La mia infanzia ne fu tutta meravigliata

Hanno dato Ungaretti tra le tracce di italiano alla maturità: Lucca, dalla raccolta L’allegria. Una poesia del 1919, felicissima nel darci l’intreccio della vita tra l’Egitto dell’infanzia, la Toscana dove ora è tornato e quella mitica dei racconti della mamma, nonchè il domani senza patria: “In queste mura non ci si sta che di passaggio. / Qui la meta è partire”. Tutti siamo stati in Egitto da piccoli e siamo arrivati un giorno in un posto nominato dalla mamma. Ho tanto amato i compiti in classe di italiano quando ne fu il tempo e tanto mi piacque e piace Ungaretti che davvero “La mia infanzia ne fu tutta meravigliata”, come dice il verso che ha più luce tra i 19 di questa poesia. Ed è così che ho deciso di fare anch’io oggi la prova di italiano, per vicinanza ai ragazzi della maturità. [Nel primo commento l’intera poesia].

53 Comments

  1. Luigi Accattoli

    [Segue dal post]

    Lucca

    A casa mia, in Egitto, dopo cena, recitato il rosario, mia madre ci parlava di questi posti.
    La mia infanzia ne fu tutta meravigliata.
    La città ha un traffico timorato e fanatico.
    In queste mura non ci si sta che di passaggio.
    Qui la meta è partire.
    Mi sono seduto al fresco sulla porta dell’osteria con della gente che mi parla di California come d’un suo podere.
    Mi scopro con terrore nei connotati di queste persone.
    Ora lo sento scorrere caldo nelle mie vene, il sangue dei miei morti.
    Ho preso anch’io una zappa.
    Nelle cosce fumanti della terra mi scopro a ridere.
    Addio desideri, nostalgie.
    So di passato e d’avvenire quanto un uomo può saperne.
    Conosco ormai il mio destino, e la mia origine.
    Non mi rimane più nulla da profanare, nulla da sognare.
    Ho goduto di tutto, e sofferto.
    Non mi rimane che rassegnarmi a morire.
    Alleverò dunque tranquillamente una prole.
    Quando un appetito maligno mi spingeva negli amori mortali, lodavo la vita.
    Ora che considero, anch’io, l’amore come una garanzia della specie, ho in vista la morte.

    Giuseppe Ungaretti, Lucca (da L’Allegria) Edizione: G. Ungaretti, Vita d’un uomo. Tutte le poesie, a cura di C. Ossola, Mondadori, Milano 2009, p. 133

    22 Giugno, 2011 - 11:58
  2. Gioab

    Un solo breve commento alla follia di Ungaretti uomo “senza speranza” e secondo me indegno di essere ricordato con tanto pathos.

    “Ora, comunque, rimangono fede, speranza, amore,” ( 1 Corinti 13.13)

    Non sorprende che “non gli rimane che morire” perché aveva un appetito “maligno” e si sa che per i maligni non rimane che il dimenticatoio dove potrà farsi scorrere ancora meglio nelle vene “il sangue dei suoi morti.” Così fra morti dimenticati, non avrà veramente “più nulla da profanare,” staranno più allegri e avranno ancor meno speranza.

    22 Giugno, 2011 - 12:29
  3. Stephanus

    Lucca! Non so se vado OT, ma l’ho visitata per la prima volta proprio la scorsa settimana. Al mattino per tempo, mi recavo a pregare dinanzi al Volto Santo: quelle ore silenziosissime in una chiesa vuota e paurosamente zitta, quel Volto allungato, le mani e piedi smisurati, lo sguardo profondo, ancorchè un po’ “allucinato” (Nostro Signore perdonerà il termine…). Egitto e Terra promessa coincidono? Sarà per la leggenda dell’arrivo prodigioso del Santo Volto in città… mi sentivo anch’io straniero, esule da remote regioni dell’anima. Altre emozioni fatico ancora a discernerle, questo è il mio svolgimento o, meglio, la malacopia: probabilmente verrei bocciato perchè “fuori tema”… maturità è pure questo divagare del cuore in regioni fatate…

    22 Giugno, 2011 - 12:56
  4. Luigi Accattoli

    Quando compose Lucca Ungaretti aveva 31 anni. Il traffico di Lucca – che descrive come “timorato e fanatico” – doveva essere ben poca cosa. “Quanto un uomo può sapere” tornerà ne Il Dolore: “Quanto un uomo può patire imparo” (Mio fiume anche tu, 1947). Questa vista sull’uomo sarà infine nel titolo che darà alla raccolta dei suoi poemi: Vita d’un uomo. Tutte le poesie (1969). “Ho in vista la morte” – dell’ultimo verso – sono le giuste parole quando davvero si parla della vita.

    22 Giugno, 2011 - 13:07
  5. antonella lignani

    I luoghi dell’infanzia sono preziosi. Ricordo Cortona, dove il babbo ci portava in gita d’estate, e spesso si arrivava al lago Trasimeno. Un altro luogo incantato era il Grand Hotel di Rimini, che da bambina vedevo da lontano. Vi sono stata per un convegno anni fa, e mi sembrava un palazzo favoloso, una vera immagine dell’Egitto, terra di perdizione, dalla quale Israele emigrò alla Terra promessa.

    22 Giugno, 2011 - 13:12
  6. Luigi Accattoli

    Ungaretti: Alleverò dunque tranquillamente una prole. Ma nel 1930 nascerà Antonietto che morirà a nove anni e sarà Il dolore.

    22 Giugno, 2011 - 14:32
  7. Luigi Accattoli

    Ungaretti: Ho goduto di tutto, e sofferto. “Ungaretti / uomo di pena / ti basta un’illusione / per farti coraggio” aveva detto in Pellegrinaggio, scritta al fronte nel 1916, nel Valloncello dell’Albero isolato.

