Cristina: non chiamatelo “sequestratore”

«Quando ho saputo che era morto e ho letto che lo definivano ‘sequestratore’ non ho pensato a lui ma al dolore della madre e delle sorelle che lo piangono»: così Cristina Berardi ai giornalisti, a commento del necrologio da lei pubblicato per il telefonista della banda che l’aveva sequestrata nel 1987. Brindo a Cristina con un bicchiere di Vino Nuovo e dedico la sua storia a me e ai visitatori che amino aggravare – straparlando – le colpe del prossimo.

10 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Come fonti della storia di Cristina segnalo le cronache del suo gesto da me lette sul Corsera e sulla Stampa.

    16 Settembre, 2011 - 11:14
  2. Sono con te, Luigi.
    Già una volta abbiamo avuto delle discussioni su come siamo tutti bravissimi a straparlare e ad aggravare le colpe degli altri o a sentirci in grado di giudicarne le azioni – o anche solo le intenzioni! (per esempio, ne parlavamo per la morte di Antonio Gava).
    Non so spiegarmi bene, ma credo che la morte di una persona sia la lama tranciante del suo vissuto in relazione agli altri.Dopo c’è solo l’intimo incontro con il Giudice. Tutto il resto è aria.
    Credo che la signora Berardi la pensi allo stesso modo se è in grado di rapportarsi alle sofferenze dei familiari del componente della banda che la teneva prigioniera dimenticando ( perdonando?) completamente le sue. Non so se la signora sia credente ma di sicuro è stata capace di un gesto cristiano nella sua essenza più profonda.

    16 Settembre, 2011 - 16:51
  3. FABRICIANUS

    Bentornata, principessa. Ciao!

    16 Settembre, 2011 - 23:44
  4. elsa.F

    Ogni atto d’amore, di attenzione, di compassione è una risurrezione.
    Risurrezione che si propaga nel mondo come l’eco fra le cime dei monti, come un cerchio d’onda on uno stagno.
    Ogni atto d’amore e di compassione non è una privazione che ti amputa e ti porta alla morte, ma una risurrezione, come l’albero potato che ricresce con maggior vigore.

    (Da .. Il mattutino di SE Card, Gianfranco Ravasi)

    http://www.novena.it/mattutino/mattutino196.htm

    17 Settembre, 2011 - 7:13
  5. Clodine

    Questo post mi riporta ad un evento che stento a dimenticare, anzi, oggi un mese esatto dalla tragedia:un mio giovane lontano parente, 48 anni, bellissimo ragazzo dai lineamenti perfetti beve della birra ghiacciata e muore sotto gli occhi attoniti degli amici.
    Nella bara sembrava dormisse: ginz, scarpe da ginnastica, i folti capelli all’indietro come scompigliati da un vento misterioso.Si dice che la morte sia brutta, ma, quel volto disteso abbronzato lasciava intuire un profondo benessere se non fosse per quella lacrima di sale essicata che dall’occhio scendeva lungo la gota fino a rattrappirsi nella gentile fossetta del mento!
    Seduta a terra in un’angolo la compagna di una vita, la madre dei suoi due figli una di vent’anni ed uno di dieci. Una donna non più giovanissima martire d’amore per quest’uomo che non la volle mai sposare, che la umiliò abbandonandola qualche anno fa per una più giovane donzella che alfine sposò in grande pompa, trafiggendole il cuore! ” Va’ in pace anima mia: Ti perdono! Ti perdono! Ti perdono! Il vero amore perdona, perdona sempre”…Ecco..queste parole ripetute come in una litania mi hanno commossa profondamente!

    17 Settembre, 2011 - 10:05
  6. nico

    Clodine, mi permetto una osservazione:
    definisci lui (48 anni) un ragazzo;
    lei (credo circa la stessa età) una donna non più giovanissima.

    Non ti pare sintomo di un’epoca difficile per noi donne?

    17 Settembre, 2011 - 13:42
  7. Clodine

    nico, lei aveva sei anni di più, e un volto, per quanto interessante e dolce, segnato da molti dispiaceri. Ma non è questo il punto…Credo che
    la tua “osserazione” nasconda invero una domanda:perché un uomo a 48 anni è una ragazzo e una donna non può essere definita tale…?…
    Ecco: non parlo per stereotipi però sono convinta che tra i due sessi esista una diversità biologica, psicologica , sociale e a differenza dell’uomo noi donne scontiamo pure la maternità, che non è cosuccia di poco conto, e pure quando non concepiamo partoriamo lo scotto di enormi delusioni e ingiustizie! Un uomo a 48 è nel pieno della sua maturità mentre una donna inizia un lento inesorabile declino per quanto lo si voglia arginare e contrastare il tempo segna più velocemnete una donna rispetto ad un uomo! Lui…era nato bello….aveva il dono della bellezza anche se questa non sempre ” rende felice colui che la possiede”.
    Certamente questa narrata è una storie di dolore che lascia orfani due ragazzi e uno in arrivo dalla giovane sposa. Ma soprattuto è la storia di due morti: un donna stuprata nell’anima e un giovane uomo che nell’ora della morte avrà ripercorso il male inferto..
    per il resto : tutto passa..me direbbe il poeta:
    “Gli affetti del cuore sono come i rami del cedro,se l’albero perde un ramo robusto, soffre, ma non muore…”

    17 Settembre, 2011 - 15:34
  8. nico

    Grazie del chiarimento, Clodine, anche se continuo a pensare che a 48 anni un maschio abbia il dovere di potersi definire “uomo”.

    17 Settembre, 2011 - 17:39
  9. Clodine

    certo che è un uomo, ma non attempato, preferisco definirlo “giovane uomo”…almeno secondo il mio punto di vista.

    17 Settembre, 2011 - 18:49
  10. Clodine

    Avresti dovuto conoscerlo..era un giovane uomo….un pezzo di ragazzo alto un metro e novanta….troppo giovane per morire…

    17 Settembre, 2011 - 18:52

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