Lettera del Papa alla bambina Paolina

“Carissima Paolina, le tue foto sono sulla mia scrivania”: così scriveva il Papa il 22 settembre scorso a una bambina di dieci anni di Massafra, Taranto, molto malata, che poi sarebbe morta il 22 novembre. Nel primo commento la lettera di Francesco, pubblicata da “Il mio Papa” del 14 dicembre, che è utile per cercare le parole e i sentimenti con i quali entrare in contatto con chi, intorno a noi, è nella grande prova.

27 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Carissima Paolina, le tue foto sono sulla mia scrivania, perché nel tuo sguardo veramente speciale io vedo la luce della bontà e dell’innocenza. Grazie per avermele inviate! Leggi questa lettera insieme alla tua mamma ed il bacio che ora ti darà sarà il bacio del Papa.
    Unisco le mie mani alle tue e a quelle di tutti coloro che stanno pregando per te. Così facciamo una catena lunga che, sono sicuro, arriverà fino al Cielo. Però ricordati che il primo anello di questa catena sei tu, perché hai Gesù nel tuo cuore! Ricordalo! Perciò parla con Lui, parla di te a Lui, ma parla anche della mamma e del papà che hanno tanto bisogno di essere aiutati e confortati davanti ai passi così difficili che affrontano. Sarai certamente bravissima a suggerire a Gesù cosa fare per loro!
    Ricordati, per favore, di dirGli cosa deve fare anche per me, mentre io Gli ricorderò cosa deve fare per te.
    Ti abbraccio forte forte e ti benedico con tutto il cuore, insieme ai tuoi genitori ed ai tuoi cari. Francesco

    4 Gennaio, 2017 - 9:44
  2. Luigi Accattoli

    Rachele piange. All’udienza generale di questa mattina Francesco ha detto parole che mi paiono di aiuto a intendere il pianto delle madri e ogni pianto per il dolore innocente. Commentava Geremia 31: “Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più». Qui si può leggere l’intera catechesi: http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2017/01/04/0005/00009.html
    Nei commenti che seguono, riporto alcuni brani che bene si legano al tema di questo post.

    4 Gennaio, 2017 - 13:25
  3. Luigi Accattoli

    Perchè non sono più. In questi versetti, Geremia presenta questa donna del suo popolo, la grande matriarca della sua tribù, in una realtà di dolore e pianto, ma insieme con una prospettiva di vita impensata. Rachele […] è rappresentata dal profeta come viva a Rama, lì dove si radunavano i deportati, piange per i figli che in un certo senso sono morti andando in esilio; figli che, come lei stessa dice, “non sono più”, sono scomparsi per sempre. E per questo Rachele non vuole essere consolata. Questo rifiuto esprime la profondità del suo dolore e l’amarezza del suo pianto. Davanti alla tragedia della perdita dei figli, una madre non può accettare parole o gesti di consolazione, che sono sempre inadeguati, mai capaci di lenire il dolore di una ferita che non può e non vuole essere rimarginata. Un dolore proporzionale all’amore.

    4 Gennaio, 2017 - 13:28
  4. Luigi Accattoli

    Meglio il silenzio. Ogni madre sa tutto questo; e sono tante, anche oggi, le madri che piangono, che non si rassegnano alla perdita di un figlio, inconsolabili davanti a una morte impossibile da accettare. Rachele racchiude in sé il dolore di tutte le madri del mondo, di ogni tempo, e le lacrime di ogni essere umano che piange perdite irreparabili. Questo rifiuto di Rachele che non vuole essere consolata ci insegna anche quanta delicatezza ci viene chiesta davanti al dolore altrui. Per parlare di speranza a chi è disperato, bisogna condividere la sua disperazione; per asciugare una lacrima dal volto di chi soffre, bisogna unire al suo il nostro pianto. Solo così le nostre parole possono essere realmente capaci di dare un po’ di speranza. E se non posso dire parole così, con il pianto, con il dolore, meglio il silenzio; la carezza, il gesto e niente parole.

