Mia conferenza stamane ai cappellani ospedalieri romani

Propongo dieci stazioni dell’accompagnamento del cristiano e della famiglia cristiana nella malattia: dieci stazioni nel cammino che va dalla scoperta di un male grave all’impegno per una morte consapevole. Derivano dall’esperienza vissuta e dalla ricerca di testimonianze d’oggi sull’accettazione dell’handicap, della malattia, della vecchiaia e della morte: della morte propria e di quella altrui. – E’ l’attacco di una mia conversazione con i cappellani ospedalieri romani che ho tenuto stamane nell’Aula delle conferenze del Seminario Romano Maggiore, su invito del vescovo della pastorale sanitaria Paolo Ricciardi. Nei primi due commenti, la prima e l’ultima delle dieci stazioni.

7 Comments

  1. Luigi Accattoli

    1. Vincere il tabù del male. Per vivere le prove del dolore con l’aiuto della Chiesa domestica e della grande Chiesa, è necessario vincere il tabù del male, che impone di esorcizzarlo tacendo. Occorre comunicare nella prova e per poter comunicare occorre conoscerla nella sua verità, compresa la malattia per la quale non vi sono cure. Con le cautele del caso, è bene avere come ideale cui tendere la piena e tempestiva consapevolezza del malato e del morente. Tale atteggiamento è presupposto dalla nuova disciplina del sacramento dell’Unzione. Papa Wojtyla che annuncia in diretta tv il suo ricovero “per accertamenti” (12 luglio 1992) e chiede alla Chiesa l’accompagnamento della preghiera si pone come modello di questa pedagogia. Lo stesso fa oggi Papa Francesco con i “Venerdì della Misericordia”.

    22 Gennaio, 2020 - 17:45
  2. Luigi Accattoli

    10. Proiettarsi nell’attesa del Regno. Il racconto della resurrezione e le promesse neotestamentarie della seconda venuta dovrebbero costituire il culmine dell’accompagnamento ecclesiale del malato e del morente. Nei casi di meno facile comunicazione – o di minore preparazione – basterà insistere sulle parole “venga il tuo Regno”, “liberaci dal male”, “oggi stesso sarai con me in Paradiso”. La malattia fa radicale l’invocazione. L’invocazione cristiana radicale è quella che si esprime “nell’attendere e nell’affrettare la venuta del giorno di Dio” (2 Pietro 3,11). Quell’invocazione non è intesa dall’uomo sano, ma può essere intesa dal malato, il quale andrà accompagnato perché la possa pronunciare a nome di tutti.

    22 Gennaio, 2020 - 17:46
  3. Fabrizio Scarpino

    Caro Luigi.

    Innanzitutto ti esprimo la mia gratitudine per questi dieci punti.

    E’ un tema delicatissimo sul quale mi permetto in punta di piedi e con rispetto per tutti gli ammalati e i loro familiari solo due piccole evidenze personali: in merito allo scambio del pane e del vino immagino tu non intenda il Corpo e il Sangue di Cristo: meglio di me sai come il tutto spetterebbe al solo sacerdote.

    Sulle invocazioni di guarigione concordo con Te: il rischio è che qualcuno cada nella tentazione di non credere se non ascoltate, ma io non le eluderei del tutto e le ricomprenderei nel (difficile) cammino verso la consegna finale, se consegna della vita sarà.

    Un abbraccio.

    22 Gennaio, 2020 - 18:56
  4. Luigi Accattoli

    Sullo scambio del Pane e del Vino. Auspicavo che gli sposi fossero aiutati a “porsi reciprocamente come ministri della Parola, ministri straordinari dell’Eucarestia, partecipi dell’imposizione delle mani nell’Unzione degli infermi”. Mi riferivo a un marito che assisteva la moglie così grave che solo lui riusciva ad aiutarla nel mangiare e nel bere. Quando si trattava di darle la comunione, il sacerdote passava a lui il pane e il calice e lui dava a lei un frammento dell’ostia e alcune gocce del vino con un piccolo cucchiaio. Lei con le mani era ancora abile e ripeteva quei gesti verso di lui. Insieme commentavano la Passione di Cristo che venivano leggendo in Marco: avevano scelto questo Vangelo per essere sicuri di arrivare in fondo essendo la narrazione più breve tra i quattro Vangeli. E quando fu celebrata l’unzione, i sacerdoti che erano tre invitarono lui a unirsi a loro nell’imposizione delle mani. Intendevo gesti di questa natura.

    22 Gennaio, 2020 - 19:22
  5. Luigi Accattoli

    Sulle invocazioni di guarigione. Neanche io le escludo ma ritengo che mai debbano essere staccate dalla seconda parte della preghiera di Gesù nell’Orto: “Ma sia fatta la tua e non la mia volontà”.

    22 Gennaio, 2020 - 19:26
  6. Fabrizio Scarpino

    Grazie per i tuoi riscontri alle mie domande Luigi.

    Una ultimissima postilla di mio modesto avviso: dopo la Comunione all’ammalato, (anche grave) tutti lascino la stanza per qualche minuto: il malato non è solo, ma con Gesù Eucarestia.

    22 Gennaio, 2020 - 20:17

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