Benedetto: l’umanesimo che esclude Dio è disumano

“L’umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano”: è al numero 78 della “Caritas in veritate”. Lo condivido, anche se lo direi con altre parole. Per esempio: “L’umanesimo che esclude Dio contraddice se stesso”. Per una lettura d’insieme dell’enciclica, vedi il mio articolo su Liberal di oggi, “Un’autorità politica mondiale per governare la globalizzazione”.

13 Comments

  1. Leopoldo

    E che cosa si intende per umanesimo che esclude Dio?

    9 Luglio, 2009 - 10:04
  2. Scusa Leopoldo, ma secondo me è evidente.
    Per te invece c’è una pluralità di interpretazioni?
    Senza polemica, naturalmente.

    9 Luglio, 2009 - 11:46
  3. Leopoldo, si intende, per esempio, l’umanesimo del G8 (contrapposto a quello della tradizione della Chiesa) 🙂
    Chissà se è stata casuale la coincidenza dell’uscita dell’enciclica con il G8?
    Certo che il Santo Padre sfida la povertà di visioni e di prospettive del G8!
    Il mondo e l’economia della globalizzazione, per crescere, essere governati, produrre sviluppo, hanno bisogno di cultura, di visioni e di spirito.
    Non può essere accettata la prospettiva relativista per cui religione e ateismo hanno lo stesso valore, e potrebbero ugualmente fondare lo sviluppo integrale. Altra è la disponibilità della Chiesa a collaborare anche con i non credenti per la difesa di valori e diritti naturali, altro è il giudizio e il discernimento.
    È guardando verso l’alto, verso il Cielo e verso Dio, che sapremo guardare anche avanti: verso uno sviluppo davvero integrale, “un ‘oltre’ che la tecnica non può dare … che ha il suo centro orientatore nella forza propulsiva della carità nella verità …”

    9 Luglio, 2009 - 11:56
  4. Leopoldo

    Ovvio che ho un’idea del significato dell'”umanesimo che esclude Dio”, ma la mia non era una domanda polemica o provocatoria. Per esempio, siamo proprio sicuri che tale esclusione dipenda dall’orizzonte di senso entro cui ci si muove? E l’avere fede o il non averla che marca la differenza? Forse che, parlo come se fossi credente, Dio non potrebbe esserci anche in chi agisce senza farlo in suo nome?
    Quanto al relativismo, al “valore” dell’ateismo e della religione, alla forza propulsiva della “verità”, non la penso affatto come voi, e lo dico solo perché credo sia onesto scoprire le proprie carte, non certo per alimentare una discussione senza sbocchi.

    9 Luglio, 2009 - 13:02
  5. Non sono una filosofa e senz’altro Orsobruno può darti una risposta più soddisfacente 🙂 in particolar modo ‘sull’orizzonte di senso entro cui ci si muove’.
    Cosa differenzia i cristiani dai non cristiani nelle opere di aiuto ai bisognosi? La carità per il cristiano è mostrare l’amore di Dio per ogni uomo e donna. Diciamo che un vero cristiano passa dall’assistenzialismo alla carità (il primo conserva la differenza, la seconda crea l’uguaglianza).
    L’amore supera l’assistenzialismo perché genera una condivisione d’insieme. L’assistenzialismo, invece, è un atto unilaterale tra donante e sottoposto nella logica della pietà tra disuguali. Tant’è vero che in un’autentica relazione d’amore non sussiste un atto di ‘assistenzialismo’ tra gli amanti.
    L’importanza di Dio per l’uomo è universale. Ci sono molte iniziative di aiuto: abbiamo la Croce Rossa, abbiamo le diverse istituzioni delle Nazioni Unite, delle agenzie filantropiche. E tutto questo è molto buono. Ma se guardiamo allo specifico del cristiano, questo vuol dire andare al di là della miseria umana. Spesso (quasi sempre) l’aiuto materiale non basta, se la gente si trova in una difficoltà tale che non si può aiutare più con il pane, o con il tetto, o con le medicine per la salute. Che cosa offrire ad un moribondo, ad una donna che ha perso i suoi figli in un terremoto, ad un uomo che ha perso tutta la sua famiglia in un incidente, ecc.? Ci rimane ancora da dare consolazione, parlando di Dio che ci ha preparato la vita eterna. Questo messaggio è molto importante e noi, i fedeli, lo dobbiamo salvaguardare.

