Coronavirus: la Chiesa invita al controllo dell’ansia

Nello scatenamento delle emozioni, la Chiesa conserva una relativa sobrietà di parole e di atteggiamenti: ieri in mattinata Francesco ha tenuto come ogni mercoledì l’udienza generale e in essa ha detto la sua “vicinanza” ai malati ma senza pronunciare una parola di più rispetto a quelle necessarie. Domenica aveva mantenuto l’appuntamento di Bari e ieri pomeriggio ha celebrato le Ceneri in Santa Sabina. Per sabato a San Giovanni è confermata una mega consultazione dei gruppi pastorali parrocchiali della diocesi di Roma. – E’ l’attacco di un mio articolo pubblicato oggi dal “Quotidiano del Sud”. Lo riporto nei primi tre commenti.

9 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Dall’Aula alla Piazza. Su indicazione del Governo e delle Regioni i vescovi hanno sospeso le celebrazioni nelle chiese delle zone rosse e di quelle a rischio, ma il segnale che viene dal vertice, dal Papa e dalla presidenza della Cei, è di controllo dell’ansia. L’udienza generale di ieri è stata spostata dall’Aula Nervi alla piazza di San Pietro, essendo sconsigliati gli affollamenti dei luoghi chiusi, ma per il resto si è svolta con le modalità di sempre.
    Nel saluti in lingua italiana, Francesco ha detto queste poche parole: “Desidero esprimere nuovamente la mia vicinanza ai malati del Coronavirus e agli operatori sanitari che li curano, come pure alle autorità civili e a tutti coloro che si stanno impegnando per assistere i pazienti e fermare il contagio”. Prima di ieri il Papa aveva parlato del nuovo virus solo il 13 febbraio, invitando a una preghiera “per i fratelli cinesi”, perché “trovino la strada della guarigione il più presto possibile”.

    27 Febbraio, 2020 - 16:52
  2. Luigi Accattoli

    Quaresima strana. Davanti alla grande folla di Bari, domenica, non era stato lui a formulare la preghiera “per quanti sono colpiti dal coronavirus”, ma quell’intenzione era stata proposta da una lettrice durante la “Preghiera dei fedeli”. Lo stesso atteggiamento tendente all’autocontrollo era stato espresso lunedì dalla presidenza della Cei con una nota che indicava come “linea comune” il doppio binario della “piena collaborazione” con le autorità e dell’impegno a “ridurre smarrimenti e paure”.
    Fino a ora la linea della sobrietà è stata mantenuta in tutta l’Italia, comprese le zone più colpite dall’epidemia, dove ovviamente i vescovi hanno preso misure più severe. Celebrazioni rinviate o a porte chiuse, chiese aperte ma senza riti, invito a seguire le celebrazioni alla televisione caratterizzano questo avvio di una “Quaresima strana”, come ha scritto il vescovo di Padova in una lettera ai fedeli con cui invitava a “riscoprire la preghiera in famiglia”.

    27 Febbraio, 2020 - 16:53
  3. Luigi Accattoli

    Polvere sei. Dal vasto mondo cattolico arrivano notizie di raccomandazioni a volte singolari: di evitare le confessioni (Hong Kong), di non tenersi per mano durante le celebrazioni (Corea del Sud), di non compiere il rito delle Ceneri con un contatto diretto della mano del sacerdote sulla testa del fedele ma lasciandovi cadere sopra la cenere, come spruzzandola (Filippine). Frequente è stato un po’ dappertutto il richiamo alla caducità della vita umana. “Nonostante l’accumulo di arsenali terrificanti, siamo impotenti di fronte all’attacco di un microbo invisibile” ha scritto il cardinale Charles Maung Bo, portavoce delle Conferenze episcopali dell’Asia.