    4 Gennaio, 2017 - 13:29
  5. Luigi Accattoli

    Entrato nel dolore degli uomini. Le lacrime hanno generato speranza. E questo non è facile da capire, ma è vero. Tante volte, nella nostra vita, le lacrime seminano speranza, sono semi di speranza. Come sappiamo, questo testo di Geremia è poi ripreso dall’evangelista Matteo e applicato alla strage degli innocenti (cfr 2,16-18). Un testo che ci mette di fronte alla tragedia dell’uccisione di esseri umani indifesi, all’orrore del potere che disprezza e sopprime la vita. I bambini di Betlemme morirono a causa di Gesù. E Lui, Agnello innocente, sarebbe poi morto, a sua volta, per tutti noi. Il Figlio di Dio è entrato nel dolore degli uomini. Non bisogna dimenticare questo.

    4 Gennaio, 2017 - 13:31
  6. Luigi Accattoli

    Guarda il crocifisso. Quando qualcuno si rivolge a me e mi fa domande difficili, per esempio: “Mi dica, Padre: perché soffrono i bambini?”, davvero, io non so cosa rispondere. Soltanto dico: “Guarda il Crocifisso: Dio ci ha dato il suo Figlio, Lui ha sofferto, e forse lì troverai una risposta”. Ma risposte di qua [indica la testa] non ci sono. Soltanto guardando l’amore di Dio che dà suo Figlio che offre la sua vita per noi, può indicare qualche strada di consolazione. E per questo diciamo che il Figlio di Dio è entrato nel dolore degli uomini; ha condiviso ed ha accolto la morte; la sua Parola è definitivamente parola di consolazione, perché nasce dal pianto.

    4 Gennaio, 2017 - 13:32
  7. maria cristina venturi

    Guarda il Crocifisso: Dio ci ha dato il suo Figlio, Lui ha sofferto, e forse lì troverai una risposta”.
    certo troverai una risposta. il crocifisso è Risorto!
    perchè il papa non parla mai della Resurrezione di Cristo??
    se cristo non fosse risorto la nostra fede sarebbe vana e noi saremmo i più disgraziati degli uomini ( San Paolo)
    SE cristo non fosse risorto, la Crocifissione cioè la sofferenza del giusto sarebbe fine a se’ stessa.
    cioe’ il giusto soffre perchè soffre. che risposta è mai questa?
    ma la resurrezione è la risposta. il giusto , l’innocente soffre , SEMBRA sconfitto, ma poi alla fine vince, perchè risorge!
    e come Cristo primizia dei risorti, anche noi risorgeremo , col nostro corpo mortale! Credo la Resurrezione dei morti e la vita nel mondo che verrà Amen
    perchè il papa non cita mai quete parole del Credo?
    se ci si ferma alla Crocifissione senza citare e porre in risalto la Resurrezione siamo nel patetico-sentimental-doloristico.
    Cristo è risorto! Noi risorgeremo ! Sursum corda! Niente piagnistei e lasciarsi andare alla sofferenza fine a se’ stessa!

    4 Gennaio, 2017 - 14:02
  8. maria cristina venturi

    inutile ricordare che Rachele venne PRIMA di Cristo e della sua resurrezione. quindi LEI piangeva a ragione perchè non aveva ancora la “buona novella” , la buona notizia della vittoria sulla morte. Una volta morti ,gli ebrei dell’Antico testamento erano morti, nello Sheol, una specie di Ade ebraica.
    ma noi viviamo DOPO Cristo e dopo la sua resurrezione, il nostro punto di vista non è quello di Rachele!
    non a caso la Resurrezione nelle Icone biizantine viene spesso raffigurata con Cristo che scende nello Sheol , rompe le porte degli inferi, scardina tutto e tira via con dinamis (potenza) le anime di Adamo ed Eva, mentre la Morte , sconfitta, giace in un angolo.
    il nostro punto di vista è’ quello di Maria. vedere il proprio figlio morire non è l’ULTIMA esperienza, l’ultima è vederlo risorgere!
    Ma viene il dubbio che ormai molti teologi e vescovi e cardinali , e fedeli alla resurrezione di Cristo ( reale non metaforica) e alla nostra resurrezione dai morti ( reale non metaforica) non ci credano più!
    e se non credi più alla resurrezione che speranza puoi dare a chi vede morire i propri figli?? solo parole retoriche senza la dinamis ( la potenza) di Cristo trionfatore della morte.

