La bellezza è frequente – 2

A prolungamento della vacanza in Sicilia (vedi post della seconda metà di agosto) continuo a leggere testi di Cesare Brandi che mi è caro anche per la vivacità senese della lingua. In uno intitolato “Naro che cade e Naro che rinasce” si dice che sull’isola “le stelle sono lucide come avessero le lacrime” (Sicilia mia, Sellerio 1989, p. 101).  Quelle felici parole mi ricordano che ieri dopo una pioggia, uscendo dal portone dove mi ero riparato in via Due Macelli, ho sentito una piccola mamma che diceva ai figli: “Guardate come è pulito il cielo, somiglia agli occhi che hanno pianto”. C’è poesia nella conversazione della gente (vedi post del 6 agosto 2006).

8 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Da Giuseppe Zito ricevo questo messaggio:
    Mi chiamo Giuseppe Zito e Le scrivo da Salerno. Per abitudine, cerco di non disturbare persone che immagino indaffarate con email o maessaggi d’altro tipo. Ma oggi – Le confesso, cercavo tutt’altro con google – mi è capitato di leggere la Sua “Parabola del bimbo cieco e della testa scolpita” (vedi post del 31 ottobre 2007). Ne sono rimasto profondamente impressionato. Da peccatore, prego il Signore e il mio amato San Francesco di rendermi un padre almeno lontanamente paragonabile a quella mamma dolce e forte. La ringrazio, di cuore. Suo Giuseppe Zito

    11 Dicembre, 2007 - 13:34
  2. A Luigi e agli Altri dedico le seguenti parole di Flaubert, fra le più belle e commoventi dichiarazioni d’amore (e non di un genovese) alla mia città (d’un tempo) che io abbia mai letto :

    “Se vuoi che ti parli di quanto ho visto, ti dirò…che sono stato triste da morire per tre giorni, dopo aver lasciato Genova, una città tutta di marmo con dei giardini colmi di rose. Una bellezza che strazia l’anima.”

    (da: lettera di Flaubert a Ernest Chevalier, del 15 maggio 1845)

    12 Dicembre, 2007 - 8:24
  3. Luigi Accattoli

    Burckhardt considerava Bologna la città più bella del mondo e non si farebbe difficoltà a trovare altrettanta passione attestata qua e là per Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Bonvesin de la Riva ci incanterebbe a spiegarci “quanti sit admiranda” (quanto sia degna di ammirazione) Milano e Quevedo Toledo. Borges non finirebbe di parlarci di Buenos Aires. L’incanto delle città è per me come quello delle donne. E Genova è di quelle che non ti lasciano in pace per il resto della vita, se la sbirci un attimo tra le bottegucce e il duomo.

    12 Dicembre, 2007 - 9:17
  4. Leopoldo

    Sì, c’è poesia nelle parole della gente comune, e anche verità, poiché nulla apre gli occhi alla vita come il dolore.
    Leopoldo

    12 Dicembre, 2007 - 9:43
  5. Goldoni e De Filippo hanno scritto i loro capolavori proprio con le parole della gente comune. Motivo di più per ascoltare di più gli altri e leggere con attenzione le scritte sui muri, come fa il nostro Luigi.

    12 Dicembre, 2007 - 10:18
  6. Grazie, Luigi, frugatore di speranza.

    12 Dicembre, 2007 - 10:29
  7. Luigi Accattoli

    Da Kefela Ghebre ricevo questo messaggio:
    Caro Luigi, sono grato per le poesie, citazioni e detti della vecchia Sicilia che hai messo nel blog. Kefela dal Canada

    12 Dicembre, 2007 - 17:08
  8. “L’incanto delle città è per me come quello delle donne.”

    Exactament!

    13 Dicembre, 2007 - 23:16

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