E’ diventato difficilissimo trovare degli Hobbit – 1

Anche in passato gli Hobbit erano estremamente timidi; ora, poi, evitano addirittura con costernazione ‘la Gente Alta’, come ci chiamano, ed è diventato difficilissimo trovarli”: è scritto nel prologo del Signore degli Anelli di John Ronald Reuel Tolkien [precisamente a pagina 25 dell’edizione Tascabili Bompiani del 2000] che già mi diede un’estate felice nel 2003 e che ho scelto come lettura lunga per questi mesi di luglio e agosto. Sarà anche la miniera da cui caverò materiali per i prossimi post, numerandoli per farne una sequenza e incentrandoli sull’idea tolkieniana della risorsa che gli Hobbit rappresentano per la salvezza del mondo. Chi scoprisse in sè qualche complicità con la mia intenzione veda il testo CHE COSA CI INSEGNANO GLI HOBBIT, leggibile nella pagina COLLABORAZIONE A RIVISTE elencata sotto la mia foto. Ma attenzione: io sono del parere che la salvezza venga dagli Hobbit e da altra Gente Piccola come loro ma non condivido il convincimento di Tolkien che oggi sia diventato “difficilissimo trovarli”. Io ne ho incontrati in discreta quantità nella crociera paolina di cui ho parlato tra il 28 giugno e il 5 luglio e ne vedo ogni giorno nella spiaggia di Santa Marinella, sessanta chilometri a Nord di Roma, dove ora sono in vacanza. Nel prossimo post indicherò una prima caratteristica attraverso la quale mi ingegno a individuarli.

15 Comments

  1. FABRICIANUS

    Grazie Luigi di questa condivisione. Il Mondo Tolkeniano degli Hobbit è a me ignoto, ed ora finalmente potrò conoscerli meglio.

    Un caro saluto a tutti!
    F.

    16 Luglio, 2009 - 23:53
  2. Sottoscrivo Fabricianus!
    E’ un’idea bella e affascinante.
    Una sola preghiera 🙂 Scrivi i post in modo che siano comprensibili anche per chi non ha letto la saga e che, pur con tutta la simpatia, non ha nemmeno intenzione di leggerla in futuro…
    Grazie Luigi!
    Aurelio

    17 Luglio, 2009 - 7:37
  3. Gerry

    Grave errore, caro Aurelio/Orsobruno!
    Il Signore degli anelli andrebbe letto, sia per i meriti letterari, sia per il profondo spirito religioso (mi permetto: anche cattolico) che tutto lo pervade. In Italia è stato qualche volta strumentalizzato, ma alla fine della fiera (e delle basse polemiche pseudo-politiche) resta quello che è, un capolavoro, che spiega meglio di tante opere storiche e sociologiche le paure e le contraddizioni delle società di massa che tanto hanno arroventato il “secolo breve” di cui siamo tutti figli. A tutti i suoi lettori offre un “pan di via” per superare le asperità, il dolore, il Male (e chi vogli vederci l’immagine di un altro Pane, di un Viatico, non credo possa sbagliare).
    I piccoli hobbit, dai piedi pelosi ma dal cuore limpido, sono il fulcro della possibile redenzione, vivendo con semplicità una fede (anche nell’uomo, al di là del suo essere intriso di un male che sembra pervasivo e senza rimedio) che li porta a compiere – con l’eroismo della normalità – ciò che va fatto, né più né meno.
    Quello che dovremmo fare, ogni giorno, anche noi.

    17 Luglio, 2009 - 13:14
  4. sono troppo alto e ho i piedi troppo piccoli per essere un hobbit…

    17 Luglio, 2009 - 13:36
  5. Gerry

    Spero che Luigi mi perdoni se riporto un suo passo – la conclusione – dal testo che lui stesso ha indicato, a conforto di quello che ho scritto sopra sulla opportunità di leggere Tolkien, soprattutto per i “renitenti”:

    “Quando gli dici che l’intenzione di Tolkien è cristiana, i nostri ragazzi si incuriosiscono e invece di abbandonare il mito dell’autore amato, prendono a interessarsi al mito cristiano.
    Invito i renitenti ad avventurarsi nella lettura di Tolkien. Chi è interessato a intendere qualcosa dei nostri figli, trova lì lo specchio che più li attrae. Gettandovi l’occhio scoprirà che ad attirarli sono elementi del credo cristiano che le chiese quasi hanno taciuto, proprio a partire dagli anni centrali del secolo scorso, quando il grande affabulatore pubblicava i tre volumi della sua storia. Forse tornando a un annuncio intero, i Vangeli potrebbero riacquistare un significato intero per la generazione a venire.” (Luigi Accattoli)

    17 Luglio, 2009 - 13:44
  6. Per me il primo vero Hobbit è Tolkien stesso 🙂
    Un eroe molto poco eroico come i suoi Mezzi-Uomini, apparentemente così scialbi, il più delle volte snobbati dagli alteri elfi, dagli orgogliosi uomini e nani.
    In uno dei suoi scritti c’è una frase che ancora ricordo bene:
    “Io non sono ‘democratico’ solo perché l’umiltà e l’eguaglianza sono principi spirituali corrotti dal tentativo di meccanizzarli e formalizzarli, con il risultato che non si ottengono piccolezza e umiltà universali, ma grandezza e orgoglio universali, finchè qualche orco non riesce a impossessarsi di un anello di potere, per cui noi otteniamo e otterremo solo di finire in schiavitù”.
    Buone vacanze Luigi, si goda la bella spiaggia di Santa Marinella … attendo i suoi post con interesse …

    17 Luglio, 2009 - 17:45
  7. Luigi Accattoli

    Da Alessandro Iapino ricevo questo messaggio ad aggiornamento di un post del 5 giugno:
    ciao luigi, forse l’hai già visto, ma mi sono accorto che a via XX settembre i metodisti hanno rimesso lo striscione strappato. se mi permetti la battuta, oltre al metodo questi hanno tenacia… 😉
    Non l’avevo visto e ti ringrazio.

