Gerolamo: “Anche l’ordine delle parole è un mistero”

Con riferimento indiretto al dibattito sulla nuova traduzione del “Padre nostro” [vedi post del 25 e 27 gennaio] segnalo un motto di San Gerolamo che manda scintille a chi ama le Scritture: “Dove anche l’ordine delle parole è un mistero”. Nei commenti il latino di quel geniale linguista che fu il traduttore della Bibbia.

125 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Senso con senso. “Io non solo confesso, ma proclamo liberamente che nella traduzione dal greco, con l’eccezione delle sacre Scritture, dove anche l’ordine delle parole è un mistero, non rendo parola con parola, ma senso con senso. In questa disciplina ho per maestro Cicerone, che tradusse il Protagora di Platone, l’Economico di Senofonte e le due bellissime orazioni pronunciate l’uno contro l’altro da Eschine e Demostene”: Ieronimus, Epistulae LVII, 5.

    1 Febbraio, 2018 - 14:25
  2. Luigi Accattoli

    Scripturis sanctis. Ed ecco l’originale latino: “Ego enim non solum fateor, sed libera voce profiteor me in interpretatione Graecorum absque scripturis sanctis, ubi et verborum ordo mysterium est, non verbum e verbo, sed sensum exprimere de sensu. Habeoque huius rei magistrum Tullium, qui Protagoram Platonis et Oeconomicum Xenofontis et Aeschini et Demosthenis duas contra se orationes pulcherrimas transtulit”.

    1 Febbraio, 2018 - 14:25
  3. Luigi Accattoli

    A Pammachio. Il brano di Gerolamo mi è stato segnalato da una visitatrice che non vuole apparire e io l’ho poi rintracciato nel volume BUR delle “Lettere” con testo latino a fronte [traduzione di Roberto Palla, 1989] che sonnecchiava nel mio scaffale. La lettera “Ad Pammachium de optimo genere interpretandi” [A Pammachio sul miglior modo di tradurre] è alle pagine 376ss.

    1 Febbraio, 2018 - 14:25
  4. Luigi Accattoli

    In tentationem. Lo scrupolo del linguista applicato alle Scritture ha indotto – io credo – Gerolamo a preferire la traduzione letterale “ne nos inducas in tentationem” rispetto a quella interpretativa di Ambrogio: “Et ne patiaris induci nos in tentationem”. Gerolamo il traduttore, Ambrogio il pastore. Erano contemporanei e non si amavano. Trovo arricchente che da allora a oggi, e già prima d’allora e sicuramente dopo di noi, i cristiani che pregano si siano tanto interrogati sulle parole della loro prima preghiera.

    1 Febbraio, 2018 - 14:26
  5. San Girolamo! Un grande, anche era piuttosto scorbutico. Ed anche Ambrogio è stato un grande!

    1 Febbraio, 2018 - 14:43
  6. Luigi Accattoli

    Non metterci alla prova. La “Civiltà cattolica” nel numero in Rete da oggi [quaderno 4023] pubblica un saggio di Pietro Bovati intitolato «NON METTERCI ALLA PROVA»: a proposito di una difficile richiesta del Padre Nostro. L’ho letto con gratitudine.

    http://www.laciviltacattolica.it/articolo/non-metterci-alla-prova/

    https://www.agensir.it/quotidiano/2018/2/1/padre-nostro-la-civilta-cattolica-sostituire-non-indurci-in-tentazione-con-non-metterci-alla-prova/

    1 Febbraio, 2018 - 14:43
  7. Victoria Boe

    Avevo detto:”Una cosa è dire “indurre in tentazione”, un’altra è dire “indurre, portare nella prova”. La prova non è la tentazione. Se non si chiarisce questa cosa, il discorso si vanifica.”
    E vedo che Pietro Bovati ha detto: “non portarci nella prova”, cioè la mia stessa interpretazione.
    Avevo anche dato la versione nella lingua originale aramaica dell’espressione, ed era: “non passarci alla prova”.
    https://www.youtube.com/watch?v=feg1vrP5kWA
    Che dire ancora? Si può solo dire che coloro che vogliono pestare nel mortaio le solite idee prese come irrefutabili, mai messe in dubbio neanche per un attimo, non si arrenderanno di fronte all’evidenza più evidente che mai.

    1 Febbraio, 2018 - 16:25
  8. Beppe Zezza

    Concordo pienamente con la formulazione proposta da Pietro Bovati.
    La sostituzione del termine “tentazione” con “prova” rende più accettabile al comune fedele la petizione.
    “Non metterci nella prova” chiede al Signore non solo di non “lasciarci soli” una volta che la prova è iniziata, ma di non farla iniziare affatto! Come ho sostenuto nel thread precedente questa è una petizione molto più ampia.
    Che Dio “provi” o “metta alla prova” è poi detto così largamente nella Sacra Scrittura che non si può legittimamente negarne la possibilità (come invece è stato detto “Dio non mette in tentazione”)
    San Girolamo che ha tradotto la Bibbia dall’Ebraico e dialogava con i saggi ebrei dell’epoca sapeva perfettamente che i termini ebraici hanno una pluralità di significati e che sovente i termini usati suscitano delle perplessità e inducono alla riflessione. I nostri fratelli maggiori sul significato da attribuire a un termine ci scrivono dei trattati, sviscerandoli in tutti i modi possibili (fino al valore numerico delle lettere) . Interessante poi il fatto che pongano le diverse interpretazioni, anche se opposte, una accanto all’altra con la notazione Il rabbi tale dice che, il rabbi tal’altro dice che.
    (Per inciso questo ci fa comprendere meglio il versetto evangelico che dice di Gesù che “parlava con autorità” – Gesù infatti non diceva “questa è la mia interpretazione” ma “è così” )

    1 Febbraio, 2018 - 16:47
  9. giuseppe di melchiorre

    L’articolista de La Civiltà Cattolico, a proposito della traduzione “E non c’indurre in tentazione”, scrive che “A causa di una traduzione dal latino fin troppo letterale, Dio risulta così essere l’artefice di un’operazione dannosa per l’orante: mai può essere attribuita a Dio l’azione del ‘tentare’ l’uomo, perché ciò sarebbe contraddittorio con la sua natura di Padre benevolo”.
    Sulla “traduzione letterale” così scriveva Voltaire nelle sue Lettres Philosophiques nel lontano 1734.
    “Guai a quelli che fanno traduzioni letterali, e traducendo ogni parola snervano il significato. E’ ben questo il caso di dire che la lettera uccide e lo spirito vivifica”.
    Secondo me, per il significato esatto delle parole bisogna tener conto di chi le dice, a chi, dove e quando. Nel mio piccolo mi permetto non una traduzione, ma un adattamento molto personale del Padre nostro”. Ovviamente quando prego tra me e me.
    Buona serata a tutti….

    1 Febbraio, 2018 - 17:21
  10. giuseppe di melchiorre

    Pardon, “Civiltà cattolica”…

    1 Febbraio, 2018 - 17:49
  11. Clodine-Claudia Leo

    Credo che se potesse ,il nostro San Gerolamo, si rivolgerebbe ai suoi detrattori’ con lo stesso sdegno con la stessa ribellione con la quale trattò Eusebio di Cremona reo di aver violato la sua privacy divulgando bozze scritte in libertà causandole un danno d’immagine veramente grave ed infamante. Oggi, come allora, con le stesse parole riferite in quello sfogo a Pammachio direbbe ai sapientoni del 2018 : «andate dicendo tra gli ignoranti che io sono un falsario, che non ho tradotto parola per parola, che ho detto “carissimo” invece di “onorevole” e che, traducendo in malafede – abominio a dirsi –, non ho voluto riportare ????????????? [= reverendissimo]volete capire che io non sono come quei traduttori zotici e incapaci che mettono giù un termine dopo l’altro (la putida rusticorum interpretatio), io «non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso»! E, dopo aver coinvolto anche il suo amato Cicerone, partirebbe per la tangente e Bibbia alla mano inizierebbe a confrontare il testo ebraico, la versione dei Settanta la nuova traduzione comprese le interpretazioni eretiche o quelle di altri «colleghi». E proprio come con Pammachio direbbe : “Guardate voi stessi le due versioni e fate le vostre valutazioni”.

    1 Febbraio, 2018 - 21:24
  12. Andrea Salvi

    Da vari anni quando recito il Pater meditandolo, e arrivo al non ci indurre in tentazione e rifletto la mia mente traduce non lasciarmi cadere nella tentazione.

    1 Febbraio, 2018 - 22:29
  13. Leopoldo Calò

    Dunque ci si preoccupa di un Dio che non potrebbe indurci in tentazione e non di un Dio onnipotente e onnisciente, quindi in grado di sapere quale uso l’uomo singolo farà della sua presunta libertà e che lo crea nonostante e a dispetto della dannazione. È un Dio incredibile il vostro, letteralmente.

    2 Febbraio, 2018 - 8:11
  14. Clodine-Claudia Leo

    Rif@ 22:29
    Ogni giorno, per più d’una volta al giorno,da che sono al mondo in Cristo, ripeto il Padre Nostro e quando arrivo al “non ci indurre in tentazione”, la mia mente mi trasporta, come Nostro Signore sul monte della tentazione a tutte le occasione in cui nella mia vita mi sono trovata faccia a faccia col sibilo del serpente che mi dice ” se acconsenti a questa mia richiesta ti offro quel posto di lavoro che ti piace tanto al quale aspiri. Lo vuoi? Un po’ di compiacenza ed è tuo”. Vuoi vincere quel concorso? Sai che puoi, però,non basta essere bravi, c’è bisogno di una parola buona che ti aiuti a..Bene, dammi quello che ti chiedo e, il gioco è fatto”.
    Ogni volta che nella vita mi è stato chiesto di vendere l’anima, riecheggiava nel mio spirito la voce di Cristo e ripetevo dentro di me “Crux sancta sit mihi lux / Non draco sit mihi dux Vade retro satana / Nunquam suade mihi vana Sunt mala quae libas / Ipse venena bibas”.

    Questa è, il piatto che ci presenta la tentazione: il compromesso.
    Il compromesso è una costante nella vita di ciascuno. Qui non si tratta di una mera “prova”, sul tipo delle prove invalsi dei ragazzi delle scuole medie. La prova indica il superamento di un ostacolo. La tentazione non appare come un ostacolo, ma come un invito per il raggiungimento di qualcosa nella vita presente.
    Riguarda un ordine più alto, quello della concupiscenza: la tentazione è mortifera in quanto seduce, lusinga, ti fa immaginare un bene a venire di molto allettante che potrebbe capovolgere la tua esistenza e ci viene chiesto di scegliere tra il tempo Eterno di Dio e il tempo presente, nell’istante stesso in cui la terra ti sta franando sotto i piedi. Scegli Dio, o altro in quel momento!?
    Io ho sempre scelto Dio.
    “Non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male”
    Amen

    2 Febbraio, 2018 - 8:38
  15. Clodine-Claudia Leo

    Vogliamo impedire a Dio di saggiare la volontà della creatura?!La volontà deliberativa non si identifica forse con il libero arbitrio, il quale ha come funzione la scelta di una tra varie possibilità? Penso a temi come la grazia, piuttosto che i donidello Spirito Santo, la Legge Nuova, le virtù, le beatitudini, il peccato,
    le passioni, non riescono più a trovare un posto adeguato a livello morale in questa nostro tempo “liquido” e sembrano piuttosto appendici fuori luogo. Parole come “Volontà conforme alla Volontà di Dio” sono sempre più oscure e incomprensibili. Temo sia questo il motivo di tanta reticenza…

    2 Febbraio, 2018 - 9:23
  16. Luigi Mortari

    Nel Salmo 64 si legge: “tu ci hai messi alla prova; ci hai passati al crogiuolo, come l’argento”.
    E tutto il libro di Giobbe è basato sulla “messa alla prova” del servo fedele.

    2 Febbraio, 2018 - 10:51
  17. Luigi Mortari

    E ancora nel Salmo 118:
    “Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola e su di me non prevalga il male”.
    Ecco da un’altra prospettiva la stessa invocazione del Padre Nostro.

    2 Febbraio, 2018 - 11:47
  18. Beppe Zezza

    Non concordo con questa espressione usata da Clodine-Claudia
    ” La prova indica il superamento di un ostacolo.”.
    La prova è “l’ostacolo” non il suo “superamento”.
    Vero che “prova” e “tentazione” non sono termini coincidenti; ma altrettanto vero è ce la “tentazione” si affaccia in occasione di una “prova”.
    Di fronte alla suggestione che una bella donna “disponibile” mi pone, prova e tentazione coincidono; di fronte a una ingiustizia o a un lutto, che soffro – queste sono “prove” – si affaccia la tentazione di rispondere al male con il male o di ribellarmi a Dio negando che sia tutto e solo Amore – in questo caso “prova” e “tentazione” non coincidono
    Per il resto la penso come Clodine
    Leopoldo Calò è intrappolato nell’eterno dilemma di come si possano conciliare la prescienza di Dio con l’Amore di Dio e la libertà dell’uomo di rifiutarlo.

    2 Febbraio, 2018 - 12:11
  19. Lorenzo Cuffini

    🙂
    Leopoldo non è affatto “intrappolato”, in quel dilemma.
    Gli da solo, onestissimamente, voce.

    Il “lutto” di cui si parla ( qualunque esso sia) , sarebbe una prova a cui dovrei essere sottoposto?
    E il malcapitato che ci lascia le penne perché io sia provato con il “lutto” , come lo rubrichiamo: materiale da laboratorio? cavia? strumento inutile?
    Questo ragionar per teoremi, per far quadrare a forza tutto, non porta da nessuna parte.

    2 Febbraio, 2018 - 12:54
  20. Lorenzo Cuffini

    Non vogliamo impedire a Dio di fare nulla.
    Allo stesso modo ,non vogliamo nemmeno pretendere di spiegare come un libro aperto quello che Dio ha stabilito che resti come un mistero.
    Se no, visto che Dio (sempre ammesso che ci si ricordi che il nostro non è Dio e basta, ma è Dio incarnato in Gesù Cristo) è andato oltre il Patto e la Parola, ed è diventato Uomo in mezzo a noi, ne avrebbe approfittato per spiegarci in ogni aspetto la rava & la fava dell’esistenza del male, del peccato, della sofferenza e della morte.

    2 Febbraio, 2018 - 12:58
  21. Luigi Mortari

    Dio, tu ci hai messi alla prova;
    ci hai passati al crogiuolo come l’argento.
    Ci hai fatti cadere in un agguato,
    hai messo un peso ai nostri fianchi.
    Hai fatto cavalcare uomini sulle nostre teste;
    ci hai fatto passare per il fuoco e l’acqua.
    (Sal 65, 10-12)

    Che facciamo… contestualizziamo?

    2 Febbraio, 2018 - 13:49
  22. Luigi Mortari

    Ma sicuramente il Salmista avrà scritto:

    Dio, mi hai lasciato nella prova,
    che mi passassero al crogiolo come argento
    Mi hai lasciato cadere in un agguato,
    che mettessero un peso ai nostri fianchi.
    Hai consentito che uomini cavalcassero sulle nostre teste,
    che ci facessero passare per il fuoco e l’acqua.

    ah… questi traduttori traditori ….
    correggiamo… suvvia… correggiamo!

    2 Febbraio, 2018 - 14:09
  23. Victoria Boe

    “Questo ragionar per teoremi, per far quadrare a forza tutto, non porta da nessuna parte.”

    Condivido in pieno.
    La vita ha una tale e tanta sfaccettatura di aspetti che neanche le Scritture riescono a spiegarla.

