Claudio Contarin che va in discoteca e parla come Teresa di Lisieux

Ho letto il Diario di Claudio Contarin e devo parlarne subito tanto ne sono felice: esso già modifica la mia preghiera, facendola più corale e lieta. Questo volumetto senza pretese è un qualcosa di unico: sono annotazioni contenute nell’agenda di un ragazzo vicentino morto nel febbraio del 2008 a 19 anni in un incidente stradale, ma sono anche un dono dello Spirito alla nostra epoca. Parole semplici, mai rilette, anche sgrammaticate ma piene di cielo, sorprendenti quanto i primi appunti della coetanea Teresa di Lisieux. Preziose oggi che le parole cristiane si sono fatte rare sulla bocca dei ragazzi.
Il dono più attraente in Claudio è la continuata esperienza della comunione dei santi: espressione che non usa, ma realtà che vive. Dialoga con gli angeli e i santi, Gesù e Maria, il nonno Mario e Giovanni Paolo II come fossero compagni di partita e di gita. In questa comunione – poi – l’elemento più suo è la percezione della possibilità a tutti donata della santità.

Io ringrazio Alberto
che mi ha donato a Dio
Ecco una lettera di buon Natale indirizzata a Gesù, scritta il 25 dicembre del 2007, nella quale Claudio parla del suo papà terreno – Alberto – e lo presenta al Padre che è nei cieli e con la sua sconcertante facilità mistica dice tutto di sé e di ognuno. Dice in particolare di Yossi, un bambino palestinese handicappato che il papà di Claudio aveva assistito in un’esperienza giovanile di volontariato in Terra Santa. E ciò che da Yossi è venuto e che ora fa ricca la famiglia Contarin e – in qualche modo – tutta l’umanità.
C’era una volta un uomo, si chiamava Alberto. Non si sa bene come fosse prima ma si sa come è ora. E c’era un bambino, si chiamava Yossi.
Non poteva parlare né muoversi, soltanto gli occhi. Si sa che cosa era… ma adesso non si sa com’è.
Yossi era ammalato dalla nascita, una di quelle persone che si dice le loro vite non servono a niente.
Eppure nessuno più di Yossi ha aiutato Alberto.
Alberto colto forse dal cielo era partito per Israele, là dove viveva Yossi. Dopo averlo conosciuto lo accudì, ci si affe­zionò e che momento magico fu quello!
Ora Alberto è tornato a casa, ha 5 figli e una bellissima moglie, al primo maschio ha messo nome Yossi [secondo nome di Claudio].
La sua vita non è più la stessa: ad Alberto piace pregare, trovare un momento di pace e di sollievo con Dio. Usa tut­te le sue energie per la sua famiglia usa tutto il suo cuor per Dio. Negli occhi di quel bambino ha visto Gesù, l’ha aiutato e li in cielo qualcuno lotterà per aprire la porta a lui.
Ma, credo che non ci sarà bisogno di alcuna lotta.
Yossi, se è vivo, ha circa trent’anni, o è un santo che mi­racolosamente è guarito ed annuncia Gesù ad Israele o è ancora in quel letto ad aiutare persone come Alberto (…).
E quante persone si son già salvate grazie a questi bam­bini. E a chi dice che comunque non è giusto che loro de­vono soffrire tanto io penso che non sa: lì nel suo poter parlare ne muovere, Yossi pensava a Dio vedeva probabil­mente Dio. E quel sorriso che gli faceva Alberto, solo an­che per quel sorriso, valeva la pena di vivere una vita per quel sorriso!
Per questa bella lettera io ringrazio Alberto che mi ha do­nato a Dio.

Sta di fronte a Dio
a nome di tutti
E insieme ringraziamo Yossi che l’ha donato a noi. E infi­ne ringraziamo la Mamma, gli Angeli, i Santi dei cieli… e ringraziamo te Papà perché anche in questo Natale siamo tutti qui uniti. Grazie a Yossi??
SI. e grazie a Dio!!!! BUON NATALE DAVVERO. I tuoi figli… TUTTI!
Le parole chiave sono quelle finali: I tuoi figli… TUTTI! Cioè i figli di Dio: perché non è una lettera al padre terreno ma a quello celeste e i tuoi figli non sono i cinque figli di Alberto e Alessandra Contarin, tra i quali Claudio è il secondo in ordine di età, ma sono tutti gli uomini e le donne del mondo. Può sembrare incredibile, ma Claudio quando parla a Dio lo fa sempre in presenza degli angeli e dei santi e a nome di tutta l’umanità.
Augurare buon Natale a nostro Signore può essere un’idea fanciullesca, appunto alla Teresa di Lisieux prima maniera, ma farlo a nome di tutta l’umanità è quanto mai appropriato. E’ stare di fronte a Dio a nome di tutti, direbbe von Balthasar.
Ma perchè Claudio parla al Padre celeste del suo padre terreno? Per rendergli grazie di quanto ha operato nel suo papà, dal quale – infine – egli, Claudio, è stato “donato a Dio”. Questa è infatti la premessa alla lettera: “Ci sono tante storie da raccontare per descrivere il tuo amore per noi. Ne scelgo una”.
Quando scrive “i santi del cielo” Claudio pensa in grande. Nell’insieme del Diario ne nomina 32, per complessive 87 volte in poco più di cento pagine. Nomina 11 volte Teresa di Calcutta, 7 Francesco di Assisi, 6 San Domenico, 5 Nonno Mario; 4 Tommaso d’Aquino, Elisabetta madre di Giovanni il Battista, Giovanni Bosco; 3 Faustina Kowalska, Bernadette di Lourdes, Giuseppina Bakita, Padre Pio, Veronica (che asciuga il volto di Gesù), Gandhi; 2 Chiara di Assisi, Antonio da Padova, Giovanni Battista, Ireneo di Lione.