    27 Febbraio, 2020 - 16:54
  4. Centofanti Giampaolo

    Vangelo 29 febbraio 2020
    Lc 5, 27-32

    In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
    Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

    Gesù vide il pubblicano Levi (= l’apostolo Matteo) nel profondo del cuore, al di là della sua condizione di rinnegato, traditore e oppressore del suo popolo. Nel testo originale infatti quella chiamata può suonare come un continua a seguirmi. Forse Matteo restava inchiodato a quel banco delle imposte a causa della terribile etichetta con la quale veniva riconosciuto. Forse avrebbe voluto cercare il Messia, il vero liberatore, ma non se ne sentiva degno. Ma l’amore di Gesù spiazza, sorprende. Guarda lontano ma anche non si lascia ingabbiare da false prudenze, da false onorabilità. Il doppiopetto di certi potenti. La chiamata sacerdotale di Matteo si manifesta subito in quel banchetto di rinascita per tanti marpioni della peggior risma. Chissà quante magagne tra loro, quanta competizione. Se si fosse convertito un bravo padre di famiglia avrebbe portato tanti frutti ma forse difficilmente quello di sconvolgere il cuore di tanti faccendieri. Gesù non si vergogna di chiamare Matteo e lui non si preoccupa di rifarsi un’identità, di mostrare al mondo che ha cambiato vita. Sembra legarsi ancora di più a quei malfamati. Una luce profonda, libera, calda, gli ha sciolto il cuore e ora è tutto affidato al suo Dio.

    27 Febbraio, 2020 - 22:12
  5. Centofanti Giampaolo

    Vangelo domenica 1 marzo 2020 (1 Quaresima, anno A)
    Mt 4, 1-11

    In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
    Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
    Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
    Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

    Ricevuto il battesimo Gesù non prende subito a comunicare agli altri il dono ricevuto. Sente il bisogno di farlo proprio nell’intimità del rapporto col Padre. Vicino a lui solo. E desidera aprire tutta la sua umanità a questo amore anche con un periodo di digiuno. Mai però Gesu fa scelte meccaniche. In altri momenti aprire il cuore al Padre potrà significare stare a pranzo con le persone. Gesù percorre lo stesso cammino che anche noi abbiamo bisogno di vivere. Riceve i sacramenti, lotta contro le tentazioni, i dubbi della fede. Nel momento della debolezza si possono sperimentare varie prove. Anche lui è maturato nella fede di essere il Figlio di Dio. Non ha ceduto al desiderio di piegare la volontà del Padre al proprio piacimento. La Parola è la grazia che lo illumina e lo sostiene. Cristo cresce nella fiducia che solo i beni che vengono da Dio danno vita. I maestri spirituali parlano per esempio di via purificativa. Un mettere i beni materiali al loro giusto posto nel proprio cuore. Qui osservo che preferisco il racconto parallelo di Luca il quale come seconda fondamentale tappa pone quella che invece Matteo considera come ultima. Si tratta di quella che alcuni chiamano via illuminativa: il graduale affidare anche l’affettivita’ al volere del Signore. Non dominare sugli altri ma amarli in Dio. La via unitiva mi pare si possa riconoscere nella terza tentazione in Luca, la seconda in Matteo. Il lasciar convertire sempre più il proprio ego alla luce del Padre. Non è questa la cosa più difficile? Sono percorsi per i quali solo la grazia ci può condurre. Ma vi è un’ulteriore tappa che può essere solo un dono di Dio: l’unione sponsale, nella quale in qualche modo Dio si umisce alla persona riempiendo anche quelle zone della sua umanità che di per sé potrebbero esserlo solo da un amore carnale. Quale felicità eterna e senza limiti Dio ci vuole donare e da quali sofferenze e vuoti eterni ci vuole proteggere per permettere talora tanto dolore? Un giorno con le lacrime agli occhi Lo ringrazieremo di ogni cosa che ha permesso avvenisse nella nostra vita per portarci a tanta inimmaginabile pienezza. Ed è un cammino senza fine, che diventa di piena felicità in piena felicità. Cosa che può avvenire dunque solo allargandoci il cuore. Dunque per quanta felicità totale una persona potrà giungere a sperimentare farà semprr bene a credere che si tratta di un nulla in confronto di quella che deve ancora venire. Non circoscrivere mai la potenza di Dio. San Francisco non era strafelice? Eppure sperimentò poi il dono delle stimmate. Un nuovo filone di grazia straordinaria. Le sorprese con Dio non finiscono mai. Anche se la maggior parte delle volte sono invisibili all’esterno. Luca aggiunge un particolare. Nell’ultima tentazione il diavolo cerca di confondere Gesù proprio sulla Parola, che era il suo riferimento. Allora Gesù allo “Sta scritto” del demonio risponde “è stato anche detto”. La Parola va letta, diremmo oggi, nella Chiesa, non impossessandosene da soli. Ancora, nel suo racconto delle tentazioni Marco narra che Gesù stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Nello Spirito di Cristo, Dio e uomo, si ricostituisce gradualmente l’armonia tra il cielo e la terra, tra lo spirito e il corpo… È una nuova creazione in Lui.

