Con Pasolini tra Sacile e Casarsa

Il treno passa per Sacile e poi per Casarsa con me che vado a Udine. Alberelli, corvi. Ho nella borsa “La lirica del Novecento” di Ancheschi e Antonielli che comprai – facendo seri risparmi – nel 1964: Vallecchi Editore, lire 4.000. Leggo a pagina 763 i versi di Pier Paolo Pasolini intitolati “O me giovanetto!”, i più belli suoi che io conosca. Qui li riporto in lingua friulana e nel primo commento metto la traduzione italiana dello stesso Pasolini. Ricordo ai visitatori che Casarsa era il paese della mamma di Pier Paolo, dov’egli visse con lei a partire dai 21 anni, essendo nato a Bologna e avendo conosciuto per alcune stagioni la Lombardia, il Veneto e Sacile. I versi sono in “Poesie a Casarsa”, Bologna 1942.

O mè donzèl, memòrie / ta l’odor che la plòja / da la tière ‘a sospìre, / ‘a nàs. ‘ nàs memòrie / di jèrbe vive e ròja. // In fònt al pòs Ciasàrse / – còme i pras di rosàade – / di timp antic ‘a trème. / Lajù, ‘i vif di dul / lontàn frut peciador, / tra un rìdi sconsolat. / O mè donzèl, serène / puàrte la sère ombrène / tai vècius mûrs: in sièl / la lûs imbarlumìs.

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Pasolini tradotto da Pier Paolo: O me giovanetto, memoria nasce dall’odore che la pioggia ravviva dalla terra. Nasce memoria di roggia ed erba viva. In fondo al pozzo Casarsa – come di rugiada i prati – trema di antico tempo. Laggiù, io vivo di pietà, lontano fanciullo peccatore, in un riso sconsolato. O me giovanetto, serena la sera reca l’ombra sulle vecchie mura; in cielo, la luce accieca.

    31 Marzo, 2014 - 23:47
  2. Luigi Accattoli

    Lettore – cioè visitatore – fai attenzione: “‘i vif di dul”, “io vivo di pietà”. Laggiù, cioè in fondo al pozzo.

    1 Aprile, 2014 - 0:09
  3. io vivo di pietà, ……………lontano fanciullo peccatore,

    lontano ragazzo peccatore….
    .

    Nella società cattolica

    quando da ragazzo scoprii

    «prima di tuttto le norme “peccative”».
    .

    grazie soprattutto alla famiglia bigotta.
    .

    Un grazie al Signore
    perchè la storia scorre,
    perchè tutto cambia,

    mentre dietro lascia
    la scia dei suoi morti…….

    Nel 1975 quando sentii della morte di Pier Papolo,
    credevo anche io quello che scrisse allora sui muri
    (mi pare a p.za Vittorio)
    quello che scrisse un vecchio gesuita “”pig pig pig”.

    Conoscevo solo quello che si diceva di Pasolini,
    non avevo letto o visto nulla di lui…….

    1 Aprile, 2014 - 9:40
  4. Intanto
    mi rendo conto
    di quanto sia difficile
    non usare la messa di s. Marta come una sorta di premio
    per chi è impegnato nella parrocchia.

    Ricordo quanto avevi, scritto, Luigi….

    … E uno dei nostri preti, “mi raccomando, in giacca e cravatta….”

    1 Aprile, 2014 - 9:52
  5. Luigi Franti

    Il nome completo del paese di Pasolini è “Casarsa della Delizia”.
    Belli i versi citati da Luigi; ancor più bello – a parer mio – il toponimo.
    Bello comunque il furlan. Bella anche la formula – mi viene in mente ora – con cui Pasolini bambino nominava i suoi primi struggimenti erotici: «teta veleta».

    (Fra tante parole belle, non potrebbe Matteo per una volta, e per un momento, smettere di pensare sempre alla stessa robaccia? Capisco essere ossessionati, ma anche gli ossessi, qualche volta, si riposano)

    1 Aprile, 2014 - 15:05
  6. Ma di quale “robaccia” vai cianciando ?

    C’hai la coda……

    1 Aprile, 2014 - 15:56
  7. Pasquale VILARDI

    Credevo di conoscere un po’ il friulano ( ho vissuto quasi 5 anni a cavallo degli anni 60-70 in quella bellissima terra) ma alla fine ho fatto ricorso alla traduzione in italiano che comunque non rende l’intensità e la bellezza del testo “dialettale” o meglio in lingua originale.
    Bellissimi versi. C’è in nuce tutto il dramma della vita di Pasolini.

    2 Aprile, 2014 - 10:31

Lascia un commento