Classi ghetto: non male – stavolta – la Gelmini

«I bambini stranieri devono essere inseriti nelle classi con i bambini italiani per evitare, come accade in molte città, che si formino scuole e classi composte solo da stranieri. Gli alunni non italiani hanno bisogno di stare con quelli italiani per potersi integrare al meglio»: così il ministro Matriagrazia Gelmini in una nota («Indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana») che fissa un tetto del 30% di presenza di alunni stranieri nelle singole classi e prevede un sostegno economico aggiuntivo alle scuole per l’inserimento di stranieri. La nota indica anche i criteri per la creazione delle contestate «classi di inserimento» di durata limitata per poter insegnare la nostra lingua a chi è appena arrivato in Italia: «Questi momenti di inserimento si svolgeranno sia la mattina sia il pomeriggio, mentre nella scuola media una parte di ore della seconda lingua potrà essere usata per lo studio dell’italiano». Chiedo il parere dei visitatori che lavorano nella scuola, ma io ci vedo un’interpretazione intelligente della mozione che istituiva le “classi di inserimento” proposta dalla Lega e votata dal Parlamento a metà ottobre. In due post del 2 e 5 gennaio avevo commentato alcune parole di fiducia del papa sulle classi miste come immagine dell’umanità rimescolata di domani.

3 Comments

  1. Cherubino

    la norma stabilita dalla Gelmini, che comunque si presta ad eccezioni di costituzionalità, è sostanzialmente inefficace e inutile.
    In realtà molti bambini stranieri -la maggioranza- conoscono già l’italiano quanto bene o quanto basta per apprendere da un docente che insegni in lingua italiana. Per questi quindi si pone il dilemma: raggiunto il tetto del 30 % nelle classi disponibili, dovranno andare in altri Istituti, magari lontani da casa, con orari poco agevoli ecc. ecc. o pur di restare “in zona” accetteranno la classe “differenziale” pur non avendone bisogno e quindi con un forte inefficienza didattica e ulteriori problemi di programmi non adatti a loro, in cui dovranno imparare ciò che già sanno ?
    In secondo luogo, pare curioso che si dica (per il momento sono solo promesse) che ci saranno dei fondi, quando si sta tagliando di tutto: dal diritto allo studio da parte dei Comuni, al personale di ogni genere, primo fra tutti quello per il sostegno ai portatori di handicap.
    E giusto per dare dei dati concreti ed esatti, riporto il link ad un’intervista a Graziella Favaro
    http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201001articoli/51073girata.asp

    9 Gennaio, 2010 - 17:48
  2. roberto 55

    Per quel che mi viene riferito da amici e parenti che operano nella scuola (e, in particolare, nel campo dell’istruzione “primaria”), vi sono alunni stranieri che conoscono l’italiano anche meglio di alcuni alunni italiani.

    Buona serata a tutti dall’incessante pioggia del Nordest !

    Roberto 55

    9 Gennaio, 2010 - 17:54
  3. nicol

    Confermo che molti alunni stranieri parlano e scrivono usando un italiano più corretto dei bambini che hanno nazionalità italiana. La Gelmini esprime idee di provvedimenti ad effetto, destinati a rimanere solo spot pubblicitari.
    Se avesse davvero un qualche interesse nei confronti della scuola e dei bambini stranieri proverebbe almeno a guardare le realtà che da anni operano nel settore ed a finanziare progetti mirati all’inserimento (ce ne sono di bellissimi in tutta Italia e non necessariamente etichettati politicamente).
    Il provvedimento, se mai venisse messo in pratica, sarebbe inapplicabile in alcune zone di Italia, se non a prezzo di spese incredibili (vi immaginate i pulmini che portano i bambini in giro per la città alle 8 di mattina?). Mi chiedo poi quali sarebbero gli alunni da considerare stranieri: un bambino appena adottato dall’India? Un bambino cinese già in Italia da due generazioni? Una bambina russa che è la più brava della classe? E perché non ci mettiamo anche i meridionali che usano entrare e uscire come se fossero transitivi o i milanesi che dicono “piuttosto” invece di “oltre” e i fiorentini che usano” arreggersi”?
    Ho citato solo casi che conosco personalmente.

    In Canada nei quartieri ad alta densità di alunni che parlano una lingua straniera, si istituiscono corsi in quella lingua per lasciar loro una ricchezza da condividere, ma stiamo parlando di un altro mondo…

    13 Gennaio, 2010 - 9:58

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