    22 Giugno, 2011 - 14:45
  8. nico

    http://www.netverbum.it/foto110201.htm

    Questa è la poesia di Ungaretti che non dimentico, che mi colpì così tanto e che ritrovo nella precarietà che continuamente traspare dalle sue parole:
    “in queste mura non ci si sta che di passaggio”

    E’ nella precarietà che il dolore diventa così cocente?

    22 Giugno, 2011 - 14:54
  9. Mabuhay

    OT di cui mi scuso –
    Gioab, Sei un ignavo! Un miserabile Imbelle Ti sei scritto pure l’epigrafe. Complimenti, tutta per te:
    “Non sorprende che “non gli rimane che morire” perché aveva un appetito “maligno” e si sa che per i maligni non rimane che il dimenticatoio dove potrà farsi scorrere ancora meglio nelle vene “il sangue dei suoi morti.” Così fra morti dimenticati, non avrà veramente “più nulla da profanare,” staranno più allegri e avranno ancor meno speranza.”

    22 Giugno, 2011 - 14:56
  10. Marcello

    Io, invece, odiavo i compiti in classe di italiano e in particolare i temi.

    Mi venivano sempre “bocciati”… e mi sono convinto alla fine di essere un genio incompreso scambiato per un pessimo scrittore.

    22 Giugno, 2011 - 15:13
  11. Clodine

    Stella, mia unica stella,
    Nella povertà della notte, sola,
    Per me, solo, rifulgi,
    Nella mia solitudine rifulgi;
    Ma, per me, stella
    Che mai non finirai d’illuminare,
    Un tempo mi è concesso troppo breve,
    Mi elargisci una luce
    Che la disperazione in me
    Non fa che acuire.

    22 Giugno, 2011 - 15:21
  12. Gioab

    @ Mabuhay
    Distinto signore, per farmi i suoi complimenti non c’era bisogno che ripetesse le cose che avevo scritto. Le ho scritte io e me le ricordo. Non è colpa mia se non le piacciono. E’ un suo parere legittimo, ma poiché si fa difensore di tanta ignoranza le spiegherò meglio perché “in queste mura NON ci si sta di passaggio”

    Vede se lei fosse veramente un servitore di Dio, non un cattolico, dovrebbe sapere che il “residente temporaneo o residente forestiero o colui che si vendeva come schiavo” era colui che dopo essere stato comprato doveva rimanere schiavo nella casa del suo padrone per 6 anni ma il settimo (anno sabatico) doveva essere lasciato libero, e al cadere di 7 periodi di 7 anni ovvero il 50° anno era un Giubileo.

    Pertanto lo schiavo, aveva la facoltà di decidere se rimanere a lavorare per quel Padrone che lo aveva trattato con umanità dove era stato felice:

    “E queste sono le decisioni giudiziarie che devi porre davanti a loro: “Nel caso che tu acquisti uno schiavo ebreo, sarà schiavo per sei anni, ma nel settimo uscirà come uno reso libero senza pagare nulla…..Ma se lo schiavo dice con insistenza: ‘Realmente amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli; non voglio uscire come uno reso libero’, allora il suo padrone lo deve far accostare al [vero] Dio e lo deve far accostare contro la porta o lo stipite; e il suo padrone gli deve forare l’orecchio con una lesina, ed egli dev’essere suo schiavo a tempo indefinito.” ( Esodo 21.1-6)

    Così vede ? quelle mura non erano di passaggio ma divenivano mura della sua casa dove c’era speranza e allegria in una famiglia dove non c’era nessuno che avesse appetiti “maligni.” Poiché lei ha dimostrato di essere solo un cattolico, come quelli di Belfast (si legga i giornali, anche quelli di oggi o come quelli d’Egitto a cui poi giustamente bruciano anche le chiese, si dia una ripassatina sull’anno del Giubileo e forse, dico forse capirà perché Ungaretti deve andare nel dimenticatoio, dato che come ha dimenticato di sottolineare c’è speranza, si molta speranza, naturalmente bisogno sapere in che cosa, non nei lenzuoli e nelle vergini madri in paradiso. Allora sì che non avrà più alcuna speranza come ha dimostrato.

    p.s. Il Giubileo era un intero anno di festa, un anno di libertà. La sua osservanza dimostrava la fede di Israele in Geova suo Dio ed era un tempo di rendimento di grazie e felicità per i suoi provvedimenti. Grazie alla legge del Giubileo nessun pezzo di terra poteva essere venduto per sempre. Dio aveva disposto che, se un uomo vendeva qualche terreno del suo possedimento ereditario, il prezzo di vendita venisse valutato secondo il numero di anni che rimanevano fino al Giubileo perché chi lo aveva comprato in quell’anno avrebbe dovuto restituirlo.
    La legge del Giubileo, se osservata, impediva alla nazione di precipitare nella triste condizione che attualmente si riscontra in molti paesi, dove in pratica ci sono solo due classi: gli estremamente ricchi e gli estremamente poveri. I benefìci individuali derivanti da quella legge rafforzavano la nazione, perché nessuno sarebbe stato diseredato e ridotto all’inattività a motivo di una cattiva situazione economica, bensì tutti avrebbero potuto contribuire al benessere della nazione con il loro talento e le loro capacità. Dal momento che Geova avrebbe benedetto il frutto della terra, e grazie all’istruzione provveduta, Israele, se avesse ubbidito, avrebbe avuto un governo perfetto e la prosperità che solo la vera teocrazia poteva offrire.

