Dolores Valandro detta anche “il tonfo della Lega”

Dolores Valandro la consigliera leghista di un quartiere di Padova che ha straparlato nella blogsfera contro la ministra Kyenge ha ormai – nella blogsfera – un’infinità di nomi: c’è chi la chiama “Dolores de Liga”, “Nessuno che mi stupri”, “Il tonfo della Lega”. Ne parlo per questo aspetto della blogsfera moltiplicatrice dell’insulto. «È stata una battuta in un momento di rabbia, non è che dopo io lo penso, quando ho il momento di rabbia lo butto lì e mi sfogo così» ha detto la Dolores della Rete. Già altri inconsapevoli abitatori della bogsfera avevano aggredito – nella Rete – zingari e Down protestando dopo la condanna la propria meravigliata innocenza: “L’avevo scritto nel mio sito”. Come a dire: “Quello che scrivo lì non vale”. Ne cavo un avvertimento ai visitatori: la Rete fa parte della realtà. Se uno qui nel blog offendo un altro e se l’offeso lo denuncia, io sono tenuto a indicare alla polizia postale l’indirizzo dell’offensore. Se ci sono arrivato io, scommetto che ognuno dei miei visitatori può realizzare questo minimo concetto: una pagina Web è reale come una pagina scritta. Ognuno, anche qui, è responsabile di sé.

5 Comments

  1. Federico Benedetti

    Qualche tempo fa anche qui circolava un ragazzo, un certo Marco se non ricordo male, che augurava cose del genere a chi non la pensava come lui.
    Anch’io ho ricevuto questi auguri.
    Qualcuno, più sensibile di me, è rimasto molto male.

    14 Giugno, 2013 - 9:43
  2. Mah, che la Rete non sia Topolinia e che il diritto viga anche qua dovrebbe essere un concetto ormai assodato. Ma, come giustamente sottolinea Luigi, alcuni ci devono ancora arrivare. Lo vedi con quelli che fanno i grossi insultando il “famoso” di turno, spesso con la chiacchiera da bar o il vaffa da caserma. L’Italia ha trovato – specie con Twitter – un enorme bar in cui il lato più deleterio di questa cultura (il lato migliore è invece eternato nelle meravigliose pagine di Stefano Benni) trova sfogo. Più che il bar, spesso sembra di leggere le scritte nei gabinetti e negli autogrill, ben lontane da quelle che il nostro padrone di casa va a cercare con poesia.

    Quando don Fortunato Di Noto ha iniziato a denunciare i primi pedofili su internet, non c’erano leggi apposite. Sapete che i primi due furono condannati in quel di Cologno Monzese (se non ricordo male) sol perché il giudice interpretò in modo estensivo il concetto di “atti osceni in luogo pubblico”? Quel giudice non aveva in quel momento altre norme in grado di fargli erogare una pena più severa: poi però bisogna dire che l’Italia ha sviluppato – e i giudici applicano, va detto anche questo e con soddisfazione – norme apposite in materia di pedopornografia.

    Signori, la Rete è un’estensione virtuale della nostra realtà. E dobbiamo esserne cittadini: anche qua non è bon ton sputare per terra o dare della “troia” a qualcuno. Quanto al fatto che la signora Valandro abbia chiesto perché la ministro Kienge non venga stuprata, basta quello che ha risposto la Kienge in persona.

    Personalmente io mi sento un po’ violentato da questa volgarità gratuita ormai offerta in qualunque modo, luogo e forma. Mi sento abusato (alla fiorentina, e cioè mi sento stonato) quando sento i ragazzini bestemmiare Dio, quando gli adulti fanno gli adolescenti che limonano in pubblico, quando uno che manda tutti a fare in culo finisce per entrare in Parlamento e scopre che coi vaffanculo non governi una nazione intera. Mi sento abusato quando la chiacchiera da bar contro preti, Papi e Chiesa mi viene presentata come VERITA’ imprescindibile perché affermata da questo o quel giornale, da questo o quel teologo. Mi sento abusato quando mi si ritiene un fesso che o la pensa coi pecori o sennò è degno di diventare “enucleando” come nel Piano Solo. Mi sento abusato, infine, quando la dignità di donne e bambini viene ridotta a mero giocattolo sessuale e nel nostro Occidente la si spaccia per “liberazione”. De che?

    14 Giugno, 2013 - 11:18
  3. FABRICIANUS

    Post di Luigi che non fa una piega.

    14 Giugno, 2013 - 11:20
  4. Leopoldo

    Tutto tace…

    14 Giugno, 2013 - 13:24
  5. Alexandros

    Sono d’accordo. Quanta violenza verbale nel web! Ma anche la società d’altra parte ne esprime molta. Da un lato è vero che essa costituisce uno sfogo, senza il quale la rabbia potrebbe accumularsi con risultati peggiori. Purtroppo non si viene educati alla gestione dei sentimenti e delle passioni. Lo stile del cristiano deve mirare all’imitazione di Gesù, il quale “oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta”. Ma quanto è difficile! E’ un obiettivo che ci si può porre per tutta la vita senza mai poter dire di averlo avvicinato e conseguito.
    L’anonimato nel web da un lato garantisce maggiore libertà di espressione anche degli aspetti più intimi di sé e delle proprie idee, senza il timore di poter subire ritorsioni da parte di chi magari è assai suscettibile e vendicativo, dall’altro però può divenire pericolosamente lo schermo per insultare e svilire l’altro senza alcun limite.

    14 Giugno, 2013 - 16:59

Lascia un commento