Altro che sovranismo La dottrina sociale della Chiesa mira alla costituzione di una “vera autorità politica mondiale”

 

 

Incontri celimontani – 16 maggio 2019

 

Sovranismo sta a dire piena rivendicazione della sovranità nazionale e contrarietà alla creazione di unioni, federazioni, organismi internazionali che comportino diminuzione di tale sovranità.

Così inteso il sovranismo non può non trovare la più decisa contrarietà nella dottrina sociale della Chiesa che da più di mezzo secolo, con una continuità anche verbale, viene rivendicando il rafforzamento delle istituzioni soprannazionali e la creazione di “una vera autorità politica mondiale”.

La parola “sovranismo” è entrata nel nostro linguaggio politico alla fine del secolo scorso ed è stata recepita dal “Grande Dizionario Battaglia” con il supplemento del 2009: è dunque recente, ma la tentazione che battezza è antica e di lunga data è anche l’avversione con cui dalla Chiesa cattolica – ossia universale – sono stati guardati prima la tentazione e poi il suo nome.

Il testo di riferimento immediato è il discorso che Francesco ha tenuto due settimane addietro alla Plenaria dell’Accademia delle Scienze sociali: un testo di grande rilevanza, una buona sintesi della dottrina sociale aggiornata alle questioni più attuali delle migrazioni, dello scatenamento dei nazionalismi, della ripresa della corsa alle armi nucleari.

La posizione espressa in quel discorso dal Papa sull’insieme di quelle questioni è erede di una storia che risale – nella formulazione verbale – alla “Pacem in Terris”.

Richiamo i capitoli o le tappe principali di quella storia, con riferimento specifico a un sotto tema dell’intera questione, ovvero alla elaborazione di un’esplicita sollecitazione all’istituzione di un’autorità politica mondiale. Segnalo otto tappe di quella elaborazione.

Pacem in terris (1963). Paragrafo 71: Il bene comune universale pone ora problemi a dimensioni mondiali che non possono essere adeguatamente affrontati e risolti che ad opera di poteri pubblici aventi ampiezza, strutture e mezzi delle stesse proporzioni; di poteri pubblici cioè, che siano in grado di operare in modo efficiente su piano mondiale. Lo stesso ordine morale quindi domanda che tali poteri vengano istituiti. [Titolo del paragrafo: “Insufficienza dell’attuale organizzazione dell’autorità pubblica nei confronti del bene comune universale”]

Gaudium et Spes (1965). Paragrafo 82: La condanna assoluta della guerra e l’azione internazionale per evitarla. È chiaro pertanto che dobbiamo con ogni impegno sforzarci per preparare quel tempo nel quale, mediante l’accordo delle nazioni, si potrà interdire del tutto qualsiasi ricorso alla guerra. Questo naturalmente esige che venga istituita un’autorità pubblica universale, da tutti riconosciuta, la quale sia dotata di efficace potere per garantire a tutti i popoli sicurezza, osservanza della giustizia e rispetto dei diritti.

Populorum progressio (1967). Paragrafo 78: Questa collaborazione internazionale a vocazione mondiale postula delle istituzioni che la preparino, la coordinino e la reggano, fino a costituire un ordine giuridico universalmente riconosciuto. Di tutto cuore Noi incoraggiamo le organizzazioni che hanno preso in mano questa collaborazione allo sviluppo, e auspichiamo che la loro autorità s’accresca. “La vostra vocazione – dicevamo ai rappresentanti delle Nazioni Unite a New York – è di far fraternizzare, non già alcuni popoli, ma tutti i popoli… Chi non vede la necessità di arrivare in tal modo progressivamente a instaurare una autorità mondiale in grado d’agire efficacemente sul piano giuridico e politico?”.

Sollicitudo rei socialis (1988). Paragrafo 43: Le Istituzioni e le Organizzazioni [internazionali] esistenti hanno operato bene a favore dei popoli. Tuttavia l’umanità, di fronte a una fase nuova e più difficile dei suo autentico sviluppo, ha oggi bisogno di un grado superiore di ordinamento internazionale, a servizio delle società, delle economie e delle culture del mondo intero.

Caritas in veritate (2009). Paragrafo 67: Per il governo dell’economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell’ambiente e per regolamentare i flussi migratori, urge la presenza di una vera Autorità politica mondiale, quale è stata già tratteggiata dal mio Predecessore, Giovanni XXIII.