    Gesù Cristo disse che era venuto per “predicare la liberazione ai prigionieri”. (Lu 4:16-18) Poi, a proposito della liberazione dalla schiavitù del peccato, disse: “Se perciò il Figlio vi rende liberi, sarete realmente liberi”. (Gv 8:36). E’ ciò che alcuni come me stanno aspettando l’anno Sabatico (che tra l’antro inizierà in Settembre di quest’anno dato che dalla creazione e si faccia il conto sono trascorsi 6999 anni) e poi quello Giubilare. Già ma lei neanche sa cos’è come ha dimostrato. Perché non va in Irlanda, lì potrà essere utile, anche in Egitto a fare il concime per ceci così avrà l’opportunità di dire “che ha provato di tutto” !

    22 Giugno, 2011 - 16:27
  13. Marilisa

    Caro Luigi, dopo tanta prosa una ventata di poesia non può che fare bene. Ma, in fondo, era poesia ( e preghiera) anche l’icona della Trinità di un post precedente.
    La bella poesia di Ungaretti non è fra quelle più conosciute ( la rifilerei volentieri alla Gelmini per un commento). Comunque lo stile del poeta è in bella evidenza, ci sono infatti alcune parole che sono un po’ oscure (ermetiche) e solo il poeta, che ha espresso le sue recondite idee, avrebbe potuto spiegarne con chiarezza il significato. Noto soltanto alcune cose : il verso che tu preferisci è indubbiamente molto suggestivo. Se ci pensi un po’, l’infanzia è il periodo della vita in cui tutto è oggetto di meraviglia. Qui il poeta si abbandona , sul filo dei ricordi della madre, alla immaginazione, che già di per sé è un mondo fantastico. L’immagine che doveva averne il poeta era quella di una città rivisitata dalla madre in tono nostalgico, quindi ancora più bella e da lui sognata. Quando finalmente il suo sogno si realizza, egli nella città di Lucca ritrova totalmente le sue origini, al punto che sente scorrere nel suo sangue quello stesso dei suoi avi. Nei versi più “carnali” della poesia ( “cosce fumanti della terra”) è possibile notare la fusione fra l’idea della donna (sempre presente nell’immaginario del poeta) e quella della terra, dea madre, che il poeta , come i contadini, dice (o immagina) di avere solcato. La sua mente ,cioè, accosta analogicamente, fino ad assimilarle in un’unica piacevole (così mi sembra di vedere in quel “mi scopro a ridere”) immagine, la donna e la terra. È una particolarità, come sai bene, dell’ermetismo.
    Il poeta , nonostante tutto, ha “il terrore” di restare lì , non lo desidera e sente che il destino lo chiama altrove.
    A questo punto la conclusione rassegnata: non ha nostalgie e non ha più sogni. Mentre prima guardava all’amore come ad un piacere per il quale amava la vita, oggi lo vede piu “banalmente” finalizzato a “garantire” la specie. La sua vita è stata esaustiva; vede davanti a sé solo la morte.
    Non so quanti anni avesse il poeta quando scrisse questa poesia, ma credo che non fosse vecchio. Il suo discorso, in ogni modo, denuncia l’ atteggiamento mentale di rassegnazione tipica di chi non si aspetta più nulla dalla vita, perché ha goduto abbastanza e, soprattutto, ha molto sofferto.

    Mi auguro, ma ne dubito, che i ragazzi della maturità siano stati in grado di svolgere questo tema di letteratura. So che è difficile, soprattutto di questi tempi(in cui gli spazi dell’insegnamento si restringono notevolmente a causa di proteste variamente motivate), arrivare, con i programmi, a trattare questo periodo letterario, tanto ricco e interessante e “nuovo”.

    22 Giugno, 2011 - 16:32
  14. nico

    Questo non succede solo in letteratura, purtroppo.
    Mi è capitato di lavorare in una classe in cui non sono riusciti ad andare oltre il 1939 con il programma di storia: presentati alla maturità senza aver toccato la seconda guerra mondiale! Come possono i nostri ragazzi percepire la portata concreta della loro istruzione per capire il mondo in cui vivono, se gli proponiamo solo il passato senza mostrarne le ricadute sul presente?
    E sottolineo che non sono nemica del pensiero classico, anzi. Trovo però che per rendergli giustizia occorra mostrarne la vitalità nel corso dei secoli, attraverso luoghi in cui traspare inaspettato.

    22 Giugno, 2011 - 16:38
  15. Leopoldo

    @ Gioab
    Guarda, te lo dico veramente senza nessun risentimento, del resto, io non avrei motivo di averne, in fondo. La speranza può essere suscitata da parole che paiono negarla. Al tempo stesso, parole che vorrebbero alimentarla possono negarla e calpestarla. Tu, per esempio, di cui apprezzo, veramente, l’intenzione di aprire gli occhi dei tuoi simili alla “luce della verità”, sei la disperazione fatta persona (almeno, questa è l’impressione che dai a me). Così, se per per caso tu fossi per davvero portatore di quella verità, dovresti chiederti se il tuo dire non sia controproducente rispetto allo scopo che ti sei dato. Se sei nel giusto e dici bene, fa bene, ma più grande sarà la tua colpa se dicendo male, nel giusto, allontani dalla verità chi ti ascolta.

    22 Giugno, 2011 - 17:05
  16. Gioab

    @ Leopoldo

    Ringrazio sinceramente per il bel commento che fa rinascere la speranza, nel senso che dimostri che ancora ci sono menti nobili capaci di ragionamento e analisi.
    Hai detto bene “la speranza può essere suscitata da parole che sembrano negarla” è una verità che non posso contestare in quanto non sono capace di leggere i cuori o le menti, essendo il Giudice Altro a cui tutti dovremo essere sottoposti.

