Ma senza Costantinopoli sarebbe Europa?

Dicevo al post precedente della malia di Istanbul e che ero contento di averla vista. Aggiungo oggi l’emozione delle moschee costruite sul modulo di Santa Sofia e l’altra forte impressione di quella parte del mondo musulmano chiamata Turchia che ha cercato di avvicinarsi – come ha potuto – all’Occidente. Penso a questi vasti mondi e mi chiedo se abbia senso un’Unione europea senza Costantinopoli. Da Costantinopoli vengono Bucarest e Belgrado, Sofia e Kiev: ci saranno un giorno – in Europa – queste figlie e non la madre? E se non ci saranno nè le figlie nè la madre, avremo un’Europa a una sola dimensione, quella latino-germanica? Essa – come diceva papa Wojtyla – non dovrebbe tornare a respirare con ambedue i polmoni? – Forse Istanbul è più di quanto vorremmo, ma di Costantinopoli non possiamo fare a meno e Costantinopoli è dentro Istanbul! Questo è un dilemma – io credo – che il cardinale Ratzinger e papa Benedetto hanno discusso fittamente tra loro, tra l’estate del 2004 e l’autunno del 2006.

13 Comments

  1. FABRICIANUS

    Condivido, I DUE POLMONI SONO FONDAMENTALI…E penso che Il Santo Padre abbia tenuto presente durante il suo viaggio in Turchia che il Cristianesimo è nato in Oriente. Saluti

    4 Dicembre, 2006 - 21:30
  2. giorgioceccon

    orbene,se costantinopoli debba essere europa comune il papa tedesco l’ha deciso per il sì con repentino , e sospetto ,voltafaccia. Sospetto,intendo, di mancata sincerità.Come un papa per ragion di stato può cambiare pubblicamente opinione e appoggiare li turchi in europa,può ben essere che lo stesso papa,non trattandosi di nulla ex cathedra,sapendo che disastro quotidiano in pratica sia stata l’europa per l’italiano,decurtato improvvisamente a metà della scarsella ,abbia pensato:”vieni vieni turco in europa,vieni a papà che vedrai che sorpresa!”,sperando che gli tocchi come agli italiani.
    Può un papa cercare di imbrogliare li mussulmani turchi? E ben sì,l’hanno fatto tanti papi per secoli,saremmo nella scia della storia:lasciamo i voli pindarici dei due polmoni a chi ci crede,sognar dimenticando non guasta,ma ricordiamoci degli schiaffi ricevuti.Probabilmente il tedesco da cardinale andava a fare la spesa.

    5 Dicembre, 2006 - 0:31
  3. Leonardo

    Mah, non so: parlo da ignorante, perché a Istanbul ci sono stato una volta sola, una vita fa, però ho l’impressione che la Costantinopoli di cui parla lei, signor Accattoli, sia soprattutto archeologia. Importante, ci mancherebbe altro, ma a questa stregua tutto il vicino oriente, pieno dei tesori di quella civiltà ellenistico-romana e paleocristiana da cui tutti veniamo, avrebbe titolo ad entrare in Europa. Bisogna guardare a quello che la Turchia è oggi, dopo che il genocidio degli armeni e la pulizia etnica dei greci l’hanno resa al 99% musulmana. Quanto alla Turchia del laicismo di Ataturk, sì quella è Europa, ma è una ‘certa’ Europa che conosciamo anche troppo bene e di cui ne abbiamo fin troppa …
    Un’ultima considerazione: chi mai accetterebbe in Europa una Germania che, ipoteticamente, si rifiutasse di riconoscere l’esistenza del genocidio degli ebrei?

    5 Dicembre, 2006 - 1:27
  4. Sì, va bene, però andiamoglielo a dire ai cristiani di Turchia, che sono archeologia. Andiamoglielo a dire guardandoli negli occhi.

