Salvatore convertito in carcere da una carezza

Ecco la piccola ma vera storia di un carcerato scosso da un gesto d’affetto di una volontaria e poi convertito dal Vangelo che la stessa volontaria gli ha proposto. Il racconto è stato scritto su mia richiesta da Antonella Lignani, di Città di Castello, che mi aveva parlato di questa singolare vicenda.

Della mia comunità neocatecumanale fa parte un uomo di circa 50 anni, che si chiama Salvatore, e che tra l’altro mi è stato assegnato come “guardia del corpo” dal momento che ho problemi alla vista e questo compito egli lo svolge con estrema dedizione.

Nella sua giovinezza, Salvatore era un fuorilegge assai rispettato nella città del Sud dove è nato. Poi è finito in un carcere di massima sicurezza, dove il Signore stesso (se così si può dire) lo ha visitato, nella persona di una catechista neocatecumenale, ora morta, che si chiamava Graziella. In modo del tutto fortuito, distribuendo pasti agli altri carcerati, Salvatore ha incontrato Graziella, che lo ha salutato accarezzandolo; cosa che ha molto colpito Salvatore, che nella sua infanzia non aveva potuto godere di affetto da parte della sua mamma, dalla quale era stato presto separato. 

Salvatore ha preso subito a chiamare Graziella col nome di “mamma”, e lei lo ha ripagato facendosi tramite dell’amore di Dio per lui. Così Salvatore ha cominciato a frequentare le catechesi di Graziella e del marito, coinvolgendo altri detenuti. Assistevano alle catechesi seguiti ognuno da una guardia carceraria; non potevano quindi avvicinarsi gli uni agli altri e nemmeno scambiarsi un gesto di pace. 

Poi Salvatore ha ottenuto la semi – libertà. Di giorno si recava al lavoro, di sera tornava al carcere, ma prima passava a visitare e salutare la “mamma” inferma.

Ora Salvatore è libero, e svolge con molta competenza un lavoro pericoloso e faticoso, trattando l’acciaio con la fiamma ossidrica. Narra delle prove sostenute con rara pacatezza. Del passato gli rimane un matrimonio fallito e un altro amore pur esso finito; per questo vive solo, e non può nemmeno vedere la figlia più piccola, che ha quattordici anni.

Ma Salvatore è sereno e felice. Dice di sentirsi come un bambino svezzato in braccio alla madre, citando il Salmo 130. E’ felice perché ha trovato l’Amore, anzi questo Amore lo è venuto a cercare proprio in carcere. Può capitare di sentirlo affermare che vorrebbe diffondere dovunque questo Amore, e lo fa in maniera semplice, diretta, leale.

[marzo 2017]