Da dove venga “la carne di Cristo”

Chiedo aiuto ai coltissimi visitatori: da dove viene l’espressione “la carne di Cristo” per indicare i poveri? La usa tuttodì Francesco ma non so da dove gli venga: l’ha inventata lui, è del “padre” Ignazio, è nel documento di Aparecida? Preciso che non è una domanda trabocchetto, né una domanda per polemizzare, né per dire quanto sia bravo il Papa argentino, né per mettere in risalto quanto sia banale, ma solo per conoscere. I visitatori che sapessero da dove viene e non fossero iscritti al blog, o non lo volessero far sapere ad altri, mi mandino un’e-mail. La mia mamma diceva: “A domandare non è vergogna”.

38 Comments

  1. Sara1

    Sinceramente mi pare di averla letta nel libro di Gutierrez (il Dio della vita).

    In questo libro ho notato (ci ho badato rileggendolo proprio di recente) anche la frase “nacque in un tempo certo” che si ritrova nel libro sull’infanzia di Gesù di Benedetto.

    http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/teologia-della-liberazione-freedom-theology-teologia-de-la-libertad-vaticano-vatican-25842/

    (E riconosceva nei poveri la «carne stessa di Cristo», come adesso ripete Papa Francesco. )

    Però magari sbaglio ricontrollo quando posso.

    12 Settembre, 2013 - 14:44
  2. Sara1

    Così indietro nel tempo non saprei proprio.
    Ho solo notato questa affinità di linguaggio (anche se con sfumature diverse).

    12 Settembre, 2013 - 14:59
  3. L’ho cercato in questo libro, “Madre Teresa. Maestra di preghiera”, del 2002 (Edizioni Messaggero di Padova), di Mariasusai Dhavamony.

    “Una fonte da cui riceviamo la nostra salvezza è il povero di Dio, (…) il povero è la carne di Cristo, Cristo è la carne del povero.

    San Girolamo: “Mi rifugio nel Vangelo come nella Carne di Cristo”

    L’uomo nasce, visto dal punto di Dio, quando “Dio vuole essere non Dio” (K. Rahner, Scritti di Teologia). Però questa è un’incarnazione che si muove su due binari: il movimento verso la carne umana e di questa carne verso il povero. L’uomo vero appare come l’uomo povero e impoverito (pag. 62 di Jesus en America Latina, Su Significado para la fe y la cristologia di Jon Sobrino, 1982. Traduzione del sottoscritto.

    http://books.google.it/books?id=PgQn-PHpvyAC&pg=PA62&dq=El+pobre+es+la+carne+de+Cristo&hl=it&sa=X&ei=usExUovMK6rH7AajlICADw&ved=0CDkQ6AEwAQ#v=onepage&q=El%20pobre%20es%20la%20carne%20de%20Cristo&f=false

    12 Settembre, 2013 - 15:41
  4. FABRICIANUS

    Provo a dire la mia: e se arrivasse da Matteo 25,31-46?

    Ciao Luigi, ciao a tutti!

    12 Settembre, 2013 - 16:36
  5. Sara1

    Luigi in Aprite la mente al vostro cuore, la quarta parte è intitolata: “la nostra carne nella preghiera”. ( e come dice Fabricianus c’è riferimento a Matteo 25, magari qualche cosa in più di cosa intenda per carne si può cercare lì).

    Nel libro di Gutierrez ho controllato l’espressione letterale non c’è ma c’è un continuo riferimento all’incarnazione in mezzo ai poveri e ai più fragili(“venne fra la sua gente” ” si fece carne” “da ricco che era si è fatto povero per noi”)

    12 Settembre, 2013 - 17:23
  6. Marilisa

    Ma anche se nessuno l’avesse detto, l’espressione rende bene l’idea.
    Rappresenta l’estrema povertà, l’annullamento, di un corpo martoriato quale quello del Cristo sulla croce. Nel quale è facile compendiare le sofferenze, materiali e spirituali, di tutti i poveri cristi di questo mondo.