    Se hai fatto caso al mio commento, mi sono espresso dicendo “secondo me” e non pretendo che il mio parere debba essere accettato come vangelo, dato che tutte le espressioni hanno diritto di cittadinanza, non solo quelle di chi accondiscende ma anche di chi è contrario. Anzi forse andrebbero analizzate meglio per capire il motivo che spinge qualcuno a pensare diverso da me. Potrei essere in torto senza rendermene conto e la scrittura dice : “Riprendi il saggio e ti amerà. Dà al saggio e diverrà ancora più saggio. Impartisci conoscenza a qualche giusto ed egli crescerà nel sapere.” ( Proverbi 9.8-9)

    I pareri che ciascuno esprime in libertà sono la dimostrazione che chi ha giudizio lo mostra anche se ha torto. Non dobbiamo essere frustrati e paurosi di esprime le nostre idee solo perché qualcuno potrebbe deridere o offendersi così ci allineiamo alla maggioranza. E’ una forma ipocrita che non aiuta a crescere.
    Se ci chiediamo perché alcuni sono diversi, sappiamo che nel tempio della saggezza chi ha più intendimento (o crede di averlo) si esprime sottovoce e con rispetto affinché tutti i saggi possano prendere in esame posizioni diverse. Dice infatti la Scrittura : “nella moltitudine dei consiglieri c’è la riuscita.” ( Proverbi 15.22)

    E vengo all’essere “controproducente” come dici e ti ringrazio del consiglio. La questione non è che io devo ammaliare né convincere nessuno. Ciascuno si convince da sé nel suo cuore, non con i complimenti o facendosi prendere sotto il braccio da monsignore come ha scritto Clodine. Ogni argomento ha una sua forza che non cambia sia se detta con veemenza o con grazia. Al contrario chi si adopera per essere accettato o per “renderla piacevole ” è solo l’ipocrita che vuole far prevalere l’apparenza alla sostanza. Ti vuole comprare attirando l’attenzione sulla bella mela piuttosto che sul fatto che è velenosa.

    “ma più grande sarà la tua colpa se dicendo male, nel giusto, allontani dalla verità chi ti ascolta.”
    Il segreto della tua frase è “se dicendo male” per questo parlo con le parole del libro, così potrò dire che “ambasciator non porta pena” solo messaggi. E li spiego pure, poi non sono responsabile se il messaggio non piace o non è accettato.
    Per es. anche Gesù cercò in più occasioni di allontanare da sè alcuni poco convinti che volevano essere circuiti quando “molti dei suoi discepoli, avendo udito questo, dissero: “Questo discorso è offensivo; chi lo può ascoltare?” Ma Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano di ciò, disse loro: “Vi fa inciampare questo?” ( Giovanni 6.60-61)
    Il principio è sempre lo stesso, non è come te lo presentano il piatto che ti avvelena, ma cosa contiene. Questo significa essere belli fuori ma ipocriti dentro.
    Comunque grazie per avermi ricordato che tutti siamo fallibili e peccatori malgrado gli sforzi, e che la sforzo per migliorare non finirà mai.

    22 Giugno, 2011 - 17:59
  17. Marilisa

    @ nico

    È vero ciò che dici, ma come possono gli insegnanti, anche i più volenterosi e scrupolosi, svolgere per intero i programmi se molti (troppi) giorni di lezione vengono persi perché gli alunni non entrano in classe perché protestano per un motivo o per l’altro? In questo caso è impossibile salvare capra e cavoli. Per non parlare delle assenze individuali sempre più numerose, che vanno a discapito della istruzione degli studenti. Questa è una realtà di fatto, inutile chiudere gli occhi. In un certo senso capisco la Gelmini (anche se non mi è simpatica, come forse si è capito) che quest’anno ha cercato di stringere la cinghia inviando circolari a destra e a manca per richiamare ad una maggiore severità e per escludere dalla ammissione gli studenti che hanno fatto registrare un numero eccessivo di assenze.
    L’attuale degrado della scuola è dovuto anche a questa realtà. E poi ci sono diversi altri fattori di cui è meglio non parlare per non dilungarci troppo. So solo che quello della scuola è un mondo estremamente caotico, da cui molti operatori scolastici non vedono l’ora di uscire. Esclusi i precari “fannulloni” naturalmente, ma questo è un altro discorso.

    22 Giugno, 2011 - 18:01
  18. Clodine

    Io adoro l’insegnamento, ho sempre insegnato, anche ora che non ho più la cattedra continuo a farlo senza posa. Tanti ragazzi vengono da me in vista degli esami di maturità, e devo dire, che anche se i programmi ministeriali sono sempre gli stessi dai tempi del cucco, sono efficaci per una formazione globale ,dal punto di vista strettamente culturale. E sono abbastanza tosti, anzi indigesti , ma se si riesce a terminarli alla fine -se si è seminato bene- quei ragazzi porteranno molto frutto. Il punto dolente è uno ed uno soltanto: amare sti’ ragazzi, far sentire loro che li abbiamo a cuore a prescindere dal rendimento scolastico…non importa, quello è l’ultimo delle prerogative. E’ la formazione umana che conta …il senso civico, far amare la cultura, l’arte, proporla in una maniera che risulti affascinante, coinvolgente, appassionante, usare un linguaggio comprensibile, accattivante, che arrivi al destinatario e colpisca il suo mondo, il suo immaginario! A volte mi arrivano a fine anno, impreparatissimi perché lasciati a doversi sorbire da soli interi capitoli di storia dell’arte.
    E allora dico ai prof. di farsi un esame di coscienza, e ai baldi giovani la solita solfa: ” fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”- La sintesi è qui, in queste parole che Ulisse rivolge ai compagni con i quali s’imbarca e riprese poi da Dante nel XXVI canto dell’inferno. Auguro loro, a tutti i ragazzi, il “folle volo”: quel viaggio che li porterà oltre le Colonne d’Ercole …

    22 Giugno, 2011 - 18:40
  19. nico

    La poesia è poesia quando porta in sé un segreto…

    22 Giugno, 2011 - 18:45
  20. raffaele.savigni

    Quanto è bello e vero quello che dici, Clodine! Anch’io ho insegnato per anni in un liceo; una delle esperienze più belle (fra qualche delusione e fallimento, devo confessarlo …) è stata quella di incontrare dopo parecchi anni un mio studente che diceva di avere imparato ad amare la letteratura grazie alle mie lezioni, che ho sempre avvertito come inadeguate…
    Una frase di questo genere compensa tante amarezze.

