Cerco un ascolto senza giudizio

«L’uomo facilmente dimentica che sempre può trovare in Dio ricco di misericordia un’accoglienza senza giudizio e allora cerca nella seduta psicoanalitica quantomeno un ascolto senza giudizio»: parole di Jacques Dupont, priore della Certosa di Serra San Bruno [dov’è andato Benedetto domenica pomeriggio]. Avevo bisogno di quelle parole e quando le ho avute da un uomo severo con se stesso le ho festeggiate con un bicchiere di Vino Nuovo.

49 Comments

  1. antonella lignani

    Parole sante.

    11 Ottobre, 2011 - 19:56
  2. fabi

    Mi associo.

    11 Ottobre, 2011 - 20:18
  3. fabi

    Vorrei però chiedere che cosa considerate ‘giudizio’.

    11 Ottobre, 2011 - 20:19
  4. Effettivamente…
    faccio mia la domanda di fabi: cosa è “giudizio” ?
    Oggi effettivamente è un pò abusata la parola “giudizio”. La si usa pure (e secondo me erroneamente) per stigmatizzare chi invece non formula un giudizio ma una semplice opinione diversa da un altro.
    Giudizio è qualcosa di più “importante”, severo, che attiene la sfera dell’anima e dei sentimenti e non del puro e semplice pensiero.
    Non so se riesco a spiegarimi bene.
    E a Luigi che giustamente da “importanza” alle parole chiedo: cosa ne pensa, non trova anche lei che comunemente la parola è alquanto abusata?

    11 Ottobre, 2011 - 20:49
  5. qualcosa di simile,

    Luigi riportavi diversamente nella intervista a TV 2000,
    ieri l’ascoltavo sul web,
    avevano profondamente colpito anche me…

    anche se in modo diverso…
    molto diverso…

    spesso… capita che un buon psicanalista
    è meglio di un qualsiasi religioso o monaco o prete,
    a
    meno che….
    non sia uno
    Starets…..

    come probabilmente ti è apparso il priore della certosa.

    11 Ottobre, 2011 - 20:50
  6. Gioab

    «L’uomo facilmente dimentica che sempre può trovare in Dio ricco di misericordia un’accoglienza senza giudizio e allora cerca nella seduta psicoanalitica quantomeno un ascolto senza giudizio»

    Caro Luigi ti sei accorto che non è proprio così ?

    Per es. Sodoma e Gomorra non hanno beneficiato di quell’accoglienza. Neanche il popolo eletto che fu portato in esilio a Babilonia, e che dire di tutti quei Giudei che si trovavano dentro Gerusalemme nel 70 quando Tito fece quella gigantesca strage ?

    Vedi ? Nabucodonosor Re di Babilonia sebbene rappresentasse il nemico, fu usato da Dio per portare il suo giudizio sul suo popolo. Nabucodonosor fu il suo braccio e la punizione che Lui recava su di loro:

    “Oh come siede solitaria, la città che abbondava di popolo! Come è divenuta simile a una vedova, colei che era popolosa fra le nazioni! Come è divenuta per i lavori forzati colei che era una principessa fra i distretti giurisdizionali!…. Giuda è andata in esilio a causa dell’afflizione e a causa dell’abbondanza della servitù. Essa stessa ha dovuto dimorare fra le nazioni. Non ha trovato luogo di riposo…..Poiché Geova stesso le ha recato dolore a causa dell’abbondanza delle sue trasgressioni, I suoi propri fanciulli han camminato come prigionieri davanti all’avversario.” ( Lamentazioni 1.1;3; 5;)

    Geremia aveva scritto :” E devono bere e scuotersi da una parte all’altra e agire come uomini folli a causa della spada che mando fra loro E prendevo il calice dalla mano di Geova e [lo] facevo bere a tutte le nazioni alle quali Geova mi aveva mandato: cioè a Gerusalemme e alle città di Giuda e ai suoi re, ai suoi principi, per farne un luogo devastato, un oggetto di stupore, qualcosa a cui fischiare e una maledizione, proprio come in questo giorno… e a tutti gli [altri] regni della terra che sono sulla superficie del suolo; ”. ( Ger. 25.16-17-26)

    Ti pare un accoglienza senza giudizio ?