    2 Febbraio, 2018 - 14:17
  24. Andrea Salvi

    “Non abbandonarci alla polarizzazione».
    Questa la conclusione dl commento di Mocellin all’ articolo di Luigi sul regno sulla risposta di questo blog all’invito del papa a pregare per lui.
    Di seguito il link a Avvenire

    2 Febbraio, 2018 - 14:54
  25. Beppe Zezza

    Sinceramente non comprendo la ribattitura (acidula) di Lorenzo Cuffini.
    “Il E il malcapitato che ci lascia le penne perché io sia provato con il “lutto” , come lo rubrichiamo: materiale da laboratorio? cavia? strumento inutile? ”
    Che senso ha questo post?
    Forse che la perdita di una persona cara non costituisce una “prova” che induce molti a dubitare dell’Amore di Dio? E non “tenta” a negare l’Amore di Dio?
    Non è per nulla un “ragionare per teoremi”.
    Preciso che chi si è incarnato è il Figlio, la Seconda persona della Santissima Trinità e che ” ne avrebbe approfittato per spiegarci in ogni aspetto la rava & la fava dell’esistenza del male, del peccato, della sofferenza e della morte” è una deduzione gratuita di qualcuno che vuole stabilire che cosa Dio può, deve o non deve fare.
    A Victoria Boe
    La Sacra Scrittura non pretende di “spiegare” niente.
    “spiegare” è una cosa , “illuminare” è un’altra.
    Spero che comprenda la differenza.
    Se non la comprende ahimè non ci posso fare nulla

    2 Febbraio, 2018 - 15:17
  26. Lorenzo Cuffini

    Attenzione che “il salmista” espone il punto di vista dell’autore del salmo. Il quale, essendo un salmista, appunto, ha una visione della storia della Salvezza SENZA ( nel senso di PRIMA DI ) Gesù Cristo: non avrebbe potuto averne un’altra.
    Stessa considerazione vale per l’autore di Giobbe. Il quale NON conosceva Gesù Cristo e la Sua rivelazione. Il quale Cristo di sicuro non è venuto per cambiare la Legge e i Profeti: ma per “portarli a compimento”, sì.
    Benedetto XVI, sempre lui:

    “Gesù piange, con forti grida. Sappiamo dai Vangeli che Gesù ha gridato dalla Croce, ha gridato: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34; cfr Mt 27,46), e ha gridato ancora una volta alla fine. E questo grido risponde ad una dimensione fondamentale dei Salmi: nei momenti terribili della vita umana, molti Salmi sono un forte grido a Dio: “Aiutaci, ascoltaci!”. Proprio oggi, nel Breviario, abbiamo pregato in questo senso: Dove sei tu Dio? “Siamo venduti come pecore da macello” (Sal 44,12). Un grido dell’umanità sofferente! E Gesù, che è il vero soggetto dei Salmi, porta realmente questo grido dell’umanità a Dio, alle orecchie di Dio: “Aiutaci e ascoltaci!”. Egli trasforma tutta la sofferenza umana, prendendola in se stesso, in un grido alle orecchie di Dio.
    E così vediamo che proprio in questo modo realizza il sacerdozio, la funzione del mediatore, trasportando in sé, assumendo in sé la sofferenza e la passione del mondo, trasformandola in grido verso Dio, portandola davanti agli occhi e nelle mani di Dio, e così portandola realmente al momento della Redenzione.”

    http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2010/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20100218_parroci-roma.html

    2 Febbraio, 2018 - 15:28
  27. Lorenzo Cuffini

    Quando abbiamo a che fare con la sofferenza vera e propria,letteralmente di carne e ossa, certo che la avvertiamo, fortissima , questa tentazione che indurrebbe a dubitare dell’amore di Dio e persino a negarlo.
    Solo che è una tentazione malevola, diabolica, la regina delle tentazioni, che tanto piu’ ti azzanna alla gola tanto più tu sei credente ( se non credi, difatti, non c’è nulla da tentare). Quella che, tradotta, suona così: che Dio Buono è mai è, questo, che permette questo calvario? Che Padre mai sarebbe quello che abbandona il figlio in questa desolazione? E’ quella che Benedetto definisce in questo modo: ” la tentazione di questo tempo: “Dio dove sei tu in questo mondo?”.”
    L’arma per sperare di sfuggire a quella tentazione, ce la da Gesù Cristo in persona. Non è una spiegazione ( non ce ne sono) , ma è una vicinanza: il soffrire con noi. IL CONDIVIDERE CON NOI TUTTO, COMPRESA QUELLA STESSA TENTAZIONE.
    Sempre Benedetto:
    “Per la Lettera agli Ebrei elemento essenziale del nostro essere uomo è la compassione, è il soffrire con gli altri: questa è la vera umanità. Non è il peccato, perché il peccato non è mai solidarietà, ma è sempre desolidarizzazione, è un prendere la vita per me stesso, invece di donarla. La vera umanità è partecipare realmente alla sofferenza dell’essere umano, vuol dire essere un uomo di compassione – metriopathein, dice il testo greco – cioè essere nel centro della passione umana, portare realmente con gli altri le loro sofferenze, le tentazioni di questo tempo: “Dio dove sei tu in questo mondo?”….
    Cristo ha mostrato il vero umanesimo. Certo il suo cuore è sempre fisso in Dio, vede sempre Dio, intimamente è sempre in colloquio con Lui, ma Egli porta, nello stesso tempo, tutto l’essere, tutta la sofferenza umana entra nella Passione……“preghiere e suppliche offrì con forti grida e lacrime” (Eb 5,7). Questo non è solo un accenno all’ora dell’angoscia sul Monte degli Ulivi, ma è un riassunto di tutta la storia della passione, che abbraccia l’intera vita di Gesù. Lacrime: Gesù piangeva davanti alla tomba di Lazzaro, era realmente toccato interiormente dal mistero della morte, dal terrore della morte. Persone perdono il fratello, come in questo caso, la mamma e il figlio, l’amico: tutta la terribilità della morte, che distrugge l’amore, che distrugge le relazioni, che è un segno della nostra finitezza, della nostra povertà. Gesù è messo alla prova e si confronta fino nel profondo della sua anima con questo mistero, con questa tristezza che è la morte, e piange. Piange davanti a Gerusalemme, vedendo la distruzione della bella città a causa della disobbedienza; piange vedendo tutte le distruzioni della storia nel mondo; piange vedendo come gli uomini distruggono se stessi e le loro città nella violenza, nella disobbedienza.

    2 Febbraio, 2018 - 16:46
  28. Victoria Boe

    “La Sacra Scrittura non pretende di “spiegare” niente.
    “spiegare” è una cosa , “illuminare” è un’altra.”

    Io so che là dove c’è luce, c’è anche spiegazione. Dove c’è buio, niente si vede né si spiega.
    L’ illuminazione mette in chiaro molte cose. Le Scritture lasciano all’oscuro molte-moltissime cose che accadono nella vita e che, appunto, non sono spiegabili come teoremi.
    Se per lei non è così, non ci posso fare niente.

    2 Febbraio, 2018 - 17:17
  29. Luigi Mortari

    Molto bello il discorso di Benedetto, ma non mi pare c’entri molto o comunque contraddica il fatto che Giobbe venne messo alla prova da Dio.
    Inoltre in Isaia si legge nel brano del “servo sofferente”, che predice la Passione di Cristo: “Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori”. (Is. 53, 10).
    E anche qui mi pare ci sia poco da contestualizzare.

    2 Febbraio, 2018 - 17:21
  30. giuseppe di melchiorre

    Carissimo Lorenzo, a leggere certe cose, non le tue assolutamente, e se davvero fosse come ho letto, scapperei dalla Chiesa… Ma non è così, perché della vera Chiesa la Verità è Colui che si dona in Carne e Sangue e che sicuramente non si compiace del dolore dei suoi fratelli, perché sa cosa vuol dire soffrire. Difatti come Lui nessuno ha patito…
    Un fraterno abbraccio.

    2 Febbraio, 2018 - 18:09
  31. Lorenzo Cuffini

    A me pare che c’entri parecchio, invece.
    Perché Benedetto parla proprio del perché ” Gesù è messo alla prova e si confronta fino nel profondo del suo cuore ” con la tristezza e la desolazione della tentazione. Mi pare che si possa dire che Bendetto dà una lettura esistenziale della tentazione e della sofferenza, connesse al nostro stato di uomini, che Gesù ha voluto assumere veramente( essendo comunque veramente Dio) .
    E’ ancora più chiaro nel suo ” Gesù di Nazareth”

    “La tentazione viene dal diavolo, ma nel compito messianico di Gesù rientra il superare le grandi tentazioni che hanno allontanato e continuano ad allontanare gli uomini da Dio. Egli deve, come abbiamo visto, sperimentare su di sé queste tentazioni fino alla morte sulla croce e aprirci in questo modo la via della salvezza. Così, non solo dopo la morte, ma in essa e durante tutta la sua vita deve in certo qual modo «discendere negli inferi», nel luogo delle nostre tentazioni e sconfitte, per prenderci per mano e portarci verso l’alto. La Lettera agli Ebrei ha sottolineato in modo tutto particolare questo aspetto, mettendolo in risalto come parte essenziale del cammino di Gesù:
    «Infatti, proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova» (2,18). «Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato Lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato» (4,15).”

    Nello stesso libro : ” …DIO CONCEDE A SATANA LA LIBERTA DI METTERE ALLA PROVA GIOBBE anche se entro limiti ben definiti: Dio non lascia cadere l’uomo, ma permette che venga messo alla prova.”

    2 Febbraio, 2018 - 18:15
  32. maria cristina venturi

    Dante Alighieri, nell’XI canto del Purgatorio, il canto dei superbi, nella parafrasi del Padre Nostro, usa l’espressione “Nostra virtù che di leggier s’adona, / non spermentar cò l’antico avversaro” (vv. 19-20),
    cioè “non lasciare che la nostra virtù che di leggieri fallisce , venga sperimentata contro l’Antico Avversario” .proprio i superbi che presumevano così tanto della propria “virtù” devono riconosce che facilmente e leggermente la loro virtù PUò ESSERE SCONFITTA dall’ANTICO aVVERSARIO
    NEL CASO di Giobbe, Dio lasciò che la virtù di Giobbe fosse sperimentata dall’Antico Avversario. Anche a Cristo , di cui Giobbe è la prefigurazione, non furono risparmiate le tentazioni dell’Antico Avversario quando fu portato nel deserto.
    Il Pater Noster infatti dopo la frase”ne nos inducas in tentationem” dice “SED libera nos a MALO” dove Malo è il Maligno , entità personale spirituale malevola, come ancor oggi pregano i cristiani ortodossi. Dunque la preposizione avversativa SED (MA) dice che si richiede il contrario di quello detto prima , non ci indurre in tentazione MA ( anzi) liberaci dal Maligno. La richiesta dell’orante è di non essere messo da Dio nella situazione di Giobbe o di Cristo tentato nel deserto , perchè se loro riuscirono a vincere l’Antico Avversario, chi di noi può dire di esser capace di fare altrettanto o chi è così superbo da volerlo provare?
    Dante nella sua parafrasi del Pater Noster riesce a dirci tutto questo, questo profondo contenuto spirituale.

    2 Febbraio, 2018 - 18:39
  33. Beppe Zezza

    A Cuffini
    Forse dopo la venuta dì Gesu’ sono risparmiate all’uomo sofferenze anche atroci?
    Certo Gesu’ ci ha promesso di stare accanto a noi e di essere nostro aiuto nella sofferenza. Questo vuol dire che con il Suo Spirito possiamo vincere la tentazione che si affaccia quando la prova della sofferenza si fa più dura. Vittoria che non è istantanea ma è un cammino ( cfr Salvifici Doloris )
    Ma questo è esattamente quello che ho scritto.
    La situazione del salmista, scritta prima di Cristo, potrebbe essere identica anche oggi.
    Che cosa vuol dire che il salmista avrebbe potuto avere anche un altro punto di vista avendo scritto prima di Cristo? Vuoi forse intendere che il suo grido rimane inascoltato? O che, oggi, temporalmente dopo Cristo, l’uomo non soffre le medesime sofferenze?
    la Chiesa mette i salmi come “preghiera dei credenti” e li fa recitare tutti nella Liturgia delle ore, quasi a voler darci le parole con le quali esprimere la nostra sofferenza.
    Comunque questi discorsi esulano dal tema che stavamo dibattendo. ( anche se come sappiamo bene le nostre opinioni contano zero ) : può Dio mettere alla prova l’uomo sapendo che il maligno approfitterà di questa occasione per tentarci ( e che quindi avremo la possibilità di cadere )?

    2 Febbraio, 2018 - 20:52
  34. Beppe Zezza

    A Victoria Boe
    La Sacra Scrittura è formata in gran parte da storie delle azioni di Dio, da esse, per analogia o similitudine, possiamo intravedere come Dio agisce nella nostra storia.
    Queste non sono “spiegazioni” ma “illuminazioni” ( di amggiore o minore entità)
    Nella Sacra Scrittura non troverà “spiegazioni”, di forse è per questo che le annette così scarsa importanza.
    Credo che le sarebbe utile leggere l’omelia sulla Parola di Dio che ha fatto ieri o l’altro ieri papa Francesco.

    2 Febbraio, 2018 - 20:57
  35. Victoria Boe

    “Dunque la preposizione avversativa SED (MA) dice che si richiede il contrario di quello detto prima , non ci indurre in tentazione MA ( anzi) liberaci dal Maligno.”

    Infatti è così. Ma bisogna chiarire qualcosa.
    Le tentazioni o prove di Gesù nel deserto sono altra cosa rispetto alla prova di Gesù nella sofferenza estrema della Croce, quando Egli gridò: “Padre, perché mi hai abbandonato?”
    Questa “prova” del Cristo è simile alle prove di Giobbe, che nelle sue molte disgrazie, si sente abbandonato da Dio, lo interroga e non riceve risposte.
    Noi possiamo riconoscerci in loro quando le cosiddette “prove” superano le nostre capacità di comprendere e di reagire.
    Questa identificazione con loro, soprattutto col Cristo, non deve portarci però a pensare, come fanno alcuni qui nel blog, che le prove siano mandate da Dio per saggiare la nostra fedeltà a Dio Padre e per castigare ed educare.
    Le tentazioni nel deserto, invece, si pongono sul crinale dello scivolamento nel peccato di superbia, che ha lo spessore dell’ Ego dell’uomo che ritiene sé stesso un dio. Era lo stesso peccato di Adamo nell’Eden.
    Andando quindi al “non indurci in tentazione” del Padre Nostro, è possibile vedere che Gesù insegna ad invocare l’aiuto del Padre quando le prove sono tanto gravose da spingere al peccato o alla negazione dell’esistenza di Dio.
    Aveva ragione quel biblista che spiegava che le prove estenuanti distruggono, o quasi, l’uomo.
    Infatti–dico io–molti sono gli uomini che si tolgono la vita quando non riescono a sopportarle più, le diaboliche prove. E qui potrebbe aprirsi un altro capitolo.
    L’espressione “Non abbandonarci ( non lasciarci soli) nella tentazione o nella prova” appare allora del tutto giustificata e pertinente.

    2 Febbraio, 2018 - 21:37
  36. Beppe Zezza

    Si va bene, ma le prove chi le manda? Vengono “da sole” per casualità? Ce le procuriamo ( sempre ) da soli? E hanno un “perché ” o non hanno alcun senso?