    22 Giugno, 2011 - 18:49
  21. Clodine

    La poesia di Ungaretti -così come tutte le cosiddette “ermetiche”- sono di una genialità straordinaria. E’ la pura sintesi, è il frutto di un percorso che sottende ad un lavoro di smeriglio, di pulitura dal punto di vista della sintassi unico nel suo genere. E’ la parola, il concetto ridotto all’essenziale… si toglie il grezzo perché emerga il diamante….veramente eccezionale. Un po’ come accadde per l’arte, con Matisse ed altri avanguardisti..

    22 Giugno, 2011 - 18:58
  22. Gioab

    “come possono gli insegnanti, anche i più volenterosi e scrupolosi, svolgere per intero i programmi se molti (troppi) giorni di lezione vengono persi perché gli alunni non entrano in classe perché protestano per un motivo o per l’altro?”

    Perché gli insegnanti sono pavidi gli alunni sono ribelli.
    E sono pavidi perché continuano a volere che gli alunni imparino e ripetano a memoria una serie di nozioni che chi ha scritto le ha imparate a memoria da qualcuno prima di lui, senza metterci nulla del suo o mettendoci ciò che politicamente faceva comodo. In fondo come fanno i giornalisti.
    Il compito dell’insegnante è quello di aiutare gli alunni ad usare il proprio cervello non riempiendolo di ciò che essi insegnanti desiderano o ritengono conforme al programma.
    Ogni allievo deve imparare ad esprimere concetti suoi, elaborati personali, idee proprie. Come il bel film Monna Lia smile insegna.

    22 Giugno, 2011 - 19:03
  23. Clodine

    Anch’io caro raffaele, come te , mi sono sentita inadeguata,sempre. Ho stimato gli altri di gran lunga superiori alle mie capacità. Ma come tu fai notare: che meraviglia quando mi capita di incontrarli, questi studenti che ho seguito con tanto amore: alcuni laureati, che si sono appassionati allo studio…altri non erano portati, però non importa, sono brave persone, operai onesti . E tutti ricordano le nostre lezioni con piacere…

    22 Giugno, 2011 - 19:16
  24. Marilisa

    Grazie , Fiorenza, per i video segnalati. Molto interessanti. Il primo, sulla poesia “che porta in sé un segreto”, giustifica l’ermetismo avviato proprio da Ungaretti. Poesia “chiusa”, chiarissima nei concetti solo per il poeta, che la propone agli altri in versi “strani”, particolari, spesso brevissimi, che poggiano sul valore assoluto delle parole accostate fra loro anche senza punteggiatura, per suggerire un intero concetto perfettamente chiaro al poeta; misterioso o intuìto, in tutto o in parte, dal lettore o ascoltatore (nel caso della suggestiva interpretazione dello stesso Ungaretti).
    Da tenere presente che il poeta non aderì sempre alla corrente poetica da lui stesso “fondata”. Basti pensare alla poesia “La madre”( da “Sentimento del tempo” ) nota a tutti,credo, e non ermetica.

    22 Giugno, 2011 - 19:24
  25. Marilisa

    Non vorrei deludere raffaele.savigni, ma è sempre così. Gli ex alunni proprio perché ex e lontani (finalmente per loro) dalla scuola, quando ritrovano i loro insegnanti, anche quelli una volta contestati, sono gentili e deferenti, e fanno credere che tu, genericamente parlando, sei stato il migliore; e baci e abbracci. Peccato che una volta la pensassero diversamente, non tutti certo. La giusta severità di un insegnante non da tutti è apprezzata e spesso mette in ombra la competenza e la bravura professionale. Constatazione personale.
    Del resto,pensiamoci: abbiamo, noi tutti, un bel ricordo di tutti gli insegnanti avuti? Io francamente solo di alcuni, ma non mi sognerei mai di non salutare e di non far credere a tutti che li ho apprezzati, anche senza sdilinquirmi in vanterie.
    Io, per carattere, non sono portata ad illudermi neanche un po’.

    22 Giugno, 2011 - 20:00
  26. fiorenza

    “Ho tanto amato i compiti in classe di italiano quando ne fu il tempo”.
    Anch’io, tanto tantissimo. Uniche ore di pace, per me, che la scuola la odiavo. Due ore di meraviglioso silenzio. Somma gioia al tema dell’esame di maturità, quando le ore meravigliose diventarono sei.

    22 Giugno, 2011 - 20:45
  27. fiorenza

    Di Ungaretti amo molto alcuni versi dal “Dolore”, dedicati al piccolo figlio perduto. C’è, lì, quel paragonare una creatura umana a un uccello che, ormai lo sapete, mi è caro. In quei versi compare, prima, un grande albero che si sporge sull’oceano: un’araucaria. E su quella si arrampicava il suo bambino. E il poeta lo vedeva lassù, “fiorrancino lieve”: è un uccello minuscolo, il fiorrancino, piccolissimo e colorato. Questi sono i versi che amo:
    “Di ramo in ramo fiorrancino lieve,
    Ebbri di meraviglia gli avidi occhi
    Ne conquistavi la screziata cima,
    Temerario, musico bimbo,
    Solo per rivedere all’imo lucido
    D’un fondo e quieto baratro di mare
    Favolose testuggini
    Ridestarsi tra le alghe.”