    12 Settembre, 2013 - 18:21
  7. Luigi Accattoli

    Tonizzo non ho capito bene il tuo rimando a quel libro su Madre Teresa: lì ci sarebbe l’espressione “il povero è la carne di Cristo”? E se è così, a quale pagina?

    12 Settembre, 2013 - 19:43
  8. Luigi, credo proprio di sì. E credo proprio che Sara1 abbia trovato la traduzione italiana. Io l’avevo cercata in spagnolo, pensavo che un volume o un giornale argentino avessero potuto negli anni passati citare le parole del Papa o la loro fonte. Spero possa essere utile.

    12 Settembre, 2013 - 21:45
  9. Luigi Accattoli

    Sì, Tonizzo e Sara, credo che abbiamo raggiunto il punto. Vi ringrazio con questa citazione dalla LUMEN FIDEI, che evoca Madre Teresa proprio a proposito della luce che può venire dai poveri:

    57. La luce della fede non ci fa dimenticare le sofferenze del mondo. Per quanti uomini e donne di fede i sofferenti sono stati mediatori di luce! Così per san Francesco d’Assisi il lebbroso, o per la Beata Madre Teresa di Calcutta i suoi poveri. Hanno capito il mistero che c’è in loro. Avvicinandosi ad essi non hanno certo cancellato tutte le loro sofferenze, né hanno potuto spiegare ogni male. La fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino. All’uomo che soffre, Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce ad ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce. In Cristo, Dio stesso ha voluto condividere con noi questa strada e offrirci il suo sguardo per vedere in essa la luce. Cristo è colui che, avendo sopportato il dolore, « dà origine alla fede e la porta a compimento » (Eb 12,2).

    12 Settembre, 2013 - 22:02
  10. Luigi Accattoli

    In quel brano della Lumen Fidei – che è sicuramente bergogliano – si parla dei sofferenti come “mediatori di luce”, della luce che porta a Dio; e al Centro Astalli martedì Francesco ha detto: “I poveri sono anche maestri privilegiati della nostra conoscenza di Dio”.

    12 Settembre, 2013 - 22:07
  11. Luigi Accattoli

    Avete visto a che serve un blog? Oltre che a pirlare su ogni argomento? Può funzionare come un gruppo di studio universitario dove ci si aiuta nella ricerca. E non considero chiusa l’esercitazione: ritengo si possa arrivare a individuare un testo del cardinale Bergoglio che argomenta su questa categoria evangelica, certamente da riferire a Matteo 25, dei poveri come carne di Cristo: “Ero malato e mi avete visitato”. Si è malati nella carne. “Io Cristo ero malato e voi mi avete visitato”. Cioè mi avete visitato nei malati che sono la mia carne.

    Dunque il seminario sulla “carne di Cristo” non è chiuso: cerchiamo ancora.

    12 Settembre, 2013 - 22:16
  12. Sara1

    Luigi questo, secondo me, si trova in Aprite la mente al vostro cuore (che avevo indicato sopra http://www.ibs.it/code/9788817068505/francesco–jorge-mario-b/aprite-mente-vostro.html)

    Su Sobrino qualche cosa si trova qua:

    http://books.google.it/books?id=tCslfgVpXNQC&printsec=frontcover&dq=sobrino&hl=it&sa=X&ei=TiAyUtW-AvKh7AbMzYGQCg&ved=0CDcQ6AEwAA#v=onepage&q=sobrino&f=false

    Ma come in Gutierrez l’incarnazione viene vista anche in funzione del dinamismo della storia è una sfumatura diversa da quella di Madre Teresa (per questo continuo a dire ci sono affinità ma anche differenze).

    12 Settembre, 2013 - 22:21
  13. Luigi, ho un bel Bergoglio del 2011, posso stappare?

    La categoría clave es la de “projimidad”. Y la projimidad es de ida y vuelta. El Señor que se nos aproxima cuando estamos mal y nos carga sobre sí hasta la posada es el mismo que, luego en Emaús, hace ademán de seguir de largo. Tantas veces nos ha socorrido y nuestros ojos no lo han reconocido porque no tuvimos tiempo de invitarlo a quedarse con nosotros, a compartir el pan. Y la promesa de volver a pagarnos “lo que hayamos gastado de más” sólo vale para los que hayan recibido y cuidado a sus heridos. A los otros les dirá “no los conozco” y ese temible “aléjense de mí” que es la esclerotización definitiva de la anti-projimidad.