    2 Febbraio, 2018 - 23:51
  37. Luigi Accattoli

    Il vissuto della preghiera può aiutare a intendere le parole della preghiera. Mi scrive un visitatore del blog questo messaggio che destino a tutti:

    Torno ora dal funerale di mio padre. Una preghiera per lui per favore. Mio padre non era una persona facile, ma ha lottato contro il suo cancro al fegato con dignità fino alla fine. Pregava, a volte mia madre lo trovava solo: “Che preghi?” “Prego il Signore perché sono pronto a portare la croce, ma Gli ho chiesto di non avere un lungo calvario”. Gesù lo ha accontentato.

    Forse l’invocazione di questo fratello che è andato avanti poteva proprio essere quella di cui ci occupiamo: “Non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male”. Forse conviene fermarsi all’invocazione e dimorare in essa senza pretendere di arrivare a una comprensione completa d’ogni parola e d’ogni sua possibile traduzione.

    3 Febbraio, 2018 - 9:49
  38. Luigi Mortari

    Forse conviene fermarsi all’invocazione e dimorare in essa senza pretendere di arrivare a una comprensione completa d’ogni parola e d’ogni sua possibile traduzione.

    Togliamo pure il forse.

    3 Febbraio, 2018 - 11:38
  39. Clodine-Claudia Leo

    Grazie Luigi. Pregherò per il papà del nostro sconosciuto scrivente. Anch’io ho pregato tantissimo per la sorella di mia madre: era la più piccola, coetanea di una delle mie stesse sorelle, cresciuta in casa come una sorella maggiore essendo rimasta orfana a tre anni. Mia nonna infatti morì nel 1951 a 38 anni lasciando 6 figli. Un tumore ai polmoni pur non avendo mai fumato, diagnosi infausta:due mesi di vita.

    Ho sostato Giovedì davanti al Santissimo per ore pregando di abbreviarne quanto possibile il calvario. Al ritorno, una telefonata mi annuncia che è tornata nella casa del Padre. Oggi alle 14 i funerali…Grazie Signore perché ascolti sempre chi t’invoca con fede. Chiedo una preghiera per questa mia zia straordinaria…

    3 Febbraio, 2018 - 11:56
  40. Clodine-Claudia Leo

    “Forse conviene fermarsi all’invocazione e dimorare in essa senza pretendere di arrivare a una comprensione completa d’ogni parola e d’ogni sua possibile traduzione”
    Togliamo pure il forse.

    3 Febbraio, 2018 - 11:57
  41. Victoria Boe

    Le prove chi le manda? Le malattie chi le manda? Le manda Dio? No. Dio non manda né malattie né prove né tentazioni. Tutte queste cose fanno parte naturalmente della vita dell’ uomo segnata dalla caducità, dalla finitezza, dalla imperfezione.
    L’ uomo può solo affidarsi all’ Amore di Dio nell’ affrontare gli ostacoli di un percorso esistenziale accidentato che è sostanzialmente Mistero.

    3 Febbraio, 2018 - 12:41
  42. Beppe Zezza

    Convengo con questa conclusione. Dimoriamo nella invocazione così come ci è stata insegnata sin dalla più tenera infanzia e alla quale ci riferiamo con la fiducia di figli che si abbandonano all’amore del Padre.

    3 Febbraio, 2018 - 13:11
  43. Beppe Zezza

    A victoria boe
    La sua posizione mi sembra voglia dire: Dio ha creato il mondo e l’ha redento in Cristo. Ora se ne disinteressa o meglio giarda da lontano e non interviene più nella storia umana .
    Ora è chiaramente detto nel Vangelo e testimoniato dalla vita di tanti santi, notine meno noti, che Dio “chiama” e ad alcuni da’ sei compiti particolari ( in realtà tutti i suoi discepoli sono chiamati a “compiti particolari” che richiedono attitudini particolari ). Ora chiunque deve svolgere un ruolo deve essere “allenato ” a farlo. I militari ad esempio nella lorompreparaIone fanno il “percorso di guerra” si maggiore o minore difficoltà a seconda dell’impegno che saranno chiamati a svolgere. Il “percorso di guerra” al quale il comandante li sottopone è una “prova” che li rendi idonei al servizio.
    Così è anche per i cristiani i quali sono chiamati a “combattere la battaglia non contro le creature di carne e di sangue ma xontro gli spiriti del male che abitano questo mondo di tenebra .
    Non mi dica che “umanizzo” troppo Dio, è invece vero il contrario, cioè che gli uomini sono uomini e l’addestramento avviene sempre attraverso delle “prove” e dell’addestramento l’uomo non può fare a meno e Dio agisce con gli uomini secondo le necessità degli uomini.

    3 Febbraio, 2018 - 16:56
  44. Lorenzo Cuffini

    E’ evidente che si resta prigionieri delle proiezioni – su Dio – delle proprie idee educative e formative.
    Anzi : lo si vuole restare, prigionieri, con tutte le proprie forze.
    Naturalmente, rifiutando di riconoscere le sbarre di questa prigione.
    Pace.

    L’importante è che,CHI LEGGE, NON CI CREDA.

    Al papa e alla mamma che stan leggendo ( loro san chi sono, e questo basta): alla mamma ” del Dio geloso” ( e pure lei sa di chi parlo, e questo basta) che ci legge pure lei, con un dolore sempre rinnovato, dico: LASCIATECI PERDERE. Non ci leggete più. Vi fate solo male, inutilmente.
    State con Gesù in croce, e con il suo silenzio.

    3 Febbraio, 2018 - 18:11
  45. Amigoni p. Luigi

    Rif. 16.56 – E’ proprio così

    “Dio ha creato il mondo e l’ha redento in Cristo. Ora se ne disinteressa o meglio guarda da lontano e non interviene più nella storia umana”.

    E’ proprio così. Siamo affidati, nella durezza della vita, alla nostra liberà e nostro amore, a rimorchio – per quel che possiamo – dell’amore del Signore Gesù.

    Poi parliamo di tutte le chiamate possibili e immaginabili, dentro e fuori la Bibbia.

    3 Febbraio, 2018 - 19:29
  46. Andrea Salvi

    Purtroppo la citazione non può essere supportata da un riferimento preciso, ma ricordo un detto rabbinico che dice più o meno così:
    ” C’e’ una montagna che Dio ha creato e su cui non può più salire: la libertà dell’uomo”.

    3 Febbraio, 2018 - 21:05
  47. Vincenzo Salcone

    “Dio ha creato il mondo e l’ha redento in Cristo. Ora se ne disinteressa o meglio guarda da lontano e non interviene più nella storia

    Se cosi fisse, I Santi, le apparizioni della Madonna,
    sono tutti dei falsi.
    Dovremmo cancellarli tutti.
    A me avevano sempre detto che Gesu, tramite se stesso nell’eucarestia,
    Che senso ha pregare Cristo per aiutarci bell “prova”, come ha chiesto
    il visitatore se appunto Cristo ora se ne disinteressa perche il suo dovere di salvarci dal peccato lo ha assolto?

    Quindi siamo soli, Cristo nn ci ascolta, nn ci mette alla prova,
    non da ai Santi delle specifiche Grazie, per testimoniare Lui stesso, tramite loro.

    Gesu’ disse a Tommaso, beato chi crede in me
    senza avermi visto, ma sugli apostoli ha permesso la discesa dello Sprito
    Santo per permettere loro di parlare con le Parole Sue e compiere
    loro stessi miracoli appunto perchè molti uomini sono come Tommaso,
    hanno bisogno di “Vedere”.

    Non capisco, noi uomini del 20 secolo siamo cosi pieni di Grazia
    che non abbiamo bisogno di Vedere?
    Solo gli Apostoli potevano farci “Vedere” il Cristo
    mentre i Santi di questo secolo no?
    Le apparizioni della Madonna di Loures o di Fatima allora perchè Dio le ha permesse?

    Pregare Dio affinche una guerra finisca, non serve a nulla allora
    dato che Dio si disinteressa della storia umana.

    3 Febbraio, 2018 - 22:09
  48. Luigi Accattoli

    Vincenzo Salcone in un commento di ieri a un post precedente a questo – intitolato “Non dimenticate di pregare per me: secondo tempo” – hai inserito una falsa profezia attribuita al cardinale Pacelli e il richiamo a un libello contro Paolo VI, con questo esordio: “Mi piace ricordare le parole di Pio XII: SEMPER SUB SEXTO ROMA PERDITA FUIT”. Ti feci osservare che questo modo di montare la panna contro due Papi con un solo cucchiaio non andava bene per il mio pianerottolo. Ora torni qua come se nulla fosse e anche questo non va bene. Chiarisci che volevi intendere con quell’attacco di un Papa falso a uno vero e che credi di fare con la scelta di non rispondere alla mia obiezione. Immagino che nessun tuo nuovo commento entrerà qui prima che tu abbia dato risposta a queste domande.

    3 Febbraio, 2018 - 22:28
  49. Victoria Boe

    Lei, Zezza, creda pure agli addestramenti e agli allenamenti se le fa piacere, ma io intendo in altro modo la vita umana. E– sia chiaro– non credo che questo mondo sia tutto in preda alle tenebre.
    Lei ha una concezione antropologica e teologica che risponde a schemi molto vecchi, buoni per chi è convinto che tutto va inquadrato in una logica perfetta. Per cui c’è una risposta precisa per tutto ciò che avviene in questo mondo, anche se molte cose sfuggono alla nostra razionalità.
    E ciò può essere gratificante e rassicurante.
    Ma non è così; almeno non per me.
    Io credo in un Dio che ha creato la vita e che continua a crearla in un perenne divenire, secondo una sola legge che è quella dell’Amore. Per cui il mondo terreno è abitato da uomini cui il Padre ha donato piena libertà.
    Però è importante spiegare.
    Dio è Libero ma solo nell’Amore; l’uomo è pure Libero ma anche nel male, perché la sua creaturalità è assai limitante. Voglio dire: se Dio è l’essere perfettissimo, l’uomo non lo è; dunque è imperfetto, cioè limitato sotto ogni punto di vista.
    All’ Amore divino l’uomo non risponde sempre con lo stesso amore. Può cercare di avvicinarsi a quell’Amore, a quella Luce di cui c’è l’impronta, qualche luminosa scintilla in lui, nel suo spirito; ma non sempre lo vuole, non sempre ci riesce, non sempre può, non sempre–soprattutto– lo comprende quell’ Amore.

    3 Febbraio, 2018 - 22:38
  50. Victoria Boe

    L’Uomo-Dio, Gesù Cristo, è stato l’Unico a incarnarlo in pienezza l’Amore del Padre. Almeno: per noi cristiani è così.
    L’Amore del Cristo, che è poi lo stesso di Dio Padre, non manda prove e non vuole prove. Nessun addestramento, nessun allenamento.
    Ogni uomo è un “mondo” a sé, che ha in nuce lo spirito divino (d’amore). Perché questo spirito d’amore si espanda e progredisca è necessario che si verifichino in concomitanza diversi fattori che NON condizionino l’uomo. Purtroppo, però, l’uomo è condizionato in vario modo dalla sua fragilità e dalla vita in divenire e può non crescere nell’Amore o crescere solo in parte.
    Gesù Cristo è venuto per portare al Padre gli uomini sempre inclini al peccato. “Si è fatto peccato” Lui stesso per portare al Padre i suoi fratelli, gli uomini tutti, purché ci sia un’adesione, anche minima, al suo Amore.
    Ed è così che, passo dopo passo, si realizzerà compiutamente, alla fine dei tempi, il Regno di Dio, iniziato già con l’ingresso di Gesù Cristo nel nostro mondo terreno, nella nostra Storia.
    Io dico sempre che Dio è, in certa misura, “costretto” a salvarci perché, avendoci creati per Amore, non può volere che le sue creature si perdano. Per quasto motivo il Suo giudizio DEVE necessariamente essere “misericordioso”, essendo a conoscenza di ogni minima piega della nostra anima.

    3 Febbraio, 2018 - 22:40
  51. Victoria Boe

    Salcone, lei è stato catechizzato male. Gesù Cristo vuole solo che noi nell’Eucaristia ci associamo al Suo Amore, cioè vuole la nostra condivisione. La Madonna e i Santi non fanno altro che parlarci di Amore. Se le varie Madonne delle apparizioni piangono- che sia vero o no– lo fanno perché in questo mondo sono sempre troppi quelli che non amano, e le loro parole vogliono spronare gli uomini ad amare e ad amarsi come fratelli.
    Salcone, anche lei ha bisogno di lasciare gli schemi vecchi e di ri-catechizzarsi.

    3 Febbraio, 2018 - 22:57
  52. Beppe Zezza

    A p. Amigoni rif 19.29
    Credo che lei abbia centrato la questione.
    È questo quello che divide il nostro pensiero.
    Io vedo/ sento il Signore come molto vicino a me che mi spinge, mi consiglia, mi corregge, interviene nella mia storia personale in un costante dialogo attraverso gli eventi, piccoli e grandi, della mia vita. Nulla avviene per caso. C’è una regia sapiente attraverso la quale, nel rispetto della mia libertà personale, il Signore Dio , Padre, Figlio e Spirito Santo, mi conduce verso la pienezza della felicità che è la comunione con Lui.
    Quale “solitudine”, quale enorme responsabilità grava sulle sue spalle, nella sua visione!
    Io, che sono profondamente consapevole della mia pochezza umana, non sarei in grado di sopportarla.

    4 Febbraio, 2018 - 10:29
  53. Beppe Zezza

    A Victoria Boe

    Molte delle cose che lei dice le condivido pienamente.
    Ma alla radice c’è sempre lo stesso tema che ci ha diviso da sempre: il rapporto tra sofferenza e male.
    Lei identifica male e sofferenza, mentre, secondo me e secondo una corretta visione biblica, le due cose non coincidono affatto.
    MALE , ontologicamente – se non uso in modo improprio questo termine – è SOLO il peccato. La sofferenza non è ontologicamente male, può avere un valore positivo – essere cioè “un bene” – o negativo – essere cioè “un male”. Paradossalmente si può anche dire che siamo noi a determinarne il segno positivo o negativo. La “sofferenza accettata” ci avvicina a Dio ( ed è dunque “un bene” ) , la ” sofferenza rifiutata ” ci allontana da Dio ( ed è dunque un male ).
    La seconda questione che c’è tra le righe, e che chi contesta l’esistenza di Dio evidenzia, è la distinzione tra “vuole” e “permette”. Dio che noi diciamo essere Onnipotente se permette che la sofferenza ci sia , questo significa che la “vuole”. Se non la “volesse” Egli che è Onnipotente la eliminerebbe.
    Ora lei non accetta che il Signore possa essere il mandante di “prove” e di “correzioni” perché, dato che a queste sono associate delle sofferenze, sono incompatibili con il suo essere Amore totale.

    4 Febbraio, 2018 - 10:49
  54. Beppe Zezza

    Che tutto quello che avviene nel mondo abbia una “ragione” lo credo fermamente.
    Che noi uomini, con la nostra limitata capacità , possiamo comprenderla appieno e darne conto non lo penso affatto. Alcune cose le comprendiamo altre ci sfuggono perché “le mie vie non sono le vostre vie”.
    Io credo fermamente che Dio è Amore e che tutto debba essere inquadrato alla luce di questa che è la sola VERITÀ assoluta.