    11 Ottobre, 2011 - 21:24
  7. Clodine

    Più si giudica, meno si ama ……

    12 Ottobre, 2011 - 16:12
  8. Marilisa

    Sai cos’è, Luigi? Non considerando quel “quantomeno un ascolto senza giudizio” detto dal priore, dallo psicanalista si va prima di tutto per curare una patologia ben precisa. È vero che la terapia consiste nell’aprirsi davanti ad una persona che ti ascolta senza giudicare e ti induce a parlare e a chiarirti con te stesso, andando in profondità nel tuo vissuto fino a far venire “i nodi al pettine” per rimuovere gli ostacoli che bloccavano il giusto tuo rapporto con la vita. Ma ci si trova davanti ad un “tu” che è una persona fisica come te, ha un volto ben definito come il tuo, ha degli occhi che ti guardano senza voler indagare. E si ha bisogno (lo sottolineo) di vedere concretamente un altro che si interessa (almeno in apparenza) a te. Tanto è vero che ci si “scarica” con sollievo anche con un amico sincero o con un parente fidato. Nell’infanzia, lo sappiamo, la mamma o il papà hanno anche la funzione benefica di “ascoltare” le pene dei loro bambini, purché lo sappiano fare, e non tutti, invece, sono capaci purtroppo.
    Certo, anche, e soprattutto, Dio ti accoglie e ascolta amorevolmente e senza giudizio. Ed è una consolazione. Ma non è proprio la stessa cosa, secondo me. Qualche differenza c’è. Si parla con se stessi e con Dio, ma non Lo si vede, non sempre si percepisce la sua voce. Le sollecitazioni che ti vengono dallo psicanalista, in tutta evidenza non ci sono quando ti trovi davanti a Dio.
    Se poi invece si vuol dire che la preghiera, nell’abbandono fiducioso al Signore, aiuta a farti trovare un po’ di pace, allora è tutt’ altro discorso. Ma ritengo che un tale, estremo, abbandono non tutti i cristiani riescano a sperimentarlo o almeno non sempre. La Grazia di Dio può infonderlo, quando e come a Lui piace.

    12 Ottobre, 2011 - 17:47
  9. Clodine

    Non è vero che Dio non giudica: altroché se giudica, e il Suo giudizio è tremendo e irrevocabile!Nell’enciclica “Spe salvi” si parla anche del giudizio ultimo, universale, e in questo contesto anche di purgatorio, inferno e paradiso, a dimostrazione che proprio il giudizio ultimo di Dio garantirà la giustizia

    12 Ottobre, 2011 - 17:58
  10. Luigi Accattoli

    Clodine il priore non dice che Dio non giudica: afferma che accoglie senza giudicare chi si rivolge a lui. Dice: “L’uomo facilmente dimentica la possibilità che ha sempre di rivolgersi a questo ‘tu’ accogliente” nel quale “potrà trovare un’accoglienza senza giudizio”. Dice insomma come Dante: «Orribil furon li peccati miei; / ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei» (Purgatorio III, 122-123).

    12 Ottobre, 2011 - 18:27
  11. Luigi Accattoli

    Fabi e Ubi, a proposito della parola giudizio. Non m’imbarco a dire che sia “giudizio”. Non sono all’altezza. Ma riporto alcuni passi del libretto in cui quella parola la usa il priore Dupont. Eccone una: I giudizi che si fanno sull’uno o sull’altro, la pretesa di sapere meglio, di dire meglio, di fare meglio non sono atteggiamenti evangelici. E credo che questo valga sia per una comunità monastica, sia per tutta la Chiesa. Ogni piccola comunità che riesca a costruire se stessa sulla debolezza benedetta dal Signore e sul perdono reciproco, invece che sulla competizione e sulle prove di forza, dà un aiuto importante all’insieme della Chiesa. Se una comunità non sa dare spazio al debole, difficilmente si può dire che è una comunità evangelica.