    22 Giugno, 2011 - 21:04
  28. fiorenza
    22 Giugno, 2011 - 21:07
  29. fiorenza

    Era bello quel silenzio nelle ore del tema, bellissimo perché gli odiati professori tacevano ed io potevo fare quello che mi pareva: scrivere, ma anche, sotto il banco, rileggere i miei libri di poesia.

    22 Giugno, 2011 - 21:10
  30. Marco

    Mi sembra che la signora fiorenza non la racconti giusta…
    Se durante le ore del compito in classe la fiorenza leggeva poesie come portava a termine la stesura del tema?

    Signora fiorenza, è o non è professoressa?

    22 Giugno, 2011 - 21:16
  31. fiorenza

    Marco, la stesura del tema mi occupava per una mezz’ora. Poi leggevo, pensavo, mangiavo qualche caramella. Alla fine ricopiavo il tema “in bella copia”.
    Marco mi dispiace deluderti: sono psicoterapeuta.

    22 Giugno, 2011 - 21:38
  32. Marco

    Non mi delude, anzi.
    Mi potrebbe aiutare. Io avrei bisogno di un controllo…

    22 Giugno, 2011 - 21:46
  33. fiorenza

    Io non “controllo”.

    22 Giugno, 2011 - 21:47
  34. fiorenza

    Buonanotte, con altri due versi della poesia di Ungaretti che citavo prima:
    Alzavi le braccia come ali
    E ridavi nascita al vento

    22 Giugno, 2011 - 21:51
  35. Marco

    Scusi, è vero: lei non controlla, cura.
    Però prima bisogna sapere se c’è qualcosa da curare.

    Buonanotte.

    22 Giugno, 2011 - 21:55
  36. Marilisa

    All’esame di maturità, cara Fiorenza, quelle che tu definisci le “meravigliose ore” del compito di maturità, per me divennero un autentico incubo negli ultimi quindici minuti delle sei ore, quando il prof. commissario ci avvertì( e meno male che lo fece) che stava per scadere il tempo a disposizione, mentre per me che avevo l’orologio fermo (e non me n’ero accorta) mancava più di un’ora. Ebbi appena il tempo di copiare, a marce forzate, in bella ciò che avevo scritto nella brutta ( davvero brutta e quasi illeggibile); fui l’ultima a consegnare e uscii convintissima di avere combinato un disastro.
    Meno male che non fu così. È un ricordo indelebile.

    22 Giugno, 2011 - 22:23
  37. fiorenza

    Macché, Marco (questa volta ti deludo davvero): nemmeno “curo”. Penso, come dice Ungaretti a Pasolini in questa intervista -assolutamente da non perdere- che “tutti gli uomini sono, a loro modo, anormali” (e che il più anormale di tutti -cioè il mio modello ideale- è il poeta):
    http://www.youtube.com/watch?v=6EerTTC-YO8&feature=related

    23 Giugno, 2011 - 7:50
  38. nico

    “Ora sono vecchio e non rispetto più che le leggi della vecchiaia che purtroppo sono le leggi della morte”

    E’ proprio vero, la poesia è frutto della passione,
    la passione è strada dischiusa sulla morte,
    il poeta trasfigura in nuce la propria passione e apre squarci di vita nuova.

    Una Pasqua anonima…

    23 Giugno, 2011 - 9:08
  39. fiorenza

    Anormale (cioè “pasquale”) amica Nico…

    23 Giugno, 2011 - 9:30
  40. nico

    Anormale amica Fiorenza…

    23 Giugno, 2011 - 9:37
  41. Gioab

    @ Mabuhay – con le scuse per l’OT a tutti.

    Devo porgerle le mie scuse e fare un rettifica, perché nel mio commento di ieri @ 16.27 ho scritto una inesattezza che devo correggere, rispetto all’attesa dell’anno sabatico. Ho scritto erroneamente 6999 anni mentre avrei dovuto scrivere 6036. Devo essermi sbagliato nell’accavallamento dei pensieri e ho fatto un errore. La invito a non tenerne conto.

    Per maggiore chiarezza le elenco la specifica in modo che possa fare le sue ricerche se lo desidera.
    Avvenimento Data Tempo intercorso
    Dalla creazione di Adamo 4026 a.E.V.
    All’inizio del Diluvio 2370 a.E.V. 1.656 anni
    Alla convalida del patto abraamico 1943 a.E.V. 427 anni
    All’esodo dall’Egitto 1513 a.E.V. 430 anni
    All’inizio della costruzione del tempio 1034 a.E.V. 479 anni
    Alla divisione del regno 997 a.E.V. 37 anni
    Alla desolazione di Giuda 607 a.E.V. 390 anni
    Al ritorno degli ebrei dall’esilio 537 a.E.V. 70 anni
    Alla riedificazione di Gerusalemme 455 a.E.V. 82 anni
    Al battesimo di Gesù 29 E.V. 483 anni
    Ai nostri giorni 2011 E.V. 1.982 anni
    Periodo complessivo dalla creazione di Adamo al 2011 E.V. 6.036 anni