Aiutami a far giocare
la palla con il cuore
A scorrere questo santorale uno si smarrisce e chiede: ma Claudio era un patito dei santuari? Nient’affatto, rispondono i familiari. La playstation è stata la sua passione di adolescente, va in discoteca, gioca a calcio, è amante della fotografia, nel volume del diario ci sono foto in cui gioca con il papà e i fratelli, o scherzosamente lotta con la sorella maggiore. Non faceva parte di nessun gruppo parrocchiale o associativo.
Il rapporto con gli abitanti del cielo è di una sorprendente familiarità: “Oggi sono con San Domenico. Sono stato poi con San Giovanni Paolo II, San Giovanni il Battista e Gandhi, San Gandhi!” (31); “Oggi è venuta a trovarmi Madre Teresa” (46); “Sono con il mio angelo” (71). Scrive una lettera agli angeli (114). Affida gli amici e i parenti ai singoli santi (28s).
Invita Gesù a giocare: “Sono pieno di gioia stiamo organizzando una partita a pallone e chissà che vada tutto bene. Ma sia la tua volontà e soprattutto vieni, con la Mamma, gli Angeli, i Santi dei cieli e santa mamma Rosa a giocare con noi!” (33).
Il 9 luglio del 2007 segna questo promemoria: “Programmare un giro con Gesù. Dove: in bici su per i colli”. E precisa, tra le “cose da portare”: “Qualcosa da mangiare e da bere, così da fare merenda con Gesù” (51).
La conversazione con Gesù riguarda anche il modo di giocare a calcio: “Aiutami a far giocare la palla con il cuore. A giocare a calcio come te. E con te” (66).
Con il Diario di Claudio entra nella storia della pietà il linguaggio degli sms: “CIAO!! Da Nonno Mario & Claudio Contarin & tutti noi. T.V.B. (devo scappare)”.

Essere un cristiano
grintoso e gioioso
La chiusa costante delle lettere-preghiera è sempre quella del coinvolgimento di cielo e terra, se pure con decine di varianti: “S. Antonio di Padova, Claudio Contarin & tutti noi” (45); “Claudio Contarin, Madre Teresa di Calcutta e tutti noi Ti vogliamo bene” (46).
Come ho già osservato, quel “tutti noi” non vuol dire “noi di casa”, ma “noi tutti sulla terra e nel cielo”. Ho chiesto ai genitori Contarin se ci fosse un’origine di quell’espressione nel linguaggio di famiglia e mi hanno risposto che l’ha inventata Claudio. In casa non sapevano nulla del diario: l’hanno trovato e letto dopo la sua morte. Io li ringrazio sette volte d’averlo pubblicato senza correzioni, neanche grammaticali.
L’incidente è avvenuto verso la mezzanotte dell’8 febbraio 2008. Erano quattro ragazzi, abituati a divertirsi in comitiva: con Claudio c’erano Matteo, Riccardo e Francesco. Guidava Riccardo. Claudio aveva la patente da un anno. Dal giugno del 2007 era perito elettrotecnico. Appassionato di fotografia, contava di fare il fotografo collaborando con il papà (vedi il sito http://www.fotoamatorecontarin.it). Aveva la passione della letteratura fantasy e aveva scritto tre quaderni di un racconto di questo genere, mai pubblicato. Fumava e per la Quaresima si impegnava a non farlo (96).
Oltre alla circolarità orante della comunione dei santi di cui è intessuto (“Nella preghiera voglio rifugiare la mia vita”, 81), il diario sfiora vari temi che qui elenco: l’avvertenza del peccato (questa parola ricorre una decina di volte, anche nella forma confessionale “ieri ho peccato” e simili: 22, 50-52, 71, 81s, 89, 94, 96, 111); la libertà dai moralismi (“Aiutare il prossimo senza giudicare come si comporta”, 117) e dalle “tradizioni” (“Non è seguendo le leggi che ci si riempie d’amore”, 109); la “grinta del cristiano” (81 ma anche 38, 78, 81; 51: “Mostrerò sempre un gran sorriso, grinta e voglia di aiutare gli altri”; 65: “Essere un cristiano grintoso e gioioso”); la chiamata di tutti alla santità (“C’è un santo in ciascuno di noi”, 78: e nella stessa pagina il memo “Calcio ore 18,30”); l’aspirazione al “cuore sincero” (79) e a “portare il cuore degli altri” (82), alla preghiera dell’umiltà (70), della semplicità (95), della gratitudine (110, 113, 115).

Una santità donata
diversa da quella canonica
Nel loro insieme questi temi ci raccontano la rapida fioritura di un sentimento cristiano sorgivo, pieno di vita e di gratitudine, che è forse riassumibile in questa espressione, penso la più ardita, che trovo a p. 88: “Lo Spirito Santo è la parte di Dio che brilla in noi”.
In Claudio e nel suo linguaggio “fai da te” vedo i segni di una santità donata dallo Spirito e dunque più istruttiva, per intendere la condizione spirituale dell’epoca, di quanto possa esserlo la santità canonica educata dalla Chiesa.

Claudio Contarin, Dialogo. Riflessioni & preghiere, 117 pp., senza data ma 2009 è pubblicato dalla vicentina Radio Oreb (tel. 0444.356065). Lo si può leggere anche on line.

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