Ma ti vai a suicidare proprio il 2 gennaio?

Ero ieri alle 15,30 alla stazione Duomo del Metro milanese (vedi post precedente), in attesa del treno della linea rossa per Molino Dorino, quando annunciano l’interruzione del “servizio” tra le stazioni Palestro e Pasteur “a causa di un tentativo di suicidio”. Leggo oggi nella cronaca del Corsera che il tentativo è riuscito: un italiano, nato nel 1962, è saltato giù tra i binari mentre un treno era in arrivo alla stazione Loreto. “Primo suicidio in metropolitana a Milano nel 2013” annota il cronista. Mi torna all’orecchio il commento di una signora al momento dell’annuncio: “Ma ti vai a suicidare proprio il due gennaio?” Un tentativo – non riuscito – c’era stato il 30 dicembre sulla linea verde a Lambrate e posso immaginare altri commenti: “Ma non poteva aspettare un giorno?” Il fatto è che davanti alla morte non abbiamo parole e non le abbiamo due volte davanti alla morte volontaria. Poi si sa che il popolo ambrosiano è commentante tra tutti.

10 Comments

  1. lorenzo

    Se davvero davanti alla morte non avessimo parole, non ci sarebbe problema.
    Il guaio è che ce l’abbiamo, e sempre, comunque, a sproposito.
    Per inciso, i cattolici spesso non fanno eccezione, sciorinando un campionario di frasi fatte da mstieranti del dolore che farebbero meglio a tacere.
    Se c’è un Dio, e questo è Gesù Cristo, stiamo certi che ci chiederà conto della crudeltà inconspevole delle nostre baggianate, qualunquiste o devoteggianti che siano, dette davanti a chi muore.

    3 Gennaio, 2013 - 20:10
  2. elsa.F

    La mia personale esperienza è invece che ci sono è vero le frasi inopportune, ma ci sono anche quelle consolatorie, che aldilà del significato verbale sono una mano calda tesa verso quella gelida di chi soffre.
    Pesano anche le parole non dette.

    4 Gennaio, 2013 - 9:19
  3. roberto 55

    Mah ! Io la penso come Lorenzo: di fronte alla morte meno si parla e meglio è.

    Buona giornata !

    Roberto 55

    4 Gennaio, 2013 - 10:43
  4. FABRICIANUS

    Tema complesso, molto complesso: io sono per il silenzio, magari il silenzio di un abbraccio verso la persona che soffre la perdita di un caro, ma il silenzio.

    Certo, un silenzio che sappia essere nello stesso tempo un pò anche compagnia.

    Ciao a tutti.

    4 Gennaio, 2013 - 16:41
  5. Davanti alla morte attuiamo una censura: è mprto o sta per morire un altro, ed è agghiacciante pensare che toccherà anche a noi. Per questo quello che diciamo è sempre superficiale, o magari ripetiamo: “non ho parole”. Non vogliamo che il nostro “io” capisca.

    4 Gennaio, 2013 - 19:33
  6. mattlar

    In realtà abbiamo un po’ paura di tutto, anche del silenzio. Oggi ho aspettato tre lunghissime ore dal pediatra. La segretaria che aveva la tosse diceva, dopo ogni colpo, “è tutta salute” e tutti regolarmente ripetevano “che se ne va”…. Anche la frase “proprio il 2 gennaio” è un acrobazia sul silenzio…

    4 Gennaio, 2013 - 20:18
  7. discepolo

    caro mattlar
    aspettare tre ore dal pediatra è proprio una cosa tremenda!
    ma il tuo pediatra non riceve per appuntamento???
    in caso di epidemia di influenza, come c’è adesso, ci sono naturalememte
    tantissime visite. ma se si da’ gli appuntamenti uno aspetta massimo 10-15 minuti

    4 Gennaio, 2013 - 20:42
  8. mattlar

    È intollerabile a mio modo di vedere. Oggi non c’erano appuntamenti ma ero il secondo. Il dottore è arrivato con 1.15 di ritardo e dopo la prima visita ha fatto entrare una coppia di pazienti esterni adducendo una ‘malattia metabolica’….non ci ho più visto…

    4 Gennaio, 2013 - 21:59
  9. Luigi Franti

    Ma, dottor discepolo, una “malattia metabolica” (fuori dall’ambito neonatale) ha delle manifestazioni così acute da richiedere l’accesso immediato al medico? (E se così fosse, non si dovrebbe inviare il paziente direttamente in ospedale?)

    Forse sarà meglio cambiare pediatra.

    5 Gennaio, 2013 - 18:31
  10. mattlar

    Grazie dell’appoggio. Ache io non Avevo l’impressione di una crisi acuta

    5 Gennaio, 2013 - 21:53

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