    5 Dicembre, 2006 - 2:39
  5. Luigi Accattoli

    Sul cambiamento di posizione tra il cardinale Ratzinger e papa Benedetto io credo che l’elemento decisivo sia stata la diversa percezione della posizione del Patriarcato ecumenico e della Conferenza episcopale turca. Quando era cardinale, Joseph Ratzinger guardava ai vescovi cattolici che vivono in Turchia e che chiedono quell’ingresso come a confratelli che sbagliano, condizionati dalla loro preoccupazione particolare. Analogamente quella stessa richiesta formulata dal Patriarca Bartolomeo la considerava un’opinione politica di un interlocutore di cui gli interessavano soltanto le opinioni teologiche. Da papa la storia è diversa: ora egli in materia turca non può che affidarsi ai vescovi che vivono laggiù, facendo propria la loro invocazione e altrettanto avviene quando incontra il patriarca Bartolomeo. La loro non è più una dispuita tra due teologi europei (Leonardo, come lo inquadra il povero Bartolomeo, come un teologo o un patriarca asiatico?), ma una conversazione tra fratelli, dove il più forte soccorre il più debole. Luigi

    5 Dicembre, 2006 - 11:57
  6. Leonardo

    Non mi sono spiegato bene: i cristiani di Anatolia non sono assolutamente archeologia, e Bartolomeo è un patriarca (anzi, è il patriarca ecumenico, con buona pace del governo di Ankara), ma i primi sono stati violentemente marginalizzati dalla società turca, che li considera come un corpuscolo estraneo, e il secondo ha poche migliaia di fedeli. (Sul primato di onore che le varie chiese ortodosse gli riconoscono non mi pronuncio, perché non conosco le cose; però vedo che nella chiesa cattolica, dove il primato del papa avrebbe ben altro peso, tanti vescovi in pratica se ne infischiano).
    Fare della loro presenza, e delle loro preferenze, un argomento in favore dell’ingresso della Turchia in Europa mi sembra poco convincente. Ripeto: a questa stregua, tutte le minoranze cristiane del vicino oriente avrebbero titolo (e interesse) a entrare in Europa. E se l’Europa fosse una cosa seria, magari sarebbe anche giusto e salutare (pensate al Libano in Europa!). Ma l’Europa vediamo come è ridotta: che forza identitaria avrebbe mai per ‘europeizzare’ la Turchia? La questione del negazionismo di stato turco, che ho sollevato nel precedente post, non vedete che nessun politico ha il coraggio di sollevarla?
    A proposito: con la Turchia in Europa avremmo un divertente (?) paradosso: a Parigi sarebbe un reato negare il genocidio armeno, ad Ankare sarebbe reato affermarlo. Sarebbe Europa, questa?

    5 Dicembre, 2006 - 13:58
  7. Andrea Zambrano

    Salve a tutti, io non credo affatto che sulla questione Turchia in Europa il papa abbia cambiato idea. Nel 2004, l’intervista era de le Figaro

    questo è il link: http://www.internetica.it/Ratzinger-TurchiaUE.htm.

    L’allora cardinal Ratzinger si riferiva alla radici cristiane dell’Europa e considerava come, in un’ottica di un dibattito culturale su un’Europa dalle radici cristiane, la Turchia sarebbe stata la prima a non voler entrare.
    Questa volta invece c’è da segnalare il fatto che ad attribuire l’ok all’ingresso della Turchia in Europa sia stato Erdogan e non il papa in prima persona.
    Vero è anche che la Santa sede non ha smentito, ma se leggiamo l’intervista a Benedetto XVI sull’aereo:

    http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/november/documents/hf_ben-xvi_spe_20061128_intervista_it.html

    il papa indica le condizioni per un dialogo, non dà delle risposte. A me è sembrata la solita forzatura tipica del nostro mestiere. Se avessi dovuto titolare non avrei scritto come hanno fatto in molti: “il papa dice si alla Turchia in Europa”, ma: Erdogan: “Il papa ci vuole in Europa”, dando così al premier turco la responsabilità di quelle parole…

    saluti

    a.z.

    5 Dicembre, 2006 - 15:35
  8. Luisa

    E i 70 millioni di musulmani che entrerebbero in Europa, radicati nella loro fede, che si sa è una legge religiosa che governa la loro vita familiare e sociale, forti della loro identità, che cosa troveranno di fronte? Un Europa scristianizzata, senza identità, in perdita di valori. Ciò non vi pone problema ?
    Si fa un gran parlare che Benedetto XVI si sarebbe detto favorevole all`entrata della Turchia in Europa. Premettendo che non l`ho mai sentito pronunciarsi in questo senso,penso che cambiamento di opinione può esserci nella misura in cui la Turchia accetti di fare passi decisivi in favore della libertà religiosa, rispetto delle minoranze ecc. È questo che il Santo Padre non ha cessato di affermare durante tutto il suo soggiorno, con coraggio , domandando il rispetto di queste libertà fondamentali.
    E mi dispiace, ma mi sembra che la Turchia , ha ancora molti, molti passi da fare in questo senso ! Cari saluti, Luisa