    4 Gennaio, 2017 - 14:11
  9. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina Venturi 1. “Perchè il papa non parla mai della Resurrezione di Cristo?” – Ne parla sempre. Ti porterò un’infinità di testi. Ecco il primo:

    E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione. 24.03.2013

    4 Gennaio, 2017 - 14:51
  10. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina Venturi 2. Continuiamo questa Via Crucis nella vita di tutti i giorni. Camminiamo insieme sulla via della Croce, camminiamo portando nel cuore questa Parola di amore e di perdono. Camminiamo aspettando la Risurrezione di Gesù, che ci ama tanto. 29.03.2013

    4 Gennaio, 2017 - 14:57
  11. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina Venturi 3. C’è un ultimo semplice elemento che vorrei sottolineare nel Vangelo di questa luminosa Veglia Pasquale. Le donne si incontrano con la novità di Dio: Gesù è risorto, è il Vivente! Ma di fronte alla tomba vuota e ai due uomini in abito sfolgorante, la loro prima reazione è di timore: «tenevano il volto chinato a terra» – nota san Luca -, non avevano il coraggio neppure di guardare. Ma quando ascoltano l’annuncio della Risurrezione, l’accolgono con fede. E i due uomini in abito sfolgorante introducono un verbo fondamentale: ricordate. «Ricordatevi come vi parlò, quando era ancora in Galilea… Ed esse si ricordarono delle sue parole» (Lc 24,6.8). Questo è l’invito a fare memoria dell’incontro con Gesù, delle sue parole, dei suoi gesti, della sua vita; ed è proprio questo ricordare con amore l’esperienza con il Maestro che conduce le donne a superare ogni timore e a portare l’annuncio della Risurrezione agli Apostoli e a tutti gli altri (cfr Lc 24,9) […]. In questa Notte di luce, invocando l’intercessione della Vergine Maria, che custodiva ogni avvenimento nel suo cuore (cfr Lc2,19.51), chiediamo che il Signore ci renda partecipi della sua Risurrezione […] e ci insegni, cari fratelli e sorelle, ogni giorno a non cercare tra i morti Colui che è vivo. Amen. 30.03.2013

    4 Gennaio, 2017 - 15:00
  12. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina Venturi 4. Cari fratelli e sorelle, Cristo è morto e risorto una volta per sempre e per tutti, ma la forza della Risurrezione, questo passaggio dalla schiavitù del male alla libertà del bene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno […]. Allora, ecco l’invito che rivolgo a tutti: accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! 31.03.231

    4 Gennaio, 2017 - 16:15
  13. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina Ventutri 5. Vi ringrazio di essere venuti anche oggi numerosi, per condividere la gioia della Pasqua, mistero centrale della nostra fede. Che la forza della Risurrezione di Cristo possa raggiungere ogni persona – specialmente chi soffre – e tutte le situazioni più bisognose di fiducia e di speranza. Cristo ha vinto il male in modo pieno e definitivo, ma spetta a noi, agli uomini di ogni tempo, accogliere questa vittoria nella nostra vita […]; se io mi lascio raggiungere dalla grazia di Cristo risorto, se le permetto di cambiarmi in quel mio aspetto che non è buono, che può far male a me e agli altri, io permetto alla vittoria di Cristo di affermarsi nella mia vita, di allargare la sua azione benefica. Questo è il potere della grazia! Senza la grazia non possiamo nulla […]. Preghiamo insieme, nel nome del Signore morto e risorto, e per intercessione di Maria Santissima, perché il Mistero pasquale possa operare profondamente in noi e in questo nostro tempo, perché l’odio lasci il posto all’amore, la menzogna alla verità, la vendetta al perdono, la tristezza alla gioia. 01.04.2013