    12 Ottobre, 2011 - 19:11
  12. Luigi Accattoli

    In questa domana e risposta non c’è la parola “giudizio” ma la sua metafora:
    Se per esempio viene da voi un ex drogato o un altro giovane che ha sperimentato qualche forma di devianza, voi l’accogliete?
    L’accogliamo come Gesù accoglieva ogni peccatore: «Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2, 17). L’importante non è la devianza che si è sperimentata, ma come la si guarda e come la si integra nel cammino personale. Decisiva è la capacità di convertirsi, di uscire dal baratro, accettando di ricevere aiuto da altri. Anche se qualcuno viene da lontano, anche se la sua vita passata è stata turbatissima, c’è sempre speranza, tranne quando egli ritiene di sapere già tutto e non vuole farsi discepolo.

    12 Ottobre, 2011 - 19:14
  13. Luigi Accattoli

    Dupont: Il più grave peccato del monaco – ma forse anche di qualunque cristiano – è il giudizio dell’altro.

    12 Ottobre, 2011 - 19:16
  14. fabi

    Luigi,
    per me era solo una richiesta di pareri.
    Perché non sempre una parola risuona in noi, nello stesso modo.
    Il giudizio di Dio e la misericordia.
    Sono un bel binomio da commentare.
    Cosa ne dici? O dite?

    12 Ottobre, 2011 - 19:19
  15. Luigi Accattoli

    Ultima citazione da Dupont sul giudizio: Il Vangelo mette l’amore al primo posto e l’ascesi – in una vita secondo il Vangelo – trova la sua funzione nello sgombrare il terreno da quanto lo può ostacolare. In questo senso è importante perché mi aiuta ad agire contro l’egoismo, contro l’orgoglio, contro il giudizio sugli altri, contro la ricerca di ogni forma di supremazia sugli altri.

    12 Ottobre, 2011 - 19:21
  16. discepolo

    e’ molto difficile però ascoltare senza giudicare. Io ammetto di avere questa difficoltà. Lo dico da medico. ne sento tante di storie e mi costringo a non giudicare mai , ma non sempre ci riesco
    purtroppo è umano giudicare. per esempio , la storia di questo povero bambino a me fa accapponare la pelle e giudico , molto negativamente, le sue madri. Se ce le avessi davanti non potrei esimermi dal dare un giudizio su quello che stanno facendo

    http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-gli-orrori-dellingegneria-genetica-lesbo-style-3265.htm

    Ci sono tanti altri casi in cui non giudicare e mantenere una certa “indifferenza” non è umano , è o più che umano o sub-umano.
    I robot non giudicano, ma noi siamo esseri umani.

    12 Ottobre, 2011 - 19:43
  17. Luigi Accattoli

    Credo infatti che sia operazione divina ascoltare senza giudicare. Noi non possiamo fare che un tentativo di approssimazione. Per esempio i genitori verso i figli. Ogni amante con l’amato.

    12 Ottobre, 2011 - 21:13
  18. Grazie della risposta Luigi.
    Mi rassicura tanto.
    Solitamente mi rimproverano di non essere mai abbastanza severo nei giudizi e di cercare e trovare sempre il “perchè” di certe azione compiute dagli altri.
    Come il priore ho sempre sostenuto che c’è sempre tempo per rimediare a tutto.
    “Un uomo vele più dei propri errori”, affermava il Beato Giovanni XXIII (questa l’ho letta sotto la Croce posta all’inginocchiatoio del confessionale).

    13 Ottobre, 2011 - 9:19
  19. Leonardo

    Chiedo scusa, so che non dovrei intromettermi perché vengo solo in visita ogni tanto, quel che vedo mi sembra quasi sempre un po’ così … ma non è affar mio. Però qui siamo ai fondamenti ed è impressionante vedere come non abbiate idea di niente … ma da quant’è che la chiesa ha smesso di insegnare? (O i cristiani di ascoltarne gli insegnamenti?)

    Comunque, per obbligo di coscienza, devo avvertire che la frase del priore Dupont, giusta e profonda, va però correttamente tradotta così: «L’uomo facilmente dimentica che sempre può trovare in Dio ricco di misericordia un’accoglienza piena di giudizio e allora cerca nella seduta psicoanalitica quantomeno un ascolto senza giudizio». Presa alla lettera, sarebbe priva di senso. Come tutto, senza Dio che giudica, sarebbe privo di senso.

