Presentazione di Schola Amoris. La messa come relazione

 

di Pietro Antonio Ruggiero – Euno Edizioni

Gagliano Castelferrato – Sabato 2 aprile 2016

Considero questo libretto di don Pietro Antonio Ruggiero una didascalia della messa, ovvero una visita guidata, o meglio una rivisitazione guidata della messa scritta da un parroco che è anche teologo: semplice dunque e comprensibile a tutti, ma anche di buona sostanza.

In ogni pagina si sente il cuore del parroco preoccupato che la famiglia che viene riunendo intorno alla tavola del Signore non manchi di nulla, ma desideroso anche di renderla consapevole – quella famiglia – della serietà della convocazione, mirata alla celebrazione del mistero centrale della vita cristiana che è quello dell’Eucarestia.

Preoccupato anche – il nostro buon parroco – che intorno alla mensa eucaristica sia presente l’intera comunità che gli è stata affidata. Un atteggiamento di cura pastorale che mi piace segnalare con le parole che lo stesso don Pietro Antonio scrive a pagina 142: “A una madre non basta vedere i figli a uno a uno, li vuole vedere tutti insieme”.

Il parroco infatti vi incontra per le vie, quand’uno è malato o va a chiedergli consiglio, quando iscrivete i figli al catechismo, quando vi preparate al matrimonio. Vi vede tutti singolarmente più volte: ma vuole vedervi anche tutti insieme, la domenica.

La didascalia della messa tracciata dal vostro parroco, ovvero l’itinerario che egli descrive, si articola in quattro tappe che ricapitolo con le sue stesse parole: la Liturgia iniziale o primo incontro, che va dal suono delle campane all’orazione colletta; la Liturgia della Parola o momento del confronto diretto, del guardarsi negli occhi, che va dalla prima lettura alla preghiera dei fedeli; la Preghiera Eucaristica, o momento dell’intimità, dell’entrare cuore a cuore; la Comunione, o momento dell’incontro totale che ci fa una cosa sola con il Signore.

Avendo l’arcivescovo Costanzo già percorso queste quattro tappe, nell’intervento che abbiamo appena ascoltato, io mi dispenserò dal compiere l’intero cammino e le tappe le richiamerò per spunti isolati, o citazioni sparse: ne ho scelte dieci, che richiamo tra virgolette, per farvi ascoltare il timbro di voce del vostro parroco, e che brevemente commento.

“Le campane chiamano”: sono parole che leggiamo a pagina 41, a prologo della trattazione della liturgia iniziale. Le campane che ci chiamano a messa simboleggiano – scrive il nostro autore – l’iniziativa del Signore che ci convoca alla sua mensa: “Non siamo noi a decidere di riunirci. E’ un altro che ci chiama”. E’ un punto importante: il giusto punto di partenza. La prima mossa viene dal Signore. Da lui siamo amati, cercati, convocati a messa. Cioè chiamati a tavola.

“Il Signore sia con voi – E’ già in mezzo a noi”: a pagina 48 don Pietro Antonio riporta la traduzione portoghese del dialogo del sacerdote con l’assemblea, che da noi suona così: “Il Signore sia con voi – E con il tuo spirito”. Ricordiamo la parola di Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro. Segnalo a commento il testamento del vescovo Luigi Maverna (1920-1998): “La Chiesa non è nelle grandi cose. La Chiesa è dove sono i cuori umilmente aperti, accoglienti, concordi con Cristo. Dove due o tre sono riuniti nel mio nome”.

“Al centro della fede non c’è il peccato ma la misericordia di Dio”: dice il vostro parroco a pagina 53. Parole che ci dicono quanto la sua predicazione sia conforme, nella sostanza, a quella di Papa Francesco che continuamente ci ricorda che “il nome di Dio è misericordia”, che la misericordia del Signore è più grande dei nostri peccati, che nel Signore la misericordia viene prima della giustizia.

“Dio ci può donare molto di più di quanto noi siamo capaci di chiedere” (p. 61): potrebbe capitare che andiamo a messa con l’idea di chiedere aiuto per una persona malata, per un vicino bisognoso, per non litigare con un figlio e potremmo non percepire che a messa il Signore l’incontriamo nel modo più diretto che ci è donato sulla terra e dunque da lui potremmo avere doni infiniti. E’ stata una meraviglia nascere e venire al sole, sarà una meraviglia anche la morte e l’incontro faccia a faccia con il Signore, dal quale ci attendiamo moltissimo, tutto; e che è preparato e prefigurato dall’incontro liturgico domenicale.