    4 Febbraio, 2018 - 10:55
  55. Beppe Zezza

    Sempre per Victoria Boe
    L’altra cosa che ci divide e che si riaffaccia di continuo è la REDENZIONE.
    Nel suo dire non ce ne è traccia.
    Secondo quello che scrive La incarnazione del Figlio di Dio non ha rappresentato una discontinuità nella storia umana. TUTTI gli uomini sono figli di Dio essendo stati creati a Sua immagine e somiglianza. Il Battesimo, il Sacramento che secondo la dottrina cristiana ci FA Figli di Dio, oggi e in QUESTO mondo, non ha molto significato ne’ importanza.
    Lei nega che nell’uomo, non redento da Cristo, agisca oltre alla debolezza della creaturalita’ anche una “inclinazione al male” .
    Forse questo corrisponde al pensiero di teologi “moderni” – non lo perché non leggo libri di teologia.
    Tutta via mi preme di sottolineare una cosa: l’argomentazione “questa è teologia vecchia e superata ” è una argomentazione debole. Solo nelle questioni tecnologiche quello che è più moderno è “migliore” di quello che è più vecchio. Ma questo concetto non può essere estrapolato in altri ambiti.

    4 Febbraio, 2018 - 11:32
  56. Amigoni p. Luigi

    Rif. 10.55 – Dio è amore

    Questo è il vero punto (unico) sicuro: Dio è amore. Vuol dire che alla fine vincerà sicuramente l’amore. E che noi – “abbandonati” al caso e alla nostra libertà dal Dio creatore – possiamo nella libertà camminare solo nell’amore (nel non amore ci immobilizziamo); e alla fine troveremo ragione nell’amore e nell’amore troveremo la ragione di tutto. Come dice Giovanni della croce: alla fine saremo giudicati sull’amore; e anche noi sull’amore giudicheremo tutta la nostra vita e la vicenda cosmica.
    Madonna e santi ci aiutano solo a non ribellarci alla “regola interiore” dell’amore; in nessuna altra cosa ci aiutano.

    4 Febbraio, 2018 - 13:34
  57. Lorenzo Cuffini

    Concordo pienamente con Amigoni , nei suoi due ultimi interventi delle 19.29 di ieri e delle 13.34.
    Con tutto il rispetto per “le posizioni”, “le idee” e “il pensiero” dei altri, a partire da me naturalmente, e delle interpretazioni bibliche e/o teologiche che ciascuno di noi puo’ ritenere corrette, quello che conta, come sempre ma in questo caso IN MODO PARTICOLARISSIMO è la voce della Chiesa.
    Invito tutti quelli che fossero nel bisogno vitale ( e anche tutti gli interessati) di conoscere quel che la Chiesa dice in materia a consultare coloro che parlano a Sua voce, tralasciando il resto, che puo’ risultare del tutto fuorviante.
    A questo link i referenti su tutto il territorio nazionale, sia a livello di Ufficio Nazionale Salute della Cei, sia a livello diocesano, con tutti i singoli uffici.

    http://salute.chiesacattolica.it/referenti-territoriali/

    4 Febbraio, 2018 - 14:41
  58. Victoria Boe

    Non c’ è traccia di Redenzione? !
    Zezza, mi permetta di dirle che lei non ha letto bene quel che ho scritto.
    E comunque è chiaro che per lei Dio è una specie di burattinaio che agisce dietro le quinte a fin di bene. Lei mette sotto tappeto la libertà dell’ uomo, che invece per Dio ha una enorme importanza. Tale che il ” burattinaio” ha le mani legate, in un certo senso. Lei dà a tutti i costi un senso alle sofferenze.
    Pensi al senso delle sofferenze di un neonato malato, di un bambino pure malato, di sei milioni di ebrei mandati al macello, dei genocidi in generale, degli sgozzati dagli jidaisti e via discorrendo. Che senso hanno tutte queste sofferenze? Me lo dica, per favore. O vuol rifugiarsi comodamente nel ” le mie vie non sono le vostre vie”?
    Lo ha capito o no che Dio nel suo amore vuole che il Regno venga realizzato dall’ uomo libero? Lo ha capito o no che il Dio di Gesù ha un volto in parte diverso da quello dell’ A.T.?
    Lo ha capito o no che Gesù Cristo non è venuto solo per

    4 Febbraio, 2018 - 14:48
  59. Victoria Boe

    i battezzati ma per redimere TUTTI gli uomini, anche quelli che non lo riconoscono come Dio e che non si battezzano?
    Il vero, l’ unico sacramento di salvezza è l’ Amore.
    Allarghi il suo pensiero, se le riesce.

    4 Febbraio, 2018 - 14:53
  60. Beppe Zezza

    Rif 13.34
    Io ritengo al contrario che il Signore attraverso fatti e persone mi abbia aiutato in tante circostanze a non prendere strade sbagliate ( a non peccare ) e ad aprirmi davanti concrete possibilità di aiuto quando mi sono trovato in difficoltà.
    Le esperienze di vita vissuta alle quali faccio riferimento mi confermano che queste non sono solo “idee” ma realtà concrete

    4 Febbraio, 2018 - 14:58
  61. Victoria Boe

    “Lei nega che nell’uomo, non redento da Cristo, agisca oltre alla debolezza della creaturalita’ anche una “inclinazione al male” .”

    Io invece nego che l’inclinazione al male NON esista ANCHE in chi è redento, secondo la specifica dizione della Chiesa cattolica, da Gesù Cristo. La redenzione è avvenuta nella Storia dell’uomo proprio con la venuta di Gesù, ad opera del Suo Amore nella crocifissione. Non però per la sua crocifissione(= sofferenza estrema) in sé ma per l’AMORE verso tutti gli uomini, suoi fratelli e figli dell’Unico Padre, con cui ha donato il Suo CORPO sulla Croce.
    Tutti sono stati redenti mediante l’Amore di Gesù, il Cristo.
    L’ inclinazione al male, inteso come peccato, c’è e sempre ci sarà come parte della costituzione dell’essere umano imperfetto. C’è e ci sarà anche in chi crede fermamente alla Redenzione. Ma la bella notizia che riempie i Vangeli è che Gesù Cristo ha assunto su di sé tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi per renderli VUOTI di morte, cioè “non mortiferi”.
    Per questo dobbiamo essere grati a Dio e al Cristo. Per questo noi cristiani dovremmo essere gioiosi. Questo dovrebbe essere spiegato bene a tutti. Ma poiché tutto questo non ci è abbastanza chiaro e poiché, comunque, la sofferenza attraversa sempre crudelmente la nostra strada, la gioia non c’è.
    E la realtà sotto gli occhi di tutti è che le sofferenze e la morte vengono sempre a turbare la “festa della vita”.

    4 Febbraio, 2018 - 15:52
  62. Beppe Zezza

    A Victoria Boe
    Gesu’ è il Figlio di Dio , Seconda Persona della Santissima Trinità, al tempo stesso interamente uomo e interamente Dio.
    I cristiani sono FIGLI nel FIGLIO in quanto in Lui “incorporati” mediante il Battesimo partecipano della Sua divinità. Questo li differenzia sostanzialmente da tutti gli umani che possono essere detti “fratelli” di Gesu’ solo in quanto partecipi con Lui della sola umanità.
    A questa differenza di essenza corrisponde anche una differenza di compiti e di responsabilità.

    4 Febbraio, 2018 - 17:24
  63. Beppe Zezza

    A Lorenzo Cuffini
    La prego di evidenziare dove e in che cosa quello che ho scritto è difforme dalla dottrina della Chiesa (cosa che lei non dice ma lascia intendere)

    A me pare che qualunque sia l’argomento trattato il suo pensiero sia: dobbiamo tacere e rifarci a quello che dice la Chiesa.

    Se “quello che dice la Chiesa” fossero “dimostrazioni matematiche” non ci sarebbe alcuno spazio per discorsi di sorta, e anche questo blog non avrebbe motivo di esistere. Ma la realtà è ben lontano dall’essere questa.

    4 Febbraio, 2018 - 17:33
  64. Victoria Boe

    Tutti gli uomini, Zezza, sono fratelli di Gesù, battezzati e non-battezzati. Cristiani e non cristiani. Credenti e non credenti.
    Per Dio non ci sono recinti.
    E Gesù è venuto per TUTTI.
    Nel momento in cui si pretende di fare distinzioni incominciano le divisioni che via via possono portare alle guerre fratricide.
    La peculiarità grande della nostra religione sta nel fatto che il Cristo ha sconfitto la morte col suo Amore con cui ha aperto a tutti gli uomini, donandosi liberamente sulla Croce, la strada verso Dio.
    Lo ha fatto una volta per sempre.
    Dove c’ è Amore è presente Dio, di qualsiasi religione si tratti. Gesù Cristo riassume in sé ogni gesto di amore di qualsiasi uomo. È venuto per dirlo e per rappresentarlo in pienezza con la sua morte sulla Croce. Questa è la Redenzione, che comporta, di conseguenza, la Resurrezione. I cristiani, se hanno capito davvero le parole del Cristo, hanno la responsabilità di divulgare il più possibile il “linguaggio” dell’ Amore di Dio. Senza ritenersi superiori a nessuno.

    4 Febbraio, 2018 - 18:12
  65. Lorenzo Cuffini

    Io non lascio intendere un bel nulla, Zezza.
    Lo dico a chiare lettere. SPECIALMENTE su questo argomento, delicatissimo perché ne va della vita( eterna) e della morte delle persone,se parliamo in pubblico DOBBIAMO TACERE E LASCIAR FARE ALLA CHIESA.
    Vedo che non lo si vuole fare. Benissimo ( si fa per dire).

    Chi legge, sappia almeno che sono parole in libertà e null’altro.
    Se ha bisogno, si rivolga a chi è deputato a farlo.
    http://salute.chiesacattolica.it/referenti-territoriali/

    Diverso se vogliamo parlare in privato: allora possiamo disquisire della rava e della fava per decadi intere senza danni.

    4 Febbraio, 2018 - 18:23
  66. Beppe Zezza

    A Victoria Boe
    Comprendo la sua posizione per la quale il sacramento dl Battesimo ha il valore della iscrizione a una associazione senza nessuna realtà “soprannaturale”.
    Non so se questo sia qualcosa che viene sostenuto dai teologi moderni che lei segue, noncorrisponde pero’ alla dottrina cattolica così come espressa dal Catechismo del Chiesa Cattolica nr 1213-1274. Io sono un cattolico “vecchio stampo” ho ancora come riferimento il Catechismo.

    A Cuffini.
    Chi è che decide di quali cose si può parlare “in pubblico” ( ammesso che un blog possa essere definito “pubblico ” )? E quale articolo del Catechismo dice che io non posso esprimere la mia comprensione della realtà di Dio ?
    Comunque, dire che sono “parole in libertà e null’altro” significa affermare che sono cose di poco conto. Vorrei nuovamente invitarla a dirmi e docuemntarmi in che cosa quello che ho scritto non è conforme alla dottrina della Chiesa. ( e se anche fosse, Luigi Accattoli lascia largo spazio a idee e affermazioni che sono assai diverse dal pensiero (ufficiale) della Chiesa.

    4 Febbraio, 2018 - 22:15
  67. Victoria Boe

    A dire il vero lei, Zezza, non ha proprio capito la mia posizione né mai la capirà. Io, come cristiana, non parto dal catechismo, cioè dalla dottrina; parto invece dalla realtà che vedo, nella quale sono inserita, e che molto mi insegna, molto più del catechismo. Per cui il mio sguardo, pur tenendo conto della dottrina catechistica, la amplia e la oltrepassa.
    Si tratta di apertura mentale raggiunta lungo molti anni di riflessione; anche sulla dottrina.
    Non mi fermo ai segni indicati dall’Istituzione, né ai dogmi pure posti, o imposti, dalla Chiesa.
    Sono, mi sento, libera, molto più di lei, Zezza, e questa libertà la metto dinanzi a Dio fedelmente (= in buona fede) sapendo che dinnanzi a Lui l’unico segno ben riconoscibile è il suo Amore, perseguendo il quale si arriva alla salvezza nonostante i sacramenti. E su questo proprio non ho dubbi.
    Anche il catechismo, comunque, è arrivato a parlare, dopo tanto, di primato della coscienza. Glielo ricordo.

    4 Febbraio, 2018 - 23:51
  68. Lorenzo Cuffini

    Niente di più pubblico di un blog, Zezza.
    Purtroppissimo.
    Riguardo al suo invito: grazie, ma non ci penso per nulla.

    4 Febbraio, 2018 - 23:53
  69. Beppe Zezza

    A Victoria Boe
    Mi fa piacere sapere che lei si senta autorizzata ad “ampliare e oltrepassare” la dottrina.
    E’ un preclaro esempio di alta considerazione di se’ stessi, che, nel mondo attuale trova largo consenso.
    “Interpretare la dottrina alla luce della realtà ” mi sembra uno slogan che rispecchia la piega presa da un certo indirizzo ecclesiale , che non ha traccia della trascendenza di Dio.
    Comunque ravviso nel suo pensiero una piena coerenza: se Dio non operasse nel mondo questa sarebbe il modo corretto di agire.

    A Cuffini
    Sulla “pubblicità” del blog abbiamo opinioni diverse. Nessun problema.
    Che quello che si scrive sul blog possa avere ripercussioni sulla salvezza eterna delle anime mi pare un po’ “sopra le righe”.
    Che tu da una parte qualifichi le mie di “parole in libertà” e dall’altra ti rifiuti categoricamente di precisare il perché e il come, mi appare uno “scagliare il sasso e ritirare la mano” – preclaro esempio della ( giustamente ) invocata “parresia”

    5 Febbraio, 2018 - 9:51
  70. Lorenzo Cuffini

    Se vuoi,Zezza,ti presento privatamente due casi IN CARNE E OSSA di gente ferita a sangue dalle parolette in libertà che stiamo qui a scambiarci in un salotto perpetuo.Vedrai che potrebbero portare,per nostra sciagura, a conseguenze direttissime sulla salvezza di quella gente. E ,per immediato e ribaltato converso,pure sulla salvezza nostra.Possiamo scuoterci la responsabilità di quel che diciamo in pubblico come i cani l’acqua…ma quella ci resterà addosso.

    5 Febbraio, 2018 - 11:53
  71. Beppe Zezza

    Dimmi Cuffini quali sono le parole che feriscono a sangue? Che Dio che è Amore ha un disegno di bene per OGNI uomo? Che Dio è causa prima di tutte le cose? Che non “si muove foglia che Dio non voglia”? Che Dio non è “estraneo” neanche alle tragedie che ci appaiono più incomprensibili? Che tutte le sofferenze del mondo sono “permesse” da Dio il quale, in modo per noi misterioso, trae il bene anche da quello che noi chiamiamo “male”?
    Che la sofferenza ha una potenzialità salvifica?
    ” Attraverso i secoli e le generazioni è stato constatato che nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo, una particolare grazia” GPII Salvifici Doloris – Lettera Apostolica sul senso cristiano della sofferenza umana. Lettera che ti invito a rileggere e a meditare.

    5 Febbraio, 2018 - 13:01
  72. Victoria Boe

    Zezza, , mi complimento con lei perché, non avendo più frecce nel suo arco, è passato alle offese.
    Tipico di chi non riesce a tollerare la libertà di pensiero altrui.
    Davvero complimenti !
    Le auguro tante buone cose nella vita con l’ aiuto del Signore.

    5 Febbraio, 2018 - 13:13
  73. alphiton

    Egregio Zezza,

    penso che una frase come “non si muove foglia che Dio non voglia” sia del tutto lontana dall’idea del Dio cristiano. Perché se fosse così, non ci sarebbe più spazio per la libertà dell’uomo. Nel suo ultimo post lei ha mescolato affermazioni del tutto erronee con altre condivisibili ed altre parzialmente condivisibili e che dovrebbero essere argomentate per essere accettate.
    Il problema del male scuote la coscienza dell’uomo e rifugiarsi in facili formulette è sicuramente comodo, ma non rende ragione alla nostra intelligenza e al nostro cuore dei drammi a cui assistiamo o che, talvolta, ci tocca di vivere.
    Il filosofo ebreo Hans Jonas riflettendo sullo sterminio del suo popolo e chiedendosi dove era Dio quando esso fu perpetrato dai nazisti ha sostenuto che Egli non è intervenuto ad impedire Auschwitz non “perché non volle, ma perché non fu in condizione di farlo”. Il male resta un mistero di fronte al quale l’unica risposta che potrebbe avere un briciolo di senso è che Dio in Gesù si è fatto compartecipe del dolore umano. Gesù è la misericordia Di Dio, come ci ricorda sempre Papa Francesco. Forse troppo spesso ce ne dimentichiamo.