    Gli storici moderni non sono in grado di stabilire una data sicura per l’inizio del “periodo storico” del genere umano. Sia che ricorrano alla storia dell’Assiria, di Babilonia o dell’Egitto, la cronologia diventa sempre più incerta e frammentaria man mano che essi risalgono il II millennio a.E.V., e nel III millennio a.E.V. si trovano nella confusione e nell’oscurità. La Bibbia invece fornisce una storia coerente che consente di risalire in maniera metodica fino all’inizio della storia umana, con un calcolo facilitato dai riferimenti biblici a certi estesi periodi di tempo, come il periodo di 479 anni interi dall’Esodo all’inizio della costruzione del tempio durante il regno di Salomone. — 1Re 6:1.
    Per eseguire questo calcolo secondo il sistema del nostro calendario è necessario avere un punto fisso o data fondamentale da cui cominciare, cioè una data storica ben attestata che corrisponda a un particolare avvenimento menzionato nella Bibbia. Da questa data fondamentale possiamo contare in avanti o indietro per stabilire la data di molti avvenimenti descritti nella Bibbia.
    Una data del genere, che concorda sia con la storia biblica che con quella secolare, è il 29 E.V., i cui primi mesi sono inclusi nel 15° anno di Tiberio Cesare, nominato imperatore dal Senato romano il 15 settembre del 14 E.V. (calendario gregoriano). Nel 29 E.V. Giovanni il Battezzatore cominciò a predicare e, forse sei mesi più tardi, battezzò Gesù. — Lu 3:1-3, 21, 23; 1:36.
    Un’altra data che si può considerare fondamentale è quella del 539 a.E.V., che secondo varie fonti storiche fu l’anno della conquista di Babilonia da parte di Ciro il Persiano. (Tra le fonti secolari che fanno riferimento al regno di Ciro ci sono Diodoro Siculo, Sesto Giulio Africano, Eusebio e Tolomeo, oltre alle tavolette babilonesi). Il decreto che liberava gli ebrei dall’esilio fu emanato nel primo anno di Ciro. Molto probabilmente il decreto fu emanato nell’inverno del 538 o verso la primavera del 537 a.E.V. Questo avrebbe dato agli ebrei il tempo di fare i preparativi necessari, compiere il viaggio di quattro mesi fino a Gerusalemme e arrivare lì verso il settimo mese (tishri, cioè verso il 1° ottobre) del 537 a.E.V. — Esd 1:1-11; 2:64-70; 3:1.

    Sulla base di queste date fondamentali si possono datare moltissimi avvenimenti biblici.

    23 Giugno, 2011 - 10:40
  42. Gioab

    Caro Luigi, rimanendo sempre fuori tema, e spero vorrai perdonare, ma per chiarirmi un dubbio che mi frulla da questa mattina, così chiedo consiglio alla tua saggezza, dato che hai suggerito di votare 4 si o 2 si e 2 no, ragionando tra me e me, mi chiedevo: se la legge deve essere uguale per tutti, come mai i padri costituenti, stilando la Costituzione ci hanno infilato anche “l’autorizzazione a procedere ?” Era una protezione per i parlamentari che erano protetti dalle incursioni della magistratura. Ma in quel caso, la legge era ancora uguale per tutti ? O diventava meno uguale offrendo a quelli uno scudo che gli altri non hanno ?

    Allora se la legge deve essere uguale per tutti, mica dice che ci deve essere l’obbligo di processo immediato ma si può essere processati anche fra un mese o fra un anno senza diventare meno uguale degli altri specialmente se la carica lo richiede e non c’è possibilità di fuga essendo costantemente sorvegliato dalla polizia e sicurezza. Ti pare ?

    L’importante che il processo si faccia, hai sentito di quel caso del processo fatto dopo 20 anni ? Mi pare che fosse notizia di ieri ….

    Non ti pare quindi che era sbagliato prima, quando la Costituzione rendeva i parlamentari meno uguali degli altri ? E perché non hanno protestato allora e lo fanno solo oggi ? Tu che dici non ci vedi un po’ di manipolazione in questa faccenda ?
    Io credo che l’ipocrisia sia una brutta bestia, ma l’ignoranza è anche peggio, tu che ne dici ?

    23 Giugno, 2011 - 10:56
  43. fiorenza

    Caro Mabu, cari amici, per noi anormali è una grande festa, oggi, Giovedì…

    23 Giugno, 2011 - 11:49
  44. nico

    Poveri studenti?
    Poveri noi! Di Rienzo ha oggi più visibilità di Ungaretti, quindi poveri noi!

    Piccola consolazione: con la sua supponenza lui, uomo del nostro tempo, sarà famoso per 15 minuti.
    Ungaretti un po’ di più.

    23 Giugno, 2011 - 12:01
  45. discepolo

    Mio figlio maggiore ieri ha fatto il tema e oggi la prova di matematica, al liceo scientifico Leonardo da vinci. Vi chiedo un apreghiera particolare per lui e per tutti gli studenti impegnati nelle prove. Che lo spirito gli illumini.. (che la forza sia con te.. gli ho detto scherzando stamattina) da quanto ho letto sul Web pare che la prova di matematica sia stata difficilissima!!!
    Brrrr… mio figlio ieri ha fatto il tema sui giovani e la politica.. la poesia di ungaretti non l’ha fatta nessuno dei suoi compagni.. perchè troppo difficile
    e perchè Ungaretti non l’hanno studiato !!!
    Quasi tutti hanno fatto il tema sul cibo “noi siamo ciò che mangiamo” ma mio figlio mi ha detto “fare un tema sul cibo in sei ore passate senza mangiare , non mi piaceva” , come dargli torto???
    Oggi prova di matematica sigh… stasera per chi abita a Milano al
    Santuario di s. maria dei Miracoli presso S. Celso c’è la Messa solenne del Corpus domini col cardinale Tettamanzi e poi la processione …
    pregate per tutti i maturandi !!!!
    MC

    23 Giugno, 2011 - 12:15
  46. Gioab

    “la poesia di ungaretti non l’ha fatta nessuno dei suoi compagni.. perchè troppo difficile e perchè Ungaretti non l’hanno studiato !!!”

    Vedi come la verità non affonda mai. Anche i giovai hanno realizzato che Ungaretti fa pena.