    La parola chiave è vicinanza. E la prossimità è in tutti i sensi. Il Signore che ci si avvicina quando stiamo male e si fa carico di noi portandoci fino all’arrivo allo stesso modo in cui, come a Emmaus, fa come se dovesse proseguire per un lungo viaggio. Tante volte ci ha soccorso e i nostri occhi non lo hanno riconosciuto perché non abbiamo preso il tempo utile a invitarlo a stare con noi, a dividerci il pane. E la promessa di ripagarci: “quello che abbiamo speso di più” vale solo per quelli che lo hanno ricevuto e si sono occupati delle sue ferite. Agli altri dirà: “Non li conosco” e questo temibile: “Allontanatevi da me” è la sclerotizzazione definitiva dell’anti-vicinanza.

    La “projimidad” es el ámbito necesario para que pueda anunciarse la Palabra, la justicia, el amor, de modo tal que encuentre una respuesta de fe. Encuentro, conversión, comunión, y solidaridad son categorías que explicitan la “projimidad” como criterio evangélico concreto que se opone a las pautas de una ética abstracta o meramente espiritual. “La projimidad” es tan perfecta entre el Padre y el Hijo que de ella procede el Espíritu.

    La “vicinanza” è l’ambito necessario perché si possa annunziare la Parola, la giustizia, l’amore, in modo tale che incontri una risposta di fede. Incontro, conversione, comunione e solidarietà (questo mi ricorda molto l’idea speculare di perdono, giustizia, conversione, esplicato nella Veglia di preghiera giorno 7, N.d.R.) sono categorie che esplicitano l’idea di “vicinanza” come criterio evangelico concreto che si oppone alle idee fondamentali di un’etica astratta o meramente spirituale. La “vicinanza” è tanto perfetta tra Padre e Figlio che da essa procede nello Spirito.

    Es al Espíritu a quien pedimos despierte en nosotros esa particular sensibilidad que nos hace descubrir a Jesús en la carne de nuestros hermanos más pobres, más necesitados, más injustamente tratados porque, cuando nos aproximamos a la carne sufriente de Cristo, cuando nos hacemos cargo de ella, recién entonces puede brillar en nuestros corazones la esperanza, esa esperanza que nuestro mundo desencantado nos pide a los cristianos.

    E’ allo Spirito Santo che chiediamo: ridesta in noi stessi questa particolare sensibilità che ci fa scoprire Gesù nella carne dei nostri fratelli più poveri, più pieni di necessità, più maltrattati perché, quando ci approssimiamo alla carne sofferente di Cristo, quando ci facciamo carico di essa, allora può brillare nei nostri cuori la speranza, quella speranza che il nostro mondo disincantato ci chiede in quanto cristiani.

    Rosario, 8 maggio ’11. Omelia a chiusura del Congresso sulla Dottrina Sociale della Chiesa.
    http://www.arzbaires.org.ar/inicio/homilias/homilias2011.htm

    Una curiosità: chi mi ha avviato a imparare lo spagnolo (per il resto l’ho praticato dizionario alla mano e certo devo masticarne ancora) è un ex alunno di Bergoglio, un sacerdote e scrittore argentino mio amico, padre Daniel Balditarra. Dio sa essere un grande umorista, c’è poco da fare.

    13 Settembre, 2013 - 0:12
  14. Luigi Accattoli

    Bravissimi Sara e Tonizzo… buona giornata ai cercatori d’oro…

    13 Settembre, 2013 - 7:46
  15. Ho dato un’occhiata in rete e ho trovato questa pagina di Silvano Fausti, che radica l’espressione in Mt 25 e, di seguito, nel pensiero ignaziano.