    Alberto Farina

    5 Febbraio, 2018 - 14:19
  74. Beppe Zezza

    Cosa potevo dire a fronte di una affermazione così “forte” come quella che lei ha fatto che “Per cui il mio sguardo, pur tenendo conto della dottrina catechistica, la amplia e la oltrepassa.”?
    Non ci sono parole. Nè “frecce al mio arco”. Cosa altro potevo dire dopo aver parlato di Sacra Scrittura e di Magistero?
    Se si è sentita offesa dalla mia ironia, forse un po’ troppo pesante, le chiedo scusa; tuttavia rifletta su quello che le ho detto: non è forse un po’ troppo considerarsi al di sopra della “dottrina catechistica” e in grado di “ampliarla” e “oltrepassarla”?

    5 Febbraio, 2018 - 14:31
  75. Beppe Zezza

    a Lorenzo Cuffini
    salvifici doloris
    “Si può, tuttavia, premettere che quasi sempre ciascuno entra nella sofferenza con una protesta tipicamente umana e con la domanda del suo « perché ». Ciascuno si chiede il senso della sofferenza e cerca una risposta a questa domanda al suo livello umano. Certamente pone più volte questa domanda anche a Dio, come la pone a Cristo. Inoltre, egli non può non notare che colui, al quale pone la sua domanda, soffre lui stesso e vuole rispondergli dalla Croce, dal centro della sua propria sofferenza. Tuttavia, a volte c’è bisogno di tempo, persino di un lungo tempo, perché questa risposta cominci ad essere internamente percepibile. Cristo, infatti, non risponde direttamente e non risponde in astratto a questo interrogativo umano circa il senso della sofferenza. L’uomo ode la sua risposta salvifica man mano che egli stesso diventa partecipe delle sofferenze di Cristo.
    La risposta che giunge mediante tale partecipazione, lungo la strada dell’incontro interiore col Maestro, è a sua volta qualcosa di più della sola risposta astratta all’interrogativo sul senso della sofferenza. Questa è, infatti, soprattutto una chiamata. E’ una vocazione. Cristo non spiega in astratto le ragioni della sofferenza, ma prima di tutto dice: « Seguimi! ». Vieni! prendi parte con la tua sofferenza a quest’opera di salvezza del mondo, che si compie per mezzo della mia sofferenza! Per mezzo della mia Croce. Man mano che l’uomo prende la sua croce, unendosi spiritualmente alla Croce di Cristo, si rivela davanti a lui il senso salvifico della sofferenza. L’uomo non scopre questo senso al suo livello umano, ma al livello della sofferenza di Cristo. Al tempo stesso, però, da questo livello di Cristo, quel senso salvifico della sofferenza scende a livello dell’uomo e diventa, in qualche modo, la sua risposta personale. E allora l’uomo trova nella sua sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale..”

    5 Febbraio, 2018 - 14:33
  76. Beppe Zezza

    ad Alphiton
    La libertà dell’uomo rientra nel disegno di Dio. Ed è quindi ” voluta ” da Dio – non si contrappone al detto popolare “non si muove foglia che Dio non voglia” .
    Il male resta un mistero . Ne sono assolutamente con lei.
    Non è un caso che chi ha detto quella frase su Auschwitz sia un filosofo ebreo che non conosce il mistero della redenzione dell’uomo avvenuta attraverso la croce di Cristo.
    In Cristo Dio si è fatto non solo compartecipe del dolore umano ma lo ha “redento”.
    Salvifici doloris

    5 Febbraio, 2018 - 14:40
  77. Victoria Boe

    “Cosa potevo dire a fronte di una affermazione così “forte” come quella che lei ha fatto che “Per cui il mio sguardo, pur tenendo conto della dottrina catechistica, la amplia e la oltrepassa.”?

    Che poteva dire, Zezza? Avrebbe potuto dire, per esempio, che a lei piace restare chiuso ben stretto nei confini della dottrina e che, magari, lei non riesce ad avere libertà di pensiero. Che poi è così per molti cattolici.
    Mi dispiace assai che lei sia rimasto senza parole. Io so però che tutti gli uomini, proprio tutti, e quindi anche la sottoscritta, hanno la libertà e la possibilità di ampliare gli orizzonti rispetto a quelli limitati e limitativi di una qualsiasi dottrina.
    E lo dico senza alcuna supponenza, che lei ci creda oppure no.
    No, Zezza, “non è un po’ troppo” considerarsi al di sopra e oltre la dottrina catechistica, qualunque cosa lei pensi di me.
    Quella dottrina potrebbe e dovrebbe essere cambiata in alcune sue proposizioni anche contraddittorie, se mi permette.
    Se lei la conoscesse bene, ma ne dubito, potrebbe rendersene conto. Forse.

    5 Febbraio, 2018 - 18:01
  78. Victoria Boe

    Condivido totalmente le parole di Alberto Farina @ 14:19

    5 Febbraio, 2018 - 18:27
  79. Beppe Zezza

    A Victoria Boe

    Gentile Victoria
    ci sono due atteggiamenti di fondo di fronte alla necessità di “vivere la vita reale” che siamo chiamati a vivere.
    Una è quella di farsi guidare dai principi cristiani che sono riassunti nel Catechismo – che non è una “gabbia” che limita la libertà – per “interpretare ” la realtà del mondo.
    L’altra è farsi guidare dalla realtà del mondo per “interpretare” la dottrina cristiana.
    Lei ed io seguiamo i due atteggiamenti sopra descritti, che sono inconciliabili.
    In una cosa ha ragione, lei ha pieno diritto di espandere il suo pensiero in una qualunque direzione anche contrapposta alla dottrina cristiana. Dio ci ha creati liberi ….. liberi anche di sbagliare.
    La sola cosa certa , che io sia o non sia una persona cui piace restare chiuso ben stretto nei confini della dottrina e che non riesce ad avere libertà di pensiero – perché non è di me che si sta parlando , è che affermarsi più sapienti del distillato del pensiero di duemila anni di vita cristiana è senza ombra di dubbio una dichiarazione “forte”.

    5 Febbraio, 2018 - 18:50
  80. Victoria Boe

    La correggo, Zezza. Il mio pensiero non è affatto contrapposto, come lei sostiene, alla dottrina cristiana.
    Io vado in compagnia della dottrina cristiana, la quale, però, non è “il distillato del pensiero di 2000 anni di vita cristiana”. È invece un insegnamento che viene rivisto e in parte corretto nel corso del tempo, a seconda di chi sta a capo della Congregazione della dottrina della fede. Quale “distillato”, dunque? La dottrina viene elaborata da uomini di Chiesa che “interpretano” le parole del Cristo e mettono le loro elaborazioni come capisaldi da seguire per filo e per segno.
    Ma sono pochi a conoscere davvero il catechismo; io l’ho constatato.
    E comunque so che quello su cui io ho appreso i primi fondamenti di fede era abbastanza diverso da quello attualmente in uso.
    Chi lo conosce il catechismo? Provi a fare in giro qualche domanda. Quasi nessuno. Lo conoscono (si fa per dire) quelli che vengono incaricati anno dopo anno di insegnarlo ai bambini e ai ragazzetti che vengono preparati per la prima comunione e per la cresima. Lo insegnano a modo loro e spesso neppure seguono le regole o indicazioni del catechismo. Anche di questo sono certa. La dottrina cristiana a me, anni fa, fu insegnata in modo obbrobrioso, tant’è che se non mi fossi messa io, molto più tardi, a ripercorrere con santissima pazienza e con una certa maturità intellettiva, essendo ormai adulta, le ragioni della mia fede, oggi sarei un’ignorantissima credente-credulona come tanti.

    5 Febbraio, 2018 - 21:57
  81. Victoria Boe

    Sig. Zezza, se si leggono certi autori cattolicissimi che hanno seguito le vie del Signore vivendole in prima persona nel nostro mondo moderno, si ha un ampio respiro di cristianità che supera di gran lunga la dottrina.
    Per esempio, io in questi giorni mi trovo a leggere un bel libro di fr. Carlo Carretto intitolato ” Ciò che conta è amare”.
    Nella prefazione lui scrive di avere un’unica carta valida per parlare di DIO: l’esperienza di una vita di fede.
    Dal libro traggo un passaggio significativo invitandola a leggererlo con attenzione:
    “Io penso che in mezzo al gran cumulo di insegnamenti teorici, di meditazioni bibliche, di argomenti apologetici, di consigli pastorali e morali bisogna tirar fuori qualche vero tesoro, qualche perla preziosa.
    Alcune linee di forza:
    a) Visione di un mondo in marcia verso la trasformazione e la risurrezione finale;
    b)la costruzione del corpo mistico di Cristo;
    c)l’azione dello Spirito Santo in questa perenne trasformazione e costruzione;
    d) l’attesa amorosa e angosciosa dell’uomo e della creazione per il ritorno definitivo del Cristo.”
    Queste linee, Zezza, sono desunte dalla lettura, fatta da C.Carretto, delle lettere di san Paolo, che non sono di facile lettura.
    Scrive, a un certo punto, C.Carretto: “Oh come mi auguro che la Chiesa che è nata dal Concilio sia una chiesa che…scatti sensibile e vivace dinanzi ai problemi posti dall’amore nel mondo, capace di dare più che di ricevere, una chiesa che sa rinunciare, per amore degli uomini, ai propri diritti e privilegi, una chiesa che non si difende ma scende sulla strada del suo esilio piccola e povera…”
    Leggo questi libri e mi appagano ben più di una dottrina, sig. Zezza.
    C’è un solo faro a cui guardare ed è l’Amore, non una dottrina.

    5 Febbraio, 2018 - 22:00
  82. Beppe Zezza

    Mia cara Victoria
    Sono con lei che il Catechismo lo conoscono in pochissimi e ahimè tra questi ci sono anche molte catechiste della prima comunione e della cresima che fanno catechismo a partire dai libretti della Cei – che almeno ai tempi nei quali ho fatto catechismo io erano a dir poco penosi.
    Il libro del Catechismo della Chiesa Cattolica lo ho acquistato dopo una ventina di anni di esperienza del Signore e della Chiesa, non mi sono certamente “formato” su di esso. Lo consulto quando ho qualche perplessità o mi trovo a dover rispondere a dei problemi di vita.
    E’ sì redatto da uomini ma sulla base della Tradizione della Chiesa che è di due millenni: nessuno si inventa niente. E’ questo che mi dà garanzia di verità.

    Nutro una grandissima perplessità circa la pletora di documenti che la Chiesa produce e che leggono in pochissimi – anche tra i preti. Non è la conoscenza dei documenti o la partecipazione ai consigli pastorali che fa di qualcuno un “buon cristiano”
    L’importante, anzi l’essenziale è “amare”.
    Ma cos’è l’Amore? Purtroppo è un termine abusato . Si arriva a far passare per “gesto d’amore” anche quello che è il suo contrario , tipo il sopprimere la vita di un feto malformato “per evitargli sofferenze”. o ricorrere alla “eutanasia” per ché la morte sia “dignitosa”.
    Ci si riempie la bocca di Amore predicando la necessità di accogliere gli immigrati quando non si è in grado di accettare il vicino di casa che ci dà fastidio o si riempie di insolenze qualcuno che ha il difetto di non pensarla come noi. Chiaramente questo è un inganno.

    Sono personalmente convinto che la crisi della Chiesa sia fondamentalmente una crisi di fede da parte di coloro che vi si riconoscono , laici e sacerdoti.
    Solo a partire da una fede viva e vigorosa ( fede che non è adesione a verità astratte ma partecipazione alla vita dello Spirito ) che si può “aiutare il mondo” senza abbassarsi al livello di una mera azione filantropica , certo da non disprezzare, ma di livello e portata modesta.

    5 Febbraio, 2018 - 23:54
  83. Victoria Boe

    Molto bella quell’omelia di don Marco Pozza.
    Ci mostra un Dio diverso da quello sempre creduto: un Dio che fa capitare bene e male così come avvengono, e deresponsabilizza l’uomo.
    Di fronte al pianto degli uomini era pronta la spiegazione: Dio ha voluto così, devei fartene una ragione.
    E tutto veniva risolto in fretta.
    Magari qualcuno avrebbe potuto pensare che da quel male, Dio avrebbe ricavato un bene. Qualche altro avrebbe detto che poteva trattarsi di una “correzione” voluta da Dio Padre per i suoi figli lontani da lui; per il loro bene, appunto.
    La penso diversamente; mi sento vicina a don Marco Pozza e a tanti preti come lui, che trovano nel Vangelo parole diverse.
    Il Dio di Gesù, e quindi il mio, è un Padre che piange con gli uomini che soffrono e che gioisce della loro gioia. Si fa sentire vicino nel dolore, e nella Sua vicinanza ti fa ritrovare la forza di ricominciare ogni volta. Poco a poco.

    7 Febbraio, 2018 - 21:21
  84. Beppe Zezza

    Molto poetico la omelia del don marco pozza.
    Tranne che cerca di dare una spiegazione a qualcosa che lui, ahimè non capisce : che Dio permetta la sofferenza perché sa trasformarla in bene.
    Dio non DEVE essere come lo pensi tu, ma ci dice come Lui è.
    Alle volte leggendo le posizioni esposte viene da pensare che abbiano ragione quegliatei che dicono che dio è una creazione dell’uomo!
    Benedetto Xvi diceva che leggendo certe storie di Gesu si comprendeva quale era l’ideologia di coloro che l’avevano scritta.

    8 Febbraio, 2018 - 0:11
  85. Victoria Boe

    Dio non “permette” nessuna sofferenza.
    Lei continui pure a pensarlo e si chieda quale bene è derivato, per esempio, dai milioni di morti per genocidio o dalle morti recenti di questi giorni( ragazze e neri).
    Lei, Zezza,
    ancora non ha capito che Dio va ripensato.

    8 Febbraio, 2018 - 11:06
  86. Victoria Boe

    Anche Benedetto XVI ha parlato di sofferenza inspiegabile.

    8 Febbraio, 2018 - 11:13
  87. Beppe Zezza

    Si. DIo va ripensato. Il Dio che va per la maggiore è un dio di cartapesta.
    Gli fanno le cose sotto il naso!
    Padre? Come i padri terreni attuali: non conta nulla.
    Onnipotente? Ma, dai! Come si può chiamare “onnipotente” uno che non controlla nulla. Succedono un sacco di cose e neanche gli chiedono il permesso. La Onnipotenza È una pretesa “datata” . cosa da AT non da XXI secolo.
    Creatore del cielo e della terra? Lo si poteva dire una volta quando non esisteva la scienza. Oggi al massimo si potrebbe dire che forse ha prodotto il big bang ma poi tutto è stato governato dalla evoluzione . Non siamo mica più nel medioevo.
    Ci sono altre cose che lasciano un po’ perplessi, non c’è che dire.
    Nacque da Maria Vergine? Vergine prima durante e dopo il parto? Chiaramente questo è stato detto prima della rivoluzione sessuale quando il sesso era considerato demoniaco. Oggi nessuno si sogna si dirlo. BIsogna interpretare.
    Risuscitò da morte? mica vorrete dire che è RISUSCITATO con il corpo? Ma queste cose sono fuori dal mondo. Si, il suo messaggio vive, il suo ricordo vive ma poi oramai si sa, non è morto sulla croce, lo hanno salvato i suoi seguaci , poi è andato in India dove, pare, abbiano trovato la sua tomba.