    4 Gennaio, 2017 - 16:25
  14. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina Venturi 6. Nel Credo ripetiamo questa espressione: «Il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture». E’ proprio l’evento che stiamo celebrando: la Risurrezione di Gesù, centro del messaggio cristiano, risuonato fin dagli inizi e trasmesso perché giunga fino a noi. San Paolo scrive ai cristiani di Corinto: «A voi… ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto; cioè che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture, e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1Cor 15,3-5). Questa breve confessione di fede annuncia proprio il Mistero Pasquale, con le prime apparizioni del Risorto a Pietro e ai Dodici: la Morte e la Risurrezione di Gesù sono proprio il cuore della nostra speranza. Senza questa fede nella morte e nella risurrezione di Gesù la nostra speranza sarà debole, ma non sarà neppure speranza, e proprio la morte e la risurrezione di Gesù sono il cuore della nostra speranza. L’Apostolo afferma: «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati» (v. 17). Purtroppo, spesso si è cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Gesù, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. Un po’ quella fede “all’acqua di rose”, come diciamo noi; non è la fede forte. E questo per superficialità, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono più importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita. Ma è proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza più grande, perché apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicità piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti […]. La Risurrezione di Cristo illumina con una luce nuova queste realtà quotidiane. La Risurrezione di Cristo è la nostra forza! Ma come ci è stata trasmessa la verità di fede della Risurrezione di Cristo? Ci sono due tipi di testimonianze nel Nuovo Testamento: alcune sono nella forma di professione di fede, cioè di formule sintetiche che indicano il centro della fede; altre invece sono nella forma di racconto dell’evento della Risurrezione e dei fatti legati ad esso. La prima: la forma della professione di fede, ad esempio, è quella che abbiamo appena ascoltato, oppure quella della Lettera ai Romani in cui san Paolo scrive: «Se con la tua bocca proclamerai: “Gesù è il Signore!”, e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo» (10,9). Fin dai primi passi della Chiesa è ben salda e chiara la fede nel Mistero di Morte e Risurrezione di Gesù. Oggi, però, vorrei soffermarmi sulla seconda, sulle testimonianze nella forma di racconto, che troviamo nei Vangeli […]. La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. E’ proprio la nostra testimonianza […]. Qui possiamo cogliere un elemento a favore della storicità della Risurrezione: se fosse un fatto inventato, nel contesto di quel tempo non sarebbe stato legato alla testimonianza delle donne. Gli evangelisti invece narrano semplicemente ciò che è avvenuto: sono le donne le prime testimoni […]. l’incontro con il Risorto trasforma, dà una nuova forza alla fede, un fondamento incrollabile. Anche per noi ci sono tanti segni in cui il Risorto si fa riconoscere: la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, gli altri Sacramenti, la carità, quei gesti di amore che portano un raggio del Risorto. Lasciamoci illuminare dalla Risurrezione di Cristo, lasciamoci trasformare dalla sua forza, perché anche attraverso di noi nel mondo i segni di morte lascino il posto ai segni di vita. 03.04.2013

    4 Gennaio, 2017 - 16:39
  15. Andrea Salvi

    Ho letto varie accuse al papa, ma questa che non crederebbe alla Resurrezione è una enormità talmente inverosimile che non troverebbe posto nemmeno in un libro di Dan Brown. Ma come è possibile cercare di delegittimare il papa in questo modo? Non pensavo si potesse giungere a tanto!

    4 Gennaio, 2017 - 16:44
  16. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina Venturi 7. Il Vangelo di Giovanni ci riferisce che Gesù apparve due volte agli Apostoli chiusi nel Cenacolo: la prima, la sera stessa della Risurrezione, e quella volta non c’era Tommaso, il quale disse: se io non vedo e non tocco, non credo. La seconda volta, otto giorni dopo, c’era anche Tommaso. E Gesù si rivolse proprio a lui, lo invitò a guardare le ferite, a toccarle; e Tommaso esclamò: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). Gesù allora disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (v. 29). E chi erano questi che avevano creduto senza vedere? Altri discepoli, altri uomini e donne di Gerusalemme che, pur non avendo incontrato Gesù risorto, credettero sulla testimonianza degli Apostoli e delle donne. Questa è una parola molto importante sulla fede, possiamo chiamarla la beatitudine della fede. Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto: questa è la beatitudine della fede! […] La Chiesa è mandata da Cristo risorto a trasmettere agli uomini la remissione dei peccati, e così far crescere il Regno dell’amore, seminare la pace nei cuori, perché si affermi anche nelle relazioni, nelle società, nelle istituzioni. E lo Spirito di Cristo Risorto scaccia la paura dal cuore degli Apostoli e li spinge ad uscire dal Cenacolo per portare il Vangelo. Abbiamo anche noi più coraggio di testimoniare la fede nel Cristo Risorto! Non dobbiamo avere paura di essere cristiani e di vivere da cristiani! Noi dobbiamo avere questo coraggio, di andare e annunciare Cristo Risorto. 07.04.2013

