L’unica cosa che era tenuta su una seggiola era il televisore

“E c’erano [in quella zona minore del centro storico] le case che erano il primo approdo per chi arrivava a Bologna da fuori. C’era tutto per terra, in quelle case. L’unica cosa che era tenuta su una seggiola era il televisore” – Luciano Gherardi. Un presbitero della Chiesa bolognese negli snodi civili ed ecclesiali del Novecento. Atti dei convegni di Bologna e Marzabotto (3 e 12 ottobre 2019), Edizioni Zikkaron, Bologna 2020, p. 318, nota 23. Nel primo commento le informazioni utili a intendere la felice istantanea che è in quelle parole.

2 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Luciano Gherardi (1919-1999) è un prete di Bologna colto e operoso, biografo di Santa Clelia Barbieri e autore del volume Le Querce di Monte Sole. Vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno, 1898-1944, Il Mulino 1986 (con introduzione di Giuseppe Dossetti). Le parole che ho riportato sono in un testo autobiografico (La cupola fra le torri, EDB 1992) e le riporta Giancarla Matteuzzi nel capitolo Mons. Luciano Gherardi: tra biografia e ricordi del volume citato nel post. Con quelle parole Gherardi descrive gli ambienti poveri della parrocchia dei Santi Bartolomeo e Gaetano, limitrofa alle Torri, della quale diventa parroco nel 1960. In particolare descrive quelle che chiamava “le zone portuali: via San Vitale dispari, via del Carro, vicolo Ranocchi eccetera”. Ora sarà che io arrivando a Bologna da fuori negli anni ’60 alloggiai per un trimestre proprio in quella zona – sarà che ho conosciuto don Gherardi – sarà che sono amico di Giancarla Matteuzzi, ma in quelle poche parole trovo tutto e ancora di più. La perdurante povertà delle migrazioni interne e la televisione già dominante. L’occhio prensile del parroco in benedizione pasquale.

    15 Novembre, 2022 - 11:28

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