    8 Febbraio, 2018 - 23:33
  88. Beppe Zezza

    A Vicotria Boe
    Perché, secondo lei, dire che Dio conosce ogni cosa e che nulla avviene senza il suo consenso “spiega” qualcosa?
    Secondo me non “spiega” nulla, solo afferma che Dio è più grande di noi, e che il suo piano di Amore universale non entra nella nostra testa.
    Come dice la Salvifici Doloris , al sofferente che gli chiede “perché ” Gesu’ non ” spiega ” nulla ma dice “seguimi”.
    I “misteri” non si “spiegano”, si “conoscono” ( cfr S.Paolo )
    La sofferenza è e rimane spesso un mistero.

    8 Febbraio, 2018 - 23:39
  89. alphiton

    Caro Zezza,

    lei afferma apoditticamente che Dio fa nascere il bene dal male, ma poi ci dice che è un mistero. Il vero problema del sul ragionamento è che lei considera il mondo in cui viviamo come il migliore possibile. Questa idea esime l’uomo dal combattere il male in tutte le sue forme e può avere delle ricadute drammatiche come il fatalismo e il conservatorismo. Mi pare davvero che la sua idea di Dio debba essere decostruita e ricondotta ad una visione più aderente a quella che ci è consegnata dai Vangeli.

    Alberto Farina

    9 Febbraio, 2018 - 11:25
  90. Victoria Boe

    Il discorso su Dio non è affatto semplice, Zezza.
    L’unica cosa certa è che Dio è il Padre-Creatore di tutti gli uomini, i quali interpretano il Mistero-Dio in modo diverso. Ma Dio è quello di tutte le religioni, non è solo il Dio cattolico, come ebbe a dire giustamente papa Francesco.
    Cristo ha rivelato l’essenza pura del Padre, cioè l’Amore, ma anche in altre religioni è contemplato l’Amore di Dio. Nell’A.T. Dio era buono ma anche cattivo e crudele a seconda dell’interpretazione degli uomini a cui si era rivelato. Il N.T. presenta un avanzamento rispetto al Dio ebraico.
    Gesù ci ha mostrato un Volto diverso di Dio e ha detto che il Padre è essenzialmente Amore. Egli è potente solo nell’Amore.
    Noi cristiani lo vediamo sublimato. questo Amore, nell’offerta del Cristo sulla Croce per la redenzione dell’uomo.
    Dio non è quel Padre-padrone che fa tutto ciò che vuole a suo piacimento, quasi a suo capriccio, escludendo l’uomo dai suoi piani. Ha bisogno della collaborazione dell’uomo libero per il suo unico piano che consiste nell’adempimento del Regno.
    Perché ciò avvenga in pienezza è necessario che gli uomini rinuncino ai propri egoismi per dare preminenza, nei rapporti con gli altri uomini-fratelli, all’amore cioè al rispetto degli altri, alla giustizia, all’armonia del vivere. Al Bene, insomma.
    Io credo che Dio si riveli continuamente agli uomini adeguandosi al loro percorso culturale. Man mano che si progredisce, si hanno intuizioni più profonde su Dio; e fra gli uomini alcuni arrivano prima degli altri ad avere queste intuizioni che sono delle vere e proprie profezie.
    E poiché tali potenti intuizioni-illuminazioni sovrastano in parte le precedenti e si affermano con asserzioni diverse, queste sono viste da molti come eresie. Più tardi, molto più tardi, il tempo le farà apparire vere.
    È sempre stato così, del resto.

    9 Febbraio, 2018 - 14:43
  91. Beppe Zezza

    Ad Alberto Farina
    Dedurre che dalla considerazione che Dio è colui che dal male sa trarre il bene ne consegue che “viviamo nel migliore mondo possibile e quindi siamo esentati dal lavorare per il bene del mondo ” non è corretto. È molto semplicistica. La realtà è che la nostra ragione non arriva ad afferrare interamente il pensiero ( e il modo di agire ) di Dio e che quelle che a noi appaiono delle contraddizioni in realtà non lo sono. Es Dio è Onnipotente e Amore Totale e nel mondo ci sono innocenti che soffrono .
    Di fronte a queste “contraddizioni” che la nostra ragione non riesce a ricomporre abbiamo due possibilità o inchinarci e dire: non capisco oppure cercare di adattare al nostro pensiero la realtà di Dio in modo da eliminare la contraddizione.

    9 Febbraio, 2018 - 15:44
  92. Beppe Zezza

    A Victoria Boe
    La frase del Papa : Dio non è Cattolico è una delle frasi ad effetto che Papa Francesco, sapiente utilizzatore della comunicazione, ha usato per “attirare l’attenzione”. Come lei sa questa frase ha suscitato molto sconcerto in molti credenti proprio perché l’hanno intesa come una “affermazione di Magistero” – mentre chiaramente non lo è essendo contraria alla Tradizione Cristiana e in particolare cattolica.
    Dio – noi crediamo – si è rivelato attraverso le azioni che ha compiuto nel mondo, scegliendo un popolo particolare e , alla pienezza dei tempi, incarnandosi in un uomo di QUEL popolo.
    Nella sua Rivelazione Dio ha manifestato da sempre di non essere un Padre-padrone. Se lei conoscesse un po’ più approfonditamente le Sacre Scritture ne avrebbe piena consapevolezza . Che Dio si serva degli uomini per portare avanti il suo progetto è alla base della Storia della Salvezza. Che per “fare la volontà di Dio” (‘che è la “salvezza di tutti gli uomini) sia necessario “rinunciare a noi stessi” ( il che comporta anche “rinunciare a pensare di poter capire tutto o che tutto ci sia “spiegato”) è, direi, pacifico.
    Le eresie non sono asserzion ” diverse” dalle precedenti ma che “negano” le,precedenti o anche che “assolutizzando certi aspetti ne negano altri riconosciuti come veri.

    9 Febbraio, 2018 - 16:07
  93. Beppe Zezza

    Aggiungerei anche che “gli elementi di verità ” presenti nelle altre religioni sono giudicati tali attraverso quanto Dio stesso ha rivelato nella Storia della Salvezza, che costituisce il “parametro di giudizio”. Non ci può essere nulla di “nuovo”. La Rivelazione si è conclusa con la incarnazione, morte, resurrezione e ascesa al cielo di Nostro Signore Gesu’ Cristo.
    Non mi risulta che questa asserzione sia stata “superata”.

    9 Febbraio, 2018 - 16:19
  94. Victoria Boe

    “Es Dio è Onnipotente e Amore Totale e nel mondo ci sono innocenti che soffrono .”

    In realtà quell’ “onnipotente” a quanto pare non è verità anche se in tutte le tradizioni spirituali e religiose si è attribuita a Dio l’onnipotenza.
    Ed è naturale che sia così. Tutti gli uomini hanno sempre pensato ad una Entità superiore, in grado di soddisfare l’esigenza di giustizia, di pace, di amore, di gioia, che urge nel cuore dell’uomo sempre e da sempre.
    Tutti questi valori sono presenti dalla nascita e via via assumono maggior rilievo e vogliono essere appagati. Tale appagamento si realizza in Dio, il Quale è già dentro la creatura umana. Lo diceva sant’Agostino: non uscire fuori da te; rientra in te.
    Ma quando si constata che nella vita si incontrano, per molteplici ragioni anche insondabili, gli aspetti opposti, nemici di quei valori, si resta delusi e increduli; e si cercano risposte che quasi mai arrivano.
    Oggi si è giunti a dire che Dio ha rinunciato all’onnipotenza di fronte alla libertà dell’uomo.
    Anche noi da piccoli vedevamo in nostro padre una onnipotenza, ma non era affatto così. Quando qualcuno ci faceva male, dicevamo con molta sicurezza: lo dico a mio padre,credendo che lui avrebbe vendicato il torto subito e che tutto avrebbe risolto. Lo vedevamo quasi come un dio.
    Salvo poi constatare che le cose stavano ben diversamente. E si restava frustrati.
    Tommaso d’Aquino parlò di difficoltà nella comprensione del potere divino. Scrisse: “tutti ammettono che Dio sia onnipotente…sembra difficile però spiegare in cosa consista precisamente questa sua onnipotenza.”
    In conclusione, il destino dellì’uomo è quello di cercare sempre Dio, ponendosi domande ed elaborando risposte e teorie destinate a restare senza certezze e soddisfacendo unicamente i nostri desideri e le nostre visioni di Dio.
    Ricordo che una volta chiesi ad una persona cara i motivi per i quali credesse in Dio, e lei con semplicità disarmante rispose subito: perché VOGLIO che esista.

    9 Febbraio, 2018 - 18:53
  95. Beppe Zezza

    Credo in Dio Padre Onnipotente sono le prime tre parole del Credo. Naturalmente bisogna “interpretarle”!!!!
    Si, è vero quando siamo bambini pensiamo che nostro padre terreno sia onnipotente, poi cresciamo e ci accorgiamo che non è cosi.
    Applicare questo stesso modo di pensare al rapporto con Dio è la base dei cosiddetti
    ” cristiani adulti ” di recente memoria. Penso che questo sia il primo passo per arrivare a dire che Dio è solo una proiezione dei nostri desideri ( come dicono gli atei e come dice quella sua amica )
    Buon cammino!!!!!!

    9 Febbraio, 2018 - 19:37
  96. Victoria Boe

    Mi dispiace, Zezza, sono lontana dal suo pensiero.
    Nessuna frase ad effetto da parte di papa Francesco. La verità è proprio questa: Dio NON è cattolico. E se molti sono rimasti sconcertati, ciò significa a chiare lettere– senza girarci intorno– che sono assai ignoranti. Di quella ignoranza(= non conoscenza) indotta per troppo tempo dalla Chiesa cristiana che ha fatto sua, idolatricamente, la POTENZA, dimenticando la povertà e l’umiltà di Gesù Cristo.
    Chi infatti potrebbe negare che la gran parte dei cristiani pensi ancora oggi che Dio sia onni-potente e che basti rivolgersi a Lui per vedere risolti i propri guai? Ci insegnavano così da bambini.
    Ma Gesù non ha mai parlato di onnipotenza di Dio; il suo linguaggio era del tutto diverso, se non sbaglio.
    Dio è, dunque, presente in tutte le religioni. Non so proprio pensare ad un Dio chiuso, anzi recluso, in una sola religione.
    Se ha scelto un popolo per rivelarsi, lo ha fatto per dire che c’è un unico Dio e non tante divinità quante erano quelle dell’area medio orientale e quelle della classicità greca e romana.
    Quello rivelatosi agli ebrei era un Dio “geloso” che non ammetteva “concorrenti”, un solo Dio per tutti gli uomini della Terra, sotto un unico cielo. Gesù Cristo, ebreo, proprio Lui ha dimostrato l’universalità di Dio morendo in croce per tutti gli uomini della Terra, figli dell’unico Padre.
    Ed è inutile che lei, Zezza, continui a dire che il Dio dell’A.T. non è un Padre-padrone. Lo veda pure così se le piace, io la penso diversamente.
    Non riesco ad accettare del tutto un Dio dispotico che propone, in certi libri definiti “sacri”, una padronanza del mondo che rivela soprattutto volontà di potenza e non conosce la relazionalità del Dio della Trinità; e si presenta, a volte, come un guerriero che lancia il grido di guerra e che dice: io faccio il bene e CREO il male. Troppe frasi violente vengono pronunciate nell’A.T. perché io possa dar credito, senza insofferenza, ad un dio siffatto.
    Da questa deviante concezione di Dio è derivata una religione, quella ebraica, che aspettava, ed ancora attende, un Messìa pure guerriero, capace di sconfiggere con le armi i nemici tutt’intorno ( magari, oggi, i palestinesi tanto odiati). E quando, al contrario, è comparso un uomo ben diverso dal Messìa immaginato e voluto, lo ha messo a morte.
    Gesù Cristo ha mostrato un volto di Dio sostanzialmente diverso da quello dell’ A.T.: misericordioso, capace di tenerezza e di affetto, e vuole un Regno d’ Amore.
    Un Dio che non reputa importante l’esteriorità dei riti e per il Quale non l’uomo è stato fatto per il sabato, ma il sabato per l’uomo.
    Il Dio del N.T. è migliore di quello dell’Antico.
    I cristiani devono andare alla sequela del Cristo che, pur legato alla legge ebraica, l’ha sopravanzata e non di poco.

    9 Febbraio, 2018 - 20:52
  97. Beppe Zezza

    Cara Victoria
    al suo lungo post rispondo punto per punto con un altrettanto lungo post
    “Chi infatti potrebbe negare che la gran parte dei cristiani pensi ancora oggi che Dio sia onni-potente e che basti rivolgersi a Lui per vedere risolti i propri guai?”
    Non lo nego affatto. Ma questa è la dimostrazione di quanto poco catechizzato sia il popolo cristiano, che vive il suo rapporto con Dio in chiave “religiosa” di : “io sono fedele a te se tu sei fedele a me” tipica del mondo pagano.
    “Dio è, dunque, presente in tutte le religioni. Non so proprio pensare ad un Dio chiuso, anzi recluso, in una sola religione.” Se con questo intende dire che tutte le religioni ( anche se in realtà dire “tutte” è troppo estensivo) hanno una qualche percezione di Dio, non c’è dubbio. Chiunque pensasse di poter “richiudere” Dio in una religione sarebbe un folle . Dio non si può rinchiudere. Quello di cui si sta parlando è di “conoscenza di Dio” – che è altro. Certamente nessuno neanche dice di avere la PIENA conoscenza di Dio, neanche la religione cristiana. Quello che dice la religione cristiana è di avere una RETTA conoscenza di Dio – che come lei capisce bene è ben altro.
    “Quello rivelatosi agli ebrei era un Dio “geloso” che non ammetteva “concorrenti”, un solo Dio per tutti gli uomini della Terra, sotto un unico cielo” : ahimè questa è la assoluta verità. Dio è UNO solo, lo stesso per TUTTI gli uomini della terra – non esistono altri dei , quelle che esistono sono altre “concezioni di dio” tutte più o meno sbagliate – e desidera che tutti gli uomini della terra lo conoscano e non vadano dietro a idee sballate attribuendo loro la dignità di Dio.
    “Ed è inutile che lei, Zezza, continui a dire che il Dio dell’A.T. non è un Padre-padrone. Lo veda pure così se le piace, io la penso diversamente.” Come già ebbi a dire, il pensiero è libero. Libero di pensare in modo erroneo.
    “Non riesco ad accettare del tutto un Dio dispotico..non conosce la relazionalità del Dio della Trinità” questa affermazione apodittica manifesta la sua scarsa conoscenza della Scrittura.
    “E quando, al contrario, è comparso un uomo ben diverso dal Messìa immaginato e voluto, lo ha messo a morte.” Lei sembra ancora ancorata al quella concezione che accusa gli “ebrei” in quanto tali ad avere condannato Gesù Cristo. Lai sa certamente che ci sono importanti dichiarazioni della Chiesa che dicono che non la categoria degli ebrei ma una parte degli ebrei del tempo di Gesù lo hanno mandato a morte. Consideri poi che il cristianesimo è nato e si è diffuso tra gli ebrei. Tutti gli apostoli e le prime comunità cristiane erano formate ESCLUSIVAMENTE di ebrei che riconoscevano in Gesù morto e risorto il Messia promesso.
    “Gesù Cristo ha mostrato un volto di Dio sostanzialmente diverso da quello dell’ A.T.: misericordioso, capace di tenerezza e di affetto,” si legga le pagine del profeta Osea e certe pagine dei profeti. E Gesù quando parlava di Dio ai suoi discepoli parlava loro del Dio dell’AT , senza fare alcuna distinzione.
    “Un Dio che non reputa importante l’esteriorità dei riti ” si legga le pagine dei profeti contro la esteriorità dei riti e poi ne riparliamo. Sono gli uomini che amano le esteriorità dei riti, non Dio. Lui li ha sempre combattuti.
    “Il Dio del N.T. è migliore di quello dell’Antico”. Questa, mi perdoni è una grande stupidaggine. Non c’è un Dio del NT e un Dio dello AT. Dio è uno solo, sempre lo stesso. Gesù ci ha permesso di migliorare la nostra conoscenza di Dio , ma questo non è stata certo la sua missione principale: il suo dono è stato quello di permetterci di sperimentare sin da questa terra la VITA DIVINA , di essere ri-creati non più soltanto come “immagine” di Dio ma come partecipanti della la “natura” di Dio.