    L’adulterazione della parola giudizio, acriticamente accettata con entusiasmo da tanti cristiani, è il peggior delitto contro la fede che si commetta oggi.

    13 Ottobre, 2011 - 9:35
  20. giudizio = condanna. Si cerca un ascolto che non ti condanni per ciò che hai fatto… come Dio che quando ti ascolta, poiché ti ascolta e ti ha condotto a sé ti perdona…
    Il problema è che molti vanno dal prete a confessare ma in realtà è come se fossero dallo psicanalista. Talvolta è imbarazzante… hai voglia di spiegare… Forse oggi non ci sono più molti mediatori: madri e padri (lavorano fuori fino a tardi), fratelli maggiori (son tutti figli unici!), cugini (vivono dall’altra parte del mondo), maestri (oberati dalle riunioni pomeridiane), suore (son meno dei preti e sempre più anziane), professori (son precari già loro), medici (la ricetta si fa per telefono, passi signora a ritirarla)…
    E alla fine ci si rivolge al prete che fa un po’ da parafulmine…
    E dunque ci si confessa raccontandosi e ci si sente meglio… Ma poi?

    13 Ottobre, 2011 - 12:06
  21. nico

    Io direi anche giudizio=etichetta.
    E’ quel “tu sei…” che così spesso appiccichiamo alle persone.

    Se però è spesso necessario giudicare i fatti (questo è bene, questo è male) il giudizio sulle persone spetta solo a Dio che conosce i cuori (e invece noi diciamo tante volte tu sei buono, tu sei cattivo).
    Credo che anche a chi si ama sia necessario dire, qualche volta, “Penso che tu abbia sbagliato”, ma senza confondere (come diceva papa Giovanni XXIII) l’errante con l’errore.

    Questo per parlare del “nostro” giudicare.
    Sul giudizio di Dio credo si dovrebbe fare un discorso molto più lungo, ricco e difficile di quanto consentito qui: la riflessione sulle parole di Dupont è di grande aiuto. Grazie Luigi.

    13 Ottobre, 2011 - 12:26
  22. Federico B.

    Concordo con Nico. Come è facile giudicare male il prossimo (basta guardare i commenti dei giorni scorsi…) e come è difficile accettare di essere giudicati.

    13 Ottobre, 2011 - 12:56
  23. Gioab

    @ Clodine

    “Più si giudica, meno si ama ……” Non so dove lei abbia scovato questa assurda citazione, ma dovrebbe guardare bene anche da altre angolazioni.

    Per esempio, se non ci fosse il giudizio non ci sarebbe equità e correttezza, ma solo permissivismo e ingiustizia. Molti approfittatori e molto soprusi che fanno dire : ““Fino a quando, Sovrano Signore santo e verace, ti tratterrai dal giudicare e dal vendicare il nostro sangue su quelli che dimorano sulla terra?” ( Apoc. 6-10)

    “Chi giudica non ama ?” Da che lo stabilisce ? E’ proprio chi ama che giudica perché l’ingiustizia non è amore è tolleranza magari per convenienza…. Roba cattolica

    Le pare giusto che per un paio d’ore di presenza il papa debba incassare un milione e mezzo di soldi pubblici in Calabria, quando le scuole cadono a pezzi e le strade “tracimano” di fango e buche senza asfalto, in una regione dove la gente è già ridotta all’osso con le case cadenti come a Barletta ?

    Mah, forse è amore anche quello. Spillare ai poveri per dare ai ricchi e con la pretese che più si giudica meno si ama. Tutti i gusti son gusti.

    13 Ottobre, 2011 - 15:36
  24. Mabuhay

    Felice di rivedere ancora tra…la autodefinitasi compagnia dei pirla anche Leonardo (pirla di migliore qualita’… 🙂

    Mi son letto questo ‘fulminante” post mercoledi’ sera. Dico fulminante xe’ l’ho collegato subito alla lettura di Paolo di mercoledi, che nella traduzione liturgica inglese dice: “For by the standard by which you judge another you condemn yourself…” per passare poi al giudizio di Dio, cioe’ al Suo standard. Il problema non sarebbe il giudizio, ma lo standard del giudizio! E in questo mi sembra che la linea di Leonardo sia quella giusta. Penso all’accoglienza di Gesu’…a tutti. Era senza giudizio? No. Secondo me c’era il giudizio ma con un altro “standard”! Anche quando si “incazzava” nero con i dottori della legge e compagnia.