“E’ sospetto il ragionamento di alcuni circa ciò che ‘piace’ o ciò che ‘non piace’ durante la messa” (p. 89): quando siamo in Internet siamo sollecitati a cliccare ogni momento sulle parole “mi piace – non mi piace”, ma la messa è altro e dovremmo vincere la tentazione di dire al vicino o a noi stessi “la predica è lunga – il cantore stona – i paramenti del prete sono troppo colorati”. Davanti al Giudizio di Michelangelo non staremo a lamentarci perché sono stati stesi dei veli sulle nudità, davanti allo spettacolo del sole sulla vostra Rocca non starete a lamentarvi perché un filo della luce vi attraversa la veduta. Così non ha senso fare lamento a messa sull’altoparlante che vibra.

“Se pensiamo agli angeli, ai santi, ai fratelli defunti, possiamo godere della serena gioia di far parte di una maggioranza d’amore a confronto della quale tutti gli uomini viventi non sono che un piccolo drappello” (p. 101): “maggioranza d’amore” è un’espressione forte, da memorizzare. La messa evoca gli angeli, i santi, chi ci ha preceduti. Misteriosamente, nel Signore, ci raccorda a tutti gli uomini di buona volontà. Ci pone infine davanti al Signore in rappresentanza anche di chi al Signore non crede e non va.

“E’ scorretto, oltre che improprio, tenersi per mano al momento del Padre Nostro – le mani allargate e protese verso l’alto è il più antico gesto della cristianità” (p. 105): non dovete temere di somigliare al prete, quando il vostro saggio parroco vi invita ad alzare le braccia al momento del Padre Nostro. Avete presenti le figure degli oranti che sono nelle catacombe? Avere visto Maria farsi preghiera a mani alzate nel catino absidale del duomo di Murano? Ma neanche dovreste temere di prendere per mano il figlio o il marito quando dite il Padre Nostro a casa e se il momento è particolare – se c’è un dolore o un bisogno tra voi – potrete farlo anche in chiesa: il parroco tollererà.

“La pace è la sintesi di tutti i doni di Dio – lo scambio della pace se non ben compreso rischia di trasformarsi in una sorta di ‘fraternità spirituale’ nella quale si gioca ai fratelli” (pp. 108 e 109): per comprendere lo scambio della pace occorre aver presente che essa viene a noi dal Signore e che simboleggia la pienezza dei suoi doni. Dunque il gesto amicale deve avere la forte intenzione di significare quei doni e deve avere la discrezione e l’umiltà di chi sa che non li potrà mai esprimere per intero.

“I due [uomo e donna] diventeranno una sola carne. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito” (Prima lettera di Paolo ai Corinti 6, 16-17): ringrazio il vostro parroco che con la pagina 114 di questo libretto mi ha provocato ad applicare alla comunione eucaristica il concetto di “una sola carne” che risuona più volte nella predicazione di Paolo. Una sola carne, un solo spirito. Impossibile dire di più. Potremmo provare a ruminare quelle grandi parole in attesa che ci venga donata una loro vera comprensione.

Opportunità della partecipazione alla messa quando non si può fare la comunione: “E’ proprio a causa di quell’impedimento che si ha bisogno della Parola del Signore e di riascoltare ogni giorno l’annunzio della misericordia di Dio” (p. 146). Mi permetto di aggiungere un mio argomento a quelli che il vostro ottimo parroco svolge in risposta alla domanda del “perché andare a messa se non si può fare la comunione”: capita che qualcuno non possa mangiare, poniamo perché l’indomani dovrà operarsi, e tuttavia si mette a tavola con i suoi e gli amici che sono andati a trovarlo per incoraggiarlo alla vigilia di quell’intervento. Non realizza – con gli altri – la comunione del cibo ma non gli manca quella della conversazione, lo scambio del sorriso, della stretta di mano, dell’abbraccio. La comunità fa buona accoglienza e pieno accompagnamento a chi non è nella piena comunione ma intende mantenersi nella sua attesa e nella sua ricerca.

Invito i partecipanti a questa presentazione a leggere il libretto del parroco che a ogni pagina invita alla messa e lo fa – come la campana – in nome del Signore.