    17 Luglio, 2009 - 17:58
  8. Cherubino

    condivido la passione tolkeniana, e ritengo il Signore degli Anelli uno delle più belle opere letterarie del ‘900. Il senso dei “novissimi” che spira da esso (pensiamo a Gandalf che parla delle “bianche scogliere” a Pipino) è fortissima, così come l’esaltazione del cuore, che si ritrova negli hobbit. A dire il vero amo molto anche il film. Certe interpretazioni sono indimenticabili. Capita di tanto in tanto di andare a rivedermi il finale, a partire dall’assedio di Minas Tirith.

    17 Luglio, 2009 - 19:22
  9. giosal

    Caro Accattoli, seguendo con interesse i colloqui del pianerottolo, ho letto con stupore anche le tue considerazioni sugli Hobbit: nonostante avessi scorso la parte iniziale della trilogia, e qua e là pezzi staccati, non mi ero reso conto dello spirito che gli Hobbit mostrano a una lettura più attenta.

    Anch’io ho scritto un lavoro, certo più modesto dell’opera di Tolkien, ma pure con i suoi Hobbit, forse più moderni e per ragazzi già grandini.
    Mi solleticherebbe l’idea di sentire un tuo giudizio, maturato al fresco di qualche pino di S. Marinella: se sei d’accordo, mi dici dove spedirti il libro. Per me sarebbe un grande piacere. Un caro saluto-
    Giorgio Salvatori

    17 Luglio, 2009 - 20:32
  10. lycopodium

    Pur trovando quello di Jackson un ottimo film, su certi punti narra proprio un’altra storia; spesso, quando tenta di cambiare, è inferiore come stile e come significato. Un esempio su tutti: confrontare la morte di Boromir nel libro e nel film.

    18 Luglio, 2009 - 16:39
  11. Caro Luigi, dal reparto in cui sono ricoverato (fortunatamente per una bagatella), ti scrivo che, pur riconoscendo lo spirito religioso che pervade la trilogia tolkieniana, non sempre e non ovunque trovo la sua ispirazione intonata al vangelo. “Religioso” e “Cristiano” sono termini che, da Cristo in poi, sono in tensione tra di loro, lasciando spazio al paradosso e talvolta all’opposizione. Personalmente, ritengo il kerigma una purificazione del religioso. Per tale ragione, molte opere pur formalmente appartenenti all’ecumene cristiana occidentale, esprimono in realtà un sentimento religioso precristiano. E’ secondo me il caso della trilogia. Libro divertente, e che personalmente da ragazzo ho letto con gusto, ma come pura opera di intrattenimento. Un’idea del male “estrinsecato” fuori di noi e personificato in un’ipostasi malefica (Mordor). L’idea della guerra come palingenesi. La sacralizzazione della violenza e la demonizzazione del nemico. Tutte idee tipiche di quella fucina di idee e ideologie che è stato il medioevo – e Tolkien era appunto un insigne medioevista – che sento personalmente oggi inadeguate. E tanto più pericolosamente rimontanti fuori tempo massimo. Ma le mie sono idee di un convalescente, squadrate con l’accetta. Chiedo venia per le inevitabili approssimazioni, e spero sia comprensibile il senso generale del mio pensiero.

    18 Luglio, 2009 - 17:17
  12. Luigi Accattoli

    Giosal – attenzione: IL SIGNORE DEGLI ANELLI non è un libro per ragazzi. Lo stesso Tolkien ebbe a lottare contro il corto circuito dei lettori che essendo passati per LO HOBBIT tendevano a guardarlo come un’opera di letteratura per ragazzi.

    18 Luglio, 2009 - 20:05
  13. Luigi Accattoli

    Antonio Finazzi. Tolkien era un medievalista ma non era fermo al Medio Evo. IL SIGNORE DEGLI ANELLI lo scrive durante la seconda guerra mondiale e dentro ci sono Hitler, la società di massa e la tecnologia bellica più sofisticata. La sua conoscenza delle Scritture ebraico-cristiane è di prima mano ed egli è tra i fondatori del Consiglio ecumenico delle Chiese in Gran Bretagna. Proverei a rispondere a ognuna delle tue obiezioni ma forse è più funzionale se ti suggerisco di dare un’occhiata previa a un mio vecchio testo interpretativo al quale rimandavo nel post: perdona l’autocitazione, ma lì ho trattato alcuni dei temi che sollevi. Per esempio sul male in noi e fuori di noi mi pare che Tolkien raggiunga un equilibrio rigorosamente evangelico: il Principe delle Tenebre è fuori noi, ma può farci davvero del male solo se noi consentiamo alla sua seduzione. A risentirci. E buona convalescenza!

    18 Luglio, 2009 - 20:19
  14. lycopodium

    Auguri di pronta guarigione ed, anche, perchè questo tempo di pausa forzata ti aiuti a liberarti dalle sabbie mobili della vulgata barthiana.

    19 Luglio, 2009 - 18:30
  15. “perchè questo tempo di pausa forzata ti aiuti a liberarti dalle sabbie mobili della vulgata barthiana”.
    E la peppa, Lyco! Senza coleciste spero di digerire meglio, non di mutare le mie propensioni in materia teologica, che per altro non hanno mai annoverato tra i “cult” Barth (nè Balthasar), quanto piuttosto Rahner 🙂

    20 Luglio, 2009 - 11:17

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