    L’adulterazione della parola “giudizio” ha fatto “stragi” nelle coscienze di molti (e non solo per colpa dei cristiani!), tanto che c’abbiamo impiegato un bel po’ di secoli (XX?) per capire e ri-annunciare che Dio e’ buono ed e’ amore. E che non c’e’ bisogno di convincerlo ad essere buono. In Dio si e’ accolti nella verita’ di cio’ che Lui e’ e di cio’ che noi siamo. Ecco lo standard giusto! Evidentemente qui il problema e’ nostro! 😉
    Caro Luigi c’e’ una bella differenza tra l’accoglienza “giudiziosa” di Dio e una sessione di psicoterapia rogeriana tutta piena di consenzienti ha ha! oh oh! Mmhmm! ha ha! .ho ho..!

    P.S. – E perdonatemi la petulanza ma dovremmo smetterla anche su questo pianerottolo di giudicarci selvaggiamente…si puo’ discutere. arrabbiarsi e non essere d’accordo; senza dovere -quasi- sempre finire nell’accusare l’altro di cose/atteggiamenti/sentimenti che hanno dell’incredibile, visto che non ci si conosce! E non scambiare continuamente la differenza di opinioni per attacchi personali.

    A domani.

    13 Ottobre, 2011 - 16:05
  25. fabi

    Hai ragione. Non si deve ferire, ma nemmeno ignorare.
    A volte capita 🙂

    13 Ottobre, 2011 - 19:04
  26. Luigi Accattoli

    Queste parole si leggono a fatica in un foglio di cartapecora rinvenuto di recente in una cella abbandonata di Serra San Bruno e provvisoriamente catalogato come Apocrifo certosino n.1: “Il figlio prodigo una volta rientrato nella casa paterna e lì restato per alcuni mesi, chiese al padre di potersi allontanare per soli quattro giorni e andò a cercare i compagni con i quali aveva fatto il guardiano dei porci e li invitò a tornare dai loro genitori. Quelli restavano titubanti ma il prodigo li convinse narrando l’esito del suo rientro: come voi ora, anch’io camminando verso casa immaginavo che mio padre mi avrebbe rimproverato di fronte a tutti e mi avrebbe imposto di narrare i miei traviamenti – in numero e gravità – e come avevo speso la mia parte di eredità; e soprattutto mi aspettavo che mi avrebbe mandato a dormire nella stalla in attesa che egli e il fratello maggiore avessero giudicato il mio tradimento e avessero deciso che fare con me. Invece sono stato accolto senza giudizio“.

    13 Ottobre, 2011 - 19:29
  27. Gioab

    Egr. Mahubay, capisco che senta l’irresistibile desiderio di rendersi simpatico, per questo le chiedo se può spiegare cosa significa questa scrittura : “affinché l’uomo che ha commesso tale azione fosse tolto di mezzo a voi?” ( 1 Corinti 5.2)
    Perché dovevano toglierlo di mezzo ? Era una manifestazione di amore o di giudizio ? Perché avevano giudicato se on si deve ?
    Aggiunge Paolo : “ certamente ho già giudicato, come se fossi presente, l’uomo che ha agito in questo modo” ( 1 Cor. 5.3) – Lei ha idea perché Paolo avrebbe dato questo cattivo esempio ?
    Forse non aveva contezza di questo “For by the standard by which you judge another you condemn yourself…” – ( Mtt. 7.1-2; Lc 6.38) “Smettete di giudicare affinché non siate giudicati; poiché col giudizio col quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi.”
    Che i cattolici abbiano poca familiarità con le Sascre Scritture era già noto dai tempi di Lutero e che se la sono voluta aggiustare a comodo era noto anche dalla “donazione di Costantino”, ma che lei si esponga in modo così plateale dimostra che non conosce il significato di quelle parole. Mi spiace per lei Non riuscirà ad andare in paradiso se continua così.
    Provi a metterlo in relazione con Galati 6.7 chissà se le riuscirà di capire qual cosina di più. Ma ne dubito se continua ad usare il paraocchi…… la presunzioneè un paraocchi …. Me lo dico tutte le mattine quando mi faccio la barba quella che lei mi fa crescere più del normale perché i pirla si guardano allo specchio e se lo dicono.

    p.s. stava parlando di attacchi personali ?

