Intervento alla tavola rotonda per i 50 anni di Adista – 9 dicembre 2017

 

Oltre che lettore di Adista nei decenni, sono stato anche frequentatore della sua redazione per almeno un ventennio. Inoltre negli anni ’70 e ’80 ho svolto la funzione di segretario di un “Centro culturale per l’informazione religiosa” che fondai con Giancarlo Zizola, Gregorio Donato, Federico Mandillo, Giorgio Girardet e che nella sede di Adista era ospitato. Spero che questa riconoscenza memoriosa non mi faccia velo nella percezione del cambiamento dei tempi e dunque del ruolo di una testata di controinformazione cattolica.

Cinquant’anni, cioè mezzo secolo. Dalla morte di don Milani e dalla “Populorum progressio”. Dalla “Prima assemblea generale ordinaria” del Sinodo dei vescovi che coincise nell’anno con l’avvio a chiudersi della fase marciante del Pontificato di Paolo VI, che a sua volta coincise con l’avvio della contestazione giovanile nella società e nella Chiesa. E’ del 1967 la prima occupazione della Cattolica di Milano guidata da Mario Capanna.

“Il paese si è rimescolato” dirà poco dopo Aldo Moro e mezzo secolo dopo il rimescolamento appare compiuto. Basta guardare a questo tavolo: chi poteva allora immaginare un cattolico direttore dell’Espresso e un vaticanista del TG1 che è severo critico del Papa? Eppure eccoli qua. E qualcosa – già che ci siamo – si potrebbe dire anche del vaticanista dell’Espresso: che allora pungeva il Papa da sinistra e ora lo punge da destra. Si è spostato l’Espresso, si è spostato il Papa e si è spostato il vaticanista dell’Espresso. Tutto si è spostato in questo mezzo secolo.

Ebbene in questo rimescolamento universale, frullato poi e omogeneizzato – ma anche speziato – dalla comunicazione digitale, che ruolo perdurante o nuovo può avere Adista?

Intanto va detto che un ruolo – nel rimescolamento – l’ha svolto anche Adista. Specie nella prima fase e in particolare sul fronte politico. Quel ruolo credo non vi sia più. Era di documentare e rafforzare la pluralità di scelta politica dei cattolici e questa oggi è acquisita. In via di acquisizione è anche il ruolo di mediazione sui valori: di mediazione invece che di schieramento. Che è stata – nel tempo – la seconda battaglia politica di Adista.

A me pare invece ancora aperto, seppure di molto cambiato, in quanto da svolgere in un contesto fortemente mutato, il ruolo ecclesiale di Adista: se la pluralità politica dei cattolici è acquisita, non lo è altrettanto la pluralità ecclesiale. E mi piace riassumere con questo motto il conflitto che si combatte sotto Papa Francesco, tra chi vorrebbe tornare all’uniformità di prima del Concilio e chi vorrebbe andare a una piena pluralità portando a compimento la riforma conciliare.

Pluralità di teologie e discipline ecclesiali, di prassi pastorali, di ministeri. Amici di Adista, sotto questa parola “pluralità” mi pare possa stare per intero la vostra storia e anche tutte le battaglie che ancora oggi vi impegnano.