre figli ed è morta di Alzheimer precoce. Per me è stato terribile. Anche in questa circostanza il professor Canova mi è stato di aiuto: “Non perdere mai la fede, tutto si sistema se tu la manterrai” mi diceva. Lui pure aveva perso la moglie ed era riuscito a restare sereno, io invece ero disperato e lui mi confortava: “Vedrai che lei ti aiuterà, resterà presente nella tua vita”. Io non potevo credere questo e invece ho poi sperimentato che era vero.

La pagina del Vangelo che mi tocca di più è il “Padre nostro”, la più bella preghiera che io conosca. Ma quello che massimamente ammiro nel cristianesimo è il comandamento dell’amore che spinge al cambiamento di sé e del mondo. L’induismo da cui venivo accetta le cose come stanno, non cerca il cambiamento. Devo dire però che l’induismo è più facile a seguire rispetto al cristianesimo. Per me alcuni comandamenti risultano difficili, per esempio quello che dice “non desiderare la donna d’altri”. Anche “non rubare”. Tra noi medici molti sono attratti dal facile guadagno ed è una tentazione forte a motivo del bisogno in cui si trovano le persone che ci cercano. Capita dunque di essere invogliati dalle circostanze a speculare sulla salute del prossimo. Infine sono riuscito ad arginare questa tentazione: ora sono in pensione e faccio il volontario ospedaliero. Consulente gratuito si chiama la funzione che svolgo. Anche l’insegnamento a non speculare sulla salute altrui mi è venuto dal Canova. Io sono diventato cristiano – il battesimo lo ebbi nel 1959 – vivendo con la sua famiglia e con il Cuamm”.

Questa conversazione si è svolta al Cuamm di Padova l’11 novembre 2011, essendo io alla ricerca di testimonianze sulla figura di Francesco Canova (1908-1998).

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