    28 Febbraio, 2020 - 19:27
  6. Beppe Zezza

    Sono stato incerto se scrivere o meno questo post a motivo delle reazioni allergiche che un mio precedente intervento ha provocatoin un partecipante di lunga data al blog.
    Poi mi sono detto che la nostra è la religione dello et-et, che nessuno può esaurire la profondità della Parola e che pertanto si possono esprimere i propri pensieri se non si pretende che sianola unica e sola verità e non siano in contrasto con la fede della Chiesa.
    Son Centofanti nel suocommento alla chiamata di Matteo fa balenare ilpensiero che questa risponda a un desiderio inespresso e latente nel cuore di Matteo. Penso che nel cuore di ogni uomo ci sia il desiderio del bene ( San Paolo dice che è vicina alcuore la Parola che voi ascoltate ) e che

    29 Febbraio, 2020 - 11:00
  7. Beppe Zezza

    Il post è partito prima che potessi completare di scriverlo! quindi in senso ampio questo sia vero, tuttavia non è da pensare che sia sempre così. Questo desiderio può essere talmente profondo che si riconosce di averlo avuto da sempre SOLO Dopo la chiamata di Gesù. Si può stare facendo il proprio lavoro senza minimamente pensare a Gesù e sentire d’improvviso una voce che ti dice “seguimi” e alzarsi e seguirla, inondato dalla felicità. Perché questo avviene per qualcuno e non per qualche altro? E chi lo sa! Quanti sono quelli che Gesù chiama? E chi lo sa! Conosciamo solo, ex post, quelli che rispondono alla chiamata.

    29 Febbraio, 2020 - 11:08
  8. Centofanti Giampaolo

    Tutti aspetti più che possibili quelli sottolineati dal signor Beppe. E Dio ha una sua storia con ciascuno, in vario modo chiama ciascuno. Ma la chiamata della fede esplicita è vero che si può riconoscere solo ex post, nel tempo. Se un giovane va dal parroco a dirgli che vuole farsi prete come fa il parroco a discernere? Per entrambi un fondamentale criterio sarà il tempo. Se per un anno e mezzo il giovane si trova tendenzialmente bene a coltivare il rapporto personale e comunitario con Dio, a vivere il proprio lavoro con amore, ad essere per quanto possibile disponibile… Ecco è la vita stessa che gradualmente parla. Non è che uno oggi fa una vita e dimani un’altra un seminario. Gradualmente si è prete non si fa il prete. Scopriamo che all’abbandono in Dio ci orienta, nella grazia, la nostra stessa umanità. Se cerchi di camminare con Dio è il tempo che ti rivela passo dopo passo la tua strada. Gen 12, 1-4
    In quei giorni, il Signore disse ad Abram:
    «Vàttene dalla tua terra,
    dalla tua parentela
    e dalla casa di tuo padre,
    verso la terra che io ti indicherò.
    Farò di te una grande nazione
    e ti benedirò,
    renderò grande il tuo nome
    e possa tu essere una benedizione.
    Benedirò coloro che ti benediranno
    e coloro che ti malediranno maledirò,
    e in te si diranno benedette
    tutte le famiglie della terra».
    Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore. Abramoa 75 anni finalmente può intuire per grazia ma anche per le tante esperienze che solo Dio può rispondere alle sue aspirazioni più vprofonde. Ed intuisce per grazia che la strada verso tutto ciò la scoprirà giorno dopo giorno, passo dopo passo, cercando di lasciarsi portare da Dio. Fiducioso che a compiere in Lui questa opera sarà Dio e non certo Abramo stesso con le proprie forze.

    29 Febbraio, 2020 - 13:13
  9. Luigi Accattoli

    I vescovi lombardi chiedono “Messe con il popolo nei giorni feriali”

    “La Conferenza Episcopale Lombarda, fermo restando la volontà di continuare a collaborare con le istituzioni, chiede alla Regione Lombardia – così come già possibile per matrimoni e funerali – di considerare la partecipazione alle Messe feriali dei cittadini cattolici lombardi, che a differenza delle celebrazioni festive non costituiscono una forma di assembramento”.

    http://ilsismografo.blogspot.com/2020/02/italia-i-vescovi-lombardi-chiedono.html#more

    29 Febbraio, 2020 - 18:51

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