    “Quando si dice carne, si intende limite, fragilità e morte. E anche peccato, «pungiglione della morte» (1Cor 15,56), frutto velenoso di limite non accettato. Per Gesù, il Giusto, limite estremo da accettare sarà la croce, carica della maledizione e del peccato di ogni carne (Gal 3,13; 2Cor 5,21). Lui ha promesso di essere sempre con noi fino al compimento del mondo (Mt 28,20). Sarà sempre con noi come i poveri, che sempre saranno con noi (Mt 26,l1a). Anzi, si identifica con loro. La loro carne è la sua stessa carne.
    Per questo Cristo può dire a Saulo, che uccide i cristiani: «Perché mi perseguiti?» (At 9,4). Nel discorso escatologico, immediatamente prima della sua passione-risurrezione, Gesù ci dice chiaramente il locus in cui ormai lo incontriamo: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40.45)”

    Anche questa mi pare una pista interessante.
    http://www.atma-o-jibon.org/italiano6/silvano_fausti_lettura_bibbia5.htm

    13 Settembre, 2013 - 10:31
  16. Luigi Accattoli

    Il seminario sulla “carne di Cristo” è permanente… grazie grazie…

    13 Settembre, 2013 - 10:36
  17. discepolo

    Se avete letto le parole e la testimonianza dell’inviato della Stampa Domenico Quirico, rapito dai ribelli e loro prigioniero per cinque mesi in Siria, vi avranno colpito credo, come hanno colpito me queste desolate parole: Nessuno ci ha mai mostrato alcuna compassione, pietà, umanità. . PERSINO i VECCHI E i BAMBINI CI FACEVANO DEL MALE.
    ora io credo che questi vecchi e bambini che facevano del male fossero dei “poveri” almeno come la nostra mentalità occidentale crede essere i poveri, cioè gente che possiede materialmente poco o niente.
    la domanda è : anche questi” poveri” che fanno del male , che non sono misericordiosi ne’ pietosi, sono “carne di Cristo”?

    13 Settembre, 2013 - 15:30
  18. nicoletta z.

    Sì. Non è niente facile essere cristiani.

    13 Settembre, 2013 - 16:27
  19. FABRICIANUS

    Discepolo apri secondo me un tema interessante: per la mia umile esperienza posso dirti che “tanti schiaffoni” (in senso metaforico) dai poveri li ho presi anche io nel mio servizio in Caritas: arroganti, un pò violenti, spesso alterati dall’alcool, furbi, per niente ligi o affidabili alla parola data etc…etc…

    Però la risposta ritengo te l’abbia già data nicoletta z. e non è facile, ma perchè non è facile amare (penso).

    13 Settembre, 2013 - 16:39
  20. FABRICIANUS

    Ovviamente la mia esperienza è lontana anni luce da quella di Domenico Quirico.

    13 Settembre, 2013 - 16:43
  21. “Se amate solo quelli che vi amano, che merito ne avete? Non fanno così anche i pagani?” (a memoria, Matteo 5)

    13 Settembre, 2013 - 16:55
  22. Anche la mia esperienza è lontanissima da quella di Quirico. Anche da quella di Fabricianus. Sono una cristiana da salotto, che deve faticare per amare le persone che ha accanto.

    Carne di Cristo, ogni uomo lo è, e nella carne degli uomini più malvagi (ricchi o poveri) ancora una volta la carne di Cristo viene oltraggiata, fustigata, crocifissa.

    Quando ero piccola la mia nonna mi raccomandava di essere buona: “Ogni volta che fai del male – mi diceva – è come se tu conficcassi un chiodo nella carne di Gesù, come se tu lo mettessi in croce di nuovo”.
    Anch’io sono carne di Cristo.
    Niente facile essere cristiani…

    13 Settembre, 2013 - 17:02
  23. Sara1

    Povertà non è solo povertà di beni materiali, ma anche mancanza di bene, di amore, di sapere.
    Eppure nell’ottica del cristianesimo Dio è con i poveri, i fragili, i peccatori.
    Sono figli di Dio Quirico e anche i rapitori di Quirico.

    13 Settembre, 2013 - 17:08
  24. Marilisa

    “anche questi” poveri” che fanno del male , che non sono misericordiosi ne’ pietosi, sono “carne di Cristo”?”