    4 Gennaio, 2017 - 16:45
  17. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina Venturi 8. Vi ringrazio tanto per la vostra compagnia nella Messa di oggi. Vi chiedo di pregare per me, ne ho bisogno. E andiamo avanti tutti insieme, il popolo e il Vescovo, tutti insieme; avanti sempre con la gioia della Risurrezione di Gesù; Lui sempre è al nostro fianco. 07.04.2013

    4 Gennaio, 2017 - 16:49
  18. Luigi Accattoli

    A Maria Cristina Venturi 9. Nella scorsa Catechesi ci siamo soffermati sull’evento della Risurrezione di Gesù, in cui le donne hanno avuto un ruolo particolare. Oggi vorrei riflettere sulla sua portata salvifica. Che cosa significa per la nostra vita la Risurrezione? E perché senza di essa è vana la nostra fede? La nostra fede si fonda sulla Morte e Risurrezione di Cristo, proprio come una casa poggia sulle fondamenta: se cedono queste, crolla tutta la casa. Sulla croce, Gesù ha offerto se stesso prendendo su di sé i nostri peccati e scendendo nell’abisso della morte, e nella Risurrezione li vince, li toglie e ci apre la strada per rinascere a una vita nuova. San Pietro lo esprime sinteticamente all’inizio della sua Prima Lettera, come abbiamo ascoltato: «Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce» (1,3-4).
    L’Apostolo ci dice che con la Risurrezione di Gesù qualcosa di assolutamente nuovo avviene: siamo liberati dalla schiavitù del peccato e diventiamo figli di Dio, siamo generati cioè ad una vita nuova. Quando si realizza questo per noi? Nel Sacramento del Battesimo. In antico, esso si riceveva normalmente per immersione. Colui che doveva essere battezzato scendeva nella grande vasca del Battistero, lasciando i suoi vestiti, e il Vescovo o il Presbitero gli versava per tre volte l’acqua sul capo, battezzandolo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Poi il battezzato usciva dalla vasca e indossava la nuova veste, quella bianca: era nato cioè ad una vita nuova, immergendosi nella Morte e Risurrezione di Cristo. 10.04.2013

    4 Gennaio, 2017 - 16:54
  19. Luigi Accattoli

    Maria Cristina Venturi eccomi qua: esco dall’Archivio Segreto. Ho riportato nove testi di Francesco sulla Risurrezione da lui proposti nel primo mese da Papa. Posso continuare. Da allora ad oggi ho schedato 255 testi. Sono interessato alla predicazione di Papa Bergoglio sulla risurrezione. Essa è vasta, molteplice, didascalica, ma sempre strettamente biblica e cristologica.
    Non ti sei mai accorta di questa predicazione? E’ lo stesso inganno nel quale sei caduta con il nome di Satana nel Vaticano II: ricordi la tua sdegnata protesta perchè il Concilio “non lo nomina mai”? In risposta al tuo sdegno, che era grande, riportai 14 testi del Vaticano II che nominavano l’Avversario.
    In altra occasione non trovavi il nome di Maria in un testo papale, in altra ancora ti pareva che non ci fosse Gesù, addirittura nell’intera predicazione di un viaggio africano: e sempre c’erano e sempre ho riportato.
    Continuerò a farlo. Mi piace farlo. Un bel saluto in vista dei cammelli e della stella.

    4 Gennaio, 2017 - 17:09
  20. giuseppe di melchiorre

    Sono sicuro che questa volta Maria Cristina Venturi ringrazierà Luigi dell’attenzione e scriverà pure come mai le succede di incorrere in queste sviste… Sbagliare è umano, e riconoscerlo significa essere dotato di dotta ignoranza…

    4 Gennaio, 2017 - 17:22
  21. giuseppe di melchiorre

    E’ proprio vero che “errare humanum est”. Io ne sono la dimostrazione. Leggi sopra… 🙂

    5 Gennaio, 2017 - 8:09
  22. roberto 55

    Non te ne dolere, amico Giuseppe: è, piuttosto, “come volevasi dimostrare”; la signora Venturi non legge, non risponde, non dialoga (neppure, lo vediamo, con il nostro “padrone di casa”).
    Tornando, magari, al tema, ti risulta, Luigi, che i genitori della povera Paolina avessero già fissato un appuntamento con Papa Francesco (poi, purtroppo, sfumato per il precipitare delle condizioni di saluta della figlia) ?

    Buon giovedì a tutti.

