Il papa a Napoli: 15 – 32 – 72

“Il papa a Napoli 15 – 32 – 72”: così un cartello allo sportello del lotto, in una tabaccheria di via Chiaia. Chiedo come si calamitano i tre numeri e il tabacchino me lo dice con il sussiego suggerito dall’insolita circostanza: “15 il papa, 32 Napoli, 72 la piazza. Li volete giocare? Il papa porta fortuna”. Non gioco ma mi auguro – con lui – che Benedetto porti fortuna a Napoli (vedi post del 7 novembre 2006). Al tassista che mi porta all’albergo chiedo se il presidente Prodi – che sarà qui domani a ricevere il papa – corra il rischio d’essere fischiato dalla folla. “No – mi risponde con molte ‘o’ – gli battono le mani per l’indulto, per tutti i figli che erano carcerati e sono tornati a casa e noi ce li abbiamo tra i piedi”. Chissà se al papa diranno che la sua visita i napoletani se la sono giocata al lotto e se Prodi saprà mai la ragione della buona accoglienza – se buona sarà.

15 Comments

  1. Leonardo

    Non ho potuto seguire la messa del papa in televisione e ho visto solo il (mediocre) servizio del TG 1. Sbaglio o la partecipazione è stata parecchio inferiore alle attese?

    21 Ottobre, 2007 - 13:27
  2. Forse non hanno apprezzato le critiche del Papa alla camorra…

    21 Ottobre, 2007 - 13:45
  3. Luisa

    Certo si può dare la colpa al maltempo o alla cattiva organizzazione, in tanti che avevano i biglietti non sono venuti e chi voleva entrare sulla piazza si è visto rispondere che non era possibile.
    Apparentemente la gente non è stata incoraggiata a rendersi sul luogo.
    Certo il tempo era pessimo,ma lo era anche per il Santo Padre ,che a 80 anni, sereno, calmo ha celebrato la Santa Messa e ci ha regalato una volta ancora una stupenda omelia. partendo da testi molto forti.
    Uno dei cronisti della RAI , credendo essere spiritoso ,ha detto che grazie alle loro telecamere hanno evitato ai napoletani di prendersi la broncopolmonite !
    Mah, non posso che pormi diverse domande .
    È mai possibile che la meteo inclemente influenzi il desiderio di andare ad una Santa Messa celebrata dal Santo Padre , quando egli è, eccezionalmente ,così vicino, poter ascoltarlo, pregare con lui, testimoniargli affetto e devozione ? È mai possibile che si preferisca starsene a casa o al bar davanti alla TV ? Mah!
    Mi pongo anche la domanda sul senso e la pertinenza di celebrare la Santa Messa all`aperto in quelle condizioni. La confusione mi è sembrata evidente ,la liturgia se ne è probabilmente risentita, il coro ha cantato in condizioni impossibili.
    Preferisco non soffermarmi sulla realizzazione della Rai che come al solito considera la Messa uno spettacolo, e la filma come tale, con le telecamere vagabonde e agitate che passano da un piano all`altro . Ma ne ho oramai l`abitudine, dunque so che durante l`omelia del Santo Padre chiudo gli occhi e ascolto.
    Ma Luigi che era sul posto spero ci dirà come è sopravissuto al freddo,vento e pioggia napolitani.

    21 Ottobre, 2007 - 14:56
  4. Luisa

    Ho appena seguito la visita di Benedetto XVI alla cattedrale di Napoli e mi pongo un`altra domanda.
    Ho visto il Papa raccogliersi in preghiera ,l`ho visto benedire i presenti, l`ho visto stringere decine di mani, di privilegiati, senza dubbi meritevoli,l`ho visto ascoltare il coro….e tutto ciò in una chiesa vuota, perchè il popolo è stato lasciato fuori ? Perchè non si è permesso ai fedeli di entrare? Immagino che il popolo napolitano devoto a San Gennaro avrebbe voluto stringersi attorno al Papa, essere con lui, anche solo per qualche prezioso minuto.
    Sicurezza immagino….

    21 Ottobre, 2007 - 16:14
  5. Luigi Accattoli

    Sto scrivendo per il mio quotidiano e interrompo un attimo per lasciare un saluto a tutti voi! Poca gente, è vero, ma quei ventimila sono stati davvero bravi a resistere con quel tempo. La neve scesa sul Vesuvio nella notte, vento gelido, pioggia di traverso. Sono stato mezz’ora nella piazza e sono dovuto scappare perché non vedevo niente, occupato tutto il tempo a pulire gli occhiali dall’acqua. – perché non fare la messa al coperto? Perché nessuna chiesa poteva contenere comunque quei ventimila. – Quanto alla cattedrale vuota: avviene sempre così, certo per motivi di sicurezza, quando si tratta di una visita privata com’era ieri. Luigi

    21 Ottobre, 2007 - 17:57
  6. Luisa

    Grazie, Luigi per aver preso il tempo di salutarci.
    È vero che comodamente seduta nella mia poltrona, ho ammirato tutti coloro che non si sono lasciati scoraggiare dal pessimo tempo ,sono venuti e sono restati, inacappuciati, ricoperti di plastica, e hanno pregato con il Santo Padre.
    Il calore di quei fedeli è senza dubbio arrivato diritto al cuore del Papa.