    9 Febbraio, 2018 - 23:40
  98. Victoria Boe

    Zezza, se lei crede di avere contestato le mie affermazioni, devo dirle che no, non lo ha fatto; ha solo creduto di farlo.
    Io non potevo in uno scritto sul blog esaurire l’intera concettualità implicata nelle mie affermazioni. Ho dovuto necessariamente limitare il discorso.
    Resta il fatto che il Dio dell’A.T. che per lei è uguale a quello del N.T., è DIVERSO ( nel senso della interpretazione) almeno parzialmente; ed è quello che ha dominato per molto( troppo) tempo la religiosità anche cristiana, che solo in tempi relativamente recenti ha subìto una certa svolta.
    Cosa che ai tradizionalisti come lei non piace, e su questo nessun dubbio.
    So almeno quanto lei che la prima cristianità ha avuto origine fra gli ebrei, non poteva non essere così. E so anche che gli evangelisti si rivolgevano agli ebrei ma anche ai pagani nella narrazione di Gesù e del suo messaggio. Pertanto, i fini erano diversi e la trama era abbastanza diversa anche se tessuta su un filo o un ordito comune. E anche a questo punto si potrebbe fare un lungo discorso.
    Tutto ciò non esclude, comunque, che la Chiesa abbia fatto, lungo i secoli, una costruzione complessa, non sempre attendibile, sulle parole semplici e chiare di Gesù il Cristo.
    Tutto questo lei lo saprebbe se si tenesse aggiornato sugli studi che sempre vengono fatti intorno a Gesù. Gioverebbe affrontare il percorso della cristologia.
    Ma poiché a lei pare bene continuare così per non “contaminare” i suoi saperi ( ricorda la raccomandazione di suo padre?), almeno accetti che moltissimi cristiani si discostino, con piena ragione, dai cattolici come lei ed altri di questo blog.
    Non voglio dire di più.

    10 Febbraio, 2018 - 0:30
  99. Beppe Zezza

    Gentile Victoria
    Lei commette due errori:
    – mi ritiene un “tradizionalista” , cosa che non sono per nulla. Come cristiano sono cresciuto alla scuola del CVII . Certamente la lettura seguita è quella che BXVI ha chiamato della “continuità” e non della “discontinuità”, della “rottura” o della ” rifondazione”. Senza il CVII non sarei qui a partecipare a questo blog e non avrei vissuto la vita che ho vissuto e sarei lontano da una Chiesa che, comunque, ha ancora necessità di metabolizzarlo.
    – quando parla di VT lei ne da’ una lettura sbagliata. Il VT deve essere letto alla luce dì Gesu’ Cristo, alla luce di quello che Gesu’ Cristo ha mostrato del volto del Padre. Solo in questa luce può veramente comprenderlo. Certo di fronte a certi passaggi può sentirsi spiazzata perché non li comprende. Ma non tutto di Dio si comprende: ad esempio non si comprende come possa accettare la sofferenza degli innocenti!!!!
    Come ho già scritto di fronte a ciò che non comprendiamo abbiamo due strade: accettare di non comprendere o rimuovere le contraddizioni alla luce della nostra razionalità.
    Vedo che lei legge molto ed è molto colta. Mi permetta un consiglio: getti via tutte quelle pagne dei teologi che le riempiono la testa e vada alla fonte, confidando nell’azione dello Spirito Santo e esercitando la virtù della umiltà.

    10 Febbraio, 2018 - 11:36
  100. alphiton

    Ma in fondo, caro Zezza, anche lei, lo consenta, in quanto ad umiltà non è sicuramente un modello. Perché invece di problematizzare le questioni, ha sempre ricette e soluzioni belle e pronte.
    La teologia è un dono per la Chiesa e anche la lettura della “fonte”, come lei la chiama, può farci prendere solenni cantonate se non è accompagnata da adeguati strumenti di comprensione. Io penso che la vita di un credente debba essere sostenuta da diversi pilastri: preghiera, studio, liturgia, vita di carità; tali pilastri si rafforzano l’uno con l’altro e non si possono squalificare le letture teologiche come fattore negativo, perché invece esse sono uno degli alimenti fondamentali di cui si deve nutrire la fede.

    Alberto Farina

    10 Febbraio, 2018 - 12:57
  101. Victoria Boe

    La teologia ha il merito grande di far comprendere molto di quel che attiene alla sostanza di certi discorsi religiosi fatti in epoche antiche, distanti dalla mentalità di chi vive oggi. La Bibbia va interpretata e i teologi fanno proprio questo, illuminandoci sempre di più su aspetti poco chiari o problematici delle Scritture. Fare a meno degli apporti di chi studia con passione indagando il Mistero di Dio, non è umiltà, è voler restare comodamente adagiati nell’ ignoranza per paura di veder messe in discussione le proprie certezze acquisite una volta per sempre.

    10 Febbraio, 2018 - 14:52
  102. Beppe Zezza

    Ad alberto farina

    Che la teologia sia un alimento della fede ne convengo – in fondo che lo sappiamo o no seguiamo una certa linea teologica – che sia “fondamentale” invece non lo penso proprio. Ha la capacità anche di metterci in confusione. Deve essere trattata ” con le pinze”!
    Quanto a me : la umiltà che “predico” è nei confronti di Dio. Non pretendere che tutto ti sia “spiegato” o che tutto debba passare per il tubo della tua ragione.

    10 Febbraio, 2018 - 15:32
  103. Beppe Zezza

    È vero che la lettura della fonte può condurre a grandi cantonate quando non è fatta alla luce di quello che Gesu’ con ha mostrato di Dio, di quel Dio che ha tracciato la Storia della Salvezza, il solo e unico Dio.

    10 Febbraio, 2018 - 15:35
  104. Victoria Boe

    Il solo e unico Dio parla agli uomini in modi diversi da quelli descritti nella Bibbia ebraica e cristiana.
    Se non si accetta questo, si va a finire nell’esclusivismo, che è il primo passo verso le divisioni religiose.
    Gesù ha inviato i discepoli per parlare con il solo linguaggio dell’Amore, che è l’unico ad essere compreso da tutti gli uomini: colti e non colti, poveri e ricchi, bianchi e neri e via discorrendo.
    Non ha parlato, Gesù, di libri da divulgare, a cui tenersi stretti quasi idolatrandoli.
    Il pilastro fondamentale cui legarsi è l’AMORE: l’unica luce, l’unico faro da guardare sempre, senza perderlo di vista.
    Gesù non amava le legge, anzi la trasgrediva qualche volta, destando grande scandalo. Era un ribelle, in un certo senso. E fu per questo che venne messo a morte sul patibolo. Il popolo ebraico preferì mettere in croce Lui piuttosto che Barabba.
    Questa è storia, sig. Zezza.

    10 Febbraio, 2018 - 16:25
  105. Beppe Zezza

    A victoria boe
    Qale teologia?
    La teologia è una scienza esatta o ci sono “diverse” teologie?
    Come ci si orienta tra le varie “correnti teologiche” spesso in contrasto l’una con l’altra?
    Lo studiare ” con passione ” non offre alcuna garanzia sulla correttezza dei risultati.
    Il Signore ha detto una parola molto forte sull’argomento: “Ti ringrazio Padre perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti [ i teologi ? ] e le hai rivelate agli umili “

    10 Febbraio, 2018 - 16:42
  106. Beppe Zezza

    Che Gesu’ “non amasse la legge” è una affermazione apodittica facilmente contestata dal fatto che ha invitato a rispettarla e a farla rispettare. ( neppure uno iota o un trattino ecc ecc ).
    Che Gesu’ abbia “infranto la Legge” è un’altra inesattezza. Gesu’ ha contestato la “interpretazione” della Legge che davano alcune correnti religiose del suo tempo.

    Sono assolutamente d’accordo che non si tratta di idolatrare un Libro e che la sola Verità è l’Amore.
    Il problema dell’Amore, mia cara Victoria, è che è un termine assai mal definito e sotto al quale ci si può far passare di tutto.
    Come discernere ciò che è Amore da ciò che Amore non è? Anche quando le apparenze sembrano dire il contrario. L’esempio più eclatante è la passione e morte di Nostro Signore.

    10 Febbraio, 2018 - 16:58
  107. Victoria Boe

    Non sottilizziamo, per piacere.
    La teologia è importante, anzi essenziale, per comprendere il più possibile un libro sacro che vuol parlare di Dio.
    Chi la rifiuta con il solo scopo di restare inchiodato al passato, sbaglia, e anche molto.
    E soprattutto si sbaglia quando si ricorre alla categoria dell’ “umiltà” per sottintendere che chi vuole addentrarsi nella conoscenza deve restare ignorante, confondendo cioè la non-conoscenza con l’umiltà.
    Questo passaggio è, oltreché sbagliato, anche abbastanza ipocrita e pretestuoso.
    È un CAVILLO cui ricorrono assai spesso coloro che vogliono colpevolizzare chi usa la mente per conoscere e indagare. Lo usano, il più delle volte, quelli che si sentono messi alle corde dalle argomentazioni altrui.
    Questo metodo io lo respingo di netto.
    I teologi non sarebbero “umili” secondo lei? E non sarebbero “intelligenti”?
    E invece lo sarebbero quelli che se ne stanno buoni buoni a credere nel fantastico e nel fantasioso, magari nella mitologia, e lì vogliono restare come in un mondo ovattato da cui è pericoloso uscire?

    10 Febbraio, 2018 - 20:24
  108. Victoria Boe

    Se tutti l’avessero pensata, ovvero la pensassero, come lei, Zezza, non si sarebbe fatto, cioè non si farebbe, nessun passo avanti nella interpretazione dei Libri definiti “sacri”.
    Per finire: quando si parla di Amore, non si vuol fare di tutta l’erba un fascio; non si vogliono fare compromissioni di sorta, sig. Beppe. Molti usano questo argomento per mischiare le carte sperando di intrappolare qualcuno che parla di Amore.
    Qui si parla di Amore verso i fratelli. Tutti i fratelli dell’Umanità riconosciuti nella loro dignità di esseri umani uguali di fronte al Signore; tutti da rispettare a prescindere dalla religione, dallo stato sociale, dalla cultura, dal colore della pelle, dal grado di competenze nel loro campo specifico, dal lavoro che fanno.
    Si parla di Amore ma anche di “servizio” nei confronti di coloro che Dio ci mette di fronte per vedere in loro il volto di Gesù, che rimanda al volto misterioso del Creatore. Senza trovare scuse o pretesti non credibili per gettare ombre scure sugli altri quando non piacciono.

    E qui chiudo davvero.

    10 Febbraio, 2018 - 20:26
  109. Beppe Zezza

    Carissima , mi guardo bene da esprimere giudizi sulle “categorie”.
    I “teologi” non sono “umili”? E che ne so io? Ci saranno teologi umili e ci saranno teologi,che non lo sono, come tutti gli uomini.
    La non-umiltà si manifesta quando si adatta Dio al proprio pensiero invece di dichiarare che un certo agire di Dio NON LO COMPRENDIAMO ma rimane vero che DIO È AMORE TOTALE.
    Tanto per non evadere dal discorso che stiamo facendo :
    Nulla avviene senza il permesso di Dio, ivi comprese le sofferenze degli innocenti ( e le nostre )
    Poiché questo ci “scandalizza” profondamente qualcuno si arrampica sugli specchi per negarlo.

    10 Febbraio, 2018 - 23:39
  110. Victoria Boe

    Da un’omelia del Vangelo di oggi:

    “Gesù per guarire il lebbroso lo tocca. È un gesto davvero inutile quasi sovversivo. Il lebbroso al tempo di Gesù era considerato un impuro, cioè lontano da Dio e indegno di stare nella comunità e nei luoghi di preghiera. Era la paura del contagio che aveva creato questa regola religiosa codificata addirittura nei testi sacri….
    Gesù con questo comando non vuole l’adempimento della legge religiosa ma il suo superamento, smascherando l’ipocrisia di quella legge. Infatti la legge che allontanava religiosamente i lebbrosi e altri malati, era una legge che condannava alla solitudine e alla povertà, prendendo come scusa Dio stesso. Era una legge che alla fine ammalava lo stesso rapporto con Dio. ”

    Chi ha orecchi per intendere, intenda.

    11 Febbraio, 2018 - 2:42
  111. Beppe Zezza

    Gesu’ toccandolo GUARISCE il lebbroso.
    È questa l’atto che Gesu’ compie. Gesu’ è Dio e quando tocca un uomo lo guarisce. (ESperienza attualissima e che tanti santi hanno fatto )
    Il lebbroso è rimandato nella comunità umana SOLO dopo essere stato guarito.
    La lebbre ha il significato simbolico del peccato.
    Dedurre da questo testo che Gesu’ vuole che non si emargini la “mela marcia” ma la si lasci nel cesto insieme a quelle buone è FORZARE il testo, per ragioni ideologiche, come se Gesu’ strumentalizzasse la malattia del lebbroso per perseguire il fine di smascherare l’ipocrisia. Gesu’ non STRUMENTALIZZA l’uomo per ragioni ideologiche.
    Ascoltiamo bene il testo evangelico e non ci inventiamo cose. Gesu’ è così rispettoso della Legge che rimanda il lebbroso guarito ai sacerdoti che sono i soli autorizzati a riimmetterlo nella societ civile. Altro che essere contro la Legge!!!!