    13 Ottobre, 2011 - 19:34
  28. Luigi Accattoli

    Apocrifo certosino n.2: “Il pubblicano che era tornato a casa sua giustificato sette anni dopo morì e quando arrivò nel seno di Abramo così parlò: padre Abramo io sono stupito di questa accoglienza, sono sempre stato un poco di buono e tutti i giorni della mia vita non ho potuto che dire ‘abbi pietà di me peccatore’ ed ecco che vengo accolto senza giudizio“.

    13 Ottobre, 2011 - 19:43
  29. Luigi Accattoli

    Apocrifo certosino n. 3: “Levi figlio di Alfeo tre mesi dopo la sua chiamata si trovò a parlare con un altro pubblicano seduto al banco delle imposte e gli disse: di certo non ci crederai, ma quando mi disse ‘seguimi’ e io mi alzai e lo seguii, camminando dietro di lui mi chiedevo a quale penitenza e quarantena mi avrebbe sottoposto prima di ammettermi tra i discepoli, e invece mi aveva già ammesso, incredibilmente, senza giudizio“.

    13 Ottobre, 2011 - 19:50
  30. Marilisa

    Maioba ha ragione. Si va a confessarsi e al tempo stesso ci si confida lungamente. Anche un prete di mia conoscenza una volta disse che se si frequentasse la confessione, forse non ci sarebbe bisogno di andare dallo psicanalista. Io però non ne sono così sicura; per le ragioni che ho già esposto, per cui non le riprendo.
    La parola “giudizio” ha diverse accezioni. Noi dovremmo usarla nel senso di opinione, positiva o negativa, su qualcosa, sui comportamenti o sulle parole di qualcuno, su determinati fatti. E in tale senso è pienamente giustificata dal fatto che siamo dotati di un cervello che pensa e che non può essere impermeabile a quel che ci circonda. Il guaio è che molti (troppi) la usano e la intendono–se il giudizio è diverso da quello di chi lo riceve– nel senso di “critica negativa”, che è altra cosa perché il più delle volte, nell’esprimerla, si fa ricorso a parole o toni, anche ironici, offensivi, inducendo ad una reazione istintiva. C’è da notare, inoltre, che chi critica, lo fa ritenendo di essere solo lui nel giusto, mentre l’altro viene sottovalutato. È come dire : io sono meglio di te, tu non capisci niente. E questo è peccato ( grave) di orgoglio. Se davvero si capisse che tutte le opinioni sono legittime, non si sarebbe così convinti di essere dalla parte giusta. Si può constatare anche che un ruolo molto importante nell’esprimere un giudizio lo giocano la simpatia o l’antipatia–e non è piccola cosa– che si prova verso qualcuno per i motivi più diversi, per cui si manca di obiettività. Questa è una costante in qualsiasi circostanza, ed è la cosa più sbagliata che possa esserci.
    Per esempio, si nota molto spesso proprio in questo blog; lo dico con tutta la sincerità che fa parte di me. Tutti cristiani, tutti cattolici, ma a modo loro. Sia che si parli di religione sia che si parli di politica o di altro.
    Ma tornando al giudizio di Dio, che cosa dire? C’è qualcuno che è in grado di definirlo davvero? Tutti dicono la loro sulla base di ciò che hanno letto(sentito dire da altri) e interpretato, ma qualcuno lo ha sperimentato? Che Dio ci ami tutti, questo è un dato di fatto. Che Dio sia infinita misericordia, anche questo è assodato. Ma accoglienza e giudizio ( qui nel senso di assolvere o condannare come i giudici di questo mondo) sono atteggiamenti diversi. Le Sacre scritture ci parlano di un Dio accogliente ma anche di un Dio a volte indignato (domenica scorsa) che manda chi non ha il vestito buono nelle tenebre, dove c’è pianto e stridor di denti. E allora?
    Forse–dico forse– aveva ragione quel prete di cui ho parlato prima, che disse che non sarà Dio a punirci (parola sgradevolissima, mi ripeto), ma che noi stessi, messi in tutta chiarezza di fronte al nostro male compiuto, ci allontaneremo da Lui, non ritenendoci degni di stare alla sua Presenza. Ma chi può dire davvero che sarà così?
    Certo, io mi rifiuto di credere che il giudizio di Dio possa essere assimilato al giudizio dei nostri tribunali.
    Penso, invece, al “Signore, io non son degno…..ma di’ una sola parola ed io sarò salvato”. Ambiti diversi? Mica tanto.

