Mio padre non voleva che facessi il soldato

– Sei pugliese? E come sei finito a Roma a fare il barbiere?
– Ho discusso con mio padre che non voleva che facessi il soldato e me ne sono venuto.
Sono le prime battute di un dialogo tra l’anziano barbiere e il cliente coetaneo tutto da leggere. Vai ai commenti per il seguito di questa storia vera.

6 Comments

  1. Luigi Accattoli

    – Come mai tu volevi fare il soldato? Tutti cercavano di evitarlo.
    – Perché volevo uscire dal paese, vedere che c’era in giro.
    – E perché tuo padre non voleva?
    – Perché già lavoravo nella sua bottega di barbiere e non voleva perdere un lavorante che non gli costava.
    – La discussione come è stata?
    – Brutta è stata. Mi sono alzato e ho fatto per uscire. Mio padre ha detto: se te ne vai, non tornare più in questa casa.
    – Addirittura? Queste parole?
    – Queste precise. Ricordo il gesto che fece allungando il braccio con il dito puntato verso la porta. Comandava lui.

    4 Novembre, 2016 - 22:37
  2. Luigi Accattoli

    – Tu che facesti?
    – Aprii la porta che avevo già impugnato e me ne andai. Io ero suo figlio. Non comandavo ma ero dello stesso sangue e della stessa testa. Avevo vent’anni. Non ascoltavo tanto.
    – Non hai preso su nulla, non ti sei cambiato? Non hai abbracciato mamma e fratelli?
    – Sono uscito così come stavo, senza dire una parola. Sono andato direttamente al treno, di notte e a piedi per non spendere. Avevo in tasca seimila e cinquecento lire, che era quello che mio padre mi aveva dato poco prima come mensile per le spese personali.
    – Sapevi già dove saresti andato?
    – Avevo un amico a Torino e un altro a Roma. Quello di Torino era più amico ma i soldi non mi bastavano per arrivare lassù, più del doppio costava; e sono venuto a Roma.

    4 Novembre, 2016 - 22:38
  3. Luigi Accattoli

    – Dove ti sei rifugiato? Uno senza soldi a Roma fa la fame, oggi come nel 1960. Anzi allora non c’erano neanche le mense della Caritas.
    – Non sono andato per la carità. Ho lavorato. Il mio amico era barbiere e Roma era in movimento perché c’era il “miracolo economico” e stavano per arrivare le Olimpiadi. Ho iniziato come garzone di bottega. La domenica e il lunedì, quando il negozio era chiuso, andavo al Diurno di Termini per guadagnare qualche altro soldo.
    – Ma senza valigia, dove ti hanno alloggiato?
    – L’amico mi ha segnalato un’affittacamere alla quale ho detto la verità: che ero appena arrivato e che l’avrei pagata quando avessi avuto dalla barbieria la prima paga settimanale. Mi ha creduto. Le donne ti leggono negli occhi, se dici la verità. I primi soldi guadagnati glieli ho portati. “Tu sei un bravo ragazzo” mi disse soddisfatta d’avere indovinato.

    4 Novembre, 2016 - 22:38
  4. Luigi Accattoli

    – Con la famiglia come andò?
    – Mia madre mi ha subito mandato un pacco con biancheria e una ciambella fatta da lei che a me piaceva tanto. Mio padre muto. Per un anno sano si è tenuto. Poi abbiamo riparlato.
    – Gli hai chiesto scusa?
    – No. Noi non siamo fatti così. Duro lui, duro io. Stesso ferro. Lui ha aspettato che io mi sistemassi. Poi è venuto a Roma, a vedere. E mi ha lodato. Io ho aspettato che capisse. Gli ho dato il tempo, come lui mi aveva dato il tempo. Siamo così.
    – Ma che cos’era che ti aveva offeso di più?
    – Aveva fatto la domanda per il mio esonero a mia insaputa. Io aspettavo la cartolina di chiamata e invece è arrivata quella dell’esonero. Io sognavo di partire e lui aveva fatto all’insaputa mia. E questo che non gli ho perdonato.

    4 Novembre, 2016 - 22:39
  5. Federico Benedetti

    Nel 1960 l’Italia, più povera, offriva delle opportunità che oggi sono impensabili.
    Oggi stiamo magari (mediamente) meglio, ma manca la speranza.

    Storie come questa ne ho sentite tante anch’io, forse perchè sono cresciuto in una provincia povera di posti di lavoro e ricca di emigrati.
    A questo barbiere tutto sommato è andata bene: ha trovato subito un riferimento, un alloggio e un lavoro… I miei zii a Milano non furono altrettanto fortunati.

    5 Novembre, 2016 - 9:48
  6. roberto 55

    – Ma che cos’era che ti aveva offeso di più ?
    – Aveva fatto la domanda per il mio esonero a mia insaputa. Io aspettavo la cartolina di chiamata e invece è arrivata quella dell’esonero. Io sognavo di partire e lui aveva fatto all’insaputa mia.

    Io credo che quel barbiere abbia avuto assolutamente ragione a prendersela con suo padre.

    Buona serata !

    Roberto Caligaris

    6 Novembre, 2016 - 18:57

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