    5 Dicembre, 2006 - 16:04
  9. Concordo con quanto hanno affermato Leonardo e Andrea Zambrano.
    Libertà religiosa, Cipro, genocidio Armeni, ecc..
    La Turchia in Europa? No. E se proprio si vuole la Turchia,
    allora entri in Europa anche Israele…

    5 Dicembre, 2006 - 23:24
  10. Il fatto è che il desiderio di entrare in Europa può spingere la Turchia a fare riforme VERE in merito alla libertà religiosa reale, alle questioni curda, armena ecc.
    Bisogna anche ricordarsi che qualcosa si è già ottenuto da questo punto di vista, e tutt’altro che irrilevante, in questi anni.

    Io ero contrario all’ingresso (per semplici motivi… geografici: se la Turchia è Europa, ragionavo, allora perché non la Tunisia o le Filippine?), ma mi rendo conto che è l’unica possibilità per aiutare seriamente i nostri fratelli cristiani.
    Capite cosa può voler dire per un cristiano cattolico, bizantino o armeno turco essere cittadino europeo? Essere parte di una grande comunità in cui sono riconosciuti diritti certi e in cui non sarebbe più in condizione di minoranza vilipesa? E tutto questo senza essere costretto a emigrare, ma con la possibilità di vivere serenamente la sua fede nel suo paese!

    E’ chiaro che non ci si deve fare illusione. E credo che si debba essere MOLTO rigorosi su quello che si deve chiedere alla Turchia. I requisiti che valgono per tutti devono valere anche per questo Stato. A cominciare proprio dall’elenco di Gilbert qui sopra. Ma rompere del tutto il filo significherebbe far sprofondare la Turchia nel peggio di se stessa.
    Israele in Europa è una proposta non stupida e non nuova (per dare a ognuno ciò che è suo, in passato l’hanno avanzata, se ricordo bene, i radicali e D’Alema).

    P.S. Il Vaticano ha espresso con grande evidenza la sua non-contrarietà (che può essere legittimamente intesa come neutralità benevola) all’ingresso della Turchia in Europa. E’ stato, credo, il prezzo diplomatico dell’incontro in extremis con Erdogan: ma un prezzo pagato molto consapevolmente, e certo non senza l’assenso di Benedetto XVI.

    6 Dicembre, 2006 - 1:31
  11. Leonardo

    Purtroppo il problema è che non c’è da fare ormai troppo affidamento sull’Europa come ‘spazio dei diritti’, ambiente democratico in grado di influenzare positivamente, quasi per osmosi, chi entra a farne parte. La tutela dei diritti umani, nell’Europa laicista e senz’anima di oggi è molto compromessa dalla prepotenza degli interessi (faccio un esempio: diritti della famiglia e diritti dei bambini (nati e non nati) vs tirannia dei desideri o vs potere della lobby omosessuale), mentre prendono piede forme di ipertutela ‘politicamente corretta’ che infrangono ormai anche quelli che eravamo abituati a considerare punti fermi, come la libertà di parola: pensate alle molte, assurde, leggi che puniscono penalmente chi professa idee ‘scorrette’. Infine, la pregiudiziale anticattolica è sempre più forte.
    È questa l’Europa che dovrebbe far bene alla Turchia, o la Turchia in Europa porterebbe ad un paradossale rafforzamento da una parte del laicismo, dall’altra dell’influenza islamica (l’unica contro cui gli eroi della laicité non se la prendono)?

    6 Dicembre, 2006 - 13:50
  12. Luisa

    Sottoscrivo da A a Z il messaggio di Leonardo ! Anche se capisco coloro , come Luca, che pensano che la sorte dei cristiani turchi potrebbe migliorare in caso di adesione. Dico ” potrebbe”, per me il condizionale resta di rigore . Luisa

    6 Dicembre, 2006 - 14:40
  13. Andrea Zambrano

    Il tema di Grasselli di Gilbert è interessante. In effetti l’ingresso di altri stati extraeuroprei, geograficamente parlando, avrebbe senso se si costruisse un’Europa culturale. A tal proposito consiglio di leggere “Verità è libertà” l’ultimo libro del cardinal Camillo Ruini dove appunto affronta il tema dell’Europa come scatolone di valori e tradizioni, nel quale includere anche l’America latina o il Canada. Credo che papa Ratzinger affronti il problema anche da questa visuale

    saluti
    a.z.

    6 Dicembre, 2006 - 14:59

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