Francesco: salutari le resistenze alla mia riforma

Parlando ieri alla Curia il Papa ha detto che è “normale, anzi salutare” che la riforma della Curia che va conducendo incontri difficoltà e resistenze, che sono da vedere positivamente sia le “resistenze buone” sia quelle “meno buone”. Nel primo commento questo passo per esteso.

8 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Gattopardismo spirituale. In questo percorso [di riforma della Curia] risulta normale, anzi salutare, riscontrare delle difficoltà, che si potrebbero presentare in diverse tipologie di resistenze: le resistenze aperte, che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo sincero; le resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del “gattopardismo” spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima; esistono anche le resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso “in veste di agnelli”). Questo ultimo tipo di resistenza si nasconde dietro le parole giustificatrici e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione. L’assenza di reazione è segno di morte! Quindi le resistenze buone – e perfino quelle meno buone – sono necessarie e meritano di essere ascoltate, accolte e incoraggiate a esprimersi, perché è un segno che il corpo è vivo.

    23 Dicembre, 2016 - 21:25
  2. Luigi Accattoli

    Almeno due precedenti. Per un altro intervento recente di Francesco ch’era suonato come quello di ieri:

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/amo-le-opposizioni-dice-fresco-fresco-francesco/

    Sul ruolo positivo del conflitto nella vista religiosa, Bergoglio aveva parlato nell’incontro con i Superiori Generali del 29 novembre 2013. Per esempio in questo passaggio;

    La realtà dice che in tutte le famiglie e in tutti i gruppi umani c’è conflitto. E il con¬flitto va assunto: non deve essere ignorato. Se coperto, esso crea una pressione e poi esplode. Una vita senza conflitti non è vita». Il valore in gioco è alto. Sappiamo che uno dei princìpi fonda- mentali di Papa Francesco è che «l’unità è superiore al conflitto. Le sue parole ai religiosi sono da leggere alla luce della Evangelii gaudium (nn. 226-230), lì dove si chiede di «accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo» (n. 227). Bisogna ricordare che per Bergoglio la realizzazione personale non è mai un’impresa esclusivamente in¬dividuale, ma collettiva, comunitaria[13]. In questo senso il conflitto può, e anzi deve evolvere in un processo di maturazione.

    23 Dicembre, 2016 - 22:14
  3. roberto 55

    Mi par di ricordare, Luigi, che anche in occasione del Santo Natale del 2013 (o del 2014, non rammento esattamente) il nostro caro Papa Francesco “non le mandò a dire” ai rappresentanti della Curia, ed enumerò le “quindici malattie” della stessa Curia (potere, accumulazione di beni materiali, rivalità, carrierismo, opportunismo, indifferenza, etc.).
    Ricordo esattamente ?

    Buona vigilia di Natale !

    Roberto Caligaris

    24 Dicembre, 2016 - 10:08
  4. Luigi Accattoli

    Nel 2014 Francesco nella stessa occasione natalizia ha parlato alla Curia delle malattie curiali e nel 2015 delle virtù necessarie ai curiali. I due appuntamento il Papa li così richiamati l’altro ieri:

    2014 e 2015: È per questa ragione che nei due nostri precedenti incontri natalizi mi sono soffermato, nel 2014, avendo a modello i Padri del deserto, su alcune “malattie”, e nel 2015, partendo dalla parola “misericordia”, su una sorta di catalogo delle virtù necessarie a chi presta servizio in Curia e a tutti coloro che vogliono rendere feconda la loro consacrazione o il loro servizio alla Chiesa. La ragione di fondo è che, come per tutta la Chiesa, anche nella Curia il semper reformanda deve trasformarsi in una personale e strutturale conversione permanente. Era necessario parlare di malattie e di cure perché ogni operazione, per raggiungere il successo, deve essere preceduta da approfondite diagnosi, da accurate analisi e deve essere accompagnata e seguita da precise prescrizioni.

    2014: Quando, due anni fa, ho parlato delle malattie, uno di voi è venuto a dirmi: “Dove devo andare, in farmacia o a confessarmi?” – “Mah, tutt’e due”, ho detto io. E quando ho salutato il Cardinale Brandmüller, lui mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: “Acquaviva!”. Io, al momento, non ho capito, ma poi, pensando, pensando, ho ricordato che Acquaviva, quinto generale della Compagnia di Gesù, aveva scritto un libro che noi studenti leggevamo in latino, i padri spirituali ce lo facevano leggere, si chiamava così: Industriae pro Superioribus ejusdem Societatis ad curandos animae morbos, cioè le malattie dell’anima. Tre mesi fa è uscita una edizione molto buona in italiano, fatta dal padre Giuliano Raffo, morto recentemente; con un buon prologo che indica come si deve leggere, e anche una buona introduzione. Non è un’edizione critica, ma la traduzione è bellissima, ben fatta e credo che possa aiutare. Come dono di Natale, mi piacerebbe offrirlo ad ognuno di voi.

    24 Dicembre, 2016 - 10:39
  5. Andrea Salvi

    Della curia romana, tra il popolo cattolico di destra o di sinistra non si e’ mai sentito parlare mediamente bene. A torto o a ragione e’ stata considerata luogo dove si governa la Chiesa secondo logiche che a volte poco hanno a che fare con lo spirito del Vangelo. Ben venga quindi una riforma della stessa magari anche preceduta da analisi di tipo “ignaziano”a volte impietose ma oggettive. Mi stupisco quindi delle
    ennesime .critiche da parte di alcuni detrattori cronici di questo papa. Ma forse è l”ennesimo pretesto per parlare male di lui (pericoloso precedente per i prossimi decenni ..?)

    24 Dicembre, 2016 - 11:57
  6. Luigi Accattoli

    Altre parole che mi sono appuntato dai discorsi papali dell’altri ieri:

    Alla Curia: Cari fratelli, non sono le rughe che nella Chiesa si devono temere, ma le macchie!

    Alla Curia: E’ indispensabile l’archiviazione definitiva della pratica del promoveatur ut amoveatur. Questo è un cancro.

    Ai dipendenti laci: Qui in Vaticano io non voglio lavori che non siano in questa linea: niente lavori in nero, niente sotterfugi.

    24 Dicembre, 2016 - 19:42

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