    21 Ottobre, 2007 - 20:23
  7. Caro Luigi,
    l’esperienzxa di Napoli è stata davvero bella.
    Bello rivederti dopo tanto tempo, bello conoscere di persona Andrea Tornielli dopo alcune brevi chiacchierate telefoniche, bello essere riconosciuto da Marco Tosatti ed aver incontrato tanti colleghi delle agenzie di stampa che quotidianamente mi aiutano con il mio piccolo Petrus.
    Peccato solo per il maltempo, che non mi ha consentito di consumare a Via Chiaia una sfogliatella calda osservando il mare: sarà per la prossima volta!
    Salutoni
    Gianluca

    21 Ottobre, 2007 - 20:43
  8. Eufemia Budicin

    Ho letto quello che scrive Allen e penso fosse anche lui presente a Napoli. A parte il fatto che dice che Prodi è napoletano, poi mi sembra pretestuosa la polemica sulla comunione e il voto al referendum sulla fecondazione. Sappiamo che i liberal americani non perdonano a Ratzinger il mancato appoggio a Kerry, ma una cosa è non essere contrari all’aborto e una cosa votare al referendum (la Bindi aveva detto di votare contro l’abrogazione e Prodi non si era espresso su suo voto). Credo che gli americani siano già presi dalla prossima campagna presidenziale e si facciano troppe congetture. Cordiali saluti, Eufemia Budicin

    21 Ottobre, 2007 - 22:10
  9. Luigi Accattoli

    “Prodi ha tutto il diritto di chiedere la comunione e di riceverla” disse a suo tempo il vescovo Rino Fisichella, interpellato in conferenza stampa, in Vaticano, al termine del Sinodo sull’Eucarestia (dal quale il documento “Sacramentum caritatis”). Il fatto che l’abbia avuta il 17 giugno ad Assisi e ieri a Napoli dalle mani del papa dovrebbe chiarire a tutti come sta la faccenda. Ma è vero che in America ci si arrovella – o si gioca: quando si tratta di media il confine è incerto – sulle questioni ad effetto. Un documento del loro episcopato aveva chiarito che il problema della coerenza eucaristica non può essere posto con le telecamere e i fotografi al seguito, per vedere se il tale politico il tale giorno riceve o no l’ostia consacrata. Ma tant’è: nella civiltà dell’immagine tutto dev’essere sotto i riflettori. Ostia e coscienza e dogmi e credo e angeli e santi. Viva l’America! Luigi

    21 Ottobre, 2007 - 23:21
  10. Luigi Accattoli

    A Gianluca: condivido l’allegria d’averti visto! Il freddo è stato birbante, ma il Vesuvio innevato mi ha ripagato di tutto. Io mi accontento di poco e quella vista era molto! Luigi

    21 Ottobre, 2007 - 23:23
  11. Quando morì papa Luciani, i napoletani corsero a giocare in massa. E non vinsero. In un memorabile Controcorrente Indro Montanelli commentò: “Evidentemente era un Papa che non dava i numeri”… 😛 buona giornata a tutti e complimenti per l’incontro Accattoli-Barile… al prossimo giro vengo pure io e facciamo i bodyguards di Luigi

    22 Ottobre, 2007 - 8:30
  12. Tonizzo, la prossima volta se vieni anche tu – e mi raccomando sin d’ora, non puoi mancare – ci vorranno non dei bodyguard per Luigi ma dei buttafuori per farci uscire dal ristorante, soprattutto se avrò la fame che avevo ieri…stavamo accanto ad una dozzina di ristoranti e non ti dico che profumo di calamari fritti che arrivava…
    Il tutto mentre in sala stampa non c’era neanche una goccia d’acqua…
    Vabbè, non importa, a me piace mangiare, non bere:-)
    Prosit!
    Gianluca