    Questi “poveri” sono ugualmente figli di Dio e fratelli di Gesù e nostri, ma, a dire il vero, io non riesco a vederli come “carne di Cristo” nel significato non equivocabile che ha assunto tale espressione.
    Sono molto lontani da Dio ed hanno, anzi, le fattezze del diavolo.
    Lo stesso giornalista Quirico ha parlato di Male assoluto in Siria.
    Inutile edulcorare le parole per un buonismo di maniera.
    Bisognerebbe pregare per loro, se si riesce a superare la durezza di cuore che causano con il male che fanno in chi lo subisce. Questa è la realtà vera.
    Chi opera per il male, e con cattiveria, è doppiamente colpevole: per il male che fa e per l’indurimento di cuore– con reazioni conseguenti– che produce nel prossimo.

    13 Settembre, 2013 - 17:52
  25. Marilisa

    È il motivo per cui riesco a capire molto bene e a giustificare i familiari delle vittime di delinquenti di varia matrice quando, intervistati dai soliti giornalisti inopportuni e scioccamente zelanti, dicono sinceramente di non riuscire a perdonare chi ha ucciso i loro mariti, figli, fratelli.
    Eccome se li capisco.

    13 Settembre, 2013 - 18:02
  26. Marilisa

    Sara1, i carcerati che scontano la loro pena perché hanno commesso un crimine piccolo o grande, nel momento in cui si trovano in carcere per un tempo indeterminato, venendo ad essere privati–giustamente!– del bene prezioso della libertà fisica, si trovano piombati nella categoria della “povertà” da commiserare. E certamente l’andare a visitarli è opera di misericordia. Su questo nulla da eccepire.
    Ma è bene evitare confusioni.

    13 Settembre, 2013 - 18:14
  27. Sara1

    Non credo si volessero fare confusioni: che in una favelas sia più facile trovare persone con problemi di giustizia rispetto al circolo tennis di una grande città è probabile, questo non toglie nulla all’opzione preferenziale per i poveri.
    Credo si volesse solo dire questo.

    13 Settembre, 2013 - 18:41
  28. Sara1

    Favela non favelas scusate.

    13 Settembre, 2013 - 18:45
  29. Marilisa

    “questo non toglie nulla all’opzione preferenziale per i poveri.”

    L’opzione preferenziale per i poveri non è messa in discussione.
    Si tratta di fare dei distinguo, Sara1.
    Ci sono quelli che non fanno del male e ci sono quelli che commettono delitti atroci che nel momento in cui lo fanno sono l’incarnazione del demonio. Non vedo in questi “la carne di Cristo”. Sinceramente non riesco a vederla.
    Sono sempre nostri fratelli in Gesù Cristo, certo, ed è altrettanto certo che quando finiscono in carcere non devono essere considerati dei diseredati. Per loro incomincia l’ espiazione che è un cammino aspro in cui devono essere accompagnati dalla società e dalle visite di chi vuole farle meritoriamente per non lasciarli soli.
    Allora posso anche vedere in loro la povertà che è “carne di Cristo”.

    13 Settembre, 2013 - 19:04
  30. Sara1

    Premesso che non sono mai stata in carcere (ma la mia vecchia maestra lo fa regolarmente e mia madre me ne ha parlato spesso) «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi» l’identificazione è totale:
    Lo stesso Benedetto lo ha ribadito in una delle sue visite: “Queste sono le parole del giudizio finale, raccontato dall’evangelista Matteo, e queste parole del Signore nelle quali si identifica con i detenuti esprimono in pienezza il senso della mia visita odierna tra voi. Dovunque c’è un affamato, uno straniero, un ammalato, un carcerato, lì c’è Cristo stesso che attende la nostra visita e il nostro aiuto. È questa la ragione principale che mi rende felice di essere qui, per pregare, dialogare ed ascoltare.”

    L’osservazione di Discepolo sembra indicare che la “carne” di Cristo per essere tale debba essere in un certo senso “meritevole” un povero buono, a posto con il mondo e con gli altri uomini, il senso invece è proprio quello degli ultimi non solo materialmente ma in tutto.

    Secondo me vuol dire che Cristo è là dove c’è più bisogno di lui…

    13 Settembre, 2013 - 23:09

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