    9 Luglio, 2009 - 14:56
  6. fiorenza

    C’è davvero, eccome se c’è, “una conoscenza ormai incapace di riconoscere l’umano”.
    Queste parole, prese dal paragrafo 75, e le altre, dal n.78, sull’ “umanesimo disumano” – e tale perché “esclude Dio”- che Luigi ha sottolineato nell’enciclica, sono proprio il fondamento su cui tutta la “Caritas in veritate” si regge. I politici possono anche approvare ogni indicazione “pratica” che qui viene data ma, se al loro occhio sfugge questo fondamento, questa premessa appena accennata ma fondamentale, niente cambierà in loro né mai, attraverso di loro, nel mondo.
    Prima, prima di tutto, è l’umano che dobbiamo riconoscere. E riconoscere l’umano è riconoscere Cristo nell’uomo. Non si dà, l’umano, l’uomo, né umanità né umanesimo, senza riferimento al vero uomo, che è Cristo “primogenito di ogni creatura”, modello originario, “nuovo Adamo” in vista del quale l’antico Adamo, il primo uomo, l’uomo, è stato formato. E’ impossibile comprendere l’uomo prescindendo dal suo Archetipo, che è Cristo: è Lui che rivela che cosa è l’uomo, quale sia la sua vita. E senza di Lui la vita degli uomini è, realmente, “disumana”: non capisco perché Luigi sostituirebbe questo termine con un’altra espressione. Senza di Lui ogni umanesimo non può che trovarsi, inevitabilmente, in balia dell’altra forza che, dopo Adamo, agisce nell’uomo e perverte la sua vita, la deforma, rende irriconoscibile l’immagine d Dio.

    9 Luglio, 2009 - 17:17
  7. fiorenza

    Il “mentre i poveri del mondo bussano alle porte dell’opulenza” (la frase che Luigi citava nel post precednte) non fa pensare al Povero che dice: “Io sto alla porta e busso”? (Ap. 3, 20)
    E ” il mondo ricco rischia di non sentire quei colpi alla sua porta”: “Tu dici: ‘Sono ricco. Mi sono arrichito; non ho bisogno di nulla’ ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero cieco e nudo” (Ap. 3,17). Così viene descritta la nostra condizione “disumana”. Così parla L’Amen e il Principio. E insegna che cosa potrebbe renderci umani:
    “Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco pe diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occh e recuperare la vista.” (Ap. 3, 18).

    9 Luglio, 2009 - 17:34
  8. Scusami Gabriella, annotazione niente affatto polemica: “conservare la differenza” è lo specifico della vita trinitaria. Sei proprio certa che la carità cristiana superi il filantropismo in quanto mira a una fusionalità tra amante e amato?

    9 Luglio, 2009 - 18:33
  9. Quanto alle parole del Papa, o meglio alla forma in cui è espresso il suo pensiero…monsignore, un po’ di galateo! Misconoscere addirittura l’umanità del diverso e del contrario, è una cosa che ha sempre provocato guai seri…

    9 Luglio, 2009 - 18:35
  10. fiorenza

    Io direi, Antonio Finazzi, che l’indicare ciò che, nell’uomo, si allontana e si diversifica dall ‘umano, ad esso contrapponenendosi e sfigurandolo (che non è certo il “misconoscere l’umanità del diverso e del contrario), è carità nella verità. O, se preferisci, compassione.

    9 Luglio, 2009 - 19:44
  11. fiorenza

    Uno che ha espresso perfettamente ciò che intendo, e che io ho invece espresso confusamete perché è cosa che troppo mi coinvolge, è Seferis, che ho già citato di recente:
    “Terre del sole, il sole non sapete fissarlo.
    Terre dell’uomo, l’uomo non sapete fissarlo.”
    ( da “Il Tordo”, in Giorgio Seferis, Le opere, Utet 1979, p.105)

    9 Luglio, 2009 - 19:56
  12. Luigi Accattoli

    Fiorenza a “umanesimo disumano” preferisco “umanesimo che contraddice se stesso” perchè esprime altrettanto chiaramente la mia critica e non chiude la comunicazione con chi ne è portatore. Che potrebbe essere Bertrand Russel o Corrado Augias, ma anche tanti oscuri colleghi giornalisti tutti escludenti Dio e tutti a me cari. Ti ringrazio per l’assidua e sempre fine partecipazione estiva.

    10 Luglio, 2009 - 11:25
  13. non conivido affatto le affermazioni di Gabriella:

    “Cosa differenzia i cristiani dai non cristiani nelle opere di aiuto ai bisognosi? La carità per il cristiano è mostrare l’amore di Dio per ogni uomo e donna. Diciamo che un vero cristiano passa dall’assistenzialismo alla carità (il primo conserva la differenza, la seconda crea l’uguaglianza).” e neppure il fatto che l’amore praticato da un cristiano abbia un di più rispetto agli altri.
    Chi ama è nella verità, è da Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio. Punto.
    Matteo 25 sta lì a dimostrarlo…

    Che poi la fede in Cristo sia “totalmente altro” (o comunque radicalmente differente) rispetto alle altre religioni non ci piove.
    Ma le applicazioni pratiche, le declinazioni quotidiane e le incarnazioni continue dell’amore di Dio rivelato in Cristo superano i confini del cristianesimo istituzionale.
    Saluti caldissimi dalla Sardegna

    12 Luglio, 2009 - 18:47

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