    22 Ottobre, 2007 - 12:47
  13. matteo

    Il Papa a Napoli.
    Dinanzi a questi viaggi sono perplesso. Da sempre.
    La mia vita incomincia con il pontificato di Giovanni XIII, l’adolescenza sotto Paolo VI, La giovinezza sotto Giovanni Paolo II.
    Paolo VI, è stato il papa che ha dato il suo personale impulso ai viaggi apostolici, anche se oggi non lo ricorda nessuno perché i viaggi apostolici sono diventati la norma e non la straordinarietà.
    Quando Papa Paolo si muoveva era in un contesto storico-sociale particolare, c’erano le contestazioni studentesche, la guerra nel Vietnam, la religione oppio dei popoli, in quell’epoca dirsi pubblicamente cristiano era rischiare persino di essere presi a botte, “se vedi nero spara, o è un fascista o è un prete”, con la variante: “o è un carabiniere o è un prete”.
    Accidenti, solo qualche decennio, che nessuno sembra più ricordare, memoria respinta, in qualche anfratto buio.
    Per favore ci si rilegga il discorso programmatico di Papa Lucani, fatto nella cappella sistina, quel discorso pronunciato in latino, ma lo ricordo ancora oggi, grazie alla traduzione che nel mentre veniva fatta, Luciani, rammentava, che non sarebbe uscito molto dalle mura vaticane, e che grande responsabilità avrebbero avuto i vescovi nel portare avanti il Magistero. All’incirca ricordo il senso di quelle parole.
    Ero un giovane impegnato, quando Giovanni Paolo II, venne nella mia parrocchia di S. Vito, piccola parrocchia, nel centro di Roma, in una realtà territoriale, segnata da cambiamenti che stavano stravolgendo il territorio, noi giovani discutevamo su come era importante che le piccole parrocchie del centro avrebbero avuto la necessità di essere accorpate, per formare una comunità visibile, visto che statisticamente, le nostre zone andavano depauperandosi di popolazione, per divenire zone di uffici, negozi (i cinesi non ancora arrivavano in massa), il fatto di essere vicino la stazione Termini e la famosa via Gioberti, dava il senso di una zona che in centro diveniva a se stessa periferia…, aggiungendo il fatto che per scelta della Curia di Roma, i sacerdoti assegnati alle parrocchie del centro, erano sacerdoti che dopo aver dato tantissimo nelle periferie romane, venivano infine messi nelle parrocchie del centro.
    13 novembre 1988, Giovanni Paolo II, veniva in visita pastorale nella nostra parrocchia, in quel momento vi era un nutrito gruppo di giovani molto motivati, e altre realtà di aggregazione che trovavano ispirazione nello spazio della parrocchia.
    Dopo alcuni anni, quel passaggio del papa, non era quasi più memoria storica. Non ha più la vitalità degli anni 80.
    La realtà delle parrocchie del centro è che vanno ad un lento e irrecuperabile declinarsi, i problemi sono sempre quelli che già vedevamo negli anni 80, con l’aggravante che nessuno ci ascoltava all’epoca, e le cose si sono lentamente portate a quello che sono oggi, l’amministrazione di un titolo parrocchiale.
    Dunque il papa passa per le città, per le parrocchie ma….
    Per quanto il papa, è il vescovo virtuale di Roma, perché il vescovo effettivo e che gestisce concretamente è il cardinal vicario.
    I vescovi non sono gli eredi spirituali degli apostoli?
    Perché hanno paura di gestire in modo concreto la realtà locale delle loro porzioni di Popolo di Dio a loro affidati?
    Perché si sente il bisogno di far passare nelle città un Papa in visita, che nella maggior parte dei casi non cambia la vita di fede dei cristiani, spesso in dormizione?
    Non è sufficiente avere memoria del proprio vescovo, che mi rappresenta il magistero dell’Apostolo?
    In Sicilia, passo’ Papa Woitila, dunque?
    A Napoli, sta passando Papa Ratzingher.
    Si pensa veramente che questi passaggi risolvano i problemi che esistono nelle diocesi?
    Si pensa veramente che si risveglino le coscienze di tanti cristiani sopiti, o non diventa puro evento mediatico?
    Quando il Papa, passa, mi lascia sempre perplesso……
    Beato chi non si scandalizza!

    22 Ottobre, 2007 - 13:17
  14. Luigi Accattoli

    Certo una visita del papa non “risolve”. Ma pone un segno e aiuta il ministero petrino al recupero della dimensione apostolica. Di un segno poi non si può dire la forza e se qualcosa resti o no. Non sappiamo dove arrivi un segno. Di certo papa Wojtyla in Sicilia non passò invano. E io immagino che la venuta a Napoli di papa Ratzinger (io sono ancora quaggiù, per il meeting di Sant’Egidio) sia stata colta da molti napoletani come un gesto di vicinanza nella necessità. Luigi

    22 Ottobre, 2007 - 13:31
  15. Ricordo cosa disse il boss della camorra Carmine Alfieri quando decise di diventare collaboratore di giustizia: “Non lo faccio per i benefici previsti dalla Legge, ma per una questione di coscienza: sono rimasto sconvolto dentro dal richiamo del Papa (Wojtyla) ad Agrigento”.
    Per chi non lo sapesse o ricordasse, Giovanni Paolo II concluse così un suo appello contro la mafia e la malavita organizzata nella valle dei Templi: “Lo dico ai responsabili (i mafiosi), lo dico ai responsabili: convertitevi, una volta verrà il giudizio di Dio!”.

    22 Ottobre, 2007 - 14:48

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