    Però se non hanno studiato dubito che le preghiere possano fare il miracolo ! Sarebbe una truffa nei confronti di quelli che hanno studiato. ( Una raccomandazione diciamo. Duro a morire il vizio eh ? )

    23 Giugno, 2011 - 17:09
  47. Marilisa

    Al prof. De Rienzo la poesia di Ungaretti non è piaciuta. Osservo che i giudizi sono soggettivi, e ogni opinione è legittima.
    Dice De Rienzo: poveri studenti! Ma gli studenti, quasi tutti, il tema su Ungaretti non l’hanno scelto, come era prevedibile, non conoscendo l’argomento. Mi chiedo: quelli che sono chiamati a formulare le tracce, vivono in questa realtà o in quella di anni lontani quando la “loro” scuola era diversa? O si appellano al fatto che, comunque, certi argomenti si dovrebbero conoscere?
    Quale buon senso!

    23 Giugno, 2011 - 22:04
  48. Gioab

    In parte è coinvolta la questione di non voler apparire diversi. Deve essere un retaggio dell’inquisizione. Ho postato un commento sull’origine sul blog di Tornielli quando per evitare di essere coinvolti , accusati, senza nessuna ragione o prova, e finire al rogo, ciascuno si faceva i fatti propri ed era pronto a denunciare chiunque rinunciando alla verità, pur di accontentare l’autorità ecclesiastica, sostenendone tutte i desideri e le decisioni calate dall’alto. Così se la chiesa diceva che esisteva la trinità tutti erano disposti a dire che ci credevano e che era vero. Era il regno del terrore e dell’imposizione che impediva pure di pensare.

    Così rimane che anche oggi le voci dissenzienti sono acclamate come “eretiche” che in fondo è un complimento essendo l’eretico “colui che sceglie” e dimostra di essere degno del regalo dell’intelligenza, e figlio della Ragione.
    Perché mai la ragione (il più grande regalo) che lo differenzia dal resto della Creazione dovrebbe sollazzarsi di misteri “ermetici” incomprensibili alla ragione ? Non potrebbe ! E se non lo può fare perché mai il Fattore dell’uomo avrebbe dovuto dargli dei misteri ermetici che non può comprendere sapendo che non sono nella sua capacità ? Lo sta mica prendendo in giro dal momento che ha anche mandato Qualcuno a spiegarLo ? Facendo ricordare che :”ho ancora molte cose da dirvi ma non siete in grado di ritenerle” ( Giov. 16.12) e lo ha spiegato sin dall’inizio ? “se ne mangerai morirai”

    Perché dovrebbe essere un mistero se è scritto che “la morte è un sonno” dal quale ci si risveglia e se ha detto che la “risurrezione avviene sulla terra, e che il paradiso è un giardino, quale dovrà l’uomo farlo ritornare ? Non mi pare che ci sia alcun mistero. Al contrario una spiegazione chiara e semplice.

    Ma è la storia dell’inganno;la distorsione della verità che è sotto gli occhi di tutti e che molti non hanno voluto e continuano far finta di non vedere o di non sapere per non finire al rogo, oggi al rogo della critica e del dileggio, al rogo del diverso una volta chiamato “marranos” solo perché ebreo o “moros” perché mussulmano.

    Il Tema di Ungaretti non l’hanno scelto perché “poeta dell’ermetismo” dove ad ogni pensiero non spiegato, ciascuno può dare una sua interpretazione e valutazione, ma se per tradizione qualcuno osa presentare un pensiero diverso da quello comunemente accettato per tradizione, viene tacciato di ignoranza, perché la scuola e la società italiana non conoscono il rispetto dell’altro, ma solo dei potenti. Si nota in ogni dove, dove nessuno è disposto ad autodisciplinarsi in favore dell’altro,e capire le ragioni dell’altro perché vige il principio del “prima io” in una società gerontocratica che vive con gli occhi rivolti indietro al passato; anziché capire che gli occhi stanno davanti per vedere davanti , il nuovo non il vecchio.
    Quel vecchio che può anche essere il più impossibile, falso e truccato, ma che tutti sono pronti ad incensare pur di “stare insieme” perché l’insieme non fa risaltare la specificità, l’insieme è un informe e vago non distinguibile. In una società di incapaci che si sostengono amichevolmente e si soprassiede per amicizia, si sta meglio insieme per non essere notati , dato che non sono capaci di far risaltare e rivendicare la propria specificità, di essere “l’eretico” che sceglie. Così si vestono tutti uguali, parlano tutti uguali, agiscono tutti nello stesso modo, suonano la stessa musica, dicono le stesse preghiere.

    E’ la società che non sceglie Ungaretti perché non ha voglia di mettersi a contestare o combattere per le proprie idee è più facile acocntentare la prof.magari toccandole le mutande ( e lei naturalmente non disdegna). E’ la nostra attuale società, quella della ricerca del consenso più facile, che ricerca la “dignità perduta,” dei referendum “vinti” ma che fanno aumentare il prezzo che eleggono chiacchieroni incapaci, è la società che sa che anche quando avrà il diploma, magari ottenuto “captatio benevolezie” , non gli servirà a nulla perché la vita comincerà dopo e saranno tutti ugualmente incapaci e impreparati ad affrontarla.
    Hanno sperato che fosse quel pezzo di carta a certificare la maturità, ma in cuor loro già sanno che così non è perché dovranno ricominciare ad imparare come sopravvivere in mezzo a chi se non hai il “santo in paradiso” non ti guarderà anche se ne avessi 10 di lauree vere o false dove difficilmente riuscirai a fare cose diverse dal cameriere o l’idraulico o il passacarte a vita nello studio di qualche “boiardo di stato”.

    Perché dunque affaticarsi con le frustrazione di un maniaco ermetico come Ungaretti che sognava solo le cosce ? e gli dispiaceva di non poterci rimanere in mezzo ? avendone un appetito maligno che è per lui solo garanzia della specie ? sapendo che anche i conigli garantiscono la sopravvivenza della specie ma non sono maligni ?

    24 Giugno, 2011 - 11:09

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