Josef Mayr-Nusser che non volle giurare “fedeltà” a Hitler

Josef Mayr-Nusser: animatore dell’associazionismo cattolico di Bolzano, arruolato a forza nelle SS rifiuta di prestare giuramento a Hitler, perché lo ritiene idolatrico e incompatibile con la fede cristiana: muore per “edema da fame”, a 35 anni, su un carro bestiame, durante il trasferimento in treno verso il lager di Dachau. È il 24 febbraio 1945.

E’ stato riconosciuto martire con decreto pubblicato l’8 luglio 2016 riguardante, tra l’altro, “il martirio del Servo di Dio Giuseppe Mayr-Nusser, laico; ucciso in odio alla fede il 24 febbraio 1945”. La beatificazione è avvenuta a Bolzano sabato 18 marzo 2017.

Fin dal 1936 Josef denuncia in discorsi pubblici (fu prima dirigente cittadino dell’Azione cattolica e poi della San Vincenzo) la natura totalitaria e idolatrica del regime di Hitler: “Lui diviene un idolo, dal quale aspettarsi la salvezza da tutte le miserie” dice in un discorso tenuto quell’anno durante la festa del Sacro Cuore. Egli ci appare, tra i martiri dell’opposizione al nazismo, come uno dei più consapevoli del carattere anticristiano di quel regime. Una consapevolezza che è già intera prima dell’arruolamento e che è destinata a trovare la sua massima espressione nel rifiuto del giuramento.

E’ il 4 ottobre del 1944, siamo in una stanza del manicomio di Konitz, nella Prussia orientale: un gruppo di reclute tirolesi deve prestare giuramento. Un sottufficiale legge il testo: “Giuro a te, Adolf Hitler, Führer e cancelliere del Reich, fedeltà e coraggio. Prometto solennemente a te e ai superiori designati da te l’obbedienza fino alla morte. Che Dio mi assista!”

Josef da due anni è sposato con Hildegard e ha un bambino di un anno che si chiama Albert. Ma ha sostenuto pubblicamente tante volte – in esplicito riferimento al nazismo e alla guerra – che “sempre dovunque dobbiamo essere testimoni”. Una volta ha scritto che la testimonianza può essere anche silenziosa: “Spesso tacere può essere più indicato. Ma ora è venuto il momento di parlare. Alza la mano e obietta: Signor maresciallo maggiore, io non posso prestare il giuramento!

A un compagno che è presente a quell’atto confida: “Se mai nessuno trova il coraggio di dire a questa gente che si può anche non essere d’accordo con il sistema, questo sistema non cambierà mai”.

Dalla prigionia scrive lettere amorevoli e ferme alla sua Hildegard: “I miei superiori hanno mostrato troppo chiaramente di rifiutare e odiare quanto per noi cattolici vi è di più sacro e intangibile”. Nell’ultima lettera la saluta così: “Carissima Hildegard, non posso ancora dirti quando si deciderà la mia sorte e ti prego di pazientare. Dio, il Padre che veglia su di noi pieno d’amore sempre e ovunque, non ci abbandonerà”.

Verrà avviato alla morte con la qualifica di “traditore”. Una delle SS che scortavano il convoglio dei condannati a morte diretto a Dachau ha dato questa testimonianza dei suoi ultimi momenti: “Lo sollevammo per farlo salire sul vagone e lui ci disse: ‘grazie’. Il mattino dopo lo trovammo morto. Aveva con sé il rosario, il messalino e il Nuovo Testamento. Capimmo allora che egli non poteva essere un traditore”.

Dizionario storico del Movimento cattolico, vol. III/2, pp. 536.

Reinhold Iblacker, Non giuro a questo Führer. Josef Mayr-Nusser, un testimone della libertà di pensiero e vittima del nazismo, Innsbruck-Bolzano 1990.

Francesco Comina, Josef Mayr-Nusser, in AAVV, Le periferie della storia. Profili di testimoni di pace, Verona 1999, pp.107-115.

Quell’idolo terribile di nome Adolf Hitler. Scritto inedito di Josef Mayr-Nusser, su Il Segno (settimanale cattolico di Bolzano), 27 febbraio 1999, p.4.

Josef Mayr-Nusser. Discorsi, articoli e lettere di un martire dei nostri tempi, Casa editrice A. Weger, Bolzano 2011.

Paolo Bill Valente, Fedeltà e coraggio. La testimonianza di Josef Mayr-Nusser, Edizioni Alphabeta Verlag 2017, pp. 93, euro 10.00.

[profilo pubblicato in “Nuovi Martiri” 2000 – aggiornato al marzo 2017]