    11 Febbraio, 2018 - 11:18
  112. Luigi Accattoli

    Benedetto XVI angelus del 12 febbraio 2012: Il Vangelo di questa domenica (Mc 1,40-45) ci mostra Gesù a contatto con la forma di malattia considerata a quei tempi la più grave, tanto da rendere la persona “impura” e da escluderla dai rapporti sociali: parliamo della lebbra. Una speciale legislazione (cfr Lv 13-14) riservava ai sacerdoti il compito di dichiarare la persona lebbrosa, cioè impura; e ugualmente spettava al sacerdote constatarne la guarigione e riammettere il malato risanato alla vita normale. Mentre Gesù andava predicando per i villaggi della Galilea, un lebbroso gli si fece incontro e gli disse: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Gesù non sfugge al contatto con quell’uomo, anzi, spinto da intima partecipazione alla sua condizione, stende la mano e lo tocca – superando il divieto legale – e gli dice: “Lo voglio, sii purificato!”. In quel gesto e in quelle parole di Cristo c’è tutta la storia della salvezza, c’è incarnata la volontà di Dio di guarirci, di purificarci dal male che ci sfigura e che rovina le nostre relazioni. In quel contatto tra la mano di Gesù e il lebbroso viene abbattuta ogni barriera tra Dio e l’impurità umana, tra il Sacro e il suo opposto, non certo per negare il male e la sua forza negativa, ma per dimostrare che l’amore di Dio è più forte di ogni male, anche di quello più contagioso e orribile. Gesù ha preso su di sé le nostre infermità, si è fatto “lebbroso” perché noi fossimo purificati.

    http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/angelus/2012/documents/hf_ben-xvi_ang_20120212.html

    11 Febbraio, 2018 - 11:49
  113. Victoria Boe

    Grazie, Luigi.
    Chi ha orecchie per intendere, intenda…

    11 Febbraio, 2018 - 12:26
  114. Luigi Accattoli

    Francesco oggi all’angelus: L’odierna pagina evangelica (cfr Mc 1,40-45) ci presenta la guarigione di un uomo malato di lebbra, una patologia che nell’Antico Testamento veniva considerata una grave impurità e comportava la separazione del lebbroso dalla comunità: vivevano da soli. La sua condizione era veramente penosa, perché la mentalità del tempo lo faceva sentire impuro anche davanti a Dio non solo davanti agli uomini. Anche davanti a Dio. Perciò il lebbroso del Vangelo supplica Gesù con queste parole: «Se vuoi, puoi purificarmi!» (v. 40).

    All’udire ciò, Gesù sente compassione (cfr v. 41). È molto importante fissare l’attenzione su questa risonanza interiore di Gesù, come abbiamo fatto a lungo durante il Giubileo della Misericordia. Non si capisce l’opera di Cristo, non si capisce Cristo stesso, se non si entra nel suo cuore pieno di compassione e di misericordia. E’ questa che lo spinge a stendere la mano verso quell’uomo malato di lebbra, a toccarlo e a dirgli: «Lo voglio, sii purificato!» (v. 40). Il fatto più sconvolgente è che Gesù tocca il lebbroso, perché ciò era assolutamente vietato dalla legge mosaica. Toccare un lebbroso significava essere contagiati anche dentro, nello spirito, cioè diventare impuri. Ma in questo caso l’influsso non va dal lebbroso a Gesù per trasmettere il contagio, bensì da Gesù al lebbroso per donargli la purificazione. In questa guarigione noi ammiriamo, oltre alla compassione, la misericordia, anche l’audacia di Gesù, che non si preoccupa né del contagio né delle prescrizioni, ma è mosso solo dalla volontà di liberare quell’uomo dalla maledizione che lo opprime.

    Fratelli e sorelle, nessuna malattia è causa di impurità: la malattia certamente coinvolge tutta la persona, ma in nessun modo intacca o impedisce il suo rapporto con Dio. Anzi, una persona malata può essere ancora più unita a Dio. Invece il peccato, quello sì che ci rende impuri! L’egoismo, la superbia, l’entrare nel mondo della corruzione, queste sono malattie del cuore da cui c’è bisogno di essere purificati, rivolgendosi a Gesù come il lebbroso: «Se vuoi, puoi purificarmi!».

    E adesso, facciamo un attimo di silenzio, e ognuno di noi – tutti voi, io, tutti – può pensare al suo cuore, guardare dentro di sé, e vedere le proprie impurità, i propri peccati. E ognuno di noi, in silenzio, ma con la voce del cuore dire a Gesù: “Se vuoi, puoi purificarmi”. Lo facciamo tutti in silenzio.

    “Se vuoi, puoi purificarmi”.

    “Se vuoi, puoi purificarmi”.

    E ogni volta che ci accostiamo al sacramento della Riconciliazione con cuore pentito, il Signore ripete anche a noi: «Lo voglio, sii purificato!». Quanta gioia c’è in questo! Così la lebbra del peccato scompare, ritorniamo a vivere con gioia la nostra relazione filiale con Dio e siamo riammessi pienamente nella comunità..

    http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/02/11/0117/00233.html

    11 Febbraio, 2018 - 12:30
  115. Beppe Zezza

    Faccio presente che nessuna delle due omelie contrasta con quello che ho scritto e detto.
    Certo che Dio ha compassione delle malattie e delle debolezze dell’uomo e lo guarisce solo che l’uomo lo desideri e lo voglia. Ci mancherebbe!!!!,,
    Ma l’accento è sulla capacità di Dio di guarire anche i casi più gravi ( per questo nessuno si ritenga indegno di chiedere la guarigione a Dio dalle proprie debolezze, dalle prprie malattie e dai vizi) e sulla affermaazione implicita di Gesu’ di avere la stessa sovranità del Padre.
    Ma confrontate queste due omelie con quella postata da Victoria nella quale l’accento è su Gesu’ che infrange la legge contro la ipocrisia degli uomini.!!!!
    La legge che escludeva i lebbrosi dalla comunità era sacrosanta. Nel caso delle malattie infettive vige ancora oggi nel xxi secolo

    11 Febbraio, 2018 - 15:06
  116. Beppe Zezza

    A victoria boe
    Chi ha orecchi per intendere intenda.
    Si rilegga il mio post.

    11 Febbraio, 2018 - 15:07
  117. Beppe Zezza

    Guardate come la religione cattolica rispetti la Sacra Scrittura.
    Chi è nel peccato (impuro) non può accostarsi alla Comunione.
    Qualunque impuro si riconosca tale e si accosti a Gesu’ per essere purificato, Gesu’ lo purifica ( Sacramento della Penitenza )

    11 Febbraio, 2018 - 16:17
  118. Victoria Boe

    Zezza, lei continua ad interpretare a modo suo il brano evangelico mettendo l’accento sulla legge da rispettare.
    Le consiglio di rileggere con grande attenzione i commenti dei due papi e di metterli a confronto con ciò che ha scritto lei in replica all’omelia che io ho postato.
    Ratzinger mette in evidenza che “l’amore di Dio è più forte di ogni male” e che “Gesù ha preso su di sé le nostre infermità, si è fatto “lebbroso” perché noi fossimo purificati.”
    Bergoglio dice che “Gesù tocca il lebbroso, PERCHÉ ciò era assolutamente vietato dalla legge mosaica.”
    In entrambi i casi è possibile vedere che non la legge esprime la volontà di Dio ma l’amore, perché Dio è l’AMORE CHE GUARISCE.
    Lei ha scritto invece che “Il lebbroso è rimandato nella comunità umana SOLO dopo essere stato guarito.
    La lebbre ha il significato simbolico del peccato.”
    Lei, Zezza ha forzato davvero il senso del brano evangelico per dargli la SUA interpretazione, mutuata pari pari dall’antichità religiosa che impostava l’interpretazione del Vangelo sulle leggi da osservare.
    Tutto da rifare, sig.Zezza.

    11 Febbraio, 2018 - 17:05
  119. Beppe Zezza

    Non e’ l’amore che guarisce è DIO che guarisce e Dio è una Persona.
    Desumere da questo episodio che quell che Gesu’ ha voluto fare è dire che l’amore guarisce e non la legge, sarebbe ridurre il tutto a una banalità totale.
    Gesu’ guarisce il lebbroso che glielo chiede e mostra con questo : di essere Dio e che Dio è compassionevole verso chiunque si accosti a Lui e gli chieda aiuto, di qualunque malattia o impurità si trovi macchiato.
    Voler mettere al centro di questo brano una polemica contro la Legge è voler fare di un aspetto del tutto secondario, se pure c’è, il principale.
    Che chi salva è Gesu’ e non la Legge, mi creda cara Victoria, questa è la base della mia Fede. Ma la Legge viene da Dio, è buona e ci indica quello che dobbiamo fare per non vanificare la salvezza che ci viene donata.
    ( E mi neghi, per favore, il fatto che una mela marcia guasta l’intero cesto e che non è bene – non è amore – mettere insieme mele marce e mele sane e che nel brano evangelico non è contenuto “anche” questo insegnamento assolutamente contario a ogni facile irenismo)

    11 Febbraio, 2018 - 19:07
  120. Victoria Boe

    Forse lei, Zezza, non arriva proprio a concepire che Dio sia Amore.
    Forse per lei Dio è una persona in carne e ossa, che guarisce con addosso un camice bianco e occhiali seriosi, che, con sguardo severo, chiede uno strano lasciapassare per sanare chi gli sta davanti.
    In verità, qui siamo alle comiche.
    Se lei riuscisse a pensare Dio come un Padre puro Spirito, quale è di fatto, forse ( ripeto “forse”) riuscirebbe a capire che cosa significa Dio = Amore. Una Persona, cioè, che è puro Spirito. E forse capirebbe anche che Gesù nei Vangeli ha messo in primo piano l’Amore. Dovrebbe saperlo.
    Caro e indignato sig. Zezza, lei è rimasto a concepire Dio come a lei piace, cioè un Dio legalista. Un Dio che imperiosamente chiede che sia rispettata la Legge per concedere il suo perdono.
    Lei ha ancora i piedi immersi profondamente nel passato.
    Nella narrazione di Gesù fatta nei Vangeli, Dio Padre, invece, corre Lui per primo verso il figlio che ritorna e lo abbraccia felice senza chiedergli pegno. Gli basta vederlo ritornare. È Lui che lo stimola a dirsi “peccatore”.
    L’Amore del Padre PRECEDE la richiesta del figlio “prodigo” ed è superiore alla Legge.
    Il lebbroso dice a Gesù: “se vuoi, puoi guarirmi”.
    “SE VUOI…”, e si abbandona alla compassione di Gesù, che equivale all’ Amore di Dio
    “La risposta di Gesù al «se vuoi» del lebbroso, è diretta e semplice, una parola ultima e immensa sul cuore di Dio: «Lo voglio: guarisci!»…..
    Gesù “tocca l’intoccabile, toccando ama, amando lo guarisce. Dio non guarisce con un decreto, ma con una carezza.”
    ” È la bella notizia, un Dio che fa grazia, che risana la vita, SENZA METTERE CLAUSOLE. Che adesso lotta con me contro ogni mio male, rinnovando goccia a goccia la vita…”
    Questo Dio, Zezza, è in buona parte diverso da quello in cui lei crede.
    Se così non fosse, che senso avrebbe la religione cristiana?

    Omelia (11-02-2018)
    padre Ermes Ronchi
    La compassione di Gesù e i lebbrosi del nostro tempo

    Un lebbroso cammina diritto verso di lui. Gesù non si scansa, non mostra paura. Si ferma addosso al dolore e ascolta.
    Il lebbroso «porterà vesti strappate, sarà velato fino al labbro superiore, starà solo e fuori» (Levitico 13,46). Dalla bocca velata, dal volto nascosto del rifiutato esce un’espressione bellissima: «Se vuoi, puoi guarirmi». Con tutta la discrezione di cui è capace: «Se vuoi». E intuisco Gesù toccato da questa domanda grande e sommessa, che gli stringe il cuore e lo obbliga a rivelarsi: «Se vuoi». A nome di tutti i figli dolenti della terra il lebbroso lo interroga: che cosa vuole veramente Dio da questa carne piagata, che se ne fa di queste lacrime? Vuole sacrifici o figli guariti?
    Davanti al contagioso, all’impuro, un cadavere che cammina, che non si deve toccare, uno scarto buttato fuori, Gesù prova «compassione». Il Vangelo usa un termine di una carica infinita, che indica un crampo nel ventre, un morso nelle viscere, una ribellione fisica: no, non voglio; basta dolore!
    Gesù prova compassione, allunga la mano e tocca. Nel Vangelo ogni volta che Gesù si commuove, tocca. Tocca l’intoccabile, toccando ama, amando lo guarisce. Dio non guarisce con un decreto, ma con una carezza.
    La risposta di Gesù al «se vuoi» del lebbroso, è diretta e semplice, una parola ultima e immensa sul cuore di Dio: «Lo voglio: guarisci!». Me lo ripeto, con emozione, fiducia, forza: eternamente Dio altro non vuole che figli guariti. È la bella notizia, un Dio che fa grazia, che risana la vita, senza mettere clausole. Che adesso lotta con me contro ogni mio male, rinnovando goccia a goccia la vita, stella a stella la notte.
    E lo mandò via, con tono severo, ordinandogli di non dire niente. Perché Gesù non compie miracoli per qualche altro fine, per fare adepti o per avere successo, neppure per convertire qualcuno. Lui guarisce il lebbroso perché torni integro, perché sia restituito alla sua piena umanità e alla gioia degli abbracci. È la stessa cosa che accade per ogni gesto d’amore: amare «per», farlo per un qualsiasi scopo non è vero amore.
    Quanti uomini e donne, pieni di Vangelo, hanno fatto come Gesù e sono andati dai lebbrosi del nostro tempo: rifugiati, senza fissa dimora, tossici, prostitute. Li hanno toccati, un gesto di affetto, un sorriso, e molti di questi, e sono migliaia e migliaia, sono letteralmente guariti dal loro male, e sono diventati a loro volta guaritori.
    Prendere il Vangelo sul serio ha dentro una potenza che cambia il mondo.
    E tutti quelli che l’hanno preso sul serio e hanno toccato i lebbrosi del loro tempo, tutti testimoniano che fare questo porta con sé una grande felicità. Perché ti mette dalla parte giusta della vita.

    12 Febbraio, 2018 - 0:05
  121. Beppe Zezza

    Cara Victoria
    Come ebbi a dirti molte cose di quelle che dice le condivido pienamente. Per questo dico che si è fatta di me una idea del tutto fuorviata.
    Non sono per nulla “indignato” . La “indignazione” non fa parte del mio bagaglio. Posso non essere d’accordo con quello che viene detto, ma riconosco a rutti la possibilità di avere la propria opinione.
    Ho i piedi immersi nel passato? Non c’è nessuna garanzia nel futuro se non si hanno le proprie radici nel passato!
    Dio è PERSONA – questo non significa che sia simile a una persona in carne ed ossa . Al contrario magari, una persona in carne ed ossa ha qualche somiglianza con Dio.

    Gesu’ vuole guarire il lebbroso? Certo. LA volontà di Dio è la salvezza di tutti gli uomini. Salvezza che si manifesta nella scelta libera di Accettazione di Dio.
    Dio è AMORE ma è anche GIUSTIZIA. Amore e Giustizia sono caratteristiche di una Persona.
    Nella parabola del figliol prdoigo Dio non rincorre il figlio che simperde ma aspetta il suo ritorno , è pronto a perdonare ma è chiaro che ci deve essere una manifestazione di pentimento : ho peccato contro il cielo e contro di te ecc ecc.
    Dio non mette clausole. Non ha bisogno che diventiamo “buoni” per salvarci, ma una richiesta c’è comunque è che CREDIAMO in Lui. E se ckrediamo in Lui ascolteremo anche quello che ci dice per radfrizzare la nostra vita. Il raddrizzamento viene DOPO l’incontro con Lui, ma viene – oserei dire che questa è la testimonianza del fatto che l’incontro è avvenuto .
    Che nel “dare” ci sia più gioia che nel ricevere è un dato di fatto.
    La schiavitu piu profonda dell’uomo è quella di essere “condannato” a vivere “per se stesso”. L’egoismo e’ una gabbia tremenda dala quale, snza l’aiuto della grazia “santificante” non si scappa.
    Gesu’ non guarisce “per convertire” ma per amore a uno che con il suo gesto ha manifestato di essere già “convertito”! Infatti si è rivolto a lui per una “mission impossible” : purificarlo dalla lebbra, attività che solo Dio può fare.
    Ma se come dici giustamente non guarisce “per convertire” non lo fa nenanche per “dimostrare la inutilità della legge” come adombrato in qualche intervento.

    12 Febbraio, 2018 - 21:17

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