    P.S.
    Maioba, intervieni più spesso, se puoi.

    13 Ottobre, 2011 - 19:55
  31. lycopodium

    Grazie Ubi, sembra scritto oggi!
    «…‘Beh, è ovvio, ormai, non è vero?, che non avevi esattamente ragione. Perché, mio caro ragazzo, tu stavi quasi per credere in un Paradiso e un Inferno letterali!’
    ‘Non avevo ragione, forse?’
    ‘Oh, in senso spirituale, per essere sicuri. Credo ancora in essi in quel modo. Io sono ancora, mio caro ragazzo, alla ricerca del Regno. Ma niente di superstizioso o mitologico…’
    ‘Scusami. Dove credi di essere stato sinora?’».

    Noi tutti, e dolorosamente (perché mi ci metto anch’io, assicuro che è così), siamo al massimo in clima di “novità”, mai come dovremmo, in clima di “novissimi”.

    14 Ottobre, 2011 - 6:19
  32. Mabuhay

    Si’, Ubi e Lycop, bella la prospettiva che segnalate! Davvero.

    LUIGI: grazie dei due apocrifi certosini delle 19:e qualcosa. Mi sento “confermato”: il problema siamo noi e cosa ci tiriamo dietro (da dentro)! Gesu’ Cristo non chiama perche’ siamo buoni o migliori! Cosi’ e’ stato per gli apostoli e cosi’ e’ per ciascuno di noi! Dio non salva perche’ ce lo meritiamo. Non so se la nostra vita terrena ci bastera’ a capirlo!

    Ho sotto gli occhi le parole di un amico carissimo, nato al cielo alcuni anni fa, piuttosto anzianotto, che scriveva: “…Solo col passare degli anni si percepisce che sarebbe stato immensamente piu’ bello e efficace lasciare tutto il nostro spazio alla sua immensa bonta’.”
    Sono parole che non ho piu’ mollato da quando le ho ricevute.

    14 Ottobre, 2011 - 8:18
  33. Luigi Accattoli

    Mabuhay potresti – magari in privato – fornirmi l’intero vaso con fiori del tuo amico carissimo? Vado matto per quelle confezioni…

    14 Ottobre, 2011 - 8:31
  34. Effettivamente, Lycopodium…
    E cmq non dimentichiamo il “Simbolo della Fede”
    Credo… verrà per giudicare i vivi e i morti… (a proposito, perchè si dice “Credo” e non “IO” Credo? Datevi la risposta…)

    Ora però credo che qui nella discussione si sia fatta un poco di confusione intorno ai termini puramente lingiustici. E si è confuso tra giudizio e condanna.
    Sono due cose diverse, lo dimostra il fatto che un giudizio può essere anche di “assoluzione”…

    14 Ottobre, 2011 - 8:55
  35. Luigi Accattoli

    Perfetto Ubi. Bisogna chiarire i termini. Non solo “senza giudizio” può essere equivoco, ma anche “rivolgersi a Dio” ed “essere accolto”. Quando il priore dice “rivolgersi a Dio” lo dice nel senso esatto in cui lo dice Dante nell’episodio di Manfredi che citavo sopra: «Orribil furon li peccati miei; / ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei» (Purgatorio III, 122-123).

    14 Ottobre, 2011 - 10:55
  36. Luigi Accattoli

    Con “rivolgersi a Dio” il priore intende dire: convertirsi, affidarsi. E non semplicemente “invocare” o “pregare” o “parlare”. Perchè anche il primo dei due ladroni si rivolge a Gesù sulla croce ma solo il secondo si affida. Chi si affida – dice il priore – è accolto senza giudizio.

