Se l’orso di Corbiniano resta a Roma

Oggi a Monaco, in Marienplatz, Benedetto è tornato a rievocare la leggenda di Corbiniano mettendosi nella parte dell’orso, come aveva già fatto nell’ultima pagina del volume La mia vita (San Paolo 1997). Quell’orso l’ha anche voluto – insieme alla conchiglia e alla testa di moro – nello stemma prima episcopale e poi papale. San Corbiniano in cammino per Roma si imbatte in un orso che gli uccide la cavalcatura, forse una mula. Il santo ordina all’orso di prendere il posto della bestia uccisa… e così concludeva il cardinale Ratzinger la sua autobiografia: “Di Corbiniano si racconta che a Roma restituì la libertà all’orso. Se questo se ne sia andato in Abruzzo o abbia fatto ritorno sulle Alpi, alla leggenda non interessa. Intanto io ho portato il mio bagaglio a Roma e ormai da diversi anni cammino con il mio carico per le strade della città eterna. Quando sarò lasciato libero, non lo so, ma so che anche per me vale il detto di Sant’Agostino: sono divenuto una bestia da soma, e proprio così io sono vicino a te”. Nella rievocazione della leggenda fatta ieri, papa Benedetto ha tolto l’allusione all’orso che potrebbe andarsene in Abruzzo o prendere la via delle Alpi: quelle eventualità dopo l’elezione a papa non sono più attuali. Ma da cardinale Ratzinger dev’essersi seriamente interrogato sulla possibilità di rimanere in Italia, magari in un monastero benedettino, poniamo Subiaco o Montecassino, o di scegliere un monastero della Baviera.”Quando sarò lasciato libero, non lo so” scriveva nel 1997, ma tre anni dopo era certo che l’avventura fosse alla fine e stesse per concludersi con l’avvicinamento dei 75 anni, tanto da scrivere sulla copertina di un volume pubblicato nel duemila: “Nel periodo della mia permanenza a Roma…”. Trovo qualcosa di biblico, del Signore che porta qualcuno dove non vorrebbe, nella chiamata al pontificato che raggiunge il cardinale Ratzinger a 78 anni compiuti. In questo sobbarcarsi a un peso non cercato e non atteso vedo l’aspetto più avvincente della missione di papa Benedetto: qualcosa come il segno di una disponibilità totale che si fa totale apertura. Oltre le attese, oltre le vedute coltivate.  

2 Comments

  1. Ho comprato da pochi giorni il testo di Martini sul suo “novecento”, in verità non lo ho ancora letto, ma mi attendo una “sapienza che raccoglie il proprio percorso e diventa eredità”, diventa esperienza per chi deve iniziare ora il suo tratto di viaggio, un “passaggio” generazionale. Eppure il Papa, a 78 anni, inizia un nuovo tratto di strada, tante attese, tante domande, tanta logica di futuro … eppure lui dovrebbe ora raccogliere e diventare eredità … invece il Signore paradossalmente lo chiama ad un nuovo tratto di strada … il segno di un passo anziano ma non stanco, provato ma non superato, prudente ma non lento, saggio ma non arretrato, mi interrogo come può ricominciare un uomo a 78 anni una vita nuova … mi domando, come Nicodemo, quale è la forza della fede per la rinascita quotidina … non sembri azzardato l’accostamento, ma la relazione Chiesa – Maria la giustifica e la difende, mi sembra che Maria abbia espresso il passaggio dal “tempo personale” al “tempo del vangelo” quando ha detto “tutte le generazioni mi chiameranno beata”, ora il “tempo del vangelo” permette non solo al Papa, ma ad ogni cristiano di fare le sue cose dentro il “tempo di grazia”, il “tempo di Dio”, l’ottavo giorno. Se per Dio milleanni sono come un giorno, è vero anche che un giorno è come milleanni. Auguri al Papa, che fra l’altro ha gli stessi anni di mio papà (che è del 1927, ed ancora riesce a zappare il suo piccolo terreno)

    9 Settembre, 2006 - 23:36
  2. Francesco73

    Nel ’97 lessi l’autobiografia del cardinale Ratzinger, un testo molto bello, molto denso, molto piacevole, anche. Giunto alle ultime due pagine, mi imbattei nella spiegazione dello stemma, soprattutto dei motivi della conchiglia e dell’orso. Lessi la leggenda di San Corbiniano e il significato che le attribuiva il Cardinale, partendo dall’intepretazione agostiniana del Salmo “ut iumentum” (che non sarebbe solo l’asino, ma appunto l’animale da soma). Giunto alla fine, riga dopo riga, in una esposizione che non è esagerato definire semplicemente stupenda, mi commossi. Proprio letteralmente. Così, l’Orso di San Corbiniano è diventato il mio animale preferito, e già da molto. Ne conservo un magnifico esemplare in porcellana acquistato da amici in Baviera, a Frisinga.
    Mi permetto comunque di invitare tutti a leggere “La mia vita”, l’autobiografia di Joseph Ratzinger.

    10 Settembre, 2006 - 12:28

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