Meticciato a scuola: il fatto e il significato

Torno sulle classi miste, di italiani e stranieri, di cui ho parlato in un post del 2 gennaio prendendo spunto da una frase del papa e dall’esperienza di mia moglie che è madre e maestra. Lei conosce la fatica della compresenza in aula di alunni che vengono da paesi diversi ma apprezza quanto essa comporta: cioè l’educazione alla convivenza e l’immagine di un’umanità futura più mescolata e colorata rispetto all’attuale. Mi racconta anche di colleghe maestre e di genitori che non amano quella compresenza, né come fatto né come immagine. Ragionando con lei ho colto la distinzione tra il fatto e l’immagine che è nelle parole del papa dalle quali ero partito: “anche quando ciò non avviene [cioè anche quando non si hanno le classi miste], i loro volti sono una profezia dell’umanità che siamo chiamati a formare”. Ho interpretato questa sua insistenza – che mi pare istruttiva – a proporre l’immagine anche disgiunta dal fatto in un articolo che è pubblicato oggi da LIBERAL con il titolo IL DISCORSO DI BENEDETTO XVI IL 1° GENNAIO 2010 che si può leggere nel primo commento a questo post.

6 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Ecco il mio articolo pubblicato oggi da LIBERAL e annunciato nel post:
    Le classi scolastiche multietniche possono costituire una “profezia” dell’umanità futura: lo ha detto il Papa con un’immagine viva nell’omelia per la Giornata della pace, il 1° gennaio. Era una parola pungente perché la maggioranza del nostro Parlamento il 15 ottobre approvò una mozione della Lega contro le classi miste. Un altro monito toccante Benedetto l’ha pronunciato quello stesso giorno all’Angelus, rivolto “ai gruppi armati” di qualunque tipo: “fermatevi e abbandonate la via della violenza”.
    Gli appelli del Papa acquistano forza quando si calano in situazioni conflittuali ed è il caso di ambedue questi richiami. La minaccia terroristica ha marcato il periodo natalizio e l’avvio del nuovo anno in varie parti del mondo mentre le classi miste composte da bambini autoctoni e stranieri sono oggetto di scontro politico sia in Italia sia in Germania, cioè in ambedue le “patrie” del Papa tedesco.
    “Fin da piccoli, è importante essere educati al rispetto dell’altro, anche quando è differente da noi” ha detto Benedetto a introduzione dell’accenno alle scolaresche multietniche: “Ormai è sempre più comune l’esperienza di classi scolastiche composte da bambini di varie nazionalità, ma anche quando ciò non avviene, i loro volti sono una profezia dell’umanità che siamo chiamati a formare: una famiglia di famiglie e di popoli”.
    Va notata la delicatezza dell’inciso “anche quando ciò non avviene”, che tiene conto del carattere disputato della questione. Il Papa cioè esprime una chiara preferenza per le classi miste, altrimenti il suo accenno non avrebbe avuto senso, ma ben sapendo che sulla materia vi è divisione politica, precisa che “anche quando ciò non avviene” – cioè anche quando le classi miste non si realizzano – quella “profezia” dell’umanità futura ci raggiunge attraverso la compresenza in altri momenti della nostra vita associata di bambini provenienti da diverse parti del mondo.
    Dopo l’inciso inserito per rispetto di chi la pensa diversamente, il Papa è tornato a svolgere la parabola dell’infanzia anticipatrice dell’umanità futura avendo di nuovo in mente un’aula scolastica o un ambiente a essa assimilabile: “Più sono piccoli questi bambini, e più suscitano in noi la tenerezza e la gioia per un’innocenza e una fratellanza che ci appaiono evidenti: malgrado le loro differenze, piangono e ridono nello stesso modo, hanno gli stessi bisogni, comunicano spontaneamente, giocano insieme”.
    La conclusione è stata forte nel contenuto e nelle parole, tese a scongiurare che gli adulti non abbiano a seminare inimicizia tra i piccoli che “spontaneamente” tra loro si rapportano: “I volti dei bambini sono come un riflesso della visione di Dio sul mondo. Perché allora spegnere i loro sorrisi? Perché avvelenare i loro cuori?”
    A intendere appieno l’accenno papale alle classi miste può aiutarci quanto ebbero a rispondere i suoi collaboratori alle domande dei giornalisti durante una conferenza stampa del 27 novembre scorso presentando il “messaggio” per la giornata del migrante, in calendario per il 17 gennaio. In quell’occasione l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Consiglio per i migranti, in risposta a una giornalista tedesca che segnalava la “maggiore opportunità di apprendimento” che avrebbero i bambini immigrati in classi mirate ai loro bisogni, invitava a ovviare alle difficoltà dell’inserimento aumentando gli “insegnanti di sostegno”, mentre il sottosegretario allo stesso dicastero, l’africano Rugambwa, si diceva contrario a “introdurre la segregazione nella scuola”.
    Questa è poi stata – sempre il primo dell’anno – la chiamata al disarmo rivolta dal Papa a terroristi e guerriglieri d’ogni paese: “Nel primo giorno dell’anno, vorrei rivolgere un appello alle coscienze di quanti fanno parte di gruppi armati di qualunque tipo. A tutti e a ciascuno dico: fermatevi, riflettete, e abbandonate la via della violenza! Sul momento, questo passo potrà sembrarvi impossibile, ma, se avrete il coraggio di compierlo, Dio vi aiuterà, e sentirete tornare nei vostri cuori la gioia della pace, che forse da tempo avete dimenticata”.
    In quel “fermatevi” chi ha buona memoria degli appelli di pace di Papa Wojtyla avrà sentito l’eco di una parola da lui gridata il 18 dicembre 1994, con riferimento ai “responsabili delle guerre lontane e vicine” e in particolare a quelli che allora facevano strage in Bosnia: “A questi diciamo oggi, sei giorni prima del Natale: fermatevi, fermatevi davanti al Bambino!”
    Luigi Accattoli