Evangelii gaudium (2013). Paragrafo 206: Se realmente vogliamo raggiungere una sana economia mondiale, c’è bisogno in questa fase storica di un modo più efficiente di interazione che, fatta salva la sovranità delle nazioni, assicuri il benessere economico di tutti i Paesi e non solo di pochi.

Laudato si’ (2015). Paragrafo 175. La medesima logica che rende difficile prendere decisioni drastiche per invertire la tendenza al riscaldamento globale è quella che non permette di realizzare l’obiettivo di sradicare la povertà. Abbiamo bisogno di una reazione globale più responsabile, che implica affrontare contemporaneamente la riduzione dell’inquinamento e lo sviluppo dei Paesi e delle regioni povere. Il XXI secolo, mentre mantiene una governance propria di epoche passate, assiste ad una perdita di potere degli Stati nazionali, soprattutto perché la dimensione economico-finanziaria, con caratteri transnazionali, tende a predominare sulla politica. In questo contesto, diventa indispensabile lo sviluppo di istituzioni internazionali più forti ed efficacemente organizzate, con autorità designate in maniera imparziale mediante accordi tra i governi nazionali e dotate del potere di sanzionare.

Francesco alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 2 maggio 2019. Lo Stato è chiamato, oggi, a una maggiore responsabilità. Pur mantenendo le caratteristiche di indipendenza e di sovranità e continuando a perseguire il bene della propria popolazione, oggi è suo compito partecipare all’edificazione del bene comune dell’umanità, elemento necessario ed essenziale per l’equilibrio mondiale. Tale bene comune universale, a sua volta, deve acquistare una valenza giuridica più accentuata a livello internazionale […]. Quando un bene comune soprannazionale è chiaramente identificato, occorre un’apposita autorità legalmente e concordemente costituita capace di agevolare la sua attuazione. Pensiamo alle grandi sfide contemporanee del cambiamento climatico, delle muove schiavitù e della pace.

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Giovanni XXIII chiedeva la costituzione di un’autorità sovranazionale per scongiurare le guerre: “per interdire del tutto qualsiasi ricorso alla guerra”.

Il Vaticano II ampliò la finalità: “per garantire a tutti i popoli sicurezza, osservanza della giustizia e rispetto dei diritti”.

Paolo VI aggiunse l’obiettivo della “collaborazione allo sviluppo”, in quanto “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”.

Giovanni Paolo II invitò ad ampliare l’orizzonte delle finalità “a servizio delle società, delle economie e delle culture del mondo intero”.

Benedetto XVI aggiunse agli scopi già elencati “il governo dell’economia mondiale, la salvaguardia dell’ambiente, la regolamentazione dei flussi migratori”.

Francesco eredita e somma tutte queste finalità.

Grandi sono le resistenze a questo respiro mondiale del magistero dei Papi.

L’attuale contrarietà dei sovranisti alla predicazione di Francesco è – nella sostanza – la stessa a cui andarono incontro i suoi predecessori sullo stesso fronte.

Obiezioni alla costituzione di tale autorità sovrannazionale sono via via registrate nei documenti di questa annosa elaborazione. Per esempio da “Pacem in terris” 72 (che precisa come i sollecitati “poteri pubblici mondiali” vadano istituiti “di comune accordo e non imposti con la forza”) e da “Caritas in veritate” 57: “Per non dar vita a un pericoloso potere universale di tipo monocratico, il governo della globalizzazione deve essere di tipo sussidiario, articolato su più livelli e su piani diversi, che collaborino reciprocamente. La globalizzazione ha certo bisogno di autorità, in quanto pone il problema di un bene comune globale da perseguire; tale autorità, però, dovrà essere organizzata in modo sussidiario e poliarchico, sia per non ledere la libertà sia per risultare concretamente efficace”.

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La sollecitazione a costituire un’autorità politica mondiale rappresenta a mio avviso una posizione profetica di portata epocale, paragonabile alla denuncia delle guerre che prende avvio dalle parole di Benedetto XV sull’inutile strage. Allora quel Papa fu oggetto d’ironia, oggi – a un secolo di distanza – gli si riconosce preveggenza/profezia. Immagino che lo stesso capiterà con la sollecitazione a promuovere un’autorità politica mondiale in grado di governare l’economia, di far fronte alla sfida ecologica, di governare i flussi migratori, di contrastare le guerre regionali.