    Roberto Caligaris

    P.s.: riprendo il tema che avevo proposto nel “post” precedente ed aggiungo ancora ai miei ricordi le amiche Marta / Lidia e Nicoletta Zullino, che pure saluto caramente.

    5 Gennaio, 2017 - 9:14
  23. Luigi Accattoli

    Roberto Caligaris l’appuntamento di Paolina con Francesco era stato fissato dopo l’arrivo della lettera del Papa: sarebbe stato per il 26 ottobre, ma i medici le sconsigliarono il viaggio. La morte è stata – come dicevo – il 22 novembre. Alla messa di addio fu letta la lettera di Francesco.

    Qui puoi vedere gli oggi e il sorriso di Paolina:

    http://www.lalucedimaria.it/papa-francesco-cara-paolina-le-tue-foto-sulla-mia-scrivania/

    5 Gennaio, 2017 - 9:56
  24. roberto 55

    Grazie, Luigi: mi piace pensare che quegli occhi ci sorridano ancora e sempre da lassù.

    Buona serata a tutti.

    Roberto Caligaris

    5 Gennaio, 2017 - 19:53
  25. maria cristina venturi

    http://www.aldomariavalli.it/2017/01/06/il-dolore-innocente-e-la-risposta-cristiana-che-ce/

    “Le risposte ci sono, sono chiare. La Chiesa le possiede e le insegna da sempre.
    Lungo i secoli, il problema del dolore innocente ha interpellato schiere di filosofi, teologi, scrittori, pensatori. La questione è quella alla quale gli atei fanno ricorso più volentieri per giustificare il loro non credere in Dio: se Dio c’è, ed è buono, come può permettere la sofferenza, sommamente ingiusta, dell’innocente?
    Ecco, chi è senza risposte è appunto l’ateo. Ma il credente la risposta ce l’ha. Ed è una risposta che apre a infinite riflessioni. A partire da questa: il peccato fa irruzione nel mondo a opera di un solo uomo, Adamo, ma si riverbera sull’umanità intera. Allo stesso modo, il riscatto, la redenzione, è operata da un solo uomo, Gesù Cristo, ma va a beneficio di tutti. Non ce n’è abbastanza per interrogarci, in quanto credenti, sullo spessore della nostra responsabilità individuale nell’eterna battaglia tra la luce e le tenebre, tra il bene e il male?
    Sì, la Chiesa ha le risposte, e il suo insegnamento sorregge l’opera dei santi.
    Il beato don Carlo Gnocchi, il prete che dedicò la vita ai bambini disabili, nel suo libro «Pedagogia del dolore innocente» dice che attraverso il dolore dei bimbi «si ha in mano la chiave per comprendere ogni dolore umano e consolare la pena di ogni uomo percosso ed umiliato dal dolore». Risposta alla luce della fede.”

    6 Gennaio, 2017 - 15:09
  26. maria cristina venturi

    “Dunque le risposte, alla luce della fede, ci sono. Difficili, difficilissime da accogliere per la ragione umana, ma ci sono. E, se ci sono, non andrebbero forse formulate dal pastore in modo che il gregge le possa meditare, accogliere e vivere? Il compito del pastore è quello di dire «non ho risposte» o è quello di confermare i fratelli nella fede?
    Forse Francesco ha voluto dire: non ci sono risposte razionali, non ci sono risposte sul piano della sola ragione umana. Il problema è che lui ha detto: «Io non ho risposte» e «io non voglio vendere ricette che non servono» . Cioè: io prete, io padre gesuita, io vescovo e papa, non ho risposte.
    Non solo. Ha anche detto che la Parola di Dio, in proposito, «può indicare qualche strada di consolazione». Ma, di nuovo, siamo sicuri che sia così? «Qualche strada di consolazione» non suona, per lo meno, riduttivo? La Parola di Dio non è forse Parola di Verità e di Vita? Gesù, con il suo sacrificio, non sconfigge forse la morte? E non siamo qui nel cuore stesso del mistero cristiano? La fede pasquale può essere ridotta a «qualche strada di consolazione»?
    Ripeto: è probabile che Francesco abbia soltanto voluto mettersi dalla parte del senso comune, magari pensando di avvicinare, così, i lontani. Ma quanto è compatibile questo argomentare con il dovere di confermare i fratelli nella fede?”

    Aldo Maria Valli

    6 Gennaio, 2017 - 15:12

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