    5 Gennaio, 2010 - 16:13
  2. roberto 55

    Sulla, chiarissima, posizione assunta da Papa Benedetto XVI in merito alle classi “meticce” m’ero già espresso e non mi ripeto.
    Circa, piuttosto, la “chiamata al disarmo”, ricordo anche, Luigi, l’altissima invocazione che Papa Giovanni Paolo II elevò il 16 marzo del 2003 (se non rammento male), quando, alla vigilia dello sciagurato intervento militare statunitense in Iraq, disse:
    “Appartengo a quella generazione che ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale, e, grazie a Dio, ne è sopravissuta; per questo, sento il dovere di rivolgermi ai giovani, ai più giovani, a voi giovani che non avete avuto quest’esperienza, per dire: basta guerre ! Mai più guerre !”.

    Buona serata e buona Santa Epifania a tutti !

    Roberto 55

    5 Gennaio, 2010 - 20:34
  3. raffaele.savigni

    Cndivido il contenuto dell’articolo.Auguri a tutti.

    5 Gennaio, 2010 - 23:45
  4. fiorenza

    Che ci sia “il fatto” o solo “l’immagine” , sia che già avvenga che qualcuno si impegna con amore nelle classi miste di italiani e stranieri, sia che questo non avvenga, sia che si riesca a vedere nei volti accoglienti dei bambini l’immagine di un’umanità futura come “una famiglia di famiglie e di popoli” anche là dove “il fatto” non c’è, sia che non si riesca a vedere e nemmeno a desiderare questo e si impedisca oltre al “fatto” anche l’emergere alla coscienza del suo signifcato, in ogni modo quello che deve realizzarsi si realizzerà. “Vocatus atque non vocatus, Deus aderit”.
    E, comunque, quella umanità futura è già qui: a cantare il Te Deum in parrocchia c’erano “con il cappellano della Costa d?Avorio, il sacerdote indonesiano, il seminarista nigeriano, il neo-parrocchiano indiano”, scriveva Alessandro Canelli a capodanno.

    6 Gennaio, 2010 - 0:14
  5. fiorenza

    E’ già l’Epifania. Buona festa. Auguri a tutti voi..

    6 Gennaio, 2010 - 0:19

Lascia un commento