Gabbiani trasvolano leggeri

Cornacchie e papaveri sulla cimasa sfrangiata delle Mura Aureliane tra Porta San Sebastiano e la Cristoforo Colombo. Seduto sulle stoppie del greto stradale che fronteggia il muro con le sue dieci torri e dieci cortine, penso a quanti barbari saranno morti qui di giavellotto nell’assalto alla Caput Mundi. Ora invece i gabbiani trasvolano leggeri di qua e di là nel dopo Schengen.

4 Comments

  1. Recentemente ho visto gabbiani assonnati sul molo di Pesaro. Bello il richiamo ai barbari; queste evocazioni storiche mi affascinano.

    6 Agosto, 2013 - 19:45
  2. Luigi Franti

    “Seduto sulle stoppie”: cioè per terra? Non avevi neanche un giornale da metter sotto? E i pantaloni?

    6 Agosto, 2013 - 19:55
  3. Sara1

    Avendo passato la settimana in Sardegna domenica prima di ripartire abbiamo visitato il nuraghe Santu Antine, mi ha fatto un’impressione incredibile, 1500 anni prima di Cristo e così sofisticato nella sua concezione e nella sua realizzazione.
    Avevano una religione fondata sul culto delle acque, ho pensato come fosse vivere per loro quando questi nostri discorsi avrebbero avuto senso solo secoli dopo.
    Che grande mistero che è l’uomo.

    6 Agosto, 2013 - 20:57
  4. Sara1

    Non c’entra nulla ma mi ha colpito oggi su Avvenire

    Non solo parole

    Il primo marito di Hannah Arendt, Gunther Anders, era un filosofo come lei, allievo di Husserl mentre Hannah lo era di Heidegger, che com’è noto fu anche il suo grande amore. Il loro matrimonio durò poco, ma Anders, che sopravvisse di molti anni alla Arendt, mostra di aver conservato negli anni l’amore che le aveva portato quando erano ambedue giovani filosofi sconosciuti. Anders ne ha anche scritto, rievocando le battaglie filosofiche che i due sostenevano, discorrendo di Leibnitz e di Dio, del copernicanesimo e della superiorità degli esseri umani, di fronte ad un grande cesto di ciliege che snocciolavano per farne marmellata e di cui Hannah si cibava golosamente. Gli schizzi che il marito traccia della filosofa, allora giovane e bella, sono al tempo stesso vivaci e delicatissimi. Colpisce l’immagine di lei che, sorda alla musica e cieca all’arte figurativa, chiede al marito di tradurgliela in parole. Solo attraverso la razionalità passava, in realtà, per Arendt la comprensione. Confidava così assolutamente nella lingua, che non pensava che esistessero altri linguaggi privi di parole. E quando Anders le spiega i dipinti, le pareti diventano per lei “vetrate” e confessa umiliata di non aver mai saputo che dei dipinti bisognasse imparare le lingue.

    http://www.avvenire.it/Rubriche/Pagine/Tracce/Non%20solo%20parole_20130806.aspx?Rubrica=Tracce

    6 Agosto, 2013 - 21:30

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