    14 Ottobre, 2011 - 11:00
  37. Luigi Accattoli

    Altra riprova del giusto senso del “rivolgersi a Dio” – questa specificamente discussa dal priore nel nostro libro – è nella parabola del fariseo e del pubblicano: lì anche del fariseo è detto che “pregava così”, ma era una preghiera autopromozionale non era un affidamento e dunque non se ne va “giustificato”: non trova cioè un’accoglienza “senza giudizio”.

    14 Ottobre, 2011 - 11:05
  38. Luigi Accattoli

    Ecco il priore sulla preghiera del fariseo:

    Ma la preghiera, di suo, non è anche pericolosa? […domando io…]
    Luca nel capitolo 18 del suo Vangelo, con la parabola del fariseo e del pubblicano, ci indica alcuni pericoli e rischi della preghiera. In essa, infatti, posso isolarmi dagli altri, creare una falsa auto-coscienza o ingannarmi su di me e su Dio. Addirittura, in alcuni casi, la preghiera può separarmi da Dio. La preghiera del fariseo non è gradita a Dio perché è un guardarsi allo specchio. Egli passa tutto il tempo della preghiera a elencare le buone opere che ha compiuto, in atteggiamento di competizione nei confronti degli altri. Usa continuamente il pronome “io”, sa già tutto, come se conoscesse il giudizio di Dio. Lui non ha bisogno di Dio, non ha nulla da ricevere da Dio, né da imparare dagli altri. Addirittura arriva a disprezzare gli altri. Però non ci sono due cose altrettanto difficili da conciliare quanto la preghiera e il disprezzo dell’altro.

    14 Ottobre, 2011 - 11:10
  39. Luigi Accattoli

    [Ancora il priore sul fariseo e il pubblicano: la mia domanda e la sua risposta]

    Per quale via il pubblicano vince sul fariseo?
    Perché mette al centro la misericordia di Dio e la invoca. Prega perché ha bisogno, vuole rinascere. La preghiera non è fatta tanto per ottenere qualcosa, quanto per cambiare profondamente se stesso e la propria vita.

    14 Ottobre, 2011 - 11:13
  40. Luigi Accattoli

    [Ancora il buon priore in risposta alla mia petulanza]

    Lei – Padre Jacques – conosce altri pericoli della preghiera, oltre a quello in cui incorre il fariseo, di lodare se stesso e disprezzare gli altri?
    La tentazione di dire a Dio ciò che dovrebbe fare. Quando, cioè, preghiamo perché – nella nostra vita o in quella della comunità, nella Chiesa o nella società – avvenga questo o quello e non per aderire alla sua volontà, comprenderla e assecondarla.

    14 Ottobre, 2011 - 11:16
  41. Luigi Accattoli

    [Continua il duetto tra il colto priore e l’ignorante intervistante]

    Un altro pericolo ancora?
    Per esempio, fermarsi all’aspetto estetico della liturgia. Può capitare che ci si innamori della liturgia come se fosse uno spettacolo da ammirare. C’è anche il pericolo di ricercare il silenzio inteso come il vuoto assoluto tanto bramato in certe forme orientali di spiritualità. Il cristiano, al contrario, non cerca un vuoto che conduce al nulla, ma un vuoto che apra a un incontro, anzi all’Incontro. Infine può esserci la preghiera vissuta come chiusura all’interno di un proprio mondo interiore. Invece la preghiera non può che essere apertura all’Altro con la maiuscola e all’altro con la minuscola. Se è chiusura non è preghiera.

    14 Ottobre, 2011 - 11:20
  42. Luigi Accattoli

    Insomma: compratevi il libro.

    14 Ottobre, 2011 - 11:21
  43. nico

    🙂
    🙂

    14 Ottobre, 2011 - 11:31
  44. Mabuhay

    ….:-) magari un bel regalino pre-natalizio…a coloro sparsi e spersi (speriamo non …persi) per il mondo?…. ;-)…

    14 Ottobre, 2011 - 12:26

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